(AGENPARL) – gio 16 marzo 2023 Mammini (PD): “Ma il piano operativo dell’amministrazione Tambellini non era tutto da rifare?”
La consigliera del Partito Democratico, Serena Mammini, interviene sull’approvazione del documento unico programmatico e sulla gestione dell’urbanistica da parte della giunta Pardini.
“A leggere la pagina dedicata all’urbanistica del principale atto di programmazione del Comune di Lucca (Dup) – commenta – si rimane impressionati dall’apprendere che il primo atto dell’amministrazione Pardini sarà l’approvazione del piano operativo dell’amministrazione Tambellini. Che novità dunque! Che rivoluzione! Dopo quasi nove mesi di silenzio e inattività sulla materia si sottoscrive l’ovvio. Si mette nero su bianco che quello che fin dall’inizio del nuovo mandato ci siamo permessi di suggerire al sindaco era la scelta più lineare e di buon senso: approvare il piano adottato dopo averlo perfezionato attraverso le osservazioni dei cittadini. Quindi, delle due l’una: o in campagna elettorale sono state prese per i fondelli le persone dichiarando che il piano era tutto sbagliato, tutto da rifare, oppure si è parlato a prescindere senza nemmeno conoscerlo. Oggi, investiti della responsabilità di amministrare e quindi, si spera, di fare l’interesse pubblico, l’amministrazione si è arresa all’evidenza e ha fatto dietrofront. Perché chi millantava di conoscere così bene il piano, tanto da denigrarlo, demolirlo e mistificarne i contenuti, in tutti questi mesi non lo ha cambiato come diceva e quindi ri-adottato? Come è stato impiegato tutto questo tempo e che fine ha fatto la commissione consiliare urbanistica, che non si è mai riunita sul punto? Con chi sta condividendo le analisi delle osservazioni al piano il consigliere delegato?”.
“La città necessita o no di uscire dallo stato di regime transitorio, questa sorta di limbo che affatica gli uffici e il lavoro dei professionisti e che si ripercuote sulle famiglie? Si sbandiera la necessità di sburocratizzare, di facilitare gli iter autorizzativi per sostenere il settore edilizio, già appesantito dalle complesse normative che regolano i vari bonus nazionali, e si tiene nel limbo, per mesi, uno strumento fondamentale come il piano operativo? E il regolamento edilizio che fine ha fatto, visto che il piano si completa con i dettagli contenuti proprio in questo strumento attuativo senza il quale alcune norme che vi fanno esplicito rimando rimarranno zoppe? Perché non continuare a coinvolgere i gruppi di lavoro tecnici intorno al regolamento edilizio e perseguire così il miglior processo di semplificazione possibile per chi opera nel settore? Questo percorso era stato avviato dalla precedente amministrazione e avrebbe visto nell’esame delle osservazioni al piano operativo il suo momento di proficua sintesi, proprio per renderlo in senso proprio più “operativo”.”
“Ma andando avanti nella lettura del principale strumento di programmazione dell’amministrazione Pardini, la meraviglia aumenta: si dichiara di voler sì approvare il piano operativo dell’amministrazione Tambellini, per poi avviare una fantomatica “seconda fase di revisione” del piano strutturale e del piano operativo stesso, attraverso un altrettanto fantomatico “gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da soggetti competenti”, e ci mancherebbe che non lo fossero, costituito non si sa su quali basi e attraverso quali procedimenti. In quanto tempo l’amministrazione pensa di fare tutto questo? È consapevole di aver già impiegato nove mesi, il tempo di una gestazione, a fare non si sa che cosa?
A nostro avviso sarebbe stato opportuno, una volta approvati e collaudati il piano e il regolamento edilizio, prevedere se necessaria una cosiddetta variante di manutenzione. Del resto uno strumento, per essere efficace e attuale, ha bisogno di cure e attenzioni periodiche, ma prima, ovviamente, deve essere messo in funzione, collaudato, specie se si vogliono sostenere le istanze del settore edile. A meno che non si preferiscano gli esercizi retorici di complessa attuazione e di inefficacia amministrativa.
In sintesi, l’amministrazione Pardini si è tardivamente resa conto che la pianificazione urbanistica dell’amministrazione precedente non era proprio tutta da buttare e cercava di risolvere le annose criticità del territorio lucchese – infrastrutturali e qualitative – in modo realistico e laico, tanto che approverà il piano dell’amministrazione Tambellini. Questo è un dato politico inequivocabile del quale prendere atto!”.
“Fin da subito ci siamo permessi, in umiltà e fermezza, di indicare al sindaco quale fosse, a nostro avviso, la strada da seguire nell’interesse generale della città: proprio per questo non possiamo esimerci dal ricordare che, per legge, dall’avvio del procedimento (novembre 2019) un Comune ha 5 anni di tempo a disposizione per approvare definitivamente un piano, pena la salvaguardia edilizia con tutto ciò che comporta questo provvedimento. La città attende e merita regole di settore chiare, una visione il più possibile armonica per migliorare la qualità della vita di chi la vive. Per nessun operatore, per nessun cittadino infatti può essere preferibile uno scenario di lavoro nebuloso e complicato. È tempo quindi di andare avanti con chiarezza e non dichiarando un obiettivo su una pagina e rimangiarselo a quella dopo”.
Testo Allegato:
Mammini (PD): “Ma il piano operativo dell’amministrazione Tambellini non era tutto da rifare?”La consigliera del Partito Democratico, Serena Mammini, interviene sull’approvazione del documento unico programmatico e sulla gestione dell’urbanistica da parte della giunta Pardini.“A leggere la pagina dedicata all’urbanistica del principale atto di programmazione del Comune di Lucca (Dup) – commenta – si rimane impressionati dall’apprendere che il primo atto dell’amministrazione Pardini sarà l’approvazione del piano operativo dell’amministrazione Tambellini. Che novità dunque! Che rivoluzione! Dopo quasi nove mesi di silenzio e inattività sulla materia si sottoscrive l’ovvio. Si mette nero su bianco che quello che fin dall’inizio del nuovo mandato ci siamo permessi di suggerire al sindaco era la scelta più lineare e di buon senso: approvare il piano adottato dopo averlo perfezionato attraverso le osservazioni dei cittadini. Quindi, delle due l’una: o in campagna elettorale sono state prese per i fondelli le persone dichiarando che il piano era tutto sbagliato, tutto da rifare, oppure si è parlato a prescindere senza nemmeno conoscerlo. Oggi, investiti della responsabilità di amministrare e quindi, si spera, di fare l’interesse pubblico, l’amministrazione si è arresa all’evidenza e ha fatto dietrofront. Perché chi millantava di conoscere così bene il piano, tanto da denigrarlo, demolirlo e mistificarne i contenuti, in tutti questi mesi non lo ha cambiato come diceva e quindi ri-adottato? Come è stato impiegato tutto questo tempo e che fine ha fatto la commissione consiliare urbanistica, che non si è mai riunita sul punto? Con chi sta condividendo le analisi delle osservazioni al piano il consigliere delegato?”. “La città necessita o no di uscire dallo stato di regime transitorio, questa sorta di limbo che affatica gli uffici e il lavoro dei professionisti e che si ripercuote sulle famiglie? Si sbandiera la necessità di sburocratizzare, di facilitare gli iter autorizzativi per sostenere il settore edilizio, già appesantito dalle complesse normative che regolano i vari bonus nazionali, e si tiene nel limbo, per mesi, uno strumento fondamentale come il piano operativo? E il regolamento edilizio che fine ha fatto, visto che il piano si completa con i dettagli contenuti proprio in questo strumento attuativo senza il quale alcune norme che vi fanno esplicito rimando rimarranno zoppe? Perché non continuare a coinvolgere i gruppi di lavoro tecnici intorno al regolamento edilizio e perseguire così il miglior processo di semplificazione possibile per chi opera nel settore? Questo percorso era stato avviato dalla precedente amministrazione e avrebbe visto nell’esame delle osservazioni al piano operativo il suo momento di proficua sintesi, proprio per renderlo in senso proprio più “operativo”.”“Ma andando avanti nella lettura del principale strumento di programmazione dell’amministrazione Pardini, la meraviglia aumenta: si dichiara di voler sì approvare il piano operativo dell’amministrazione Tambellini, per poi avviare una fantomatica “seconda fase di revisione” del piano strutturale e del piano operativo stesso, attraverso un altrettanto fantomatico “gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da soggetti competenti”, e ci mancherebbe che non lo fossero, costituito non si sa su quali basi e attraverso quali procedimenti. In quanto tempo l’amministrazione pensa di fare tutto questo? È consapevole di aver già impiegato nove mesi, il tempo di una gestazione, a fare non si sa che cosa?A nostro avviso sarebbe stato opportuno, una volta approvati e collaudati il piano e il regolamento edilizio, prevedere se necessaria una cosiddetta variante di manutenzione. Del resto uno strumento, per essere efficace e attuale, ha bisogno di cure e attenzioni periodiche, ma prima, ovviamente, deve essere messo in funzione, collaudato, specie se si vogliono sostenere le istanze del settore edile. A meno che non si preferiscano gli esercizi retorici di complessa attuazione e di inefficacia amministrativa.In sintesi, l’amministrazione Pardini si è tardivamente resa conto che la pianificazione urbanistica dell’amministrazione precedente non era proprio tutta da buttare e cercava di risolvere le annose criticità del territorio lucchese – infrastrutturali e qualitative – in modo realistico e laico, tanto che approverà il piano dell’amministrazione Tambellini. Questo è un dato politico inequivocabile del quale prendere atto!”.“Fin da subito ci siamo permessi, in umiltà e fermezza, di indicare al sindaco quale fosse, a nostro avviso, la strada da seguire nell’interesse generale della città: proprio per questo non possiamo esimerci dal ricordare che, per legge, dall’avvio del procedimento (novembre 2019) un Comune ha 5 anni di tempo a disposizione per approvare definitivamente un piano, pena la salvaguardia edilizia con tutto ciò che comporta questo provvedimento. La città attende e merita regole di settore chiare, una visione il più possibile armonica per migliorare la qualità della vita di chi la vive. Per nessun operatore, per nessun cittadino infatti può essere preferibile uno scenario di lavoro nebuloso e complicato. È tempo quindi di andare avanti con chiarezza e non dichiarando un obiettivo su una pagina e rimangiarselo a quella dopo”.