
(AGENPARL) – dom 12 marzo 2023 Dipartimento Pubblica Sicurezza Ufficio Relazioni Esterne
In evidenza sui principali quotidiani:
– Tragedia di Cutro: in migliaia sfilano in corteo, tra le lacrime e la rabbia dei superstiti
– Assemblea Nazionale Pd, La «prima» da leader per Schlein
– Crack della Silicon Valley Bank, effetti su start up e coin
– Cina, Li Qiang è il nuovo nuovo primo ministro della Repubblica popolare
– 10 anni di Papa Francesco. Galatino: “il Papa che fa cadere i muri con le sole parole”
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Salvia Lorenzo
Titolo: «Migranti, 685 mila dalla Libia» – L’allarme dei servizi segreti: «Arrivi in massa dalla Libia» Sette volte di più che nel 2022
Tema: Migranti
Negli ultimi giorni i segnali sono stati diversi. Come i 998 migranti sbarcati in sole 24 ore a Lampedusa, un numero che non si vedeva da tempo. E le 1300 persone salvate dai tre barconi nello Ionio, dopo la tragedia di Cutro. Ma il problema vero è che questa ondata migratoria, pur consistente e drammatica, rischia di rappresentare solo un anticipo, .un’avvisaglia di quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni. Il dato di 685 mila. Nei rapporti settimanali sull’immigrazione che vengono mandati al governo italiano, gil apparati di sicurezza e gli analisti sottolineano come in Libia, nei campi di detenzione ma non solo, ci siano 685 mila migranti irregolari pronti a partire per sbarcare sulle coste italiane. La stessa cifra circola nei tavoli interministeriali che sono chiamati a occuparsi di questo tema che, per quanto antico e strutturale, ha ripreso il pieno carattere dell’emergenza. Per capire la dimensione dell’allarme basta ricordare che in tutto il 2022 gli arrivi erano stati «appena» 104 mila. E vero che l’anno scorso, specie nei primi mesi, i flussi erano ancora frenati dalla pandemia. Ma resta il fatto che solo la cifra sul possibili arrivi dalla Libia è quasi sette volte superiore.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Fasano Giusi – Macrì Carlo
Titolo: Migliaia sfilano in corteo a Cutro Le lacrime e la rabbia dei superstiti
Tema: Tragedia Cutro
C’è un vento che ti porta via, sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Bandiere e striscioni sono faticosi da tenere a bada e la gente li arrotola. Fine degli slogan (per la verità pochi) scanditi durante il percorso. Alle quattro e mezzo del pomeriggio, e dopo più di due ore di corteo, è il tempo delle riflessioni, delle testimonianze. Gli altoparlanti diffondono la voce commossa di un ragazzo siriano di 20 anni, un sopravvissuto. «Quando la barca si è spezzata — racconta — ho preso un pezzo di legno e ci ho messo sopra il mio fratellino di sei anni, ma è stato inutile». Lui, il ragazzo che parla, si è salvato. Il bimbo è morto di ipotermia. «Non mi perdonero mai aver perso il mio fratellino, me lo aveva affidato mia mamma…». È il finale della manifestazione nazionale per i migranti promossa da Rete Asilo. Lungo le vie di Cutro e sulla spiaggia della strage, ieri ha sfilato un corteo di almeno cinquemila persone (gli organizzatori ne stimano diecimila). Sindacalisti, associazioni culturali, attivisti per la pace, l’ambiente, i diritti di genere, cittadini singoli e famiglie. Tantissime auto e più di 20 pullman organizzati da Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania, Puglia, dalla stessa Calabria… Un corteo pacifico e semisilenzioso, salvo qualche slogan, appunto, e quei brevi discorsi dell’ultima parte, sulla stessa battigia dove 15 giorni fa erano in fila, sotto i teli bianchi, i primi corpi recuperati dopo il naufragio. Il mare ne avrebbe restituiti a decine, nei giorni successivi. Ieri gli ultimi tre di 76, un adulto e due bambine fra i 5 e i 10 anni.
Testata: Repubblica
Autore: Spagnolo Chiara
Titolo: Croci, peluche e rabbia in diecimila sulla spiaggia “Dovevamo fare di più”
Tema: Tragedia Cutro
«Non lasciateci soli, aiutateci come avete fatto finora perché il governo non sente la nostra voce». Sulla spiaggia di Cutro risuona ancora l’eco delle urla della notte del 26 febbraio, quando la “Summer love” si è frantumata tra le onde. E si rinnova il patto tra coloro che arrivano in Italia attraversando il mare e chi è pronto ad accoglierli. La richiesta di aiuto arriva dalla sorella di un afghano disperso, dopo che diecimila persone hanno sfilato per chiedere scusa a quegli uomini e donne per non essere riusciti a salvarli tutti, per sollecitare «verità e giustizia» su quanto accaduto quella notte e per ricordare al governo, che il 9 marzo si è riunito a pochi chilometri senza venire a portare un fiore su questa spiaggia, che gli italiani pronti ad accogliere chi rischia la vita ci saranno sempre. Come raccontano gli occhi di Vincenzo Luciano, il pescatore che per primo ha tirato fuori persone dal mare, trovandosi tra le braccia il cadavere di un bambino, e che ancora piange di rabbia: «Avrei potuto salvarne altri, se solo fossi arrivato qualche minuto prima», dice mentre una volontaria di Medici senza frontiere tenta di farlo ragionare per accettare ciò che è accaduto, così come da giorni fa con i naufraghi che non sono riusciti a salvare amici e parenti. «Non mi perdonerò mai di avere perso mio fratello, prima di partire me lo aveva affidato mia madre», dice un ventenne siriano che ha visto morire il fratellino di sei. E mostra la foto di quel bimbo, proprio mentre si diffonde la notizia che il mare ha restituito il corpo di un’altra bambina, la terza in tre giorni.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Cremonesi Marco
Titolo: Il patto «blindato» sul decreto E ora il leader leghista rilancerà in Parlamento
Tema: Patto «blindato» sul decreto
Alla fine, giurano i leghisti, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno della festa a sorpresa, venerdì notte, per i 50 anni di Matteo Salvini. L’intesa nella maggioranza era già stata cementata dall’incontro «al volo» tra la premier Giorgia Meloni e il leader leghista alla vigilia del Consiglio dei ministri di Cutro. I cori da unità nazionale di Grazie Roma e della Bela madunina, per tacere dell’universale Pupo, sono stati forse un pochino troppo, ma hanno sigillato un accordo già ritrovato e sancito da una nota firmata «fonti della maggioranza», senza indicazioni di partito, prima della partenza del governo per la Calabria. E così, Salvini nelle prossime ore non dovrà mordersi la lingua per tener fede al proponimento quotidianamente rinnovato di non intervenire in alcuna polemica di governo, che — ripete ai suoi — «fan felici solo i giornali e le opposizioni». E può godersi l’apprezzamento del primo ministro britannico Rishi Sunak che ha parlato delle «persone che muoiono in mare, come al largo delle coste italiane, sfruttate dalle gang criminali». Una tesi che nell’area di governo sottoscrivono in molti, a partire dalla premier. Salvini in ogni caso non intende rinunciare a quel «molo a 360 gradi» che prevede, giusto domani, una sua trasferta a Strasburgo per un incontro con i colleghi ministri dei Paesi contrari allo stop per i motori diesel e a benzina a partire dal 2035.
Testata: Repubblica
Autore: Lauria Emanuele – Vecchio Concetto
Titolo: Migranti, dubbi del Colle – Il rilievi del Colle sul decreto migranti Braccio di ferro Lega-FdI sulle modifiche
Tema: Decreto migranti
Il nodo è la restrizione delle regole della protezione speciale, la parte del decreto migranti che ha diviso Fratelli d’Italia e Lega. La versione finale della norma è stata oggetto di un’interlocuzione tra il Quirinale e il governo prima del varo nel consiglio dei ministri di Cutro. La norma è stata ammorbidita, anche se permane la moral suasion del Colle affinché venga ulteriormente modificata in Parlamento. La parte incriminata esclude i legami familiari dai requisiti per chiedere il permesso biennale di soggiorno per protezione speciale. La norma era stata rinforzata dal governo giallorosso nel 2020. Il permesso è rilasciato dal questore e protegge la persona dall’espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere vittima di persecuzioni. L’anno scorso la protezione speciale è stata riconosciuta a circa diecimila persone che già lavoravano in Italia e che erano potute emergere dalla clandestinità. Ora, per volontà della Lega, si tornerà a una versione da decreto sicurezza: i vincoli familiari dell’interessato, «il suo effettivo inserimento sociale in Italia», non conteranno più. Quelle persone torneranno nell’ombra. Sul punto, nei momenti precedenti all’approvazione della norma, c’era stata un’interlocuzione con il Quirinale. Nella prima bozza inviata da palazzo Chigi al Colle, dicono fonti parlamentari, «la norma famiglia» non era stata toccata, poi è intervenuto con decisione Matteo Salvini. E il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, l’ala cattolica del governo, è stato indotto ad accogliere la modifica imposta dalla Lega.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Piccolillo Virginia
Titolo: Il retroscena – Il pressing di Meloni su Bruxelles: sui migranti servono risposte
Tema: Il pressing di Meloni su Bruxelles
Chiuso il decreto Cutro su migranti e scafisti, da oggi già operativo, archiviate le polemiche sul karaoke al compleanno di Matteo Salvini, Giorgia Meloni incassa l’impegno del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, a «lavorare insieme perché non si ripetano tragedie così terribill». Ma si prepara, nei prossimi giorni, ad affrontare due sfide cruciali. Mercoledì comparirà alla Camera per il suo primo question time, con l’opposizione pronta a usare il naufragio per rinfacciarle la stretta su clandestini e Ong. Ma ciò che oggi la terrà impegnata sarà la preparazione di un altro appuntamento. Domani alle 18 dovrà comparire, al flanco del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in un dibattito nella sede di Civiltà cattolica perla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, L’atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale. Un appuntamento fissato in occasione de i dieci annidi pontificato di Papa Francesco. Non sarà semplice. Alla premier non sfuggono le voci dei circoli vaticani sul fatto che Bergoglio non abbia del tutto gradito quella sua citazione scolpita sulla targa in memoria delle vittime del naufragio, al Municipio di Cutro, inaugurata dal governo in trasferta. Va bene ricordare che «i trafficanti di esseri umani devono essere fermati» e che le «limpide acque del Mediterraneo non devono più essere insanguinate da tali drammatici incidenti».
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Patta Emilia
Titolo: Pd, per Schlein partenza all’insegna dell’unità
Tema: Assemblea Pd
Tutto è pronto alla Nuvola di Massimiliano Fuksas all’Eur di Roma, location inedita per il Pd. La neo segretaria Elly Schlein si accinge all’incoronazione oggi da parte dell’assemblea del partito forte di un accordo politico con il leader della minoranza Stefano Bonaccini, che sarà eletto probabilmente per acclamazione presidente del partito. Un ruolo di garanzia, come voleva il presidente dell’Emilia Romagna, senza essere coinvolto nella responsabilità della linea politica come sarebbe stato nel caso in cui avesse accettato di fare ilvicesegretario. Oltre al presidente l’assemblea di oggi è chiamata ad eleggere anche il tesoriere, per il quale sono in corso le ultime valutazioni, e la direzione del partito. Anche in questo caso si lavora a una procedura il più unitaria possibile: ognuno nominerà i suoi, stabiliti in quota fissa in base alle percentuali congressuali, e il parlamentino dem sarà chiamato ad approvare un listone unico senza conte interne. Solo dopo il passaggio dell’assemblea, nei prossimi giorni, sarà composto il puzzle della segreteria e affrontato il nodo dei nuovi capigruppo che dovranno sostituire Simona Malpezzi al Senato e Debora Serracchiani alla Camera. Schlein punta a una gestione il più unitaria possibile e quindi al coinvolgimento della minoranza in segreteria, anche per “imbrigliare” la possibilità di una forte opposizione interna, visto che ha vinto le primarie aperte agli elettori con il 53%e ha perso il congresso degli iscritti dove è arrivato primo Bonaccini con il 54% contro il 34%.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Meli Maria_Teresa
Titolo: Pd, «prima» da leader per Schlein La partita per la segreteria unitaria
Tema: Assemblea Pd
Oggi l’Assemblea nazionale del Pd ratificherà l’elezione di Elly Schlein a segretaria ed eleggerà (per acclamazione) Stefano Bonaccini alla presidenza del partito. Sarà diarchia, come temevano (e temono) i «falchi» della neo leader? Certamente è troppo presto per dirlo. II governatore dell’Emilia-Romagna è stato chiaro sia con Schlein che con i suoi: «Non farò il capo corrente, sarò leale, collaborerò, ma non smobiliterò la mozione». Dunque Bonaccini intende continuare a essere il leader dell’area che lo ha sostenuto alle primarie. E in questa sua veste dovrà dire una parola definitiva sulla possibilità o meno di dare vita a una segreteria unitaria. Nella videochiamata dell’altro ieri con la segretaria il governatore non ha aperto granché su questo punto. Anzi. Schlein ha tutto l’interesse a coinvolgere anche i rappresentanti dell’area Bonaccini: «Non voglio l’unanimismo, ma un partito unito sì». Però non è riuscita ad avere rassicurazioni in questo senso. Peraltro sul tema l’area del governatore è divisa tra chi pensa che la segreteria unitaria si debba fare e chi, invece, ritiene che sia un errore: «Ci legheremmo le mani», osserva un esponente di Base riformista. Molto comunque dipenderà anche dal discorso che la segretaria farà oggi all’Assemblea che si svolgerà alla «Nuvola» di Roma. Ai suoi Schlein spiega che sarà «una sfida alla destra», «una sfida che abbiamo già lanciato su una linea chiara che passa dalla questione del lavoro, alla lotta a ogni forma di diseguaglianza, alla giustizia sociale e climatica».
Testata: Repubblica
Autore: Bignami Silvia
Titolo: Schlein cambia la base del Pd prima tessera per 6 iscritti su 10
Tema: Pd
Chi sono i neo iscritti al Pd? Sono corsi a registrare la loro tessera online: in pochissimi giorni sono arrivati 7584 tesserati, a cavallo dell’onda di entusiasmo che ha portato Elly Schlein a vincere le primarie. Grattando la superficie dei numeri si scopre che sono per quasi due terzi, il 63,48% del totale, assolute new entry. Vale a dire che non si tratta di rinnovi o di rientri, ma di gente mai stata nel Pd: è la base dem che si trasforma. Un dato che schizza al 75,99% nelle Isole, e che si tiene altissimo anche al Sud, dove il 70,7% dei tesserati non aveva mai avuto la tessera Pd in tasca. Un terzo, il 33,52%, sono donne. Unico neo: la bassa la percentuale degli under 30. I giovani che si confermano il vero scoglio della politica: difficili da convincere a ogni latitudine. Sul totale, il totale di ragazzi e ragazze che si sonoi iscritti nelle ultime ore rappresentano infatti il 5,3%. Dai dati, destinati a crescere vista la campagna di tesseramento che la segretaria ha messo in cima alle priorità sin dall’elezione (anche per equilibrare il risultato dei congressi di circolo, dove ha vinto Stefano Bonaccini), affiora comunque un profilo. Innanzitutto geografico. La maggioranza dei nuovi tesserati arriva infatti dall’Italia centrale, che ne esprime il 31,14%, e dal Nord Ovest, da cui proviene il 26,52% delle new entry. Non è un caso, visto che proprio in queste aree Schlein ha riscosso il maggiore successo alle primarie, a cavallo tra Lombardia, dove ha raggiunto il 65,1% ai gazebo, Piemonte (66,2% ai gazebo) e Valle d’Aosta (70,7% ai gazebo).
Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: De Cesari Maria_Carla – Piazza Marco
Titolo: Risparmio, ecco il nuovo Fisco – Redditi finanziari tassati per cassa con sconto perdite
Tema: Risparmio
In soffitta la distinzione tra redditi di capitale (interessi, dividendi) e redditi diversi di natura finanziaria (capital gain): al suo posto una sola categoria che include tutti i proventi da investimento. Prevista la tassazione per cassa, cancellando uno dei principi della riforma Visco, quello dell’imposizione sul maturato a fine anno, a prescindere dall’effettivo realizzo. Sono questi i cardini della bozza di delega fiscale per quanto riguarda la tassazione dei redditi di natura finanziaria. «Andremo a definire una sola categoria di redditi di natura finanziaria, tassati per cassa e permetteremo di dedurre le perdite, con la possibilità di riporto fino al quarto anno successivo», sintetizza il viceministro alle Finanze, Maurizio Leo, che ha messo a punto lo schema di legge delega. Si tratta di un progetto a tutto campo, dai principi generali allineati alle regole internazionali fino alla previsione di elaborare i “Codici”. La delega dovrebbe essere esaminata e approvata dal Consiglio dei ministri di giovedì: prima si terrà l’incontro di presentazione alle parti sociali e agli operatori. Quindi, in parallelo con il cammino parlamentare, ci sarà spazio per il confronto: «Sono aperto alla discussione e alle osservazioni che arriveranno su un progetto strutturale, molto articolato», sottolinea Leo. Sui principi della delega per i redditi finanziari Leo precisa che la «tassazione per cassa del realizzato rispetta il principio di capacità contributiva, al contrario del maturato a fine anno. Lo stesso vale rispetto alla possibilità di compensare: se una partecipazione costa ioo, percepisco un dividendo di io e vado a cedere la quota per 90 andrò a compensare la minusvalenza», spiega.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Romano Beda
Titolo: La politica industriale Ue punta su tecnologie pulite e materie prime critiche – La Ue dà forma alla nuova politica industriale
Tema: Politica industriale Ue
Inizia a prendere forma il desiderio della Commissione europea di dare all’Unione una propria politica industriale. La pandemia da Covid-19, la guerra russa inUc ainaelaconseguente crisi energetica hanno indotto a scelte impensabili fino qualche anno fa Tra martedì e giovedì, Bruxelles dovrebbe illustrare alcuni provvedimenti legislativi – dedicati in particolare alle tecnologie pulite e alle materie prime rarecosì come una proposta di modifica del mercato elettrico. Sul fronte industriale, i testi legislativi si vogliono ambiziosi, e prendono radici dal piano (il Green Deal Industrial Plan) presentato nel mese scorso (si veda Il Sole 24 Ore del 2 febbraio). L’obiettivo è di fare sì che la Ue rimanga competitiva a livello internazionale, contrastando con successo la concorrenza non sempre leale di Stati Uniti e Cina Le prossime proposte vanno assodate al recente allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, l’obiettivo del Net-Zero Industry Act,come viene chiamato il testo in inglese, è di incentivare l’industria pulita, ossia la produzione di tutti quei prodotti che servono a raggiungere la neutralità dimatica entro il 2050. Il riferimento è alle batterie, le pompe di calore, l’idrogeno, la cattura del carbonio (ancora incerto il nucleare, secondo le ultime voci). il mercato potrebbe triplicare per raggiungere un valore di 600 miliardi di euro entro il 2030. La concorrenza dei paesi terzi è già molto incisiva «Nel campo delle auto elettriche vediamo il rischio concreto di diventare importatori netti», ha avvertito questa settimana parlando a un gruppo di giornalisti il commissario al mercato unico e all’industria Thierry Breton.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Longo Morya
Titolo: Borse, spread, crescita: i segnali di resistenza dell’Italia alla crisi – Borse, spread e crescita: ecco i motivi strutturali del rimbalzo dell’Italia
Tema: Borse, spread, crescita
Se si guardano i mercati azionari, da inizio anno la migliore Borsa tra le principali in Europa è Milano: sale del 15,08%, contro 10,4% medio europeo e il 10,8% di Francoforte. Se si prendono i mercati obbligazionari, si scopre che – nonostante il forte aumento dei tassi deciso dalla Bce – lo spread tra BTp e Bund è addirittura sceso: era a m punti base afine 2022, mentre ora è a 181. E non è un fatto banale: lo spread tra Spagna e Germania, pur più basso di quello italiano, è rimasto stabile nel 2023. Se infine si osserva l’andamento economico, emerge che l’Italia negli ultimi due anni ha ritrovato uno slancio che sembrava inarrivabile: dopo il buco profondo del 2020, nel 2021 il Pil reale italiano è cresciuto del 7% (contro il 2,6% della Germania e 6,8% della Francia) e nel 2022 è salito ancora del 3,7%. Anche qui ha battuto gli altri big europei e persino Usae Cina. Non succedeva dagli anni Sessanta, dal boom economico. E anche le previsioni sul 2023, pur modestissime a causa della crisi energetica, sono state riviste al rialzo. Si possono trovare tante spiegazioni a questi numeri: l’indice Ftse Mib di Milano è composto in gran parte da banche che beneficiano dei tassi elevati, il Pil era sceso più che in altri Paesi durante la pandemia, la spintaè stata favorita dall’Ecobonus e così via. Anche la Borsa di Milano aveva sofferto più di tutte e ha multipli più bassi. E lo spread resta comunque elevato. Osservazioni tutte vere. Ma resta un fatto: tre indizi non faranno forse una prova, ma comunque segnalano che l’Italia – pur con tutte le sue debolezze strutturali a partire dal debito pubblico – sta affrontando la crisi attuale con una forza forse maggiore rispetto a quella di altri Paesi europeie sicuramente maggiore rispetto a quella con cui si trovb a fronteggiare le crisi del 2009 e del 2011-2012-2013. Ecco perché i mercati la premiano.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Bellomo Sissi
Titolo: La sfida titanica (ma necessaria) di riaprire miniere in Europa
Tema: Riaprire miniere
Litio, cobalto, silicio. Ma anche titanio o magnesio. La Commissione europea prende in mano la situazione per prevenire carenze o eccessivi rincari dei materiali definiti “critici”: quasi tutti metalli, che ci sono indispensabili per la transizione energetica o in settori strategici come la difesa e che sono a rischio, perché i consumi sono destinati a crescere in fretta – in qualche caso addirittura a ritmi esponenziali – e perché per rifornirci dipendiamo in modo eccessivo se non addirittura totale da un numero ristretto di fornitori. Tra questi molto spesso c’è la Cina, con situazioni estreme come nel mercato delle terre rare, in cui tuttora Pechino controlla circa il 60% della produzione mineraria e oltre l’80% della raffinazione globale. Attenuare un rischio del genere non sarà facile. E la linea scelta da Bruxelles promette di far discutere. Stando alle anticipazionilo sviluppo di nuove miniere e impianti metallurgici in territorio europeo è uno dei cardini del Critical Raw Material Act (Crma), parte di un più ampio pacchetto di proposte che l’esecutivo Ue presenterà il 14 marzo. I dettagli possono cambiare fino all’ultimo momento, mala bozza circolata in questi giorni indica obiettivi tanto ambiziosi da sembrare impossibili da raggiungere: entro il 2030 l’Unione europea dovrebbe riuscire ad estrarre dal proprio sottosuolo almeno il 10% dei materiali critici consumati e rendersi autonoma per almeno il 40% nella raffinazione o altre lavorazioni intermedie. Una sfida davvero titanica considerata la crescente opposizione con cui si scontra (non solo in Italia) qualsiasi progetto con un impatto sul territorio. E le miniere – anche quelle più sicure e sostenibili, come ambisce ad averle la Ue – un impatto sul territorio e sull’ambiente inevitabilmente ce l’hanno.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: …
Titolo: Silicon Valley Bank, effetti su start up e coin
Tema: La banca della Silicon Valley
Sono passate circa 48 ore dal crack della Silicon Valley Bank, e già si iniziano a intravvedere alcune delle possibili conseguenze. Mentre la Fdic (l’Autorità Usa garante dei depositi) ha avviato le procedure per vendere gli attivi dell’istituto fallito, si vedono i primi contraccolpi. Il primo riguarda la stablecoin USD Coin (USDC): la valuta digitale ha infatti perso il suo ancoraggio al dollaro perché Circle (la società che sta dietro la valuta), ha rivelato che una parte delle riserve che garantiscono l’ancoraggio erano nei forzieri della Silicon Valley Bank. Dei 40 miliardi di dollari di riserve, 3,3 miliardi erano nella banca fallita. Così, alla notizia, la valuta ha rotto la sua parità col dollaro ed è scesa a 0,88 dollari, secondo CoinGecko. Poi ha un po’ recuperato terreno, a 0,90. Altro capitolo è quello delle startup, che la banca finanziava. I fondatori di queste società innovative della Silicon Valley – scrive l’Ansa – si chiedono se saranno in grado di continuare a pagare i loro dipendenti dopo il fallimento della Silicon Valley Bank. Tante le testimonianze di fondi bloccati. Invece restano per ora minori i timori di un contagio all’intero sistema bancario. Cecilia Rouse, presidente del Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, ha affermato che gli stress test bancari fanno ritenere che il sistema finanziario era pronto a «resistere a questo tipo di shock»
Testata: Corriere della Sera
Autore: Ferraino Giuliana
Titolo: La banca della Silicon Valley Crolla anche la filiale inglese
Tema: La banca della Silicon Valley
La chiusura della Silicon Valley Bank, la banca che come dice il suo nome aveva come clienti buona parte delle aziende tecnologiche della California finanziate dalle società di venture capital, «potrebbe avere un impatto pesante sull’ecosistema delle start-up dell’high-tech, perché molte di queste imprese hanno bisogno di liquidità per pagare gli stipendi e funzionare», dice al Corriere Stephane Klecha, co-fondatore e managing partner di Kletcha e Co, banca di investimento paneuropea specializzata nel settore tech. «Svb, mercato inglese a parte, non aveva connessioni con le imprese europee. Ma era un simbolo nel mondo tecnologico americano». Ecco perché le autorità americane cercheranno «una soluzione diversa» al fallimento, prevede. Non è l’unico. Svb non era insolvente: aveva asset per 209 miliardi di dollari e depositi per circa 175 miliardi, prima della corsa agli sportelli, che ha provocato il ritiro di 42 miliardi di fondi, innescata dall’annundo di un aumento di capitale da 2,25 miliardi, per compensare la perdita di 1,8 miliardi dalla vendita frettolosa di 21 miliardi di obbligazioni perla ricerca di liquidità immediata. La Fdic, l’agenzia federale che assicura i depositi fino a 250 mila dollari, ha già creato una nuova banca, la National Bank of Santa Clara, operativa da domani per facilitare i prelievi da parte degli clienti per l’importo assicurato. Ma secondo la Federal Reserve,il 93% dei depositi non era assicurato e centinaia, se non migliaia di società, si troverebbero con i fondi bloccati nella Svb.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Ippolito Luigi
Titolo: Niente sport sulla «Bbc» travolta dal caso Lineker (sospeso per un’opinione)
Tema: Caso Lineker
E’ rivolta aperta alla Bbc. l’emittente pubblica britannica è stata co- stretta a cancellare la maggior parte dei suoi programmi sportivi dopo lo «sciopero» dei conduttori in solidarietà con Gary Lineker, l’ex campione della nazionale di calcio inglese e ora commentatore di punta della Bbc, sospeso dagli schermi per aver paragonato la nuova legge del governo sull’immigrazione, che prevedere la deportazione in Ruanda di chi sbarca illegalmente attraverso la Manica, all’atteggiamento della Germania nazista negli anni Trenta. il suo tweet è stato criticato dalla ministra dell’Interno, Suella Braverman, che ha sottolineato come «sminuisce l’indicibile tragedia dell’Olocausto», ma anche da esponenti delle comunità ebraiche. Tuttavia il nodo della questione non è tanto il contenuto del tweet in sé, ma il fatto che la Bbc fa della propria imparzialità un totem inviolabile: l’emittente pubblica ha fatto sapere di aver avuto «ampie discussioni con Gary e il suo team negli ultimi giorni. Consideriamo che la sua recente attività sui social media sia una violazione delle nostre linee guida. Non abbiamo mai detto che Gary non può avere le sue vedute sulle questioni che gli stanno a cuore, ma abbiamo detto che dovrebbe tenersi lontano dal prendere posizione su controversie politiche». La Bbc aveva chiesto all’ex calciatore di fare marcia indietro, ma lui si è rifiutato e ha fatto capire che avrebbe continuato a dire quello che voleva a questo punto la decisione di sospenderlo era inevitabile.
Testata: Repubblica
Autore: Franceschini Enrico
Titolo: La Premier League contro la Bbc “Senza Lineker niente interviste”
Tema: Caso Lineker
Una tempesta perfetta scuote la Bbc, creando una delle crisi peggiori della sua gloriosa storia. Prima è venuta la decisione di sospendere Gary Lineker, ex-giocatore della nazionale, da oltre vent’anni conduttore di “Match of the Day”, la Domenica Sportiva inglese, colpevole agli occhi dell’azienda di avere violato le norme interne sull’imparzialità politica con un tweet in cui afferma che la politica del governo britannico sui migranti usa «un linguaggio da Germania nazista». Il Guardian ha rivelato che la “zietta”, com’è affettuosamente soprannominata da queste parti la radiotelevisione pubblica, ha censurato un altro monumento nazionale, David Attenborough, dirottando su iPlay, la tivù “on demand”, l’ultima puntata di un nuovo documentario del grande naturalista: perché la sua aspra denuncia dei danni subiti dall’ambiente nel Regno Unito poteva irritare Downing Street. Quindi la Premier League ha dispensato giocatori e allenatori dall’obbligo contrattuale di concedere le interviste pre e post-partita a “Match of the Day”, su pressioni degli stessi calciatori che volevano manifestare solidarietà a Lineker. Del resto, da chi avrebbero potuto farsi intervistare? Gli studi sono rimasti vuoti: mezza dozzina di mezzibusti dello sport hanno boicottato i programmi del weekend, anche loro solidali con il presentatore. «La Bbc si è asservita al governo», accusa Keir Starmer, leader dell’opposizione laburista, riferendosi alla sospensione di Lineker. «Che la Bbc censuri una delle voci più autorevoli sul cambiamento climatico è una imperdonabile inadempienza dei suoi doveri», gli fa eco Caroline Lucas, deputata dei Verdi, alludendo alla censura contro Attenborough. «Ammutinamento alla Bbc», riassumono l’atmosfera i tabloid.
Testata: Repubblica
Autore: Colombo Giuseppe
Titolo: I ministeri in ritardo sulla manovra Solo 6 decreti su 116
Tema: Legge di Bilancio
Il contatore scorre lentamente. Di fatto si è inceppato: segna 6 su 116. Un bel problema per il governo perché i numeri si riferiscono ai provvedimenti attuativi previsti dalla legge di bilancio. E se il contatore non accelera, le nonne restano sulla carta. Non prendono la forma degli aiuti destinati alle famiglie e alle imprese. Come la Carta risparmio spesa, la card per l’acquisto di beni di prima necessità destinata ai redditi bassi, fino a 15 mila euro. I buoni spesa, gestiti dai Comuni, tarderanno ad arrivare: il decreto ministeriale doveva essere pronto entro il 2 marzo e invece è ancora in lavorazione. E lo stesso vale per un’altra misura rivendicata da Giorgia Meloni a dicembre, quando la Finanziaria ha preso forma: il Reddito alimentare. I soldi (1,5 milioni quest’anno) sono rimasti nelle casse pubbliche perché ancora non c’è il decreto del dicastero del Lavoro che serve a stabilire i tempi e le modalità di erogazione dei pacchi alimentari, realizzati con l’invenduto della distribuzione, per chi è in povertà assoluta. Dal ministero spiegano che gli uffici stanno lavorando per un decreto di «prossima emanazione che integrerà la misura con le altre, di propria competenza, per il contrasto della povertà alimentare». Ma intanto il ritardo c’è ed è stato registrato nelle tabelle del monitoraggio condotto dal Servizio per il controllo parlamentare della Camera: all’appello mancano 110 provvedimenti attuativi sui 116 suddivisi tra 86 decreti ministeriali, quindici decreti della presidente del Consiglio e altrettanti provvedimenti direttoriali.
Testata: Stampa
Autore: Barbera Alessandro
Titolo: Balneari, il governo media in arrivo la scure europea – Balneari si muove l’Europa
Tema: Balneari
La strada che il governo ha sempre voluto percorrere non è dello scontro, ma una soluzione in sede europea che tenga insieme le esigenze delle nostre imprese familiari con le norme comunitarie». Luca Ciriani, ministro (di Fratelli d’Italia) per i rapporti con il Parlamento, non dice la verità sul passato ma dosa sempre più le parole. Con il passare dei giorni la vicenda della mancata messa a gara delle concessioni balneari avvicina Giorgia Meloni ad una sconfitta politica. Dopo l’ultima sentenza (la seconda in pochi mesi) del Consiglio di Stato italiano, la prossima puntata della saga politico-giuridica è prevista giovedì 20 aprile. Quella mattina è fissata la pubblicazione della nuova sentenza della Corte di giustizia europea. Secondo quanto raccolto negli ambienti comunitari, l’orientamento dei giudici del Lussemburgo è scritto: tutta la giurisprudenza lamenta l’inadempienza di Roma da tre lustri, ovvero da quando la direttiva Bolkenstein sulla concorrenza è parte delle regole dei Ventisette. Dopo la sentenza, nell’agenda della Commissione di Bruxelles è già pronto un parere motivato che darà il colpo di grazia a chi nella maggioranza il mese scorso ha votato l’ennesima proroga per legge al termine tassativo del 31 dicembre, fissato (contro ogni proroga) sempre dal Consiglio di Stato italiano.
Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Marroni Carlo
Titolo: Il decennale di Papa Francesco apre la Fase 2
Tema: Il decennale di Papa Francesco
Quattro giorni prima di essere eletto Papa il cardinale Jorge Mario Bergoglio rivolse ai “signori cardinali” un discorso. Non lo voleva pronunciare ma fu convinto a parlare nelle riunioni generali (a porte chiuse) che precedono il Conclave. Il suo discorso, arrivato in extremis, cambiò l’aria. Fino a quel momento una larga parte degli interventi aveva trattato i temi di struttura, di finanze, di gerarchie. Poi arrivò Bergoglio, che disse: «Pensando al prossimo Papa, c’è bisogno di un uomo che dalla contemplazione e dall’adorazione di Gesù Cristo aiuti la Chiesa a uscire da sé stessa verso la periferia esistenziale dell’umanità, in modo da essere madre feconda della dolce e confortante gioia di evangelizzare». Fu, mesi dopo, il cardinale cubano Ortega a rendere note queste parole, che in quel 13 marzo 2013 furono certamente un catalizzatore di consensi verso il cardinale argentino, che già nel precedente conclave del 2005, quello che aveva eletto Joseph Ratzinger, aveva avuto fino a 40 voti. Nei giorni che precedettero il voto (e furono tanti, visto che si iniziò a parlarne dalla rinuncia di Benedetto XVI, l’u febbraio) impazzava un conclave mediatico, che indicava sempre i soliti 2-3, e solo alla fine un altro, che in effetti riceverà qualche consenso. Bergoglio verrà eletto con una maggioranza molto larga, ben oltre il quorum di 77 voti necessari. Un cardinale, l’amico brasiliano Claudio Hummes, gli siede accanto in Sistina, e quando oramai è chiaro l’esito, gli dice all’orecchio: «Ora non dimenticarti dei poveri». Il nome di Francesco arriva da lì, confesserà lui stesso in pubblico pochi giorni dopo. È passato un decennio, un traguardo intermedio, ma forse il vero giro di boa del pontificato è stata la morte di Benedetto, alla vigilia dell’anniversario decennale della rinuncia.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Vecchi Gian_Guido
Titolo: Intervista a Nunzio Galatino – Francesco, i 10 anni «Celibato, la regola può essere rivista» – «Dieci anni di Francesco il Papa che fa cadere i muri con le sole parole»
Tema: Il decennale di Papa Francesco
Ora tutti a parlarne bene, In omaggio ai dieci anni di pontificato, ma attacchi e contestazioni non si contano, dal 13marzo «Eh sì, il linguaggio di Francesco è di comprensione immediata, fatto di gesti inequivocabili e parole che non hanno bisogno di interpreti privilegiati. E la chiarezza finisce per essere divisiva come lo è il Vangelo: non perché chiuda la porta a qualcuno, ma perché non sopporta furbizie interessate, strumentalizzazioni di Dio e della sua Parola, una religione ridotta a paravento di interessi, non necessariamente economici». II vescovo Nunzio Galantino, 74 anni, è il presidente dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, tra gli uomini che il Papa ha scelto nel 2018 per una delle riforme più delicate, la gestione dei beni della Chiesa, come nel primo anno di pontificato, quand’era vescovo nella diocesi calabrese di Cassano all’Jonio, lo aveva nominato a sorpresa segretario generale della Cei. Un esempio di chiarezza? «La scelta di andare anzitutto a Lampedusa, pochi mesi dopo la sua elezione, non lascia spazio a fraintendimenti su ciò che Francesco pensa riguardo all’accoglienza di migranti e profughi. E smonta qualsiasi strumentalizzazione interessata, da qualsiasi parte venga, com’è avvenuto nei giorni scorsi. Parole e gesti così chiari che strumentalizzarli è impossibile, chi lo fa si mette in ridicolo da solo».
Testata: Corriere della Sera
Autore: Piquè Elisabetta
Titolo: Intervista a Jorge Mario Bergoglio – «Andrò a Kiev solo se Mosca mi riceverà Ideologia gender pericolosa»
Tema: Intervista a Jorge Mario Bergoglio
Pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista rilasciata da papa Francesco al quotidiano argentino «La Nación» Non esiste un piano di pace vaticano, ma il Papa rivela che esiste un «servizio di pace» cui la Santa Sede sta lavorando per porre fine alla brutale invasione della Russia in Ucraina. Come sa, sono appena stata li, ho visto con i miel occhi la devastazione, le scuole, gli ospedali, le case rase al suolo, i villaggi che non esistono più, le fosse comuni… Lei parla ogni domenica e mercoledì di un popolo martire. Possiamo parlare anche di genocidio? «E una parola tecnica. Per esempio nel caso degli armeni si è discusso molto, naturalmente i turchi erano contrari, finché non è stato certificato che si trattava di genocidio. Tecnicamente non saprei come definirlo. Ma ovviamente quando si bombardano le scuole, gli ospedali, i rifugi, l’impressione non è tanto quella di occupare un luogo, ma di distruggere. La guerra ha una serie di regole etiche. Non mi piace parlare di etica della guerra perché è una contraddizione in termini, ma non è un modo di procedere. Non so se questo sia un genocidio o meno, deve essere studiato, ma di certo non è un’etica di guerra cui siamo abituati». Ha parlato di Putin come di una persona colta. Può una persona colta essere allo stesso tempo dietro ai crimini di guerra che abbiamo visto? «Lui è colto. Mi ha fatto visita qui tre volte come capo di Stato e con lui si può avere una conversazione di alto livello. Una volta abbiamo parlato di letteratura. Parla perfettamente il tedesco e l’inglese. E un uomo colto. La cultura è qualcosa che si acquisisce, non è una categoria morale. Sono due cose diverse».
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Sorrentino Riccardo
Titolo: Si sgonfia la protesta francese Macron raccoglie il sì dei gollisti
Tema: Si sgonfia la protesta in Francia
La Francia si rassegna? La nuova manifestazione di piazza, ieri, contro la riforma delle pensioni e l’innalzamento dell’âge légal- l’età per la pensione piena – è stata molto meno partecipata delle precedenti: 368mila persone secondo il ministero, contro gli 1,28 milioni di martedì scorso (un milione, contro tre milioni secondo i sindacati). Non sono mancati scontri: 32 i fermi solo a Parigi. La prossima manifestazione è prevista mercoledì. È dunque caduto nel vuoto l’invito dei sindacati ad amplificare la protesta che, organizzata nel fine settimana, poteva effettivamente essere molto più partecipata: i Gilets jaunes, non a caso, scendevano in piazza regolarmente di sabato per essere più numerosi. L’ipotesi della nascente rassegnazione è sostenuta da due eventi, entrambi avvenuti giovedì 9 marzo, che hanno mostrato come sia cambiato lo scenario. Il primo: il Senato – che è nominato dai Grandi elettori scelti dai consigli comunali e dipartimentali e non ha quindi la stessa maggioranza dell’Assemblée – ha votato a favore dell’innalzamento dell’âge légal da 62 a 64anni con 201 voti a favore e 115 contro. È stato un passaggio importante: debole a livello locale, il partito di Macron può contare nella Camera alta solo su 24 senatori su 348 (il 6,9%). Il partito di maggioranza relativa è Les Républicains, gollista, con 145 seggi: una forza politica che, con qualche distinguo, è sostanzialmente favorevole alla riforma.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Santavecchi Guido
Titolo: Pugno chiuso e Big tech «in tasca» Li Qiang è il nuovo premier cinese
Tema: Cina, Li Qiang nuovo premier
Ha giurato anche lui con il pugno destro levato, per evocare la continuità del comunismo nella Cina del capitalismo statale, da anni primo mercato per i beni di lusso prodotti in Occidente. Li Qiang, nuovo primo ministro della Repubblica popolare, incarna l’anima affaristica della politica mandarina: è lui che ha pilotato lo sbarco di Tesla in Cina, trattando direttamente con il vulcanico Elon Musk. E ha avuto ottimi rapporti con Alibaba, ai tempi d’oro di Jack Ma. Nomina annunciata da mesi, quella di Li Qiang, ma il suo insediamento alla guida del governo può aprire una fase nuova per la seconda potenza economica al mondo. Il parlamento «con caratteristiche democratiche cinesi» non gli ha concesso l’unanimità accordata venerdì a Xi Jinping, rieletto per la terza volta Presidente della Repubblica (2.952 sì e o no). Il premier Li Qiang ha ricevuto «solo» 2.936 sì, con 3 no e 8 astenuti. Non male comunque per un uomo che nella primavera del 2022 aveva letteralmente ingabbiato strade e palazzi di Shanghai in due mesi e passa di lockdown, suscitando proteste clamorose della popolazione per la durezza e il caos della gestione. Allora, molti pensarono che la sua ascesa fosse finita, uccisa dal virus. Ma Li Qiang a Shanghai eseguiva fedelmente la politica Covid Zero che per tre anni è stata l’ossessione di Xi Jinping. E Xi lo premiò promuovendolo numero 2 del Politburo: posizione che nella nomenklatura spetta al premier.
Testata: Repubblica
Autore: Modolo Gianluca
Titolo: Il giorno di Li Qiang l’arma di Xi per cercare il rilancio economico
Tema: Cina, Li Qiang nuovo premier
Tra tutti i fedelissimi di cui si è circondato Xi Jinping, Li Qiang sarà quello che avrà uno dei compiti più difficili: rilanciare l’economia cinese. A Xi deve tutta la sua carriera e la sua fulminante ascesa nelle stanze che contano del potere rosso. Un uomo più che leale che è pronto a dire sì a ogni richiesta del capo. Ma, se è vero che sarebbe stato lui a convincere il leader ad accelerare l’eliminazione delle restrizioni Covid dopo le proteste di fine novembre e a riaprire finalmente la Cina, è anche un uomo che sa farsi ascoltare dal nuovo “imperatore”. Nella Grande Sala del Popolo ieri mattina non ha fatto l’en-plein come il presidente, ma ci è andato molto vicino. Con 2936 “sì”, 3 contrari e 8 astenuti, i delegati dell’Assemblea Nazionale hanno messo il timbro su un’altra candidatura scontata ai vertici del potere: Li Qiang è il nuovo premier. La sua ascesa era iniziata al Congresso del Partito comunista dell’ottobre scorso quando divenne il numero due nel Comitato pennanente del Politburo, la ristretta cerchia che guida la Cina, ed era già chiaro che sarebbe arrivato a occupare la poltrona su cui siede adesso. Come da tradizione, il premier avrà in mano i dossier economici. C’è da riscattare il pessimo risultato di crescita dello scorso anno (3%) funestato dalla chiusure per il virus, e da portare a casa il target “attorno al 5%” fissato per il 2023. Anzi, il compito principale di Li sarà battere l’obiettivo senza innescare una grave inflazione o accumulare debito. Ci sono le restrizioni Usa nel tecnologico da affrontare. C’è un calo demografico storico con riduzione della forza lavoro da risolvere. C’è da ridare fiducia a un settore privato finito sotto la lente del Partito e ci sono gli investitori da tranquillizzare. La vicinanza di Li a Xi è insieme punto di forza e di debolezza. I dettagli del programma economico verranno rivelati domani.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Di Donfrancesco Gianluca
Titolo: Giappone, è l’ora del riarmo Budget doppio per la difesa – La corsa al riarmo del Giappone: raddoppia il budget per la difesa
Tema: Giappone, è l’ora del riarmo
Un Giappone sempre più armato, capace di contrastare le minacce che arrivano dalla Corea del Nord e dalla Cina: nella dottrina militare del premier Fumio Kishida, Tokyo deve progressivamente liberarsi dal tabù “pacifista” del Secondo dopoguerra e adeguare le proprie capacità di deterrenza a un nuovo contesto, fatto di tensioni globali e regionali crescenti, esacerbate dalla guerra in Ucraina L’Indo-Pacifico vede tutti i principali attori potenziare gli arsenali, a cominciare da Pechino: nel 2023 la spesa militare cinese salirà di oltre il 7%, superando l’aumento atteso del PII (5%). Adottata alla fine dei 2022, la nuova strategia di sicurezza nazionale del Giappone è sostenuta dal raddoppio del budget perla difesa a quasi il 2% del Pil nel 2027. Fa leva sullo sviluppo della «capacità di contrattacco», di colpire, cioè, obiettivi militari navali e terrestri, anche in territorio nemico. Per dotarsi degli armamenti necessari, e per potenziare isistemididifesaanti-aerea, il Governo ha indicato stanziamenti per oltre 36 miliardi di dollari (5mila miliardi di yen) entro l’anno di bilando 2027. Nel complesso, ilbudget per ladifesa per il quinquennio in corso ammonta a 43mila miliardi di yen (circa 315 miliardi dollari), con un aumento di oltre il 55% rispetto ai 27400 miliardi di yen del piano precedente. Secondo il Carnegie Endowment for International Peace, la spesa militare del Giappone diventerebbe così la terza più alta al mondo, dopo Usa e Cina.
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Bufacchi Isabella
Titolo: In Germania inflazione e lentezza nell’utilizzo erodono il fondo speciale
Tema: Germania, inflazione e lentezza
Burocrazia labirintica, la più alta inflazione dalla nascita dell’euro, rapido e ripido rialzo dei tassi d’interesse: sono questi i nemici inafferrabili che stanno mettendo adesso in difficoltà le forze armate della Repubblica federale tedesca, la Bundeswehr. L’esercito tedesco è impegnato da poco più di un anno in un’operazione di modernizzazione e di riarmo senza precedenti avviata il 27 febbraio 2022 con lo storico discorso del cancelliere Olaf Scholz sulla svolta epocale “Zeitenwende”, dopo un trentennio di gestione cronicamente inefficiente e di spesa sottodimensionata in quello che fino allo scoppio della guerra in Ucraina veniva considerato un settore di secondaria importanza. Il Fondo speciale per la difesa Sondervermögen daioo miliardi è stato annunciato il 27 febbraio 2022 stesso, a tre giorni dall’invasione russa, e istituito nel giugno 2022. Alla fine dello scorso febbraio, a un anno da questa grande svolta, solo 600 milioni (lo 0,6%) risultano effettivamente spesi. Gli impegni di spesa già pianificati per questo Fondo speciale ammontano a 30 miliardi ma la lentezza dell’iter burocratico nell’approvvigionamento lasciano aperti ampi margini di incertezza. Intanto, quel che è certo è che l’inflazione e il costo del debito in ascesa stanno erodendo le maxi-dimensioni del Fondo: stando ai calcoli dell’European Council on Foreign Relations (ECFR) contattato da Deutsche Welle, gli interessi sui loo miliardi di indebitamento sono già lievitati da 8 a 13 miliardi mentre l’inflazione (il prezzo di alcuni tipi di equipaggiamento e munizioni sarebbe schizzato all’insù del 500% in un anno)è un costo aggiuntivo che riduce ulteriormente la potenza di fuoco del Sondervermögen da 87 a 70 miliardi.
Testata: Corriere della Sera
Autore: Cremonesi Lorenzo
Titolo: Bakhmut, è battaglia nelle strade «La parte est è in mano ai russi»
Tema: Guerra in Ucraina