
(AGENPARL) – mar 07 marzo 2023 Le primarie hanno eletto Elly Schlein nuovo segretario del PD.
È una novità importante che certamente non elimina la necessità per i lavoratori, le donne, i giovani e le masse popolari italiane di procedere nella costruzione del proprio partito fondato sulle idealità socialiste dell’uguaglianza, della pace, dell’antifascismo, delle libertà e del rispetto della natura.
Gli elettori del PD che hanno votato alle primarie hanno voluto far uscire il PD dal silenzio e dal moderatismo conservatore che ha segnato la sua politica e la sua condotta in questi lunghi anni.
Col nuovo segretario trovano continuità sia la vecchia ispirazione veltroniana e prodiana, sia il collegamento con il partito democratico americano, sia la cultura liberaldemocratica che si è distinta per la subalternità alla globalizzazione liberista di segno finanziario.
Il PD, quindi, chiude il ciclo aperto al lingotto nel 2007, confermando attraverso il partito correntizio, scalabile e leaderistico, consegnato nelle mani dei passanti e dei mass media, la sua collocazione di forza subalterna a un sistema Italia sempre più nelle mani dell’alta finanza e sempre meno in quelle delle forze popolari e lavoratrici.
La nuova leader, l’ottava in 15 anni, culturalmente ispirata alla sinistra americana e presente già da qualche tempo nei più importanti livelli istituzionali italiani, e non meno in quelli europei, dovrebbe oggi, stando perlomeno agli annunci, cambiare natura al PD nel quale è tornata da qualche giorno, fornirgli una identità certa, capovolgere la sua rappresentanza sociale o comunque estenderla fino ai settori non più protetti del nostro paese, per di più con l’azzeramento della funzione degli iscritti.
Nuovismo, radicalismo, presunta indissolubilità tra diritti civili e diritti sociali, capacità di non opporsi all’invio di nuovi nuove armi in Ucraina e dichiararsi al contempo pacifista, dovrebbero garantire la sua forza innovatrice e di sinistra.
Ma oggi, quello che non deve accadere è l’equivoco, sapientemente costruito e perdurante, di una forza ad egemonia liberaldemocratica che continua a volersi definire e di farsi definire di sinistra.
Mentre il travolgente sostegno alle primarie dato alla nuova segretaria del PD dai grandi gruppi dell’informazione di proprietà di De Benedetti, Agnelli e Cairo (potenza mediatica con pochi precedenti), ci dice che queste forze puntano a fare del PD un loro punto di riferimento e di rappresentanza.
Il proposito di collocare il PD su posizioni più radicali a sostegno dei diritti civili e sociali lo giudichiamo positivo, ma siamo anche consapevoli che le conquiste civili si sono affermate nella storia d’Italia sempre grazie all’onda di grandi movimenti di lotta sindacale per i diritti sociali e col sostegno di partiti rappresentanti delle forze del lavoro, progressiste e popolari.
Oggi, manca proprio il partito della sinistra che rappresenti queste grandi forze che, in sua assenza, si sono rifugiate nell’astensionismo e sono frammentate, divise e disorganizzate.
Quello che serve, è rinvigorire l’opposizione al governo delle destre che oggi guidano il nostro paese e ben 15 regioni italiane.
Il dovere di fare l’opposizione alle destre è inseparabile, oggi, dal nostro proposito di costruire il partito della sinistra, come non è separabile dagli obiettivi di riorganizzazione della sinistra e dell’unità delle forze alternative alle destre.
È tempo, quindi, di lanciare una vera e propria sfida democratica e chiarificatrice da condurre a carte scoperte nei riguardi di tutti i soggetti politici e sociali che fanno riferimento al centro sinistra sul merito degli obiettivi concreti da conseguire per tutelare la democrazia, per garantire il cambiamento e per restituire rappresentanza alle forze del lavoro e dei ceti meno protetti presenti nel nostro paese.
Questa sfida politica davanti al paese, finalizzata nell’immediato a ricostruire anche un fronte unico popolare di opposizione alla destra, va costruita su obiettivi precisi ed alternativi.
La sfida democratica, per avere senso e concretezza, non potrà non misurarsi anche su significativi ripensamenti, sulle scelte compiute in questi anni, sulle quali abbiamo tutti il dovere oggi di porre rimedio per costruire un programma riformatore:
dalla qualità dello sviluppo all’occupazione; dall’opzione liberista ai compiti del mercato; dal job-acts alla precarizzazione scambiata per flessibilità; dai salari più bassi in Europa all’età pensionistica più alta; dalla cancellazione di ogni istituto contrattuale di protezione dall’inflazione al ripristino del reddito di cittadinanza; dalla modifica del titolo V° della Costituzione alla legge elettorale senza più preferenze per gli eletti; dal numero chiuso per la facoltà di medicina agli stipendi degli insegnanti ridotti all’indecenza; dall’uso clientelare delle risorse pubbliche che hanno alzato il debito anche per offrire contributi ad aziende delocalizzate al silenzio sui tentativi di reintrodurre le gabbie salariali; dal rifinanziamento dei grandi sistemi pubblici all’introduzione dei modelli assicurativi nella sanità e nel sistema pensionistico; dai diritti delle donne alla lotta ai cambiamenti climatici, dai flussi migratori all’obbligo di salvare e accogliere vite umane; dalla minaccia del presidenzialismo alla iattura dell’autonomia differenziata; e quanto altro ci sarà da precisare e dire.
Su queste questioni che richiedono lotte immediate e scelte riformatrici si svilupperà la nostra azione e mobilitazione di sfida democratica nel paese per coinvolgere differenti ceti sociali e i partiti di opposizione.
Il prezzo che i lavoratori italiani e le giovani generazioni, le donne hanno pagato in questi anni è stato troppo alto per dare facile credito a nuovi annunci. I fatti, la prova dei fatti, diranno al nostro paese chi davvero vorrà guidarlo verso il riscatto, l’uguaglianza, la libertà, il lavoro, l’ambiente e la pace.
Noi faremo la nostra parte.
Simone Bartoli
Area Costituente
“Verso il Partito del Lavoro”
#versoilpartitodellavoro