
(AGENPARL) – mer 01 marzo 2023 1 marzo 2023
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Al culmine dell’ultima era glaciale, l’uomo trovò rifugio nel sud della Spagna
Un gruppo internazionale di studiosi ha individuato e analizzato il genoma di un individuo vissuto 23.000 anni fa, durante il picco dell’espansione dei ghiacci in Europa, in un’area vicino a Granada: è la più antica testimonianza genetica umana mai trovata nella regione e permette di tracciare nuove importanti connessioni tra le antiche popolazioni umane che hanno attraversato il nostro continente
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È la più antica testimonianza genetica della presenza umana nel sud della Spagna: un individuo vissuto 23.000 anni fa in un’area vicino a Granada, in quello che, al culmine dell’ultima era glaciale, era probabilmente il luogo più caldo d’Europa. La scoperta – realizzata da un gruppo internazionale di ricerca e [pubblicata su Nature Ecology & Evolution](https://doi.org/10.1038/s41559-023-01987-0) – ci permette di aggiungere un nuovo importante tassello al grande puzzle della storia genetica umana del nostro continente. Unica autrice italiana dello studio è Sahra Talamo, professoressa al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna e direttrice del BRAVHO 14C Lab (Bologna Radiocarbon laboratory devoted to Human Evolution).
Il contesto della penisola iberica ha ruolo importante nella ricostruzione della storia del popolamento umano. Essendo un vicolo cieco geografico nel sud-ovest dell’Europa, è infatti considerata da un lato come un luogo di rifugio durante l’ultima era glaciale e dall’altro come un possibile punto di partenza per la ricolonizzazione dell’Europa dopo il picco di espansione dei ghiacci. In passato sono stati infatti trovati i profili genomici di cacciatori-raccoglitori della penisola iberica risalenti a un periodo compreso tra 13.000 e 8.000 anni fa: una scoperta da cui sono emerse le prove della sopravvivenza e della continuazione di un lignaggio paleolitico molto più antico, che è stato invece sostituito in altre parti d’Europa.
Per approfondire questi aspetti, gli studiosi hanno quindi analizzato il DNA umano antico di reperti trovati in diversi siti archeologici dell’Andalusia, nella Spagna meridionale. Tra questi è emerso anche il genoma più antico mai rinvenuto nella regione, proveniente dalla Cueva del Malalmuerzo, vicino a Granada. Inoltre, sono stati studiati i genomi dei primi agricoltori provenienti da altri siti noti, come la Cueva de Ardales, vicino a Malaga, risalenti ad un periodo compreso tra 7.000 e 5.000 anni fa.
Si tratta di risultati particolarmente rilevanti anche per lo stato dei reperti analizzati. Dopo la morte di un organismo, il suo DNA si conserva infatti solo per un certo periodo di tempo e in condizioni climatiche favorevoli. Per questo, l’estrazione del DNA da resti antichi provenienti da climi caldi e secchi è una grande sfida per i ricercatori.
“Nonostante le condizioni climatiche non certo ideali, siamo riusciti ad estrarre collagene dai reperti individuati e a realizzare datazioni accurate grazie al radiocarbonio”, spiega la professoressa Sahra Talamo.
NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
L’ascendenza genetica degli individui dell’Europa centrale e meridionale vissuti prima dell’Ultimo Massimo Glaciale (da 24.000 a 18.000 anni prima di oggi) è diversa da quella degli individui che hanno ricolonizzato l’Europa. Ma fino ad oggi mancavano sufficienti dati genomici per ricostruire la situazione in Europa occidentale. L’individuo esaminato, risalente a 23.000 anni fa, i cui resti sono stati trovati nella Cueva del Malalmuerzo, vicino a Granada, ci permette ora di colmare questa lacuna, ricostruendo un possibile percorso migratorio: lo studio descrive infatti un legame genetico diretto tra un individuo di 35.000 anni fa proveniente dal Belgio e il nuovo genoma di Malalmuerzo.
“Grazie all’alta qualità dei nostri dati, siamo stati in grado di individuare le tracce di uno dei primi lignaggi genetici che hanno colonizzato l’Eurasia 45.000 anni fa”, spiega la prima autrice Vanessa Villalba-Mouco dell’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva. “È importante notare che abbiamo trovato somiglianze con un individuo di 35.000 anni fa proveniente dal Belgio, la cui ascendenza può ora essere ulteriormente ricondotta all’individuo di 23.000 anni fa proveniente dall’Iberia meridionale”.
