
[lid] – Quella di Domenico Costanzi, inizialmente anonimo e sconosciuto imprenditore marchigiano, si trasforma nella storia di un uomo illuminato e visionario che riuscirà a vivacizzare la scena culturale e sociale della Roma della seconda metà dell’800.
Costanzi giunge a Roma con la giovane moglie, la novarese Carolina Re, figlio di un modesto imprenditore edile di Macerata, destinato dunque a seguirne le orme.
Arrivando a Roma però Costanzi comprende immediatamente che il nuovo ruolo di capitale e, soprattutto, la fine dell’immobilismo pontificio potevano rappresentare una straordinaria opportunità.
Soprattutto intuisce le potenzialità dei collegamenti ferroviari con le città di Firenze e di Napoli.
Il sogno di Costanzi riesce a diventare realtà. Ideando e realizzando due ambiziosi progetti di cui ancora oggi possiamo ammirarne la presenza e soprattutto immaginarne la modernità per l’epoca: l’Hotel Quirinale in via Nazionale e il Teatro dell’Opera in via Viminale.
Anzitutto trovò le risorse economiche per acquistare un terreno da monsignor Federico De Merode, un alto prelato di origine belga che alternava la sua funzione con quella di speculatore immobiliare (il secolo successivo annovererà numerose figure di porporati con manie speculative).
Il terreno è quello oggi compreso tra via Firenze, via Nazionale, via Torino e via Viminale.
Costanzi affida il progetto dell’albergo, che avrebbe dovuto essere imponente e moderno, all’architetto senese Giuseppe Partini.
Poco dopo nella parte restante del lotto di terreno decise di avviare la costruzione di un grande teatro.
Per progettare il moderno teatro si rivolge invece all’architetto milanese Achille Sfondrini, che nel tempo si era specializzato in teatri.
La cerimonia di inaugurazione del teatro fu sontuosa e si svolse alla presenza del Re Umberto I e della moglie la Regina Margherita di Savoia con la messa in scena dell’opera Semiramide di Gioacchino Rossini.
Proprio il maestro, che si era ritirato a vivere a Parigi, quando veniva a Roma utilizzava l’Hotel Quirinale come residenza.
Ancora oggi a distanza di tanti anni, con i suoi oltre 2 mila posti, è il teatro dell’opera più capiente d’Italia.
La parabola del Costanzi si concluse nello stesso secolo. Il declino e poi la bancarotta e la conseguente perdita dei suoi beni.
L’albergo venne acquisito dalla compagnia alberghiera svizzera Bucher & Durrer del magnate Franz Josef Bucher e il teatro divenne di proprietà pubblica.
Lo rende noto Ivan Drogo Inglese, Presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano