(AGENPARL) – ven 17 febbraio 2023 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali
Noi siamo dalla parte dei popoli senza potere e senza voce. Siamo dalla parte di chi vuole vivere pacificamente reclamando il proprio diritto alla felicità.
La guerra che sta funestando l’Europa, così come la guerra condotta dalla Turchia contro i curdi, così come tutte le altre guerre che si stanno combattendo oggi nel mondo, come quelle che si sono combattute negli ultimi venti anni, contro l’Iraq, contro l’Afganistan, contro la Libia e prima ancora, sono tutte guerre contro i popoli.
Sono tutte guerre contrarie al diritto internazionale, tutte guerre non avallate dall’ONU, tutte guerre fatte per difendere poteri imperiali in declino o affermare poteri imperiali nascenti.
Sono tutte guerre che hanno come unico vero motore l’arricchimento di una frazione minima della popolazione mondiale, e come unica conseguenza la morte di molti, l’impoverimento di tutti e la distruzione dello stesso mondo in cui viviamo.
Non esiste alcuna giustificazione a una guerra che poteva essere facilmente risolta a livello diplomatico se solo si fosse garantita la difesa della sicurezza di tutti, “buoni e cattivi”, e se solo si fossero garantiti i diritti di ciascuno in un quadro di coesistenza e di autonomia: nessuna arma letale capace di offendere dovrebbe essere collocata ai confini di nessuna nazione: come a Cuba allora, in Ucraina oggi; nessun confine dovrebbe essere violato; a nessun gruppo etnico dovrebbe essere negata la possibilità di una gestione autonoma della propria comunità.
Richiamare il diritto internazionale da parte di chi lo viola e lo ha violato sistematicamente, fare appello alla difesa della democrazia da parte di chi è alleato con le peggiori dittature, fare appello all’umanitarismo da parte di chi ha sulla coscienza l’uccisione di centinaia di migliaia di civili innocenti nelle guerre fatte per esportare la democrazia, è un comportamento di intollerabile ipocrisia che siamo costretti a subire quotidianamente da parte di un pensiero dominante da cui è colpevole dissentire.
Oggi l’Italia è in guerra. Oggi l’Italia, insieme all’Europa a traino polacco, conduce con la NATO una guerra contro sé stessa, contro i propri valori e contro la propria Costituzione.
Le prime vittime di questa guerra sono il popolo dell’Ucraina, un Paese guidato da oligarchi corrotti andati al potere dopo un colpo di stato, e il popolo della Russia, un Paese guidato da un dittatore, circondato da oligarchi corrotti.
Le motivazioni politiche di una guerra che si stava preparando da vent’anni ed era scoppiata da otto, in una forma cosiddetta a bassa intensità, sono complesse e non sono quelle che vengono raccontate all’opinione pubblica. Sarà la storia a fare giustizia quando potrà essere raccontata con un minimo di obiettività.
Le motivazioni reali hanno a che fare esclusivamente con il potere e gli interessi economici di chi controlla i principali settori dell’economia mondiale.
Le motivazioni ideologiche sono quelle legate all’orrendo concetto di nazione declinato come difesa di confini e difesa della terra, il sangue versato a difesa della propria terra, e non come riconoscimento delle proprie specificità culturali. E infatti la pace non può essere fatta perché potrebbe comportare la perdita della piena sovranità su qualche brandello di terra.
Le forze politiche democratiche in Italia debbono chiamarsi fuori dal coro degli adoratori della guerra.
Debbono denunciare la politica aggressiva di un sistema di alleanze che ci ha trascinato in una guerra mondiale e che ci sta trascinando verso una guerra nucleare di cui le prime vittime saranno i paesi europei che, come l’Italia, ospitano siti nucleari americani.
Il nostro governo, legittimato dall’appiattimento sulle posizioni atlantiste, per cultura politica radicata nel nazionalismo più reazionario, non ha alcuna possibilità neppure di comprendere il senso della tragedia della storia che stiamo vivendo.
Sta a noi, a chi si richiama al socialismo internazionalista e pacifista, chiedere senza timori e ambiguità che, in mancanza di una vera trattativa diplomatica di cui siano chiari obiettivi e tempi, nessun aiuto militare verrà più dato dall’Italia a sostegno della guerra NATO e che la spesa equivalente al valore delle armi che si vogliono inviare venga utilizzata per il sostegno umanitario al popolo ucraino e agli altri popoli, come quello curdo, che sono vittime di aggressioni imperialiste.
Il popolo democratico, il popolo che lavora, il popolo che subisce le conseguenze materiali e morali dell’ennesima “inutile strage” deve potere dire no alla guerra e deve pretendere una posizione netta e inequivocabile da parte di chi intende rappresentarlo politicamente.
Interrompere questa guerra e le altre che stanno distruggendo il mondo, bloccare ogni aumento di spesa militare, rimuovere dal nostro Paese i siti nucleari, costituiscono obiettivi non contrattabili di una piattaforma alternativa ai programmi di chi ci governa e agli sbandamenti politici e culturali di chi dovrebbe fare l’opposizione.
Area Costituente Nazionale “Verso il Partito del Lavoro”
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