(AGENPARL) – gio 16 febbraio 2023 Ufficio stampa Gruppo Partito Democratico
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Giustizia: Pd, interpellanza a Nordio su ascolti e criteri e motivazione della socialità assegnata a Cospito
“Quando effettivamente siano cominciati gli ascolti dei detenuti ristretti al 41-bis; quali siano state le motivazioni che hanno indotto l’amministrazione penitenziaria a cambiare la socialità del detenuto, da chi fosse formato il gruppo di socialità precedente e, eventualmente, sulla base di quali criteri sia stata compiuta la scelta dei componenti del nuovo gruppo; quali siano state, inoltre, le ragioni che abbiano spinto la Sua amministrazione a creare le condizioni per una disomogeneità tra categorie di detenuti, anche incorrendo nel rischio che la comune permanenza possa condurre a commistioni tra associazioni criminali di natura diversa”.
Queste le richieste contenute nella seguente interpellanza rivolta dal Gruppo Pd della Camera al ministro Nordio in merito agli ascolti delle conversazioni fra Cospito e altri detenuti al 41 bis nel carcere di Sassari e alle scelte rispetto all’assegnazione del gruppo di socialità del detenuto Cospito. L’atto parlamentare è firmato dalla capogruppo Debora Serracchiani, dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, dal vice segretario e vicecapogruppo alla Camera Peppe Provenzano, dal del deputato Silvio Lai e dal capogruppo in commissione Giustizia Federico Gianassi. Analoga interrogazione la presentiamo al Senato, a firma della capogruppo Simona Malpezzi, dei membri della commissione Giustizia Walter Verini, Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli e dalla vice presidente del Senato Anna Rossomando.
INTERPELLANZA
I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della Giustizia; per sapere; premesso che:
i cosiddetti circuitipenitenziari dovrebbero averela finalità di preservare l’ordine e il funzionamento degli istituti penitenziari, e sono prevalentemente regolati in via amministrativa da una serie di circolari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), che disciplinano l’esercizio del potere discrezionale inerente alla gestione dei detenuti e degli internati, secondo i criteri individuati dagli artt. 13 e 14 della legge n. 345 del 1975 che, nel tendere all’individualizzazione del trattamento, prevedono che la popolazione carceraria sia raggruppata per categorie omogenee, ciò sia perché le possibilità di successo di un programma risocializzante sono collegate all’omogeneità e all’affinità del gruppo di trattamento, sia perché, sempre nella medesima prospettiva, occorre evitare “influenze nocive reciproche”;
la circolare del DAP n. 3359/5808 del 21 aprile 1993 originariamente ne prevedeva tre, alta sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, ma la circolare del DAP n. 3619/6069 del 21 aprile 2009 ha ulteriormente suddiviso la cosiddetta “alta sicurezza” in tre circuiti: Alta Sicurezza 1 (A.S. 1) in cui sono collocati i “detenuti ed internati appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso”, Alta Sicurezza 2 (A.S. 2), per “soggetti imputati o condannati per delitti commessi con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza”, e Alta Sicurezza 3 (A.S.3), in cui si trovano i detenuti che hanno rivestito un ruolo di vertice nelle organizzazioni criminali;
la creazione di appositi circuiti penitenziari è prevista anche dall’art. 32 d.P.R. n. 230 del 20009, e nasce, soprattutto, in seguito ai gravissimi delitti compiuti dalla criminalità organizzata nei primi anni novanta, anche in risposta alle osservazioni critiche che avevano riguardato il regime di detenzione indifferenziata, nonché dall’esigenza di evitare le influenze negative tra i detenuti, per prevenire il pericolo che gli appartenenti al crimine organizzato potessero svolgere attività di proselitismo nei confronti dei delinquenti comuni, oppure si potessero avvalere dello stato di soggezione di questi ultimi nei loro confronti, e per evitare, dunque, la commistione tra soggetti appartenenti a diverse consorterie organizzate di tipo mafioso o terroristico;
il detenuto Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di massima sicurezza “Giovanni Bacchiddu” di Sassari, a Bancali, il 4 maggio 2022 è stato trasferito in regime di cui all’art. 41- bis, prima di allora era detenuto in regime di alta sicurezza A.S. 2;
dalle risposte di diniego alle istanze di accesso agli atti inoltrate alla Sua amministrazione dai deputati Lai, Bonelli e Grimaldi, si apprende che il detenuto Cospito, in sciopero della fame dal 20 ottobre 2022, il giorno 24 dicembre 2022, in costanza di applicazione del regime di 41 – bis, viene inserito in “un nuovo gruppo di socialità e passeggi composto da: Rampulla Pietro, Di Maio Francesco, Cammarata Pietro”, pericolosi boss della mafia, ‘ndrangheta e camorra;
emerge, sempre dalle citate risposte del Suo ministero, che non risultano attività di ascolto di interlocuzioni, definite come frutto di “mera attività di vigilanza amministrativa”, tra Cospito altri detenuti fino al 23 dicembre 2022, data a cui risale la trascrizione del primo colloquio, poi ripetutasi il’11 gennaio 2023;
nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla Camera il 10 febbraio, l’ex senatore Luigi Manconi, dichiarava che “fino al 23 dicembre 2022 il gruppo di socialità di Cospito al 41-bis era composto da detenuti ritenuti inoffensivi. Con il gennaio del 2023 il gruppo di socialità cambia e in luogo di quei detenuti arrivano tre boss di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Sono quelli di cui vengono registrate le conversazioni con Alfredo Cospito” “Su quei brandelli di conversazione nasce e cresce la narrazione sul rapporto di Cospito e degli anarchici con la criminalità organizzata. Improvvisamente si registrano le conversazioni”.
Se non ritenga urgente adottare misure che rientrino nelle sue proprie prerogative al fine di fare luce sulle suddette dichiarazioni; quando effettivamente siano cominciati gli ascolti dei detenuti ristretti al 41-bis di cui in premessa, nonché quali siano state le motivazioni che hanno indotto l’amministrazione penitenziaria a cambiare la socialità del detenuto, da chi fosse formato il gruppo di socialità precedente e, eventualmente, sulla base di quali criteri sia stata compiuta la scelta dei componenti del nuovo gruppo; quali siano state, inoltre, le ragioni che abbiano spinto la Sua amministrazione a creare le condizioni per una disomogeneità tra categorie di detenuti, anche incorrendo nel rischio che la comune permanenza possa condurre a commistioni tra associazioni criminali di natura diversa.
SERRACCHIANI, ORLANDO, LAI, PROVENZANO, GIANASSI
Testo Allegato:
ORTI VERTICALI PER PRODURRE A BASSO CONSUMO DI ACQUA E ENERGIA. LA TECNOLOGIA AEROPONICA SBARCA IN ITALIA, MANTIENE INALTERATI TUTTI I NUTRIENTI A introdurla, unici in Italia, due ragazzi di Sotto il Monte, il paese di Papa Giovanni XXIII. La loro serra accoglie 3700 piante per una produzione che serve per il ristorante dell’agriturismo di famiglia e per omaggiare i cittadini della bassa bergamasca. Frutta e verdura di stagione dall’alto valore nutritivo e a costi più che contenuti, risparmiando fino al 90% di acqua. Contatti con il Vaticano per affrontare la piaga della fame nel mondo… Volevano aprire una gelateria in Portogallo, si ritrovano invece a gestire l’agriturismo Casa Clelia, nel Paese che fu di Papa Giovanni XXIII. La storia di Eleonora e Alexander è tutto fuorché banale perché ha mille trame e tanta, tanta, intraprendenza: “Quando siamo arrivati qui -spiega Eleonora Masseretti- abbiamo voluto subito puntare sull’innovazione. Ed è così che è nata l’idea degli orti verticali. Abbiamo deciso di importare in Italia una tecnologia già sperimentata negli Stati Uniti e oggi siamo gli unici che la adottano nel nostro Paese. Nelle nostre serre abbiamo installato torri aeroponiche per la coltivazione di frutta e verdura: zucchine, mele, cavolfiori, fagiolini, ortaggi a foglia verde e aromatica. Di tutto e di più. Prodotti che poi utilizziamo per il nostro ristorante. Ma non solo”. Una tecnologia dunque all’avanguardia che permette di coltivare in maniera più pulita, semplice ed efficiente: “Le torri aeroponiche -afferma Alexander Hornung- richiedono infatti fino al 90 per cento in meno di acqua e richiedono dal 65 al 90 per cento in meno di spazio, rispetto alla densità necessaria per l’agricoltura biologica convenzionale su suolo. Le torri hanno dei fori dove poter piantare e l’acqua viene portata in alto da una pompa, il cui produttore è italiano doc, per poi scendere a cascata. I nutrienti sono a soluzione salina e, secondo uno studio condotto dall’Università del Tennessee, fanno sì che gli ortaggi con essi prodotti hanno una concentrazione di elementi essenziali, misurabile in un range che va dal 30 al 50 per cento, rispetto a quanto si coltiva a terra. Il prodotto insomma è di altissima qualità. Senza dimenticare, inoltre, che rispettiamo come un mantra, la stagionalità”. Meno acqua, ma anche meno consumo di energia elettrica: “Il conflitto in Ucraina ha aperto un fronte spaventoso -dice Eleonora, occhi vispi e sorriso smagliante. Ci ha fatto capire quanto siamo fragili. Ed è proprio in questa fase così complessa che ho toccato con mano l’importanza di coltivare con questo metodo innovativo. Mi tranquillizzava l’idea che, pur aumentando i costi dell’energia, la mia spesa rimaneva comunque contenuta e mi permetteva di avere sempre cibo a tavola. Guerra o non guerra, siccità o non siccità, i pasti erano garantiti. Un bel sollievo che mi ha aperto un mondo. Ho capito che una soluzione di questo tipo può contribuire ad affrontare e risolvere in maniera importante la piaga legata alla fame nel mondo. Non a caso abbiamo avuto già dei contatti con il Vaticano che, con Papa Francesco, si occupa da sempre di un tema così delicato”. Ora, il dubbio che può venire al consumatore è che un prodotto realizzato in maniera artificiale sia meno nutriente rispetto a quello che nasce sulla terra. “Non è assolutamente così, anzi è vero esattamente il contrario -rassicura Alexander. Sono la frutta e la verdura realizzate con colture intensive che spesso non contengono tutti elementi nutritivi perché il terreno può esserne carente. Cosa che non avviene grazie alla coltivazione nelle torri aeroponiche”. I “loro” ortaggi, quindi, dal punto di vista nutrizionale contengono vitamine e sali minerali in qualità superiore rispetto a quelli che si possono trovare in supermercato. “Provo a fare un esempio per sottolineare un altro elemento estremamente importante”, ribadisce Eleonora. “Un pomodoro, per essere distribuito nei supermercati, deve essere raccolto acerbo e fatto maturare sugli scaffali. Questo significa che non ha ancora assunto tutti i nutrimenti che solo con la maturazione in pianta vengono prodotti ed in più con il passare sei giorni inizia a perdere altri dei suoi nutrienti essenziali. Di conseguenza, quando arriva nelle nostre tavole, ha perso molto del suo valore organolettico. Invece, quando si ha un orto in casa, viene mangiata quando ha concluso il suo ciclo naturale e ha conservato tutte le sue proprietà”.Dal Papa Buono al Papa che arriva da una terra lontana. Un destino inciso sulla pietra quello di Eleonora ed Alexander che, da Sotto il Monte, provincia di Bergamo, hanno avviato un’attività dalle prospettive interessanti: “Le fornisco dei numeri -afferma Alexander, accento inglese e sguardo di chi la sa lunga. Una torre aeroponica classica può accogliere fino a 52 piante mentre la torre mini-green fino a 208. Una semplice moltiplicazione può indicarci l’enorme potenzialità di ogni singola unità. Nella nostra serra di piante ne abbiamo 3700. Una produzione variegata, tre volte più veloce di quella tradizionale, che permette di rifornire il ristorante di Casa Clelia, il nostro agriturismo. Le tower, peraltro, sono gli unici sistemi aeroponici che possono essere utilizzati in spazi sia interni sia esterni: “Il che -dicono in coro Eleonora e Alexander- ci spingono a promuoverle. Siamo gli unici in Italia che hanno la possibilità di farlo. Anzi, pensiamo che farlo sia un dovere. Sa perché? Perché si produce a basso consumo d’acqua e di energia, si aiuta l’ambiente, si dà vita a coltivazioni nutrienti e di qualità, si combatte la fame nel mondo. É una tecnologia alla portata di tutti. Di singoli e di famiglie. Di aziende e di uffici. Con un minimo di dieci torri, si ha una produzione autosufficiente che permette di vivere tranquilli e di mangiare quello che si vuole. Non a caso abbiamo chiamato la nostra società Easy Peasy. Vai tranquillo, appunto”.