
(AGENPARL) – ven 10 febbraio 2023 Ufficio Stampa Istat
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Testo Allegato:
-1030014799300Lo scenario internazionale a inizio 2023 è caratterizzato da una generalizzata moderazione delle pressioni inflazionistiche, dovuta al calo dei prezzi dei prodotti energetici, che alimenta le attese di un più graduale aumento dei tassi di interesse nei principali paesi. Il Pil italiano, in base alla stima preliminare, ha segnato negli ultimi tre mesi dello scorso anno la prima variazione congiunturale negativa dopo sette trimestri consecutivi di crescita. Il Pil corretto per gli effetti di calendario, nel 2022, è aumentato del 3,9%, mostrando una dinamica superiore a quella della media dell’area euro.L’indice destagionalizzato della produzione industriale, al netto delle costruzioni, nonostante il forte recupero congiunturale di dicembre (+1,6%), nel quarto trimestre è diminuito dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. A dicembre, il mercato del lavoro ha proseguito la tendenza al miglioramento. Il tasso di occupazione è salito al 60,5% coinvolgendo quasi tutte le classi di età, gli uomini e le donne. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,8%. A gennaio, in base alle stime preliminari, l’inflazione al consumo è rallentata. Il differenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) tra l’Italia e l’area euro, pur rimanendo positivo, è diminuito rispetto a dicembre. Le indagini sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, a gennaio, hanno fornito indicazioni differenti. La fiducia dei consumatori ha mostrato un peggioramento diffuso tra le sue componenti mentre quella delle imprese è aumentata per il terzo mese consecutivo.-4397911962300COMMERCIO MONDIALE DI MERCI IN VOLUME E PMIGLOBALE NUOVI ORDINI ALL’EXPORT (indici 2010=100, >50 = espansione)2. ECONOMIC SENTIMENT INDICATOR (ESI) (valori destagionalizzati, indici 2010=100)Fonte: CPB e IHS Fonte: Commissione europea, DG ECFINIL QUADRO INTERNAZIONALELo scenario internazionale a inizio 2023 è caratterizzato da una generalizzata moderazione delle pressioni inflazionistiche, dovuta al calo dei prezzi dei prodotti energetici, che alimenta le attese di un più graduale aumento dei tassi di interesse nei principali paesi. La quotazione del Brent a inizio anno, seppure in risalita (83,1 dollari al barile da 80,9 a dicembre), è rimasta decisamente inferiore alla media dello scorso anno (99,8 dollari al barile) e i listini del gas naturale europeo hanno registrato una forte flessione 20,2 $/mmbtu (36 $/mmbtu a dicembre e 40,3 la media 2022).left3034144TABELLA 1 PRINCIPALI INDICATORI CONGIUNTURALI – ITALIA E AREA EURO(variazioni congiunturali)ItaliaArea euroPeriodoPil-0,10,1T4 2022Produzione industriale1,61,0 (nov)Dic. 2022Produzione nelle costruzioni0,5-0,8Nov. 2022Vendite al dettaglio (volume)-0,7-2,7Dic. 2022Prezzi alla produzione – mercato int3,81,1Dic. 2022Prezzi al consumo (IPCA)*10,98,5Gen. 2023Tasso di disoccupazione7,86,6Dic. 2022Clima di fiducia dei consumatori**-1,61,4Gen. 2023Economic Sentiment Indicator**1,72,8Gen. 2023 Fonte: Eurostat, Commissione europea, Istat* Variazioni tendenziali** Differenze con il mese precedente00TABELLA 1 PRINCIPALI INDICATORI CONGIUNTURALI – ITALIA E AREA EURO(variazioni congiunturali)ItaliaArea euroPeriodoPil-0,10,1T4 2022Produzione industriale1,61,0 (nov)Dic. 2022Produzione nelle costruzioni0,5-0,8Nov. 2022Vendite al dettaglio (volume)-0,7-2,7Dic. 2022Prezzi alla produzione – mercato int3,81,1Dic. 2022Prezzi al consumo (IPCA)*10,98,5Gen. 2023Tasso di disoccupazione7,86,6Dic. 2022Clima di fiducia dei consumatori**-1,61,4Gen. 2023Economic Sentiment Indicator**1,72,8Gen. 2023 Fonte: Eurostat, Commissione europea, Istat* Variazioni tendenziali** Differenze con il mese precedente Lo sviluppo dell’economia mondiale, come risulta dalle più recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale, è in rallentamento e resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso legati all’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina e a un possibile riacutizzarsi dei contagi da Covid-19. A novembre, il commercio internazionale di beni in volume è diminuito dell’2,5% rispetto al mese precedente (-1,4% a ottobre) e le prospettive continuano a peggiorare. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di gennaio si è collocato, per l’undicesimo mese consecutivo, al di sotto della soglia di espansione, suggerendo che la domanda mondiale potrebbe continuare a scendere nei prossimi mesi (Figura 1). Il Pil cinese nel quarto trimestre ha segnato una variazione nulla in termini congiunturali (+3,9% nel terzo trimestre), portando il dato annuo al 3,0%, il risultato peggiore degli ultimi 40 anni (con l’esclusione del 2020). La crescita moderata è stata dovuta principalmente alle misure di distanziamento sociale molto rigorose messe in atto nel paese per contenere la difusione del Covid-19. Le attese per l’economia cinese restano moderatamente positive, come segnalato dai PMI Caixin dei servizi e della manifattura che a gennaio sono tornati rispettivamente sopra e nei dintorni della soglia di espansione.Negli Stati Uniti, il Pil nel quarto trimestre ha registrato una variazione positiva (+0,7%) in termini congiunturali, in marginale decelerazione rispetto al trimestre precedente (+0,8%, +2,0% il dato medio per il 2022). Il risultato è stato la sintesi di una stabilizzazione di consumi e investimenti e di un rallentamento delle esportazioni nette. Nonostante i dati positivi sull’inflazione, che sembra avere segnato definitivamente un’inversione di tendenza, la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a gennaio è diminuita (107,1 da 109 di dicembre), con un peggioramento delle aspettative per il breve termine. Nell’ultima parte dell’anno, il Pil nell’area euro ha decelerato allo 0,1% in termini congiunturali (+0,3% nel terzo trimestre, +3,5% il dato per il 2022). A livello nazionale, il prodotto interno è cresciuto dello 0,2% in Spagna, dello 0,1% in Francia ed è diminuito dello 0,2% in Germania. I dati preliminari diffusi dagli istituti di statistica nazionali suggeriscono una generale debolezza di consumi e investimenti e un apporto ancora positivo delle esportazioni nette, che potrebbe però essere legato principalmente a un calo delle importazioni. A inizio anno, l’inflazione nell’area euro ha rallentato all’8,5% (+9,2% a dicembre). È accelerato marginalmente invece l’indice al netto di energia e alimentari freschi, al 7% dal 6,9% precedente. La stima preliminare non include il dato tedesco (+8,7% dato nazionale, +9,2% IPCA), la cui pubblicazione è stata posticipata, che potrebbe modificare il dato complessivo per l’area. Alla fine del 2022, il mercato del lavoro euro si è stabilizzato: il tasso di disoccupazione a dicembre è rimasto al 6,6% per il terzo mese consecutivo.Continua a migliorare la fiducia per l’area nel complesso. L’Economic Sentiment Indicator è salito di 2,8 punti, riportandosi sulla media di lungo periodo e a un massimo da giugno (Figura 2). Il miglioramento è stato diffuso a industria, servizi e commercio al dettaglio mentre è tornata a peggiorare la fiducia nel settore delle costruzioni particolarmente reattivo al rialzo dei tassi di interesse. Nel dettaglio nazionale, l’indice è cresciuto in Germania (+2,5 punti), Spagna (2,7) e Italia (+1,7) e in Francia (+4,4).LA CONGIUNTURA ITALIANAImpreseIl Pil italiano, in base alla stima preliminare, ha segnato negli ultimi tre mesi dell’anno la prima variazione congiunturale negativa dopo sette trimestri consecutivi di crescita (-0,1%) a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria e di un aumento nel comparto dei servizi. Dal lato della domanda, il lieve calo è stato determinato dal contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) a fronte di un apporto positivo di quella estera netta. Nel 2022, il Pil corretto per gli effetti di calendario ha registrato un aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente, più elevato di quello della media dell’area euro (+3,5%). Rispetto agli altri principali paesi dell’area tale risultato è stato inferiore a quello della Spagna (+5,5%) e superiore a quello di Francia (+2,6%) e Germania (+1,9%, Figura 3). Dal lato dell’offerta, l’indice destagionalizzato della produzione industriale, al netto delle costruzioni, nonostante il forte recupero di dicembre (+1,6% la variazione congiunturale dopo tre cali consecutivi) nel quarto trimestre ha registrato una variazione negativa (-0,9% rispetto ai tre mesi precedenti). Nel periodo ottobre-dicembre, tra i raggruppamenti principali di industrie, solo i beni strumentali sono cresciuti (+2,5%) mentre il settore dell’energia ha registrato un calo (-6,0%). Le variazioni negative dei beni di consumo e intermedi sono state più contenute (rispettivamente -1,9% e -0,9%). A novembre, il settore delle costruzioni ha mostrato un incremento congiunturale (+0,5% rispetto al mese precedente) che ha compensato solo in parte il calo di ottobre (-1,0%). Su base trimestrale, l’indice ha segnato un aumento più robusto (+1,4% tra settembre e novembre rispetto al trimestre precedente) e nella media dei primi undici mesi del 2022 l’indicatore corretto per gli effetti di calendario è cresciuto del 12,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. DINAMICA DEL PIL NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI (var. % congiunturali)4. COMMERCIO DI BENI DELL’ITALIA (valori in milioni di euro, dati destagionalizzati)Fonte: Istat e EurostatFonte: IstatCon riferimento agli scambi con l’estero, a novembre le esportazioni in valore hanno mostrato un deciso aumento mentre le importazioni hanno continuato a diminuire per il terzo mese consecutivo (Figura 4). Complessivamente, tra settembre e novembre gli acquisti dall’estero sono diminuiti del 2,6% rispetto ai tre mesi precedenti, evidenziando un calo di beni energetici e intermedi, mentre le vendite all’estero sono risultate in aumento dell’1,3%, con un incremento dell’export di beni strumentali e di quelli di consumo non durevoli. Questi andamenti si sono riflessi in un miglioramento del saldo commerciale in particolare con i paesi extra Ue con cui l’Italia nei primi undici mesi dell’anno ha registrato un disavanzo di 29,6 miliardi di euro (il saldo nello stesso periodo del 2021 era pari a + 35,7 miliardi). I dati relativi al commercio extra Ue segnalano, a dicembre, un nuovo calo delle importazioni, in linea con quanto osservato nei mesi precedenti, a cui si è accompagnato una lieve flessione delle esportazioni che, tuttavia, nell’ultimo trimestre del 2022 hanno mostrato complessivamente una dinamica positiva. A gennaio, il clima di fiducia delle imprese è aumentato per il terzo mese consecutivo, raggiungendo un livello superiore alla media del 2022. L’indice è migliorato in tutti i comparti a eccezione del commercio al dettaglio. In particolare, i servizi di mercato e le costruzioni hanno registrato gli incrementi più marcati; nella manifattura l’incremento è stato più contenuto con tutte le variabili riguardo ai giudizi in miglioramento. Famiglie e mercato del lavoro A dicembre, il mercato del lavoro italiano ha proseguito la tendenza al miglioramento. Il tasso di occupazione è salito al 60,5 (+0,1 punti percentuali) mentre quello di inattività si è ridotto al 34,3% (-0,1 punti percentuali), coinvolgendo tutte le classi di età, gli uomini e le donne. Il tasso di disoccupazione si è stabilizzato al 7,8%. Il recupero quantitativo dell’occupazione si è inoltre associato ad alcuni rilevanti aspetti qualitativi. La crescita congiunturale dell’occupazione (+0,2%, pari a +37mila unità) è stata il risultato dell’aumento dei dipendenti permanenti (+0,2%) e degli autonomi (+0,7%) in contrapposizione al calo dei dipendenti a termine (-1,1%). Il miglioramento ha riguardato entrambi i generi (+0,1% per gli uomini e +0.2% per le donne) e tutte le classi di età a eccezione della fascia 25-34 anni che ha registrato un calo (-0,4%). A dicembre, si stima una diminuzione congiunturale delle vendite al dettaglio (-0,2% in valore e -0,7% in volume). Nel complesso dell’anno, i volumi delle vendite sono diminuiti (-0,8%) a causa del calo dei beni alimentari (-4,2%) non compensato dall’aumento dei prodotti non alimentari (+1,9%).Per i prossimi mesi, le attese per l’occupazione da parte delle imprese segnalano un miglioramento nelle costruzioni e nei servizi, mentre nella manifattura si rileva un marginale peggioramento (Figura 5).Sebbene il clima di fiducia dei consumatori abbia mostrato a gennaio un peggioramento che ha interessato le opinioni sulla situazione personale e la maggior parte delle sue componenti, le attese sulla disoccupazione (e sulle opportunità di risparmio future) sono invece rimaste favorevoli. ATTESE SULL’OCCUPAZIONE PER SETTORI E NUMERO DI OCCUPATI (saldi destagionalizzati; occupati in migliaia di unità)6. DIFFERENZIALE D’INFLAZIONE ITALIA-AREA EURO PER IPCA E IPCA CORE* (indice dei prezzi al consumo armonizzati, var. tendenziali)Fonte: IstatFonte: Eurostat*Calcolata al netto dell’energia, degli alimentari e tabacchi.PrezziIn base alla stima preliminare, a gennaio, la variazione tendenziale dell’indice per l’intera collettività (NIC) è risultata pari a 10,1% (da 11,6% di dicembre). Il rallentamento è stato dovuto in particolare ai prezzi dei beni energetici regolamentati che hanno registrato la prima variazione negativa (-10,9% da +70,2% di dicembre) da marzo 2021. Il dato sconta la decisa flessione del prezzo del gas che è stata immediatamente recepita dall’autorità energetica rimodulando le tariffe per la fascia di maggior tutela. In misura più lieve è rallentata anche la componente dei prezzi dei beni non regolamentati (+59,6% da +63,3%), che include le decisioni di policy sulle accise dei carburanti. La dinamica inflattiva dei beni alimentari non lavorati ha contribuito alla moderazione dell’inflazione (+8,0% da +9,5%). Nell’insieme, la componente dei prezzi relativi ai beni di consumo ha mostrato una decelerazione, a eccezione dei listini dei beni non durevoli in marcato aumento (+6,8% da +6,1%). La dinamica dei prezzi dei servizi ha accelerato debolmente (+4,2% da +4,1%) sostenuta dalla componente dei servizi relativi all’abitazione che ha mostrato una crescita (3,2% da 2,1%).A gennaio, il differenziale per l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) tra l’Italia e l’area euro, pur rimanendo positivo, è diminuito rispetto a dicembre (2,4 punti percentuali da 3,1). La componente “core” dell’indice – definita al netto dei prezzi dell’energia, degli alimentari e tabacchi – ha mostrato all’inizio di quest’anno una variazione su base annua in accelerazione rispetto a dicembre e pari a 5,4% (+5,2% il dato per la media dell’area euro). Per la prima volta da febbraio 2021 si è registrato, dunque, un differenziale positivo (0,2 p.p.) anche per le componenti dell’indice meno volatili a svantaggio della competitività italiana (Figura 6).L’indice mensile delle retribuzioni contrattuali per il 2022 ha mostrato una dinamica moderata (+1,1%) e ha mantenuto un ampio divario negativo rispetto all’IPCA (7,6 punti percentuali).A novembre, si è avuto un rallentamento su base tendenziale dei prezzi all’import, pari a 13,6% (da 15,9% a ottobre) dovuto in particolare ai listini degli energetici e dei beni di consumo importati. Nella fase della produzione, è proseguita a dicembre la crescita dei prezzi sul mercato interno (39,2% da 35,7% la variazione tendenziale), spinti in prevalenza dalla componente energia. Il raggruppamento dei beni di produzione destinati al consumo ha riportato al contrario una moderazione (12,0% da 12,2%). La stretta monetaria della BCE e il conseguente aumento dei tassi di interesse, unita al rallentamento dei prezzi dei materiali, hanno frenato nel terzo trimestre 2022 la crescita congiunturale dei prezzi delle abitazioni. In particolare, quelli delle nuove abitazioni hanno subito un deciso rallentamento (2,8% nel terzo trimestre da 12,1% in quello precedente).All’inizio dell’anno, le aspettative degli operatori economici hanno in larga misura confermato l’orientamento emerso a fine 2022, indicando ancora una flessione dell’inflazione. Le imprese che producono beni destinati al consumo confermano una dinamica più contenuta per i propri listini di vendita. Tra i consumatori si sono consolidate attese di una inflazione in calo anche nei prossimi dodici mesi, con un leggero aumento della quota di quanti si aspettano prezzi stabili.Roberta De Santisrdesantis@istat.it