
(AGENPARL) – lun 30 gennaio 2023 Monsignor Ettore Balestrero, Nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, prima dell’imminente Viaggio apostolico di Papa Francesco nel Paese africano, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha descritto il contesto sociale che il Pontefice si troverà di fronte. «Francesco sta per arrivare in Congo perché è un Paese molto importante per la Chiesa cattolica. È il primo Paese africano e il settimo al mondo con il maggior numero di cattolici. Qui sono di grande attualità i temi della missione, dell’evangelizzazione, della vita pastorale, della vicinanza alla gente. Socialmente, il Congo soffre di molta corruzione, c’è un alto tasso di povertà e ha un grande bisogno di pace, soprattutto nell’est del Paese. Poi ci sono le sfide della migrazione, dal momento che ci sono 5,5 milioni di sfollati interni e 500.000 rifugiati. È un Paese di giovanissimi: metà della popolazione, 50 milioni di persone, ha meno di 18 anni. È molto ricco di risorse, con molti minerali fondamentali per la transizione ecologica. Il Congo ha bisogno di aiuto, di più sviluppo e di una coscienza democratica per crescere», commenta il Nunzio.
A proposito dell’incontro, previsto per mercoledì 1 febbraio, tra Francesco e un gruppo di vittime provenienti dall’est del Paese, Mons. Balestrero aggiunge: «È un incontro che servirà al Papa per manifestare la sua vicinanza, per tutte le sofferenze e le stragi avvenute qui negli ultimi 30 anni e che continuano a essere pane quotidiano. Il Papa vuole consolare, condannare questi attentati, chiedere perdono a Dio per tutte queste stragi, vuole invitare e incoraggiare tutti alla riconciliazione, per questo il motto di questa visita è “Tutti riconciliati in Cristo”. Questo Paese prende il nome dal grande fiume Congo. Il Santo Padre cerca di trasformare il fiume dell’odio e della violenza in un oceano di giustizia e riconciliazione. Francesco vuole rafforzare la consapevolezza che il futuro va costruito con gli altri e non contro gli altri. La società spera che il Papa aiuti il mondo a vedere il Congo non come un problema senza soluzione, ma come un’urgenza morale che non può essere dimenticata».