(AGENPARL) – lun 23 gennaio 2023 Si invia in allegato Le sfide dell’economia italiana nell’attuale contesto europeo il testo dell’intervento del Governatore Ignazio Visco presso Ambrosetti club, phygital meeting.
Saluti,
Divisione Relazioni con i media
Servizio Comunicazione
Banca d’Italia
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Testo Allegato: Le ripercussioni dell’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia continuano a
conseguenze del nuovo peggioramento della crisi sanitaria in Cina. Nel quarto
trimestre dello scorso anno, in particolare, l’attività produttiva avrebbe rallentato nei
paesi avanzati, ri�ettendo la generalizzata perdita del potere di acquisto dei redditi
dovuta allâin�azione. Anche lâeconomia cinese si sarebbe indebolita, dapprima per
le misure di interruzione della produzione imposte in ottobre e in novembre per
contenere la di�usione dei contagi da Covid-19; successivamente, lâe�etto positivo
dell’allentamento di queste misure potrebbe essere stato più che compensato da
quello negativo determinato dalla nuova forte ondata di infezioni, ri�esso anche di
Secondo le nostre valutazioni la crescita del commercio internazionale avrebbe
frenato nel 2022 (al 5,6 per cento), pur rimanendo su valori elevati nel confronto
storico. Le più recenti previsioni delle istituzioni internazionali pre�gurano una
in corso, nonostante la prevista ripresa in Cina, per e�etto dei prezzi ancora alti
Per lâItalia stimiamo che, nonostante gli e�etti fortemente negativi delle tensioni
geopolitiche e del con�itto in Ucraina, la crescita del prodotto nel 2022 dovrebbe
essere stata prossima al 4 per cento. I livelli precedenti lo scoppio della pandemia
sono stati pienamente recuperati (superandoli di quasi due punti alla �ne del terzo
Nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’attività economica si sarebbe indebolita.
specialmente nel commercio, nei trasporti e in quelli legati alle attività ricreative
Le s�de dellâeconomia italiana nellâattuale contesto europeo
e turistiche – ripresa che in estate, dopo la fase più intensa della crisi sanitaria, era
Vi avrebbe contribuito anche il calo della produzione industriale, in larga parte
maggiore �essione risultano infatti quelli con il più intenso impiego di input
energetici. Nel complesso dei settori non energetici dallâinizio del 2021 lâaumento
particolare forza dalla crisi sanitaria, dopo la diminuzione già segnata nel terzo trimestre
l’attività starebbe iniziando a risentire della debolezza del mercato immobiliare. Su
questâultimo incidono sia il rialzo dei tassi sui mutui sia il protrarsi dellâelevata in�azione,
Le nostre indagini segnalano che nell’ultima parte dello scorso anno i problemi di
approvvigionamento di materie prime e di input intermedi, che da diversi trimestri
frenano l’attività produttiva, hanno registrato una leggera attenuazione. Essi ancora
interessano, tuttavia, circa il 30 per cento delle aziende dei servizi e dell’industria
Dal lato della domanda, la spesa delle famiglie, cresciuta in misura particolarmente
robusta nel secondo e nel terzo trimestre, tanto da riportarsi per la prima volta al
di sopra del livello di �ne 2019, avrebbe rallentato nellâultima parte dellâanno. Essa
avrebbe risentito della debolezza del reddito disponibile in termini reali, nonostante
sul potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto per i nuclei meno abbienti, sui quali
più hanno inciso i rincari dell’energia e l’aumento del costo dei prodotti alimentari,
La dinamica degli investimenti si era indebolita già nel terzo trimestre, ri�ettendo
la riduzione della spesa per costruzioni a fronte di un’accelerazione di quella in
impianti e macchinari. Secondo nostre valutazioni, corroborate dai dati sul valore
dei contratti di leasing, nel quarto trimestre gli investimenti avrebbero ristagnato.
Le indagini condotte dalla Banca d’Italia fra novembre e dicembre indicano che le
Per quanto riguarda l’occupazione sono aumentate le posizioni lavorative a tempo
attivati durante il 2021. Dopo essersi stabilizzata nel terzo trimestre sui livelli elevati
del periodo precedente, in ottobre e novembre l’occupazione complessiva sarebbe
tornata a salire, sia pure lievemente; le indagini sulle aspettative a breve termine delle
imprese confermano il possibile proseguimento della crescita dei posti di lavoro. La
In ottobre e novembre lâin�azione, misurata dallâindice armonizzato dei prezzi al
consumo, ha raggiunto un nuovo picco (12,6 per cento), per poi scendere leggermente
in dicembre (di 0,3 punti percentuali). Restano straordinariamente elevati i rincari
per cento, sia per il mercato regolamentato sia per quello “libero”. Considerando
il complesso degli e�etti diretti e indiretti, nella media del quarto trimestre più del
70 per cento dellâin�azione generale era riconducibile ai rincari dellâenergia; per lo
stesso periodo, valutiamo che le misure governative a favore delle famiglie abbiano
della Banca d’Italia appena pubblicato, ancorché puntuali, continuano ad avere un
carattere necessariamente indicativo dato l’attuale contesto di forte incertezza,
connessa soprattutto con lâevoluzione del con�itto in Ucraina. La dinamica dei
scambiato a poco più di 10 euro per megawattora; era salito a 20 euro nel gennaio
2021 e a 50 nellâestate, in seguito alle prime riduzioni dei �ussi di gas dalla Russia;
con lo scoppio della guerra, le quotazioni hanno prima superato i 200 euro, poi
sono scese sotto i 100, sono risalite a 350 in agosto e sono oggi ridiscese attorno
ai 60 euro. Insomma, sembra di essere sulle montagne russe, e in queste condizioni
non solo è di�cile fare previsioni macroeconomiche ma anche, per famiglie e
imprese, programmi di spesa e di investimento di particolare intensità . In e�etti, in
queste condizioni la formulazione di scenari alternativi si posano necessariamente
su ipotesi relativamente fragili circa lâevoluzione del con�itto e le sue ripercussioni
le tensioni associate alla guerra si mantengano ancora elevate nei primi mesi di
quest’anno, per ridursi gradualmente lungo l’orizzonte di previsione. Nel 2023 il Pil
rallenterebbe nettamente, allo 0,6 per cento; la crescita tornerebbe poi a ra�orzarsi
nel prossimo biennio, grazie all’accelerazione delle esportazioni e della domanda
interna, che bene�cerebbe della diminuzione delle pressioni in�azionistiche
e dellâincertezza. Lâin�azione, salita oltre lâ8,5 per cento nella media del 2022,
scenderebbe di due punti quest’anno e più decisamente in seguito, portandosi al 2
In uno scenario particolarmente avverso – in cui si ipotizzano, oltre alla sospensione
forte rincaro dell’energia, una maggiore incertezza, un più marcato indebolimento
del commercio mondiale e un accentuato irrigidimento delle condizioni di o�erta
dei �nanziamenti â il prodotto si ridurrebbe di quasi lâ1 per cento sia nel 2023 sia
nel 2024 per tornare a ritmi di crescita moderati solo nel 2025. Lâin�azione salirebbe
ulteriormente, avvicinandosi al 10 per cento questâanno, ma poi ridiscenderebbe
di base. Questo scenario non tiene conto di possibili nuovi interventi introdotti
per mitigare gli e�etti di questi eventuali sviluppi congiunturali più sfavorevoli, né
Secondo gli indicatori congiunturali più recenti, il Pil dell’area dell’euro avrebbe
sostanzialmente ristagnato nel quarto trimestre dello scorso anno. In dicembre
lâin�azione al consumo è stata pari al 9,2 per cento, un livello ancora molto elevato,
pur se al di sotto del picco toccato in ottobre. La componente di fondo si è invece
progressivamente ra�orzata, al 5,2 per cento, ri�ettendo anche il consueto ritardo
nella trasmissione della dinamica dei costi dellâenergia sui prezzi �nali di beni e servizi.
Secondo le stime puntuali dello scenario di base delle proiezioni degli esperti
dellâEurosistema di�use lo scorso mese la crescita del Pil nel 2023 nel complesso
dellâarea è stata rivista al ribasso di quasi mezzo punto, allo 0,5 per cento; il prodotto
tornerebbe ad accelerare nel 2024, allâ1,9 per cento. Le proiezioni dâin�azione sono
state invece riviste al rialzo, al 6,3 per cento nel 2023 e al 3,4 nel 2024, per via di una
più di�usa e persistente trasmissione ai prezzi al consumo delle pressioni derivanti dai
allâattività economica e la velocità di riduzione dellâin�azione restano tuttavia molto
Nonostante queste stime, non vi sono al momento segnali di una intensa spirale tra
per e�etto dellâincremento del salario minimo in alcuni paesi, tra cui la Germania,
i Paesi Bassi e, per l’indicizzazione automatica ai prezzi, in Francia, nonché per
l’operare di meccanismi di indicizzazione su tutti i salari in altri paesi, in particolare
in Belgio. Nel complesso dellâarea la quota di retribuzioni indicizzate allâin�azione
un fattore che attenua il rischio di pericolosi avvitamenti tra prezzi
e salari. In diversi paesi, tuttavia, sembrano esservi, nell’ambito delle negoziazioni
relative ai rinnovi contrattuali, richieste di aumenti particolarmente elevati, anche per
recuperare le perdite di potere d’acquisto per gli aumenti dei prezzi connessi con lo
Le aspettative dâin�azione a breve termine mostrano, peraltro, primi segnali di
�essione; quelle sugli orizzonti più distanti restano ancorate allâobiettivo di stabilitÃ
dei prezzi, pari al 2 per cento nel medio termine. Negli ultimi mesi i rendimenti dei
contratti legati allâin�azione (
in�ation-linked swaps
) hanno registrato un deciso calo
sugli orizzonti più vicini: su quello a due anni si situano oggi al 2,3 per cento (da circa
il 4 all’inizio dello scorso novembre). Sugli orizzonti a più lungo termine restano, al
aspettative dâin�azione è confermato anche dai risultati dei sondaggi condotti in
Le attese delle famiglie rilevate dall’ultima indagine della BCE hanno mostrato un
moderato calo su tutti gli orizzonti situandosi al 5 per cento nei prossimi dodici
mesi e al 2,9 su un orizzonte di tre anni. Il loro livello, più alto rispetto alle attese
dei mercati e degli operatori professionali, ri�ette verosimilmente il peso notevole
delle componenti più volatili dellâin�azione nel paniere di consumo dei nuclei
indicazioni contrastanti: quelle censite dalla Commissione europea segnalano, sia
prezzi di vendita su livelli che non si registravano dallâottobre 2021; anche le imprese
che partecipano ai sondaggi condotti dalla Banca d’Italia hanno nel complesso
segnalato previsioni di decelerazione dei propri prezzi di vendita ma attese
dâin�azione ancora alte e per un prolungato periodo; è presumibile che esse abbiano
particolarmente risentito, estrapolandola, dell’informazione fornita ai partecipanti
europea (BCE) ha innalzato i tassi u�ciali di 50 punti base, portando il loro aumento
complessivo dallo scorso luglio a 250 punti. Il Consiglio ha inoltre annunciato che essi
dovranno ancora salire per favorire il tempestivo ritorno dellâin�azione allâobiettivo
di stabilità dei prezzi e che le decisioni future sui tassi continueranno a essere
adottate in base allâevoluzione delle prospettive dâin�azione e di crescita. I tassi di
interesse di riferimento della BCE sono oggi lo strumento principale per regolare le
condizioni monetarie; lâadeguamento degli altri strumenti serve a garantire che il
Lo scorso ottobre il Consiglio aveva pertanto deciso di rendere meno vantaggioso
il costo delle operazioni mirate di ri�nanziamento a più lungo termine (TLTRO3); in
dicembre sono inoltre stati annunciati i criteri in base ai quali si procederà , attraverso
un reinvestimento parziale dei titoli in scadenza, a una riduzione misurata e prevedibile
marzo quello relativo al programma di acquisto di attività (APP) diminuirà di 15
miliardi di euro al mese in media sino alla �ne del secondo trimestre del 2023; il ritmo
successivo sarà de�nito alla luce degli andamenti della congiuntura e dei mercati.
Il reinvestimento dei titoli in scadenza nell’ambito del programma per l’emergenza
pandemica (PEPP) proseguirà invece pienamente almeno sino alla �ne del 2024 e
sarà condotto in maniera �essibile per contrastare â insieme allo strumento di
notevoli. Superati i rischi di de�azione, dopo la crisi �nanziaria globale e soprattutto
quella dei debiti sovrani nellâarea dellâeuro, e quelli connessi con la pandemia â che
con la progressiva riduzione dei tassi u�ciali (�no a portarli in territorio negativo) e
poi lâeccezionale incremento del bilancio consolidato dellâEurosistema (�no a quasi
9.000 miliardi, da circa 2.000 nel 2014) il ritorno a una situazione più equilibrata di tassi
e�etti, â
the only game in town
”. Se l’impatto della pandemia aveva rallentato questo
dâin�azione �no ancora allâestate del 2021 mostravano nel riportarsi sui livelli di
stabilità dei prezzi de�niti dal Consiglio direttivo (il 2 per cento, âsimmetricoâ, nel
medio periodo), da allora in poi la questione ha riguardato le modalità e il ritmo
A seguito, quindi, degli annunci e delle decisioni del Consiglio, dalla �ne del 2021
overnight index swaps
) a un anno sono aumentati di 3,6 punti
percentuali, al 3,2 per cento; quelli a dieci anni di 2,4 punti, al 2,6; in termini reali,
utilizzando come de�atore i rendimenti dei contratti legati allâin�azione (
in�ation-linked
valori estremamente bassi di un anno fa (-4 per cento per i tassi a un anno e -2
per quelli a dieci). Il costo del credito, che ri�ette con ritardo i rialzi nei tassi di
mercato, ha mostrato in media aumenti più contenuti: di un punto e mezzo, al 2,8
per cento, per i nuovi prestiti alle famiglie per lâacquisto di abitazioni (3,1 in Italia)
e di quasi due punti, al 3,1 per cento, per i nuovi prestiti alle imprese (2,9 in Italia). Per
le aziende italiane la capacità di rimborso dei debiti resta nel complesso buona, in
ragione del recupero della redditività , della leva �nanziaria moderata e delle elevate
I rischi che derivano dallâin�azione sono signi�cativi. Lâesperienza storica mostra
chiaramente che i consumi e gli investimenti bene�ciano in modo sostanziale della
stabilità dei prezzi: unâin�azione elevata e volatile complica infatti le decisioni di
spesa delle famiglie e delle imprese; riduce il valore della moneta e dei risparmi;
può comportare ingiusti�cate redistribuzioni di risorse tra le persone che tendono
a colpire più duramente le frange più vulnerabili e più povere della popolazione;
nella direzione intrapresa. Serve tuttavia che la normalizzazione proceda con
dâin�azione a medio-lungo termine sono ancorate e non si intravedono segnali di
spirali tra prezzi e salari, sebbene l’attesa accelerazione di questi ultimi debba essere
attentamente monitorata. Gli allarmi che a volte vengono sollevati sugli e�etti che
ulteriori aumenti dei tassi u�ciali potrebbero avere sulla nostra economia non sono
condivisibili: il nostro paese è in grado, proseguendo sulla strada già intrapresa delle
politiche prudenti e delle riforme, di gestire le conseguenze di una graduale ma
maggiore dettaglio nellâambito del mio intervento allâASSIOM-FOREX, la prossima
nel breve periodo, pur attenuata, non può non ri�ettersi la dinamica in�azionistica,
bensì quelli reali, al netto dellâin�azione attesa, che ancora segnalano condizioni nel
Non condivido, allo stesso tempo, talune dichiarazioni nelle quali si sostiene che
nell’area dell’euro solo una recessione, più o meno profonda, consentirà di riportare
lâin�azione in linea con il nostro obiettivo di prezzi stabili. Ritengo invece del tutto
possibile che, come sta avvenendo in altri paesi e come è peraltro in linea con le
tornare al 2 per cento senza che le nostre misure arrechino all’attività produttiva
e allâoccupazione danni particolarmente gravi, che �nirebbero per rendere più
di�cile il conseguimento del nostro mandato nel medio periodo. Quindi, sì,
ulteriori aumenti dei tassi sono nelle cose, ma continueranno a essere necessarie
valutazioni attente e consapevoli dell’intensità e dei tempi della loro trasmissione a
tutte le economie dell’area dell’euro, tenendo conto dell’evoluzione, in entrambe le
direzioni, dei fattori alla base della dinamica in�azionistica: dai costi delle materie
quella dei margini di pro�tto, dagli andamenti delle attività �nanziarie a quelli dei
Vi è ancora, come ho detto, molta incertezza sul fronte del con�itto in Ucraina e delle
tensioni geopolitiche. La stessa recente riduzione del prezzo del gas, di dimensione
estremamente volatile, era stato l’aumento registrato nel corso dell’anno passato,
va presa con un forte bene�cio dâinventario, e lâalto livello di scorte conseguito in
questi mesi dai paesi dellâarea non sembra essere una salvaguardia su�ciente a
garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a distanza di qualche trimestre.
Abbiamo visto come il rincaro dellâenergia abbia �nito per ri�ettersi in un aumento
progressivo, ancora in atto, dellâin�azione di fondo, al netto cioè delle componenti
più volatili quali gli stessi prodotti energetici e quelli alimentari, anchâessi in�uenzati
dal con�itto. à presumibile che se il costo dellâenergia non risalirà in modo sensibile
anche lâin�azione di fondo si ridurrà in un periodo non troppo lungo ri�ettendone la
Anche se la direzione di marcia non può che essere quindi quella intrapresa
– tenuto conto delle condizioni iniziali e a prescindere da sterili discussioni sul
livello, naturale o neutrale, dei tassi u�ciali â le decisioni sul ritmo e sullâentitÃ
a bilanciare due rischi. Se, infatti, lâin�azione registrata �nora si radicasse nelle
aspettative e nei processi di �ssazione dei salari, il conseguimento dellâobiettivo di
con ripercussioni negative più marcate sull’attività economica. Se, invece, il ritmo
loro annuncio male interpretato, lâinasprimento delle condizioni di �nanziamento
potrebbe risultare più forte del necessario e la reazione di famiglie, imprese e
operatori di mercato eccessiva, con rischi per la stabilità �nanziaria, lâattivitÃ
Vi è dibattito sulla relativa ampiezza di questi due rischi. Valutazioni di natura
probabilistica – evidentemente, in un contesto di elevata incertezza come quello
ad assegnare a entrambi i rischi analogo peso; non vedo, cioè, perché bisognerebbe
privilegiare un possibile errore di valutazione nell’una o nell’altra direzione. In altre
parole, non sono convinto che sia oggi meglio rischiare di restringere troppo anziché
migliore per evitare errori in entrambe le direzioni è quella di un approccio prudente
che tenga di volta in volta conto di tutti gli elementi a disposizione per individuare
il passo più appropriato da compiere. Ritengo che considerare oggi alla stessa
Al riguardo è anche importante sottolineare come la stabilità dei prezzi non dipenda
mutamento delle ragioni di scambio, una “tassa” sulle economie dell’area che non
è possibile rinviare al mittente e che non può essere eliminata attraverso vane
La stabilità dei prezzi richiede anche che in tutti i paesi – e in particolare in quelli
in cui il debito pubblico è già particolarmente elevato – i conti dello Stato siano
tenuti sotto controllo. Le politiche di bilancio possono certamente contribuire, con
interventi temporanei e mirati, ad alleviare gli e�etti dellâin�azione sulle fasce della
popolazione più deboli, ma ciò dovrebbe avvenire attraverso una redistribuzione
generazioni. Ciò è essenziale sia per evitare un surriscaldamento della domanda e
un più lento rientro dellâin�azione sia per prevenire i rischi per la stabilità �nanziaria
connessi con percezioni, anche se non interamente condivisibili nella sostanza,
Dopo lâaumento di 20 punti percentuali nel 2020, al 155 per cento, del rapporto
tra debito e Pil conseguente agli e�etti della pandemia e alle misure introdotte
per alleviarne gli e�etti, ne abbiamo osservato una, non pienamente prevista,
decisa discesa nel 2021 intorno al 150 per cento. Un ulteriore calo di dimensione
può senz’altro essere perseguito. Le recenti misure del Governo, improntate alla
prudenza, hanno contribuito al contenimento del di�erenziale di rendimento
180 punti base, un valore che resta comunque ancora di gran lunga superiore a
quanto da noi stimato sulla base dei fondamentali della nostra economia. Da un
lato, i rialzi dei tassi u�ciali costituiscono una di�coltà al momento certamente
gestibile per le �nanze pubbliche: grazie alla sua elevata vita media residua il
costo medio del debito aumenta in modo contenuto e graduale e il rapporto tra
debito e prodotto bene�cia immediatamente della più alta crescita di questâultimo
in termini nominali. Dall’altro lato, mantenere conti pubblici in ordine e, quindi,
disavanzi ridotti e decrescenti nel tempo è cruciale per evitare tensioni �nanziarie
che, attraverso un aumento degli spread, potrebbero ri�ettersi in ulteriori, eccessivi,
rialzi dei tassi di interesse che peserebbero anche sui �nanziamenti di famiglie e
Quest’ultimo scenario va evitato perché il Paese ha necessità di un prolungato
periodo di espansione sostenuta degli investimenti, sia pubblici sia, soprattutto,
privati. Investire è essenziale per scongiurare il rischio che la crescita in Italia torni a
stabilizzarsi sui bassi livelli registrati negli ultimi vent’anni. Gli investimenti pubblici
e privati che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dovrebbe consentire
di realizzare sono una occasione importante, da non mancare. Il PNRR o�re
un’opportunità unica per colmare i ritardi nelle infrastrutture materiali e immateriali,
migliorare il sistema di istruzione, aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo,
e quelli nelle nuove tecnologie; tutti fattori chiave per una crescita sostenuta della
Il sistema produttivo italiano ha a�rontato la crisi economica provocata dalla
pandemia meglio di quanto non fosse accaduto durante la crisi �nanziaria globale
e la crisi dei debiti sovrani. Dopo quelle crisi le imprese più fragili erano uscite
dal mercato e una progressiva riallocazione delle risorse produttive, ancorché in
ritardo e ancora parziale, aveva avuto luogo. Anche grazie allâespansione di aziende
più competitive e con strutture �nanziarie più solide, soprattutto nel settore
manifatturiero, la ristrutturazione ha permesso al sistema produttivo italiano di
a�rontare la pandemia da una posizione �nanziariamente più solida, premessa per
I livelli di indebitamento delle nostre imprese sono bassi nel confronto internazionale.
Il loro debito �nanziario si situa intorno al 70 per cento del Pil, di oltre 10 punti
in basso tra le economie avanzate, in linea con il livello tedesco e notevolmente al
di sotto di quello francese e della media dellâarea euro (rispettivamente pari al 165 e
al 110 per cento del Pil). La solidità �nanziaria delle imprese si accompagna a quella
delle famiglie il cui indebitamento �nanziario è di poco superiore al 60 per cento
del loro reddito disponibile e al 40 per cento del Pil, contro quasi il 100 e il 60 per
L’Italia non manca di eccellenze imprenditoriali: la produttività delle imprese
italiane di medie e grandi dimensioni e la loro capacità di raggiungere i mercati
internazionali sono paragonabili a quelle delle imprese francesi e tedesche di
dimensioni simili. Il Paese può inoltre contare su una quota crescente di aziende
per oltre 20 punti percentuali di Pil e, dopo aver raggiunto un picco dell’8 per
cento a �ne 2021, lo scorso giugno era ancora intorno al 6 per cento nonostante
l’eccezionale rincaro delle importazioni di energia. Il motore principale di questa
tendenza è stata la crescita sostenuta dell’avanzo delle partite correnti, a sua volta
Restano, tuttavia, debolezze di rilievo. Le quote di occupazione e valore aggiunto
delle medie e grandi imprese sono ancora troppo basse. In particolare, le imprese
e di una maggiore capacità di sostenere i costi dell’innovazione e di adattarsi alla
Rimane estremamente elevato il numero di microimprese con modesti livelli
di produttività , la cui crescita è spesso ostacolata da pratiche gestionali carenti.
Le imprese di servizi non �nanziari con meno di 10 dipendenti rappresentano
oltre il 40 per cento di tutti i lavoratori, il doppio di Francia e Germania. La loro
specializzazione in attività tradizionali e le loro piccole dimensioni riducono la
domanda di lavoratori quali�cati, creando un circolo vizioso di bassi salari e limitate
opportunità di lavoro, che scoraggia gli investimenti in istruzione, formazione e
ricerca e sviluppo. Nonostante i progressi compiuti, stimolati anche dalle politiche
inferiore a quella di Francia e Germania, così come a quella media dei paesi avanzati.
Se le imprese italiane avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche,
di oltre il 20 per cento, superando anche il livello della Germania. Le di�erenze
ruolo meno importante, anche se non del tutto trascurabile, nello spiegare la bassa
produttività (se l’Italia avesse la stessa composizione industriale della Germania, la
sua produttività del lavoro sarebbe più alta, a parità di altre condizioni, di oltre il 5
La distribuzione dimensionale delle imprese rimane, quindi, uno dei principali
fattori di debolezza del nostro paese e, da questo, molti altri ne discendono (come
la bassa spesa in ricerca, sviluppo e innovazione, sopra menzionata e che, insieme a
una qualità del capitale umano da innalzare con decisione, costituisce un indubbio
freno alla crescita economica). A�rontare questo problema richiede, tra gli altri, di
introdurre riforme volte a creare condizioni più favorevoli alla crescita delle imprese,
che ostacolano gli investimenti, un sensibile aumento della qualità e dellâe�cienza
dei servizi pubblici e una consapevole diminuzione degli ostacola alla concorrenza.
Peraltro, le ricette di fondo sono note da tempo, e largamente condivise. Ã certo che