(AGENPARL) – lun 16 gennaio 2023 “L’arresto del capo dei capi della mafia Matteo Messina Denaro – per il quale va tutto il nostro riconoscimento al grande lavoro svolto da magistrati ed uomini e donne in divisa con enorme sacrificio personale e professionalità – deve mettere fine ad ogni ipotesi di revisione del 41 bis innanzitutto per non vanificare il grande lavoro antimafia compiuto”. Così il segretario generale agg. dell’O.S.A.P.P. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “il carcere deve diventare il luogo dove i capo mafia, camorra, ‘ndrangheta e di gruppi terroristici non abbiano più alcuna possibilità di inviare messaggi di comando sui territori, come è accaduto nel corso degli anni ed è stato accertato attraverso il ritrovamento di telefonini e con altri strumenti”. Di Giacomo ricorda che in Italia oggi sono poco meno di 800 i detenuti sottoposti al regime del 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”, circa il 35%, appartengono alla camorra; sono sparsi in carceri con sezioni apposite in tutta Italia ma con una concentrazione massima all’Aquila, dove sono circa 150, e ad Opera, vicino a Milano, dove se ne contano un centinaio. A Sassari sono 90 e a Spoleto 80. Tra questi almeno 300 i detenuti con sentenza di ergastolo e 200 con una sentenza definitiva. “Si tratta – dice Di Giacomo – di garantire la piena e completa attuazione del 41 bis, impedendo innanzitutto che il detenuto possa comunicare con altri soggetti, sia all’interno che all’esterno del carcere, per proseguire le attività criminose. Ma è da settimane che assistiamo a campagne di stampa e di opinione che, dietro il garantismo e i diritti dei detenuti, di fatto, contribuiscono ad intorbidire un clima in carcere già torbido. Il controllo rigoroso di questi criminali – conclude – è la continuità alla lotta alla mafia”.
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