[lid] – Caccia all’errore. Il 13 ottobre 2015 il sito online TuttOggi info pubblica l’articolo «Trova l’errore» e vinci copie del giornale, il Cdr sul piede di Guerra.
«L’iniziativa de Il Giornale dell’Umbria provoca reazione dei giornalisti. L’Asu “offensiva” | La nota dell’OdG Umbria. Trovare l’errore di stampa per vincere copie gratuite del giornale. E’ l’iniziativa apparsa oggi sulle pagine del quotidiano “Il Giornale dell’Umbria” e che ha creato immediata mobilitazione sia dei giornalisti della testata che chiedono l’immediata cessazione della rubrica che considerano in violazione della loro “professionalità e onorabilità” che dell’Asu che la definisce una ‘inqualificabile azione di marketing’».
«Il Comitato di redazione de “Il Giornale dell’Umbria”, anche sulla scorta delle numerose e vivaci segnalazioni giunte da parte dei colleghi, censura in maniera totale la decisione assunta dalla Direzione in data 12 ottobre 2015 – per altro in via autonoma e senza previo confronto con il Cdr stesso – di attivare l’iniziativa “Caccia all’errore”. La suddetta iniziativa, secondo il Cdr, lede in maniera evidente la professionalità, l’onorabilità e il decoro del corpo giornalistico della testata e rischia di arrecare un grave pregiudizio alla stessa. Per questi motivi viene chiesta l’immediata cessazione della rubrica da parte della Direzione».
«L’iniziativa più offensiva e dequalificante per i giornalisti di una testata che ci sia mai capitato di vedere»: così la presidente dell’Associazione stampa umbra, Marta Cicci, ha definito l’iniziativa voluta da Il Giornale dell’Umbria denominata “Caccia all’errore”, che consente al lettore che individua un errore sulle pagine del giornale di avere un abbonamento gratuito per un anno. «La ‘Caccia all’errore’ – ha proseguito la presidente – sa tanto di caccia alle streghe, di gogna, di lista di proscrizione di colleghi, ora in solidarietà, che sono invece impegnati, in molti casi oltre il dovuto, alla salvaguardia del proprio posto di lavoro. Una situazione resa ancora più difficile dalla poca chiarezza con cui la nuova proprietà intende mantenere i livelli occupazionali e rilanciare la testata. Iniziative come questa – conclude Cicci – mortificano la professionalità dei giornalisti e discreditano l’intera categoria. Discreditano però, allo stesso tempo, anche chi se ne fa promotore. Queste le motivazioni che spingono il direttivo di Asu ad esprimere piena solidarietà ai colleghi del Cdr de Il Giornale dell’Umbria e a chiedere il ritiro immediato di questa inqualificabile azione di marketing».
«Arriva nel tardo pomeriggio anche la nota dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, che prende una posizione netta sulla vicenda, chiedendo all’editore il ritiro dell’iniziativa. Ecco il testo: «Il Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria valuta come altamente lesiva della dignità degli operatori dell’informazione l’iniziativa varata dal Giornale dell’Umbria sotto il titolo “Caccia all’Errore”. I lettori del quotidiano infatti, in cambio di abbonamenti annuali all’edizione digitale, vengono invitati a segnalare errori o refusi presenti nelle pagine cartacee, quasi a far divenire l’eventuale sbaglio di un professionista una sorta di lotteria».
«Inutile ribadire come nel nostro lavoro l’errore sia inevitabilmente dietro l’angolo, tanto più in redazioni gravate da sempre maggiori impegni a fronte del costante calo di unità lavorative voluto da politiche editoriali a tratti incomprensibili. L’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria invita dunque l’editore del Giornale dell’Umbria a non proseguire la pubblicazione di una rubrica offensiva per la classe giornalistica. Firmato Il presidente Roberto CONTICELLI»
I lettori devono essere sempre informati correttamente e senza errori o refusi, questo è il dovere del giornalista perché è l’unica strada per promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori.
Joseph Pulitzer soleva affermare «un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perché ad essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello».
Comunque a titolo puramente esemplificativo ma non limitatamente anche il Sole 24 Ore negli anni passati (2012) si è cimentato con articoli di Massimo Gatta su «Come impallinare i refusi».
Infatti, l’articolo conteneva volutamente alcuni refusi e alcuni errori, inseriti volutamente dall’autore come sfida ai lettori che hanno risposto prontamente, mentre nel caso del Giornale dell’Umbria si è scatenato l’inferno con prese di posizione a mio avviso sopra le righe, facendo intervenire addirittura i vertici della categoria.
I giornalisti devono essere in sintonia con i loro lettori e saper accettare serenamente quando sbagliano: le critiche, specie se costruttive, non vanno interpretate come una lesa maestà, bensì come una ‘sana competizione’ tra chi scrive e chi legge.
Solo questa ‘sfida’ farà crescere professionalmente il giornalista e farà del lettore un attento divoratore di notizie di qualità che in questo Paese ancora c’è bisogno.
In Italia, ancora c’è ancora fame d’informazione di «livello», altrimenti sarà sempre la prosecuzione di un mestiere fatto da copia e incolla per riempiere le pagine con i comunicati stampa che erano online il giorno prima, facendo in questo modo passare la voglia al lettore di recarsi in edicola ad acquistare il quotidiano che è palesemente ormai «stantio», con evidenti danni all’editore e all’edicolante.
Prosegue l’offensiva mediatica: il caso dei collaboratori
Il sito online Umbria 24 pubblica il 1 novembre 2015 un articolo dal titolo «Il Giornale dell’Umbria, una mail e giornalisti a casa». Marini: «Vi seguo da vicino».
«Neppure una telefonata, o un incontro per spiegare la decisione e le ragioni che ci sono alla base di essa, come si fa anche con il più umile dei lavoratori. La nuova proprietà del Giornale dell’Umbria venerdì con una mail fredda e stringata ha detto addio a una decina di collaboratori della testata umbra che da giorni, in segno di protesta verso la nuova proprietà e la linea editoriale portata avanti dal nuovo direttore, esce senza firme. «In riferimento al contratto tra lei e il Gruppo Editoriale Umbria – è il testo della mail – sono a comunicare che per volontà della proprietà che io rappresento e su indicazione del direttore Dott. Camilloni (che è il nuovo direttore responsabile, ndr), l’azienda non intende più avvalersi della sua collaborazione». Grazie e arrivederci, anzi, addio».
«Addio con una mail. In poche righe si cancella una collaborazione di anni con un metodo che assomiglia più a quello dei tagliatori di teste di una big company che di un giornale regionale come tanti in Italia, dove ci si conosce tutti e si lavora fianco a fianco. Sabato mattina in una nota il comitato di redazione del Giornale «a nome di tutto il personale giornalistico della testata esprime rammarico e contrarietà per la decisione, attuata nel giro di pochissimi giorni, da parte dell’azienda di risolvere il rapporto di lavoro con una decina di preziosi collaboratori del giornale, alcuni dei quali veri e propri punti di riferimento da anni nel territorio regionale. Anche questa dolorosa scelta aziendale – conclude il Cdr – riteniamo dovrà essere tema di confronto nel tavolo già convocato tra l’azienda stessa, il Cdr e il sindacato».
«Confronto. Un confronto che ci sarà nei prossimi giorni e che, in caso di esito negativo, potrebbe anche sfociare in uno sciopero. A far salire la tensione tra giornalisti e nuova proprietà, oltre alla linea editoriale portata avanti dal direttore, alla prima tranche di tagli (come quello del service che si occupava dello sport) e al promesso, ma mai presentato, piano di rilancio, anche«Caccia all’errore», la singolare iniziativa apparsa nei giorni scorsi sulle pagine del Giornale tramite la quale si promettevano abbonamenti ai lettori in grado di trovare un errore negli articoli. Una vicenda della quale si è occupato anche il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il nuovo consiglio di amministrazione è guidato da Luigi Giacumbo, socio insieme a Giuseppe Incarnato della Gifer, la società che ha rilevato le quote dall’imprenditore umbro Carlo Colaiacovo».
«Il processo. Incarnato, secondo la magistratura romana che sta indagando sul crac dell’Idi, un ospedale religioso di cui Incarnato era direttore generale, si sarebbe reso responsabile di un’appropriazione indebita da 829 mila euro. Il manager, come raccontato domenica scorsa dal Corriere della Sera, insieme al suo ex braccio destro Alberto Rosichini avrebbe trasferito soldi (sottratti al fisco) da un’impresa creata ah hoc a un’altra; due scatole vuole secondo l’edizione romana del giornale milanese. «Giuseppe Incarnato – si legge nel capo d’imputazione- in qualità di direttore generale dell’Idi, San Carlo di Nancy e Villa Paola, oltre che sodale di Alberto Rosichini, al fine di consentire alla provincia italiana di evadere le imposte emetteva false fatture nei confronti dell’ente ecclesiastico». «”Il fatto non sussiste”, ha dichiarato Incarnato al giornalista della rivista Prima Comunicazione che s’informava. Sul punto – racconta sempre il Corriere -, i magistrati la vedono diversamente».
«Interviene l’Ordine. Sulla vicenda dei collaboratori nel pomeriggio di sabato è intervenuto anche l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria con una nota: «L’Ordine – è detto nel comunicato – vigilerà, a tutela delle prerogative professionali e dei diritti imprescindibili dei colleghi interessati, sulle più recenti modalità di gestione del Giornale dell’Umbria, testata attraversata da una ristrutturazione le cui dinamiche, unitamente ai conseguenti effetti, vanno a incidere in maniera fortemente negativa sull’intero sistema della comunicazione umbra. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, Roberto Conticelli, invita le istituzioni regionali, ed in prima persona la presidente della Regione Catiuscia Marini, a valutare la possibilità di un intervento diretto a difesa di cronisti costretti con la brutalità di una comunicazione via e-mail ad abbandonare un’occupazione giornalistica che era tale da anni sia pure con gli attuali e totalmente inadeguati livelli retributivi. Già dalla prossima settimana l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria istituirà un osservatorio specifico a garanzia dell’onorabilità di colleghi che hanno diritto, anche quando si trovano a ricoprire il ruolo di vittime innocenti di stati di crisi e ristrutturazioni, alla piena tutela della propria dignità umana e professionale».
«Presidente Marini. «Vorrei esprimere innanzitutto sincera solidarietà ai giornalisti collaboratori del Giornale dell’Umbria ai quali la proprietà ha comunicato, con una modalità alquanto inusuale, la cessazione del loro rapporto di collaborazione». È quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che estende la sua solidarietà a tutti i giornalisti del Giornale dell’Umbria ed al Comitato di redazione, «che da giorni sono impegnati in un difficile confronto con la nuova proprietà del giornale, al fine di salvaguardare l’insostituibile ruolo del quotidiano nel panorama editoriale regionale, l’autonomia dei giornalisti e le loro prerogative professionali». «Seguo da tempo – ha aggiunto Marini, in riferimento anche alle posizioni espresse dall’Ordine regionale dei Giornalisti dell’Umbria e dell’Associazione Stampa Umbra – e con particolare attenzione, la vicenda del Giornale dell’Umbria e non nascondo le mie preoccupazioni per i rischi di impoverimento dell’informazione nella nostra regione, sia in riferimento alle vicende di questa testata, sia anche per una grave crisi che sta da tempo investendo la carta stampata, come il sistema radiotelevisivo locale nel suo complesso. Crisi che mettere a rischio posti di lavoro e la tenuta del sistema regionale della comunicazione, a danno di un imprescindibile pluralismo dell’informazione e, quindi, della democrazia del diritto dei cittadini a essere informati». «Come Regione Umbria – ha detto la presidente – assicureremo non solo vicinanza ed attenzione a queste vicende, ma anche un impegno concreto attivando ogni azione, per quanto di nostra competenza, che possa contribuire a sostenere gli operatori dell’informazione, salvaguardarne la loro funzione, auspicando, infine – ha concluso – il rigoroso rispetto di corrette relazioni sindacali».
«Il sindacato. «La comunicazione, via mail, della cessazione del rapporto di collaborazione di circa dieci colleghi/e della testata del Giornale dell’Umbria rappresenta un ulteriore capitolo di una brutta vicenda che scarica sui giornalisti tutte le contraddizioni e le ambiguità di una gestione societaria e editoriale sempre più incomprensibile e contraddittoria», è quanto afferma la presidente dell’Associazione stampa umbra, Marta Cicci. «Non a caso – aggiunge – il provvedimento di queste ore arriva dopo ripetute, insoddisfacenti, interlocuzioni tra azienda e Cdr e alla vigilia, il 5 novembre, dell’incontro più volte sollecitato dal sindacato dei giornalisti umbri con l’amministratore delegato. I tempi e le modalità di passaggio di proprietà del giornale, oltre che scelte di riorganizzazione e programmi editoriali quantomeno discutibili, mai formalmente comunicati come prevede il contratto al Cdr, hanno prodotto un clima di fondata preoccupazione per il futuro lavorativo tra i colleghi e per il mantenimento della stessa azienda editoriale. In attesa dell’incontro con l’azienda, che si spera possa portare positivi elementi chiarificatori, l’Asu continuerà ad essere al fianco dei colleghi del Giornale dell’Umbria, a rappresentarli e a tutelarli in tutte le sedi con le modalità e i tempi che loro riterranno più opportuni. Quello che è certo – ha concluso la presidente di Asu – è che non ci saranno sconti per chi ha inteso o intende portare avanti azioni di qualsiasi tipo giocando fuori dalle regole e facendolo sulla pelle dei lavoratori».
«Il comitato di redazione, attraverso una nota stampa diffusa domenica pomeriggio rende noto che «In questo complicato momento per il Giornale dell’Umbria e per i suoi dipendenti, il Comitato di redazione del GdU, a nome di tutti i giornalisti e i colleghi della testata, desidera esprimere il suo apprezzamento per gli interventi pubblici che, tempestivamente, hanno posto in essere l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria e l’Associazione Stampa Umbra a tutela della dignità e professionalità dei lavoratori della testata. Un grazie, naturalmente, alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, per la sua netta e importante dichiarazione in merito. Sono tutti segnali di grande significato nella speranza che la vertenza in atto possa presto approdare su sponde più ragionevoli e costruttive».
L’assedio
Da settembre 2015 a novembre 2015, nonostante la mancanza di sostegno da parte dei giornalisti con continui scioperi, gli stipendi erano comunque pagati e le vendite, grazie al taglio anche nazionale voluto da Camilloni, erano incrementate.
Da sottolineare che le pagine di politica interna non erano aumentate nella fogliazione del Giornale dell’Umbria, ma erano state semplicemente spostate dalle ultime alle prime pagine.
Più in particolare, era stato fatto un lavoro di approfondimento delle notizie di politica interna con interviste a leader nazionali su ordini del giorno in discussione alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, anticipando in questo modo alcuni importanti quotidiani nazionali.
Inoltre, proprio per questo motivo il Giornale dell’Umbria godeva di una menzione nel serpentone televisivo di SKY NEWS TG 24 per quanto era diventato apprezzato, anche perché aveva della firma del direttore Camilloni che, a differenza dei giornalisti locali ed infedeli per quello che si dirà e si dimostrerà in seguito, era all’epoca e lo è ancora il direttore dell’Agenparl, agenzia di stampa nazionale e punto di riferimento degli addetti ai lavori parlamentari.
Più in particolare, una collaboratrice del Giornale dell’Umbria, Floriana Cutini, ascoltando in una tabaccheria a Deruta una conversazione tra alcune persone che stavano discutendo della chiusura del quotidiano, ha udito distintamente una frase molto significativa: «ora che iniziava a piacermi è stato chiuso».
Da sottolineare che il nove novembre 2018 presso la prestigiosa sala della Regina della Camera dei deputati, il Comitato di Presidenza del Gran Premio Internazionale di Venezia ha consegnato un riconoscimento speciale per meriti professionali al giornalista Luigi Camilloni.
Un riconoscimento internazionale quello del Leone d’Oro di Venezia che la dice lunga sui luoghi comuni ma soprattutto sulle falsità che sono circolate insistentemente per screditare artatamente la persona e il giornalista Luigi Camilloni.
A dimostrazione dell’impossibilità di poter eseguire il mio lavoro di direttore responsabile e di cercare di innestare nuove linee editoriali vista l’esperienza maturata alla Camera dei deputati, fin dagli anni Ottanta, vengono pubblicati sulle principali testate online umbre numerosi articoli che parlano di presunti soprusi ricevuti dai giornalisti quali serrate, reazioni a presunte condotte antisindacali con scioperi, mancanza di linee editoriali ed altre frivole contestazioni, che alla luce di quello che è successo il diciotto febbraio 2016, ossia la fondazione di un nuovo quotidiano -il Nuovo Corriere Nazionale – andrebbero rivisitate e viste come azioni di sabotaggio aziendale e di concorrenza sleale volte alla chiusura del Giornale dell’Umbria per avere campo libero con il nuovo giornale.
Una strategia che era stata messa in atto con scienza e con coscienza, ma che ha avuto vita breve visto che in edicola il Nuovo Corriere Nazionale era stato solamente dal cinque marzo sino ai primi giorni di giugno del 2016.
E i sogni di gloria illecitamente coltivati dagli ex giornalisti GEU con il Nuovo Corriere Nazionale, sono poi naufragati miseramente visto lo scarso successo delle vendite.
In altre parole, sono stati proprio i lettori a bocciare sonoramente l’iniziativa editoriale, come già avevano fatto precedentemente con il Giornale dell’Umbria prima dell’arrivo di Camilloni come direttore responsabile.
Tra l’altro il Nuovo Corriere Nazionale era uscito per un periodo di tempo con IL DUBBIO, il giornale del Consiglio Nazionale Forense (CNF) del direttore Sansonetti contestatissimo dall’avvocatura per la modalità in cui riceve e spende i soldi del CNF e per le assunzioni del personale non soggette a concorso pubblico.
La festa è finita, tutti a casa
Il 14 gennaio 2016 alle ore 16,15 compariva davanti al notaio Fabio Orlandi di Roma il dottor Luigi Camilloni in qualità di consigliere del Consiglio di Amministrazione della società Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl con all’ordine del giorno lo scioglimento e messa in liquidazione della società e nomina del liquidatore e dello staff di consulenza legale a supporto.
Nella relazione del Presidente, tenuto conto della complessità e della gravità dei fatti gestionali accaduti, vengono illustrate le motivazioni dello scioglimento e messa in liquidazione della società tra cui la verifica di avanzamento del piano industriale evidenziava una sostanziale disapplicazione in tutte le date di monitoraggio mensile per sostanziale disallineamento dei dipendenti aziendali. Inoltre si registravano le seguenti gravi criticità: assenza del TFR aziendale, azzeramento dei crediti vantati da Geu 1819 srl nei confronti di Centro Italia pubblicità srl, la società che incassava il denaro degli inserzionisti. Inoltre alla seconda verifica mensile alla data di acquisto, cioè il 27 ottobre 2015 è stato preso atto della conflittualità presente in azienda con i dipendenti che si rifiutavano di dare implementazione alle disposizioni impartite dai manager della nuova proprietà tanto che in maniera del tutto irrituale e inusuale, oltre che illegittima, veniva respinto il piano editoriale proposto dal dottor Lugi Camilloni al Comitato di Redazione del quotidiano come da nota dell’8 novembre 2015 delle ore 20:37 indirizzata ai signori U. Maiorca, A. Luccioli, A. Giuli avente per oggetto Nuovo format del Giornale dell’Umbria. Ciò anche per il quotidiano.
Analoga resistenza è stata opposta sistematicamente a qualsiasi realizzazione editoriale che non avesse una dimensione prettamente localistica e che non fosse ‘approvata’ dai dipendenti.
Inoltre, sia gli accordi di distribuzione che di commercializzazione a monte della decisione di realizzare le testate Umbriasport (settimanale), Umbriaeventi (ebook-libro), Giubileomagazine (quotidiano), Romagnaeconomia (settimanale), Il Giornale di Roma (quotidiano) sono stati tutti rescissi con danni alla società Geu1819 srl per la conflittualità sistematica presente in azienda che ha impedito ogni forma di lavoro fattivo.
Testate che si aggiungevano alla testata storica del Giornale dell’Umbria, già di proprietà di GEU1819 Srl e di Umbriaeconomia (settimanale), Rivelazionimagazine (mensile), L’Occhioindiscreto (mensile), Le cronache di Terni (settimanale).
Per un totale testate in editazione di ben 10 (dieci) prodotti diversificati per bacino lettori, frequenza e contenuti, tali da garantire il rilancio dell’azienda.
Giova ricordare alcuni comunicati stampa pubblicati su testate online come quello del 7 novembre 2015 dove si annuncia con molta enfasi che il Comitato di redazione del Giornale dell’Umbria «esprime la sua soddisfazione per la piena riuscita dello sciopero del 6 novembre 2015. Rimane confermato lo stato di agitazione e il pacchetto di giornate di sciopero già proclamate. Si intendono sospese anche tutte le iniziative editoriali, così come emerso dall’incontro del 5 novembre, fino all’incontro tra Cdr, Direzione e Azienda. Il Comitato di redazione esprime la sua soddisfazione per l’interessamento delle Istituzioni alla vertenza e per la decisione di convocare un tavolo istituzionale di confronto tra il Cdr, i sindacati e la Regione».
L’epilogo della sistematica resistenza in redazione si registrava a novanta giorni dall’acquisto, cioè il 27 novembre 2015, dove si preannunciava la sfiducia al direttore responsabile (Luigi Camilloni) delle testate ed iniziava un sostanziale sciopero ‘bianco’ impedendo ogni forma di lavoro concreto e, di fatto, provocando ingenti danni all’azienda.
In data 4 dicembre 2015 era formalmente sfiduciato il Direttore delle Testate e la proprietà editoriale manteneva le attività minimali a garantire una pura formale esistenza.
Ripetuti erano i confronti con il management in ordine all’ingestibilità della situazione, dove il personale aveva applicato ogni forma di strumento legittimo per ‘resistere e rallentare’ la produzione e/o impedire la editazione dei prodotti anche su piazze diverse come ad esempio lo scarico improvviso di ferie arretrate, assenze coordinate, malattie, scioperi e quant’altro della specie che hanno reso impossibile ogni forma di rilancio.
Un rifiuto sistematico all’applicazione del piano editoriale varato in data 18 ottobre 2015 e le nuove testate sopra menzionate si concretizzava in un sostanziale ‘ammutinamento operativo’. L’impossibilità di procedere nella gestione e nell’attuazione del piano industriale da parte del management in carica era ormai palese a meno di procedere a massivi provvedimenti disciplinari che seppur legittimi non sarebbero stati in grado di far ripartire in tempi rapidi l’azienda né avrebbero consentito di ripristinare quel clima di fiducia necessario data la sorprendente compattezza con la quale l’intero corpo dipendente si opponeva ad ogni forma di lavoro in un incredibile sovvertimento operativo dove il lavoro non veniva deciso dall’alto ma dagli stessi dipendenti quasi al limite dell’autogestione.
In questo quadro, visto lo stallo operativo dell’azienda, l’unica decisione plausibile era quella di procedere alla formale chiusura delle attività con la messa in liquidazione dell’azienda.
Prima di maturare questa decisione si sono messi in atto tutti i tentativi utili per valorizzare le testate regionali e per allocare la forza lavoro che manifestava una certa attitudine per i prodotti locali.
Con questi obiettivi a novembre 2015 veniva offerta pubblicamente una sottoscrizione per un aumento di capitale fino a 10milioni di euro finalizzato a ricercare una nuova compagine sociale che potesse essere interessata all’editazione delle testate locali: Giornale dell’Umbria, Umbria Economia e Umbria Eventi.
Era previsto un incontro plenario il 18 dicembre 2015, dove si entrava nel dettaglio del piano industriale e del progetto. Incontro plenario che è andato deserto per assenza di interlocutori.
Lo stesso progetto era stato dunque prospettato anche alle Fondazioni bancarie presenti in Umbria in virtù delle loro caratteristiche di investitori focalizzati sullo sviluppo socio-culturale del territorio e quindi potenzialmente interessati. Anche in questo caso nessuna risposta.
Ad aggravare la situazione di stallo creatasi, vi sono poi stati alcuni atti contrari all’interesse della società da parte di alcuni consiglieri di amministrazione, come meglio descritto nel verbale di assemblea del 14 gennaio 2016.
Anche alla Regione Umbria gli è stata data la possibilità di affrontare la tematica dei livelli occupazionali ma anche in questo caso alla nota del 4 gennaio 2016 non è pervenuta alcuna risposta.
Per questa serie di motivazioni l’assemblea prende atto di quanto esposto dal Presidente e all’unanimità delibera lo scioglimento della società.
«Electa una via, non datur recursus ad alteram» e cioè «scelta una via non è consentito fare
E così alla fine è stato.
La filosofia della chiacchiera
Il sito Umbria On il 23 gennaio 2016 pubblica un articolo dal titolo «Giornale dell’Umbria, Cdr all’offensiva. Durissima presa di posizione nei confronti delle affermazioni tenute nell’atto di liquidazione della società editrice” del Comitato di redazione del Giornale dell’Umbria».
«Il Comitato di redazione del Giornale dell’Umbria segnala, nella parte in cui vengono chiamati in causa, come destituite di qualsiasi fondamento e altamente lesive della professionalità del personale giornalistico e poligrafico del Giornale dell’Umbria, le dichiarazioni contenute nel verbale di assemblea del 14 gennaio 2016 della società Gruppo editoriale Umbria 1819 e facenti parte del rogito n. 7807 del notaio Fabio Orlandi di Roma».
«Il Cdr ritiene completamente falsa l’affermazione al punto 4) “Rifiuto delle maestranze all’applicazione del piano editoriale di dettaglio varato in data 18 ottobre 2015 e nuove testate editoriali”. Sul punto il Cdr precisa che il direttore Luigi Camilloni si è insediato i primi giorni di settembre e non ha effettuato alcuna comunicazione scritta e ufficiale ai dipendenti in merito al piano editoriale, così come tenuto a fare in base all’articolo 6 Contratto nazionale di lavoro. Piano più volte sollecitato dal Cdr e mai presentato».
«Nel verbale si prosegue ad attaccare il personale (definito “maestranze” non conoscendone il significato: dal vocabolario Treccani: Il complesso di maestri operai che lavorano in uno stabilimento, da cui dipendono gli operai più giovani, i garzoni, gli apprendisti; in marina, m. di bordo, l’insieme di calafati, carpentieri, stipettai, che dipendono dal maestro d’ascia. Più com. al plur., l’insieme di operai che lavorano in un arsenale, in un cantiere marittimo, in un complesso industriale o anche nel settore edile: le m. della Fiat; m. portuali, l’insieme dei lavoratori addetti nei porti alle operazioni di imbarco, sbarco, trasbordo, deposito e movimento delle merci o d’altro materiale), colpevole del mancato avanzamento del piano industriale (mai visto dai dipendenti e mai illustrato) per un “sostanziale disallineamento dei dipendenti aziendali”».
«A tal proposito il Cdr ha protestato per le continue iniziative editoriali avviate senza il previo avvertimento come da contratto nazionale e ha contestato l’affidamento di mansioni e i continui spostamenti, senza alcun ordine di servizio, di colleghi da un servizio ad altre iniziative editoriali. Iniziative in aperto contrasto con il contratto di solidarietà sottoscritto in sede nazionale da Cdr, Asu, Fnsi, Fieg e società e Gruppo editoriale Umbria 1819».
«Il Cdr contesta formalmente come ritorsione nei confronti dell’organismo sindacale, nel pieno svolgimento delle proprie funzioni, il passaggio del verbale in cui si afferma che “è stato preso atto della conflittualità presente in azienda con i dipendenti che si rifiutavano di dare implementazione alle disposizioni impartite dai manager della nuova proprietà tanto che in maniera del tutto irrituale e inusuale, oltreché illegittima, veniva respinto per intero il piano editoriale di dettaglio di cui alle specifiche note del dott. Camilloni al Comitato di redazione del quotidiano la nota dell’8 novembre 2015 20:37».
«Il Cdr ricorda che il direttore con una mail di poche righe inviava in allegato il nuovo timone del quotidiano, confondendo il piano editoriale (un programma di investimenti, iniziative, organizzazione e linea editoriale) con la nuova foliazione del giornale e dei formati grafici da adottare. Il Cdr in tale occasione ha respinto il nuovo modello di foliazione con tre pagine di osservazioni (file allegato “timone”) ribadendo la propria contrarietà, non vincolante».
«Il verbale prosegue nelle accuse ai dipendenti per una “analoga resistenza che veniva opposta ed è stata sistematicamente opposta a qualunque realizzazione editoriale che non avesse una dimensione prettamente localistica e che non fosse approvata dai dipendenti”. Il Cdr precisa di aver svolto il suo compito così come previsto dalla legge e di non aver imposto alcunché al direttore e all’editore, ribadendo che tutte le iniziative della proprietà e della dirigenza sono state attuate in violazione delle norme del contratto nazionale di lavoro e di quello di solidarietà».
«Per quanto attiene il contenuto “localistico” il Cdr ritiene che il Giornale dell’Umbria avesse il suo bacino all’interno della regione, tanto che i numeri delle vendite degli ultimi mesi hanno dimostrato che lo spostamento della linea editoriale su notizie nazionali ha portato solo a un calo vertiginoso delle vendite in edicola. Per quanto riguarda il capitolo pubblicitario, il Cdr non ha strumenti per intervenire, salvo ricordare che sulle pagine del quotidiano sono comparse le pubblicità di Cucinelli, Rolex e Jaguar, senza che le aziende fossero state contattate, con conseguente lettera di diffida».
«Il Cdr precisa di aver contestato l’avvio di Umbriasport in quanto in contrasto con il contratto di solidarietà (che l’editore ha più volte annunciato di voler rimuovere, ma senza dar seguito a tale proponimento) nella parte in cui prevedeva la convocazione di un tavolo nazionale per la reinternalizzazione dei servizi sportivi. Gli altri prodotti editoriali non sono partiti per motivi interni alla società e non per la “sistematica conflittualità in azienda”».
«In merito alle accuse di “sciopero bianco”, di ammutinamento (non ci troviamo a bordo di un veliero dell’800) e di autogestione, di “scarico improvviso di ferie”, “assenze coordinate”, “malattie” e “scioperi”, il Cdr ricorda che fino al 9 gennaio il quotidiano è stato regolarmente in edicola e il sito aggiornato, i periodici sono stati editati, che nessuno si è ammutinato o ha autogestito la produzione, ma che il direttore sin dal suo insediamento non ha mai tenuto la riunione del mattino e del pomeriggio, non ha provveduto a regolare gli orari e le turnazioni settimanali di lavoro, che la maggioranza dei dipendenti ha ferie arretrate da un minimo di 15 ad un massimo di 60 giorni, che mai nessuno ha coordinato le assenze e che le malattie tra autunno e inverno capitano».
«Di contro il Cdr ricorda che l’azienda non ha mai fornito indicazioni scritte delle iniziative in cantiere, non ha mai fornito ordini di servizio scritti. Non ci stupisce, dopo mesi di attacchi a vecchia proprietà, società pubblicitaria, distributori, stampatori e fornitori, che l’ultima mossa sarebbe stata quella di riversare tutta la colpa di una gestione scellerata e incomprensibile su un capro espiatorio: i dipendenti, giornalisti e poligrafici».
«Questa è la situazione vissuta al Giornale dell’Umbria e testimoniata dai documenti del Cdr con le richieste di incontri, chiarimenti e motivi di protesta, tutti all’interno dei paletti fissati dalla legge e nel rispetto verso i lettori, unico vero patrimonio della testata. Lettori che hanno fatto sentire la propria protesta in forma privata con i giornalisti, sia in edicola non comprando più il prodotto».
«I giornalisti e i poligrafici non sono gli artefici di quanto avvenuto, ma ne sono le vittime. Il Comitato di redazione, preso atto del nuovo timone, della registrazione di altre tre testate avvenuta nella giornata del 10 novembre, delle dichiarazioni pubbliche dell’Editore, non può che respingere con forza tutte le iniziative editoriali messe in campo dalla società Geu1819».
«A fronte di un confronto sindacale aperto da oltre un mese e mentre il Cdr si incontrava con il Direttore per discutere del nuovo timone, l’Editore ha impresso una nuova accelerazione secondo un Piano editoriale-industriale che si ostina a non rendere pubblico. Il Cdr non può che deplorare tale comportamento e ribadire con forza che tutte le iniziative sono viziate da violazioni in riferimento al Contratto nazionale di lavoro giornalistico e del Contratto di solidarietà in essere».
«Per quanto attiene al nuovo timone le valutazioni del Cdr sono negative in quanto si ritiene che il nuovo quotidiano sia squilibrato nella parte che prevede le pagine nazionali e quelle di cronaca locale, depauperato per la evidente carenza delle pagine di economia e di sport. Il Cdr ritiene inutili le pagine di “prime pagine” e assolutamente improponibili quelle relative al “Punto con il sindaco …” e le “Opposizioni”. Si tratta di un timone che, lungi da volerlo considerare di “qualità” non tiene minimamente conto della realtà locale umbra, penalizzandone i settori politici, economici, sportivi, culturali, associativi. Un timone che si scontra platealmente con la mancanza di strumentazione tecnica e informativa della redazione: come si intendono realizzare la pagine nazionali ed internazionali senza neppure una agenzia di stampa e con un abbonamento ad un’agenzia fotografica totalmente irrilevante?».
«Il Cdr ritiene, inoltre, che il nuovo timone non faccia altro che aggravare le già conclamate carenze di personale. I carichi di lavoro che il nuovo timone prevede sono assolutamente insostenibili da parte di una redazione già provata, inutilmente suddivisa in iniziative editoriali discutibili e che non tiene minimamente conto dei vincoli di legge in riferimento a ferie, corte, lavoro domenicale e conseguente riposo, solidarietà ed eventuali malattie. Obbligatoria una menzione della questione collaboratori i quali, dopo il taglio indiscriminato delle passate settimane, dovrebbero garantire un flusso di notizie su un territorio vasto e dove non c’è più copertura giornalistica. Il loro lavoro, inoltre, ricadrebbe sulla redazione, in quanto i contratti dei collaboratori non prevedono la presenza in redazione (contratti rinnovati fino alla fine di novembre) e quindi l’impaginazione costituirebbe ulteriore lavoro per il giornalista».
«Il Cdr ricorda che secondo l’organigramma della società Geu1819, l’impaginazione del nuovo timone sarebbe così suddivisa: alle 10 pagine nazionali più la prima (di spettanza del direttore) lavorerebbero 3 giornalisti più un collaboratore (che non potrebbe lavorare in redazione); la pagina di economia è in carico al direttore, mentre quella delle prime pagine di economia ad un altro giornalista che già lavora sui nazionali; le 12 pagine di cronaca di Perugia, territorio provinciale (fatte da collaboratori, ma da impaginare da parte di un giornalista) e politica, sono a carico di 5 giornalisti (tra cui un capo servizio e un vice) e 6 collaboratori; le 8 pagine di Terni e provincia sono in carico a 2 giornalisti e 3 collaboratori (uno dei quali in maternità); le due di sport sono fatte dal service (per quanto ancora?); quella di cultura dal direttore; quella di volontariato da un collaboratore, ma da impaginare da parte di un giornalista. Al direttore spettano anche le locandine e il “visto si stampi” (sempre che l’Editore non decida di bloccare l’edizione cartacea) a fine serata».
«In tutto questo non c’è menzione alcuna del destino del sito internet, strumento fondamentale a parere del Cdr, per rafforzare la testata e garantire una maggiore e continua presenza nel flusso di notizie regionali quotidiano. Il Cdr intende ricordare anche che, sulla base dell’organigramma (nel quale risulta anche un pensionato), le edizioni digitali sono messe in carico ai grafici, i quali non sono giornalisti e non possono produrre materiale giornalistico, ma solo adattarlo allo strumento di pubblicazione».
«In considerazione di quanto detto e dell’incomprensibile sdoppiamento di pagine della politica tra maggioranza e opposizione, la duplicazione delle pagine “scuola” e “sanità” tra le due province umbre, l’impossibilità di garantire un flusso di notizie costanti da parte delle varie assemblee regionali e cittadine della regione, la carenza delle notizie di sport e di economia, la cattiva gestione del personale giornalistico e poligrafico, il Cdr non può che respingere il nuovo timone del quotidiano e chiedere, ai fini di una migliore organizzazione: la sospensione o blocco di “Occhio indiscreto”, “Rivelazioni”, “Umbria eventi”, “Umbria sport” e quant’altro già registrato, in modo da far rientrare in servizio importanti colleghi professionisti, indispensabili alla redazione di un buon quotidiano; Umbria economia è l’unico prodotto finora immaginato ad avere un suo senso giornalistico e, dunque, può essere utile la sua sussistenza, magari di nuovo accorpato al quotidiano».
«Vista la permanenza dell’iniziativa “Caccia all’errore” il Cdr comunica che lo sciopero delle firme proseguirà ad oltranza».
«Il nuovo timone e l’organizzazione che ne consegue, infine, non tiene minimamente in conto quanto previsto dal Contratto nazionale di lavoro e dell’organigramma di una qualsiasi testata giornalistica che si rispetti».
«La materia delle qualifiche e degli incarichi all’interno di una redazione è regolata dall’articolo 11 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico che alla lettera “d” prevede che “è considerato caposervizio il redattore al quale sia stata attribuita la responsabilità di un determinato servizio redazionale a carattere continuativo ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori con il compito di coordinarne e rivederne il lavoro fornendo le opportune direttive”».
«È, quindi, chiaro che tra le mansioni del caposervizio non c’è quella del coordinamento dei vari servizi, cioè dell’intera macchina-giornale. Ciò appare ancora più evidente quando si fa riferimento al caporedattore – elemento di raccordo tra redazione e direzione, nonché braccio operativo di quest’ultima – che alla lettera “f” dello stesso articolo 11 è individuato come la figura alla quale «sia stato attribuito il compito di dirigere, coordinandola, l’attività dei servizi della redazione centrale».
«Va da sé che, non potendo il caposervizio essere individuato come la figura che coordina l’intero giornale, egli non può essere neanche responsabile della redazione della prima pagina – che per definizione è una sorta di riassunto del lavoro quotidiano della redazione nel suo complesso, cioè dei vari servizi – né del licenziamento dell’intero giornale, cioè della correzione e revisione di servizi del giornale che non sono sotto le sue direttive. Tanto è vero che nel nostro stesso sistema editoriale, dopo che la singola pagina ha ricevuto “l’ok caposervizio” (il blu che si dà alle pagine) sono previsti due successivi step: il giallo e il “visto si stampi”, che sono di diretta responsabilità della direzione. Quanto detto, vale a maggior ragione per il vice- caposervizio, il quale dovrebbe svolgere funzioni di caposervizio solo in assenza di quest’ultimo».
«Ciò detto, in mancanza di un caporedattore nel nostro giornale, è opportuno e doveroso che il coordinamento dei vari servizi della redazione centrale sia assunto dal direttore responsabile, così come a quest’ultimo deve competere la revisione delle pagine via via licenziate dai vari servizi e la redazione della prima pagina».
«Quanto svolto dai capiservizio e dai vice capiservizio in questi oltre due mesi di “rodaggio” della nuova direzione è stato, infatti, svolto ben al di là delle qualifiche contrattuali ed è stato assai pesante da garantire quotidianamente, poiché la redazione della prima pagina e il “licenziamento” di tutte le parti del giornale, giungono al termine di una giornata lavorativa che ha visto già l’impostazione del giornale, la redazione di alcune pagine e il coordinamento dei vari servizi».
«Per quanto esposto quindi, vanno individuati immediatamente i differenti servizi del giornale (cronache nazionali, cronaca regionale, dei capoluoghi – Terni e Perugia – e dei comprensori, economia e cultura) e affidati alla cura di capiservizio e vicecapiservizio, i quali devono a loro volta essere messi in grado di operare con un congruo numero di redattori alle loro dipendenze in rapporto al lavoro da svolgere».
«Opportune misure vanno trovate per quanto riguarda il lavoro del sabato e della domenica, giornate che non hanno mai visto, fino ad oggi, la presenza del direttore in redazione».
Mi viene in mente una frase di Leo Longanesi che dice «una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo».
Tornando alla vicenda del Giornale dell’Umbria, in sostanza si argomentava con la solita filosofia della chiacchiera che il nuovo timone proposto da Camilloni era irricevibile e che tutto doveva ritornare come era prima dell’arrivo del direttore ‘romano’.
Secondo i giornalisti la Politica nazionale non interessava più di tanto al lettore e doveva venire dopo quella locale, come de facto era prima del mio arrivo, relegandola nelle ultime pagine del giornale. Sapevano molto bene che le copie vendute del Giornale dell’Umbria erano in aumento di quasi il 30 per cento e questo grazie alle notizie interessanti pubblicate proprio nelle prime pagine di Politica interna.
Era chiaro che nessuno si poteva permettere uno smacco del genere, cioè che Camilloni nel giro di due mesi era riuscito a fare quello che altri non erano riusciti nell’intento: dare smalto al Giornale dell’Umbria con notizie ‘appetitose’ che unite alla nuova veste grafica stavano decretando il successo del quotidiano, in termini di aumento di copie, facendogli così risalire la china.
D’altronde come non dare ragione al giornalista britannico Walter Bagehot secondo il quale «uno dei grandi piaceri della vita sta nel fare quello che la gente dice che non riuscirai a fare».
Altro aspetto da non sottovalutare era legato alla fase di gestatio del Nuovo Corriere Nazionale e per far ciò bisognava guadagnare tempo e quindi ostacolare anche con scioperi prolungati l’attivismo del direttore Camilloni.
E il periodo che Camilloni ha trascorso in redazione a Perugia è stato il paradiso degli scioperi con tanto di comunicati stampa a sostegno delle motivazioni che hanno avuto l’evidente scopo di delegittimare il direttore e squalificare il prodotto editoriale del Giornale dell’Umbria, anche sostenendo l’insostenibile.
Indubbiamente «non è facile montare un’accusa contro un innocente» come affermava Publilio Siro anche se «tutti quelli che scrivono per mentire dovrebbero essere processati» (Simone Veil).