
[lid] – L’Agenparl ha intervistato l’avvocato Paolo Nesta, Presidente degli Avvocati di Roma, in merito al PNNR e sulla Giustizia.
Domanda. L’UE sta mettendo a disposizione ingenti somme di denaro per gli Stati membri condizionata dalla realizzazione di obiettivi contenuti dal PNRR. E il Ministero della Giustizia intende affrontare i problemi più urgenti, con l’obiettivo di rispondere alle sempre più pressanti domande di tempestività delle decisioni giudiziarie, in particolare in materia civile, che provengono da cittadini, imprese, investitori e osservatori internazionali. Per raggiungere questi obiettivi in tempi definiti si ritiene indispensabile un’opera riformatrice che non si fondi unicamente su interventi di carattere processuale, ma aggredisca anche i nodi organizzativi irrisolti, per abbattere l’enorme mole di arretrato che pesa sugli uffici giudiziari.
Presidente Ordine Avvocati Roma, Avv. Paolo Nesta. Uno degli obiettivi del PNNR è implementare l’efficienza dei processi civili e penali, al fine di ridurre la durata dei processi, così da attuare il principio, sancito dall’art. 111 della Costituzione, della ragionevole durata del processo. Ciò potrà avvenire non solo con la riforma Cartabia e con ulteriori disposizioni di legge che dovranno essere adottate, ma soprattutto mediante adeguati interventi finalizzati ad una migliore organizzazione degli Uffici Giudiziari. Intendo far riferimento all’adeguamento dell’organico dei magistrati e del personale amministrativo, oltrechè ad una maggiore utilizzazione della tecnologia informatica, che dovrà, però, essere posta nelle condizioni di funzionare effettivamente.
Domanda. Si punta quindi all’introduzione di misure in grado di abbattere drasticamente i tempi biblici dei processi. Secondo Lei ci sarà un rafforzamento del percorso di europeizzazione del sistema legale iniziato decenni fa e culminato nell’affermazione del primato del diritto UE?
Presidente Ordine Avvocati Roma, Avv. Paolo Nesta. Se effettivamente ci sarà la volontà politica di incidere efficacemente sul sistema Giustizia, effettuando gli interventi obiettivamente necessari per ovviare alle attuali situazioni di criticità, ci orienteremo verso un percorso virtuoso, certamente in linea con i principi dell’Unione Europea in tema di Giustizia.
Domanda. Come si risolverà il disallineamento dovuto al perdurare di una situazione giurisprudenziale fatta di ‘resistenze’ all’ingresso delle regole europee nel sistema penale italiano che de facto testimonia il perdurare di tale situazione tra le sentenze della Corte di Giustizia europea e quelle nostrane. O perdurerà il disallineamento giurisprudenziale nazionali nei confronti della Corte di Giustizia europea come ad esempio sulla presunzione di innocenza e sul giusto processo tutelato dall’articolo 111 della Costituzione?
Presidente Ordine Avvocati Roma, Avv. Paolo Nesta. Per quanto concerne la ragionevole durata del processo prevista dall ‘art. 111 della Costituzione, ho già risposto. Per il resto, l’art. 27, comma 2, della Costituzione sancisce il principio di non colpevolezza quando afferma che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. E’ un principio che, purtroppo in Italia, troppo spesso non viene rispettato. Infatti accade costantemente, specialmente quando il processo penale vede coinvolto un personaggio pubblico, che addirittura nella fase dell’indagini preliminari si accrediti una presunzione di colpevolezza nei confronti dell’indagato, frutto di processi mediatici strumentalizzati dagli avversari politici dello stesso.
Il tema è delicato. Se è vero che sussiste la necessità di tutelare il diritto di cronaca, è altrettanto vero, però, che l’indagato, nel rispetto del principio costituzionale, ha il sacrosanto diritto di non essere vittima della presunzione di colpevolezza e, quindi, di non veder lesa irreparabilmente la sua reputazione.
Tanto più ove si consideri che spesso il soggetto indagato viene assolto nel corso del giudizio, quando, però, la sua reputazione è stata lesa irreparabilmente. E’ auspicabile, quindi, un adeguato intervento del legislatore per ovviare a tale criticità, che certamente non è in linea con le regole europee.
