
(AGENPARL) – lun 19 dicembre 2022 !“In dieci anni sono stati chiusi in Italia oltre 10 mila sportelli bancari.
Dal 2012 al 2021 siamo passati da 32.881 a 21.650. Gli addetti finanziari
sono passati da 315 mila a 269 mila (dati Banca d’Italia). La situazione è
grave e la politica ha la responsabilità di verificare questi processi. La
desertificazione bancaria contribuisce a determinare, infatti, una
desertificazione economica, che a sua volta porta la desertificazione
sociale”. È quanto dichiara il Segretario Generale UNISIN/CONFSAL Emilio
Contrasto intervenendo al convegno “Missione Mediterraneo” organizzato oggi
da CONFSAL a Lamezia Terme. L’appuntamento, aperto con i saluti
istituzionali, tra gli altri, del ministro per gli Affari europei, il Sud,
le Politiche di coesione e il PNRR Raffaele Fitto e chiuso dalle
conclusioni del Segretario Generale Confederale CONFSAL Raffaele Margiotta,
ha portato al centro dell’attenzione le opportunità di sviluppo derivanti
dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le tante potenzialità che
hanno le regioni del Mezzogiorno e le motivazioni che ancora provocano un
divario rispetto alle regioni del Nord.
“È necessaria una corretta distribuzione dei fondi – ha sottolineato
Contrasto – bisogna supportare con gli adeguati strumenti finanziari la
nostra economia affinché siano raggiunti gli obiettivi. C’è, però, un
problema strategico di cui dobbiamo tener conto e che va affrontato”. Il
riferimento è al fenomeno della cosiddetta desertificazione bancaria. “Si
tratta di un problema di una gravità estrema, a livello nazionale e ancor
di più nel Mezzogiorno – ha insistito il Segretario generale Contrasto –
perché dei 21650 sportelli certificati in Italia al dicembre 2021 il 40% è
al Nord tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, mentre la Calabria è la
Regione che ha meno presenza di intermediari finanziari e il 70% di Comuni
senza uno sportello bancario”.
È importante, per Contrasto, ragionare su questi dati perché l’Italia è
caratterizzata dalla presenza soprattutto di piccole e medie imprese, con
numero limitato di addetti e spesso a conduzione famigliare. “Il processo
di consulenza, il supporto che l’intermediario finanziario dà per una
corretta allocazione delle risorse diventa in questi casi essenziale.
Perché se non c’è collaborazione diretta tra imprese, famiglie e
intermediari c’è un *gap* strutturale rispetto alla possibilità di
utilizzare corretti strumenti e anche alla possibilità di attingere ai vari
finanziamenti”. Spiega Contrasto: “Durante il periodo del Covid abbiamo
visto come lo Stato sia intervenuto con misure economiche che, nella
maggior parte dei casi sono state veicolate attraverso intermediari
finanziari, Banche *in primis*. In assenza di intermediari e di centri
decisionali sul territorio in grado di supportare attivamente e velocemente
imprese e famiglie viene quindi meno la possibilità di far arrivare ai
destinatari questi fondi e, più in generale, le risorse finanziarie
indispensabili per finanziare un corretto e corrente sviluppo. E sappiamo
inoltre, come ci dicono i drammatici dati sull’usura nel Sud e in
particolare in Calabria, che in assenza di intermediari finanziari
legittimi subentrano nella maggior parte dei casi soggetti che operano al
di fuori della legge. La politica ha la responsabilità di verificare questi
processi” ha concluso Contrasto.