
(AGENPARL) – gio 15 dicembre 2022 CGIL SICILIA
UFFICIO STAMPA
COMUNICATO STAMPA
Fondi europei: allarme della Cgil dopo le contestazioni emerse dal
Comitato di sorveglianza, “Si rischia di sprecare o perdere oltre 2
miliardi della vecchia programmazione”. “Si cambi rotta, il governo
regionale convochi subito le parti sociali”.
Palermo, 15 dic- Allarme della Cgil dopo la riunione del comitato di
sorveglianza del Po Fesr 21/27 che ha anche affrontato il tema della
riprogrammazione dei residui del programma 14/20, segnalando tutti i
ritardi e le criticità della vecchia programmazione e le contestazioni
della Commissione europea sulla riprogrammazione. “In soli 12 mesi –
osservano il segretario generale della Cgil regionale Alfio Mannino e
il componente di segreteria Francesco Lucchesi – si dovrebbero spendere
e rendicontare più di due miliardi di euro, quasi la stessa cifra spesa
dal 2014 ad oggi della quale è stato rendicontato per ogni anno solo il
7% . Il rischio concreto – sottolineano- è che la corsa contro il
tempo faccia sprecare queste risorse in progetti non utili allo
sviluppo, oppure che si debba restituirle”. La Cgil segnala che
“occorre evitare di disperdere le risorse in mille rivoli: bisogna
individuare – dicono Mannino e Lucchesi- poche linee strategiche su cui
investire utilizzando le risorse per orientare e sostenere un piano di
sviluppo regionale. Azioni diverse – sottolineano- mortificherebbero e
vanificherebbero lo scopo e la missione del Fondo”. Gli esponenti della
Cgil affermano che “non si può pensare di utilizzare le risorse per
sussidi alle imprese privi di condizionalità e fini a se stessi. Il
tessuto economico e produttivo della Sicilia ha bisogno di un sostegno
per affrontare le innovazioni di processo e prodotto- aggiungono-
necessarie a cogliere la sfida della transizione ecologica e digitale,
salvaguardando l’occupazione esistente e producendone di nuova”. E per
“non sprecare tempo” chiedono la convocazione immediata di “un tavolo
tecnico sulla riprogrammazione e di tavoli tecnici sulla nuova
programmazione”.
In particolare per quanto riguarda il caro bollette “benchè dare risorse
ai siciliani per questa emergenza sia un fatto positivo- sostengono
Mannino e Lucchesi- non si può pensare di farlo senza aver messo in
campo anche tutte le iniziative che erano previste nel PO Fesr 2014/20
come l’efficientamento energetico o un piano regionale d’investimento
sulle rinnovabili. Ci vuole un piano per le risorse energetiche
siciliane che possa abbattere il costo energetico in modo strutturale e
non solo per l’emergenza, sostenendo un nuovo modello di sviluppo
basato su fonti pulite e rinnovabili”. La Cgil sottolinea la necessità
di “promuovere la costruzione di filiere produttive sul territorio, in
grado di ospitare tutte le fasi del ciclo produttivo”. Ricordando di
essere promotrice di un progetto internazionale in merito.
Mannino e Lucchesi affermano che la situazione attuale va imputata alla
precedente amministrazione regionale, con una gestione che è stata
“fallimentare”. Ma chiede all’attuale governo guidato da Renato
Schifani “una decisa virata, manifestando una visione diversa della
Sicilia e del suo sviluppo, che ad oggi non c’è. “Tutti i disastri
prodotti in questi anni- rilevano Mannino e Lucchesi- non possono tout
court essere responsabilità della macchina amministrativa, anche se
questa sicuramente ha bisogno di risorse aggiuntive, competenti e
motivate. A tal proposito chiediamo una presa di posizione forte da
parte del governo regionale con Roma”.
I due esponenti della Cgil sottolineano che “un programma che doveva
concludersi nel 2020 vede oggi poco più della metà delle risorse
impegnate e utilizzate mentre sulla riprogrammazione presentata, la
Commissione europea ha già sollevato diverse obiezioni e chiesto
ulteriore documentazione . Si rischia infatti che la mission della
programmazione 14/20- affermano i due esponenti della Cgil- venga
snaturata, tralasciando molti dei suoi obiettivi”.
Ad esempio, “non si può immaginare di acquistare dei treni che si
muovono attraverso un sistema ibrido, elettrico e diesel, con le risorse
del Fesr quando le linee programmatiche della Ue spingono per forme di
trasporto che impattano sull’ambiente in modo poco pervasivo, come i
treni a idrogeno o elettrici. Non ha senso spendere importanti risorse
per treni che già oggi sono superati dalla tecnologia”. E per quanto
riguarda i 40 progetti nel campo del dissesto idrogeologico, “gli
impegni assunti solo molto distanti dall’essere raggiunti – aggiungono-
e forse di questi solo i 45 potrebbero vedere la loro fine nel 2023”.
2022 dac