(AGENPARL) – mer 14 dicembre 2022 Ufficio stampa
UMBERTO BOCCIONI
Dinamismo di un corpo umano
Un eccezionale prestito per i 140 anni dalla nascita del grande pittore e scultore futurista
Presentazione dell’opera
Sabato 17 dicembre ore 11,00
Palazzo Collicola
Umberto Boccioni (1882-1916), il più grande pittore e scultore futurista, a 140 anni dalla
nascita sarà ricordato a Spoleto con l’esposizione in Palazzo Collicola di una sua ben nota
opera, Dinamismo di un corpo umano, giunta in prestito temporaneo alla Galleria d’Arte
Moderna di Spoleto. Durante il periodo di esposizione dell’opera, la sua pittura e la sua
scultura saranno rievocate in una conferenza con alcuni dei maggiori specialisti di
Boccioni.
L’opera, una grande litografia realizzata dall’artista nel 1913, sarà collocata in una delle
sale dedicate alle Avanguardie e Neoavanguardie e rappresenta il soggetto del
“camminatore”: lo stesso soggetto di Forme uniche della continuità nello spazio, la
celeberrima scultura boccioniana, anch’essa del 1913, che innalza il Futurismo italiano
soprattutto nel MoMa di New York. Anzi, ne è una versione bidimensionale. Della grande
litografia esistono soltanto tre altri esemplari, uno dei quali è esposto, tra gli altri
capolavori dell’artista, nel Museo del Novecento, a Milano.
Nel 1913 Boccioni aveva trentuno anni, viveva a Milano e sperimentava intuizioni
rivoluzionarie, derivate anche da ricerche di filosofia e di fisica. Riteneva che il nostro
sguardo non separa una figura dall’ambiente in cui essa si trova. Nella litografia c’è un
uomo che cammina di notte in città, nel vento e sotto la pioggia. Il suo andare, il suo
dinamismo, è tutt’uno con la scena: il buio, la poca luce di un fanale, le finestrelle di un
fabbricato. Molte pagine, in varie lingue, sono state scritte sul “dinamismo boccioniano”.
Umberto Boccioni, vertice innovativo dell’arte del Novecento, incontrò a trentaquattro
anni una morte accidentale. Infuriava la Prima guerra mondiale, si arruolò volontario e
soldato semplice fu assegnato a un reparto di Artiglieria da Campo Ippotrainata, di
stanza al Chievo, presso Verona. Un giorno montò in sella e poco lontano dagli
accampamenti il cavallo da tiro lo sgroppò. Morì alle prime luci del 17 agosto 1916
nell’Ospedale Militare di Verona. “Era un uomo che avrebbe meritato di scegliere lui la
morte” – disse D’Annunzio. Marinetti cadde nella disperazione. Lo pianse Giacomo
Puccini. Ma i giornali dedicarono poco spazio a quella morte. Del resto, c’era la guerra.
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