
(AGENPARL) – gio 01 dicembre 2022 ZIONROSPET
CONSULEN
INDICE
Sintesi della ricerca
Parte prima
I giovani
onsulenti del
avoro: numeri e
tendenze
…………………………..
……………….
Il profilo dei consulenti under 40: una professione a vocazione sempre più
femminile
……….
L’elevazione del titolo di studio e l’impatto sulla “demografia
professionale”
……………………
I redditi dei professionisti: si riduce, ma resta elevato
il gap generazionale
………………………
L’abbandono precoce della professione tra i giovani, un fenomeno da arginare
………………..
Parte Seconda
Risultati dell’indagine sugli iscritti con meno di 40 anni
…………………………..
………
Il profilo degli intervistati
…………………………..
…………………………..
…………………………..
……….
Il nuovo percorso di accesso alla professione
…………………………..
…………………………..
………..
Formazione adeguata, ma servirebbe più specializzazione all’università
……………………
La scelta professionale: contenuti e prospettive di crescita vincono sulla
voglia di
autonomia
…………………………..
…………………………..
…………………………..
…………………………..
……..
Il modello organizzativo della professione tra i giovani
…………………………..
……………………….
Esercizio e organizzazione dell’attività: si amplia il divario tra
ord e
………………….
Diversificazione dei contenuti e primato della materia lavoristica su fiscale: come
cambia la professione tra i gio
…………………………..
…………………………..
…………………………..
Giovani professionisti in rete: tre su quattro aperti a nuove logiche collaborative
………
La transizione digitale cambia la professione, ma nel mercato vince ancora il
“passaparola”
…………………………..
…………………………..
…………………………..
…………………………..
Il giudizio sulla professione
…………………………..
…………………………..
…………………………..
…….
La soddisfazione professionale, tra autonomia, contenuti e ruolo sociale
………………….
La sostenibilità economica e “famigliare”: un obiettivo ancora da raggiungere
………….
L’orizzonte di crescita della professione nei prossimi 10 anni
…………………………..
………………
Più consulenza, specializzazione e collaborazione tra professionisti
………………………….
L’attrattività della professione
…………………………..
…………………………..
…………………….
Il posizionamento dei giovani, tra difficoltà di avvio e competitività nei contenuti e nelle
competenze
…………………………..
…………………………..
…………………………..
…………………………..
……
Il welfare per i giovani
…………………………..
…………………………..
…………………………..
……………
Gli strumenti a supporto dei giovani professionisti: alto l’utilizzo dei più noti, ma non
tutti conoscono le misure
…………………………..
…………………………..
…………………………..
……………..
Gli interventi auspicati dai giovani a sostegno della professione
…………………………..
Sintesi della ricerca
A più di dieci anni di distanza dal primo congresso straordinario sui giovani, il
onsiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro
, con il contributo
dell’Enpacl e
Fondazione Studi
Consulenti del Lavoro
, ha promosso un nuovo e
importante appuntamento di
prospettive di evoluzione della professione, a partire dall’approfondimento delle
delle proiezioni al futuro de
gli iscritti
under
Si tratta di un
iniziativa importante
che consente non solo di interrogarsi sulle
traiettorie di crescita che la professione ha assunto e sempre più assumerà nei
prossimi anni, ma anche di tracciare u
n primo bilancio delle trasformazioni avvenute
a seguito dell’elevazione del titolo di studio per l’accesso alla professione, con
l’introduzione nel 2007 dell’art? 8
bis alla Legge
12/1979, che ha rappresentato per
tutta la comunità professionale un mom
ento di crescita, ma anche di discontinuità,
importa
fotografando da un lato, attraverso un’analisi puntuale degli iscritti all’Enpacl
caratteristiche strutturali dell’u
niverso dei giovani
onsulenti del
avoro
, in una
chiave comparata rispetto a dieci anni fa? dall’altro lato, attraverso una
survey
oltre 800 iscritti, realizzata a cavallo dei mesi di ottobre e di novembre, gli elementi
più qualitativi della professione esercitata dai giovani.
Al 31 dicembre 2021 risultano iscritti alla Cassa di previdenza 3.628
onsulenti
avoro
numero di
under
superava gli 8
mila
onsulenti
, rappresentando quasi un terzo
degli iscritti (32,6%)
si è registrata una contrazione importante della platea
anile, che
tuttavia
appare del tutto fisiologica alla luce delle innovazioni
normative introdotte, che hanno ridotto di misura
il bacino di potenziali nuovi iscritti
Va inoltre considerata l’evoluzion
e del quadro occupazionale giovanile in tutto il
Paese, dove la riduzione demografica delle coorti più basse, la crescente disaffezione
verso il lavoro, che trova nel fenomeno dei
la sua massima espressione, e la
“crisi di vocazioni” che ha attraversato il sistema ordinistico e il lavoro autonomo più
in generale (secondo l’ultimo Rapporto Adepp la quota di professionisti con meno di
40 anni iscritti alle Casse di previdenza è passa
ta dal 36% del 2011 al 27% del 2020),
hanno determinato un calo importante dell’apporto che questa componente
all’occupazione e alla crescita?
Di contro, occorre semmai valutare positivamente lo sforzo che la professione ha
fatto di “metabolizzare” l
a scelta compiuta
. Dopo il calo fisiologico che ha interessato
la piena messa a regime della norma a partire dal 2010, negli ultimi anni si è
registrato un incremen
to significativo delle nuove iscrizioni, in particolare giovanili
(+57,7% tra 2017 e 2021), a conferma del progressivo radicamento del nuovo profilo
onsulente del
avoro
e della crescente attrattività che questo riscuote tra i
laureati.
Oltre a
d avere un impatto importante sulla demografica professionale, l’elevazione
del titolo di studio ha inciso anche sulle caratteristiche della popolazione giovanile.
Se la quasi totalità degli iscritti possiede un titolo di studio universitario (87,5%) che
n un caso su dieci (8,5%) si configura in una specializzazione
lauream
, si innalza
nel corso degli anni l’età media di iscrizione, che si va concentrando più verso i
quaranta che non i trenta anni.
Si accentua poi, anche per effetto dell’elevazione d
el titolo di studio, l’immagine di
una professione a forte vocazione femminile (
tra le giovani la quota di donne è del
51,6%
mentre
tra le
scende al 46%)
onsulenti
risiedeva al Sud Italia, nel 2021 si ridimensiona il peso di quest’area (44,1%), mentre
aumenta la quota di giovani professioni
sti che lavorano al Nord Est (dal 13% al 19,2%
del totale) e al Nord Ovest (dall’11,2% al 15,5%)?
Ma l’indagine condotta tra gli iscritti, consente di effettuare anche una
valutazione
qualitativa del nuovo percorso formativo
intrapreso dalla
goria
. Un percorso
che vede affermarsi sempre più la laurea in economia quale canale principale di
accesso alla professione (il 48,6% degli intervistati proviene da una facoltà
economica), a scapito soprattutto del diploma in scienze politiche, che vede ri
durre
la propria incidenza negli anni (16,1% sul totale degli
under
); mentre resta stabile
l’incidenza della formazione giuridica, vantata dal 34,3% degli i
ntervistati.
Una trasformazione che dovrà essere confermata nel tempo, e con l’acquisizione di
fonti amministrative certe, ma che non sembra per il momento tracciare forti
segmentazioni interne alla professione, quanto ad aree di competenza e
specializzazioni, salvo un
a leggera maggiore tendenza alle materie fiscali dei laureati
in economia e commercio.
acquisite nel percorso formativo di accesso alla professione
sono per la maggior
parte
degli iscritti abbastanza adeguate (58,6%) all’avvio dell’attività professionale,
ma di certo migliorabili (il 29,1% le considera poco o per nulla adeguate). Tra le
modifiche da introdurre, al primo posto, soprattutto al Nord, i giovani
segnalano
l’esigenza di una maggiore specializzazione dei corsi universitari, in modo da renderli
più aderenti alla professione, mentre in seconda battuta, soprattutto al Sud, viene
indicata la necessità di ampliare il ventaglio di materie affrontate durante il tir
ocinio
professionale.
Ciò non toglie che l’esperienza del praticantato venga considerata dai più come un
valore aggiunto, valutata positivamente (48,2%) e molto positivamente (42,1%) dalla
gran parte degli intervistati: un’occasione in cui quasi la metà (
46,8%) ha avuto modo
di occuparsi oltre che di amministrazione del personale, anche di consulenza,
entrando in contatto con le materie più innovative della professione. Per quasi 4
iscritti su 10, invece, l’attività è consistita principalmente nell’amminis
trazione dei
rapporti di lavoro.
Ma è soprattutto guardando alle modalità con cui i giovani
onsulenti
avoro
esercitano la professione, che è possibile valutare con maggiore attenzione, in
anni fa, di promuovere la crescita in qualità del
professionista, attraverso l’innalzamento de
titolo di studio.
ortatori di un approccio nuovo al lavoro in quanto giovani
approdati alla
consulenza del lavoro da un canale for
mativo più strutturato,
le giovani generazioni
La ricerca sulla professione svolta nel 2021, su oltre
mila is
critti, evidenziava la
specificità di un modello di professione giovanile, fortemente orientato alla
specializzazione in campo lavoristico, interessato ai nuovi servizi professionali e che
anche in termini organizzativi appariva sempre più emancipato da qu
ello
tradizionale, abbracciando in misura crescente sia l’esercizio in forma associata che
logiche di collaborazione e di condivisione con altri professionisti.
Si tratta di valutazioni che vengono ulteriormente confermate dall’indagine
effettuata nel cor
so del 2022, e per molti versi ancora più accentuate nella
proiezione al futuro dei giovani professionisti.
Il primo elemento di discontinuità attiene ai
contenuti dell’attività professionale
che ved
tra i giovani consolidarsi tre diverse tendenze:
a spinta all’innalzamento della qualità dei servizi erogati, con un
arricchimento di tutta la
dimensione consulenziale
del proprio lavoro. Già
oggi, circa il 40% dell’attività professionale e il 35% del fatturato medio dei
giovani professionisti provengo
no dalla consulenza. Ma è guardando al
degli iscritti che intende, nei prossimi anni, investire sempre di più in tale
dimensione, in forma esclusiva e il 56,3% che intende farl
o, senza perdere
però
di vista il
core business
dell’amministrazione?
n più marcato orientamento
ambiti di
attività nuov
, su cui
i giovani
mostrano una migliore capacità di presidio rispetto ai professionisti più adulti
(il 41,7% si occupa di organizzazione del lavoro, il 31,1% di relazioni sindacali,
il 27% di welfare aziendale)
soprattutto l’intenzione di investire nei prossi
tre anni: tra le materie di futura specializzazione, il 41,1% indica al primo
posto il welfare aziendale, seguito dalle politiche attive (38,7%), dalla
formazione (33,6%), dalla pianificazione previdenziale (33%) dalla selezione
del personale (32,8%) e
dalla sicurezza sul lavoro (30,6%)
accentuazione del peso dei
economico fiscali
, che segue per molti versi, l’orientamento verso
l’innovazione dei contenuti professionali, più rilevante sul versante lavoristi
che non
fiscale.
A fronte di tali tendenze, non emerge invece una spinta più decisa alla
specializzazione dell’attività professionale: se il 51,6% degli intervistati si immagina
tra dieci anni come professionista altamente specializzato nell’erogazione di alcuni
servizi in
materia lavoristica e/o fiscale, l’altra metà (48,4%) si proietta su una figura
onsulente in grado di offrire un ventaglio di servizi più ampio e a 360 gradi.
Ma è ancor più sotto il profilo organizzativo, che le giovani generazioni segnano il
cambio
esercitare una forza attrattiva importante anche tra gli
under
(solo il 16,1%
esercita in forma associata/stp) questo si accompagna sempre più
allo sviluppo di
una logica colla
borativa
, che riguarda soprattutto le altre professioni: quasi sei
professionisti su dieci (56,7%) intrattengono rapporti strutturati di collaborazione
con altri professionisti. E guardando al futuro sono in pochi (24%) a vedersi soli
nell’esercizio della
oltre, immaginando l’esercizio in forma associata con altri colleghi?
Anche
l’innovazione tecnologica e digitale
segna un’evoluzione nell’esercizio della
professione, che abbraccia però t
utte le fasce d’età? Ma i giovani pensano di avere
nell’uso di social e software rappresenti oggi il principale fattore di competitività
Gli elementi indicati sembrano configurare un quadro di passaggio generazionale,
che assume ancora più solidità nella
forte consapevolezza che accompagna la
visione del futuro da parte dei giovani
? Sia l’evoluzione verso un’attività sempre più
“profession
ale”, caratterizzata da nuovi contenuti e un più spinto orientamento
verso la consulenza, che lo sviluppo di modalità più collaborative di professione, sono
fattori che le giovani generazione già avvertono come distintive del loro modo di
essere
guida attorno a cui i giovani iscritti pensano che possa consolidarsi la crescita della
ze (34,9%) e collaborazione (24,7%)
sono indicati pari merito come i driver per il futuro dei
onsulenti
avoro
L’evoluzione in corso trova una rappresentazione concreta anche nell’analisi dei
redditi degli iscritti, che vedono nell’a
rco dell’ultimo decennio,
ridurre abbastanza
significativamente il gap reddituale tra giovani e anziani
. Tra 2011 e 2021, a fronte
di una crescita media del 17,3% dei redditi degli iscritti con più di 40 anni, quelli degli
under
sono aumentati di quasi il doppio (30,2%). Se nel 2011 un giovane
guadagnava il 48,4% in meno rispetto ad un adulto, nel 2021, tale valore scendeva al
restare
però
molto elevate.
Tali spinte si inseriscono in un quadro già noto, di estrema
differenziazione
territoriale
dei modelli professionali, che non riguarda solo i
onsulenti del
avoro
ma interessa più in generale tutte le libere professioni. Differenze che tendono,
anche tra i giovani, a replicarsi
coerentemente con le esigenze di mercati di
riferimento
molto diversi tra aree del Paese
, che
tendono inevitabilmente a
condizionare i modelli di sviluppo locali.
Emerge
pertanto, anche con riferimento ai giovani iscritti, una professione
abbastanza segmentata. Al Nord, e in particolare al Nord Est, è ancora più evidente
l’evoluzione della professione verso un modello sempre più “consulenziale” e al
tempo stesso specialis
tico, caratterizz
lavoristica su quella fiscale, e dalla più accentuata specializzazione su quei servizi che
incontrano in un mercato più evoluto maggiori margini di crescita, dal welfare
ne previdenziale. A tale tendenza si accompagna una più
diffusa strutturazione dell’attività professionale, che vede più frequentemente i
anche una più elevata presenza
di collaboratori, che trovano negli studi professionali
più strutturati, opportunità di inserimento e di crescita. A scapito
tuttavia
dell’evoluzione in direzione libero
professionale del proprio profilo.
Di contro, al Mezzogiorno, tende a replicarsi
un modello professionale più
tradizionale ed individuale, caratterizzato da una minore propensione all’esercizio in
forma associata e una più marcata vocazione generalista della professione: quella di
un professionista a tutto tondo, che molto più frequent
emente
si occupa di materie
fiscali
meridionale, che presenta domande e fabbisogni diversi, orientando i giovani
professionisti più verso specia
lizzazioni che riguardano le politiche attive che non il
welfare aziendale, per evidenziare le differenze più eclatanti. Una professione che,
voglia di crescere,
collaborativo e sinergico la propria visione di futuro.
Due modelli abbastanza definiti e alternativi, la cui diversità trova sintesi nei livelli
fatto 100 il reddito medio
degli iscritti Enp
acl con meno di 40 anni, al Nord Ovest e Nord Est il valore si colloca
punti al di sotto.
Proprio quest’ultimo
dato
il principale nodo di criticità che la
ategoria si trova ad affrontare, guardando al
proprio futuro:
la sostenibilità economica della professione.
I dati forniti dall’Ente
ovani
sia diminuito, quattro iscritti su dieci (40,1%) guadagnano meno di 18.595
euro, soglia di riferimento per il contributo minimo. Al Sud la percentuale arriva a
Si tratta di un dato che, a prescindere da
lle motivazioni e dai fisiologici divari che
ripercussioni che ha sulla vita dei giovani professionisti. Più di un quarto (26,5%)
afferma infatti che il reddito professi
onale è inadeguato a soddisfare le proprie
esigenze di vita; una percentuale che tra le donne (28,8%) ma soprattutto al Sud
(38,6%) e tra i collaboratori risulta più elevata. Ancora
il 28
% afferma di essersi
trovato in situazione di difficoltà economica
negli ultimi due anni
: difficoltà
hanno portato nel 7,6% dei casi all’esigenza di indebitarsi? Al Mezzogiorno,
il 43,6%
giovani professionisti a segnalare l’esistenza di un disagio economico rilevante?
A quella economica, si accompagna anche una difficoltà a rendere sostenibile la
professione sotto il profilo famigliare e privato. Più di un terzo dei professionisti
(35,4%)
, sia donne che uomini, afferma
come le
esigenze di vita privata siano del
tutto o abbastanza inconciliabili
con quelle professionali. Stress e fatica (63,1%)
sono di gran lunga i fattori percepiti con maggiore criticità dai giovani iscritti, quali
princ
ipali elementi di insoddisfazione, prima ancora dell’incertezza reddituale (27%)
e delle responsabilità derivanti dalla professione (41,3%). Il 61% dichiara di aver
delle giovani iscritte a dichiararlo. A seguire, il 15,7% segnala il fatto di non essere
riuscito a
stare
abbastanza vicino ai propri figli nella crescita.
Tali elementi di attenzione si accompagnano a, e trovano in parte ragione in
un altro
fenomeno che sta interessando il rapporto tra giovani e professione, soprattutto al
Nord, ed è la sua crescente
ibridazione
A fianco ai modelli professionali consolidati (lo studio individuale da un lato e
associato
dall’altro
) cresce la quot
a di giovani collaboratori di studi professionali,
generalmente di medie
strada tra dipendente e autonomo, essendo i più mono o quasi monocommittenti
(per il 60,3% più del 75% del fatturato der
iva da un solo committente). Caratterizzati
da forte specializzazione professionale (si occupano di tematiche specialistiche
dentro gli studi), bassi livelli reddituali, in molti lavorano in condizioni spesso
sconfinanti in un precariato professionale da c
ui è difficile uscire, anche perché
maggioranza
di questi
approda
alla professione senza alcuna tradizione
professionale alle spalle.
collegato
al diffondersi
di tale modalità di esercizio tra i giovani
un fenomeno di
abbandono volontario della professione
registrato negli ultimi anni, in particolare
under
al 2011 al 2020 su una platea di circa 26
mila iscritti
si sono reg
istrati
4.285
cancellazioni volontarie, che hanno interessato sop
rattutto donne e iscritti al
Mezzogiorno.
Se da un lato la professione non garantisce redditi sostenibili,
impedendo la crescita professionale e orientando la domanda lavorativa fuori di
essa, dall’altro lato, la crescente attrattività della consulenza del lavoro sul mercato
rende tale figura semp
dipendente
quei giovani professionisti
che hanno difficoltà a trovare una propria
strada di tipo autonomo.
indicativo che tra le
motivazion
addotte dai giovani c
hanno lasciato prematuramente la professione, il 55,5% lo ha fatto perché ha trovato
o aveva un altro lavoro, mentre solo il 12,7% perché aveva difficoltà a portare avanti
l’attività professionale?
ulta più da attenzionare. La
crescente concorrenzialità tra lavoro dipendente e
autonomo
a cui la figura del
onsulente del
avoro
andrà sempre più incontro, sia per effetto del rafforzamento
del profilo professionale
che risulta più attrattivo di un tempo per le aziende, che per
l’indebolimento della componente libero professionale, sempre meno
i giovani, richied
interventi che possano arginare i rischi di drenaggio verso un più
sicuro e s
bene in luce, fin dall’accesso, risulta attrattiva ai neodiplomati, più per i contenuti
professionali, che non nell’autonomia che questa può garantire, valore che, di
contro, aument
a nel corso del tempo, man
mano che si consolidano esperienza e
conoscenza.
In questo quadro anche le politiche a sostegno dei giovani iscritti necessitano di un
mix di interventi che, come evidenziato da loro stessi, tengano conto delle esigenze
di ac
compagnamento verso una crescita professionale che, se sul versante delle
competenze appare ben avviata, presenta più criticità su quello dell’organizzazione
dell’attività?
In particolare, va rafforzata tutta la dimensione libero imprenditoriale, in modo
renderla più attrattiva in termini
reddituali, anche attraverso una più incisiva
legislazione nazionale
ma soprattutto più
solida
significativo
che il 19,4% degli
iscritti
indic
al secondo posto,
tra politiche da attuare,
dopo la riduzione degli oneri
di iscrizione ad Ordine e Cassa,
corsi specifici per giovani dedicati all’avvio
dell’attività
in proprio
business plan
, acquisizione
nuovi clienti, etc).
A seguire, se l’orizzonte dei prossimi dieci anni vede, come emerso dalla ricerca, un
rafforzamento della logica associata, occorre predisporre strumenti che siano in
inata per lo più a
chi vanta una tradizione famigliare alle spalle (il 38,3% dei giovani che esercitano in
forma associata ha uno o entrambi i genitori
onsulenti
avoro
essionisti, in direzione di
alla quale vanno tuttavia valutati attentamente i limiti: se il 74,7
degli intervistati è
laborativa, esistono
perplessità circa il grado di
fiducia che questa richiede tra gli aderenti, che devono essere risolte.
Infine
anche
il tema dell’immagine
del professionista è avvertito tra i giovani, in
particolare tra gli
uomini
, con criticità
. La promozione della professione rappresenta
mercato in cui l’immagine è spesso ancorata
a vecchi stereotipi, che fatica
essere
ricono
l profilo dei consulenti
under 40
: una professione a
vocazione
sempre più
femminile
L’elaborazione dei dati forniti da
l’Enpacl
relativi agli iscritti consente di approfondire
le caratteristiche strutturali dell’universo
Consulenti
Lavoro
con meno di 40
anni d’età
e individuarne l’evoluzione nell’ultimo decennio?
Al 31 dicembre 2021 gli iscritti
under
3.628, un valore corrispondente al
14,5% del totale (25.083
(tab. 1)
Tab. 1
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età
genere
val. ass. e
val. %)
Meno di 40 anni
40 anni e
oltre
Totale
Incidenza meno di 40
anni su totale
Val. %
Val. %
Val. %
Donne
11735
Uomini
11593
13348
Totale
100,0
21455
100,0
25083
100,0
Fonte: elaborazione
Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Le donne, con 1873 professioniste, rappresentano il 51,6% dei giovani
onsulenti
mentre gli uomini
il 48,4%, pari a 1.755
onsulenti
all’universo
professionale
, che vede una presenza maggioritaria di uomini (5
% contro il
46% delle donne), tra i giovani emerge una vocazione pi
ù femminile della
professione
Tale dato si presta ad una duplice lettura.
a un lato i
l “primato” femminile
tra i
giovani
è il riflesso di una tendenza degli ultimi dieci anni, che ha portato sempre più
donne ad affacciarsi alla professione di
onsulente
ribaltare i “rapporti di forza”
tra i due generi
dall’altro
però
uomini, siano molto più soggette a fenomeni di uscita
abbandono precoce della
Tale dato non contiene il numero di iscritti che si sono cancellati in corso d’anno?
professione,
porta a ridimensionare la lo
ro presenza nelle fasce
d’età
più adulte
indicativo
, da questo punto di vista,
che nel 2011, la presenza femminile tra gli
under
fosse ancora più elevata (53,2% contro il 46,8%), ma questa non si è
tradotta in un pari processo di femminilizzazione ne
lle fasce d’età più
continuano a registrare una prevalenza
maschile
(fig. 1)
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per genere, confronto 2011
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti
avoro su dati Enpacl
A livello geografico la professione conferma
con riferimento ai giovani
, una forte
concentrazione al Sud Italia, dove risiedono
il 44,1% degli
under
un valore che
rispetto all’universo degli iscritti
, risulta più elevato (
%). A seguire, il
21,1% risiede al Centro, mentre il Nord ospita il
% dei giovani, rispettivamente il
% al Nord Ovest e il 15,5% al Nord Est
(tab. 2)
Anche cons
iderando l
a quota
di giovani sul totale, il Mezzogiorno si conferma l’area
l’incidenza
più elevat
(15,8% contro il 14,6% circa del Nord
Ovest/Nord Est
e il
12,1% del Centro).
Con quasi 500 giovani professionisti, la Campania raccoglie il più
alto nume
ro di iscritti
under
(13,8%), seguita dalla Lombardia (12,5%),
Lazio
(11,4%) e
dalla
Sicilia (10,2%).
seguire,
la Puglia rappresenta un bacino interessante
giovani
onsulenti
l’8,9%, mentre presentano
ancora
margini
importanti di
crescita
la Toscana e l’Emilia Romagna da dove proviene rispettivamente il 6,3% e
4,4% de
giovani
(tab. 3)
Donne
Uomini
Tab.
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e area geografica
(val.
ass. e val.
Meno di 40 anni
40 anni
e oltre
Totale
Incidenza meno di 40
anni su totale
Val. %
Val. %
Val. %
ovest
Centro
10115
Totale
100,0
21455
100,0
25083
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Tab.
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e regione
val. ass. e
val. %)
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Val. %
Val. %
Val. %
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino AltoAdige
Umbria
Val d’Aosta
Veneto
Totale
100,0
21455
100,0
25083
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
iscritti, circa 20 hanno meno di 40 anni. Seguono Calabria (19,5%), Campania (17,4%),
Basilicata (16,9%) e Sicilia (16,6%), mentre in fondo alla graduatoria si collocano la
Sardegna (10,2%) e il Molise (8,8%)
(fig. 2)
Fig. 2
Incidenza di under 40 sul
totale degli iscritti all’Enpacl, per regione, 2021
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Se il Sud è il principale bacino di reclutamento giovanile, va
sottolineato come lo sia
proveniva da
quest’area del Paese
(51,3%) e più ridotto era l’apporto delle altre
aree.
Negli ultimi dieci anni è
infatti
cresciuta significativamente la quota iscritti
under
residenti al Nord, passata dal 24,3% a
ll’
attual
%. In tale area, peraltro
professione è caratterizzata da una maggiore longevità, che si traduce nella
concomitante crescita del peso di quest’area anche
le generazioni più adulte.
Molise
Sardegna
Umbria
Lazio
Val d’Aosta
Liguria
Marche
Toscana
Emilia Romagna
Piemonte
Friuli Venezia Giulia
Abruzzo
Puglia
Veneto
Lombardia
Sicilia
Basilicata
Campania
Calabria
Trentino AltoAdige
Di contro, il Sud risulta più interessato da fenomeni di abbandono precoce della
durata della vita professionale,
che ha portato nel decennio a ridurre l’apporto in termini di ricambio professionale
di qu
est’area
(fig.
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per area geografica, confronto 2011
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Nell’ambito dell’analisi territo
riale, è interessante evidenziare come anche il
fenomeno della femminilizzazione della professione tenda ad assumere dimensioni
diverse. Mentre al
entro e al Nord, in particolare al Nord Est (58,3%)
le donne
rappresentano la componente maggioritaria
giovani,
al Sud, la percentuale di
professioniste
è minoritaria
45,1%
fig. 4)
Ad eccezione della sola Sardegna, che vanta
il più alto
tasso di femminilizzazione tra
i giovani
Consulenti
66,7%
, tutte le altre regioni meridionali presentano livelli
inferiori alla media nazionale,
collocandosi
attorno al 40% in Puglia, Campania e
Molise
(fig. 5)
Di contro Friuli Venezia Giulia, Umbria ed Emilia Romagna, sono le
Regioni
dove la
vocazione
al femminile
, tra i giovani,
risulta più consolidata
tanto ch
professioniste
rappresentano
più del 60% degli iscritti.
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Incidenza delle donne sul totale degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per area
geografica
(val. %)
Fonte: ela
borazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Incidenza delle donne sul totale degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per
egione, 2021
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
ro su dati Enpacl
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Totale
Molise
Campania
Puglia
Sicilia
Val d’Aosta
Calabria
Trentino AltoAdige
Abruzzo
Basilicata
Lombardia
Lazio
Veneto
Piemonte
Toscana
Marche
Liguria
Emilia Romagna
Umbria
Friuli Venezia Giulia
Sardegna
La disponibilità in banca dati di informazioni a livello comunale consente di
approfondire anche l’ambito di riferimento territoriale in cui lavorano
Consulenti
Lavoro
, evidenziando
capillarità
di diffusione
della professione sul territorio.
La maggioranza dei giovani
onsulenti
(52,7%) risiede infatti in un
piccolo
omune
mentre “solo” il 19,4% in
. Il 27,9% proviene
invece
da un
grande
omune
. Rispe
tto al passato, la quota di giovani professionisti residenti nei piccoli
Comuni
è aumentata di misura (erano il 47,9% nel 2011)
mentre è diminuita la
(tab. 4)
In via generale, nei
Comuni
più piccoli si riscontra una maggiore incidenza di giovani
alle aree metropolitane (12,1%).
Tab.
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e di
mensione comune di residenza
(val.
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Incidenza meno di 40
anni su totale
Val. %
Val. %
Val. %
Area Metropolitana
Grande Comune
Piccolo Comune
10036
11948
Totale
100,0
21455
100,0
25083
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
levazione del titolo di studio
e l’impatto sulla
“demografia professionale”
Nella valutazione dell
e dinamiche che interessano i giovani
Consulenti
Lavoro
considerato come la professione abbia assistito negli ultimi anni ad una riduzione
significativa
del numer
o di iscritti
under
Si tratta di un dato per molti versi atteso
? L’elevazione del titolo di studio per
l’accesso alla professione dal diploma alla laurea, introdotto nel 2007, ha
platea dei potenziali iscritti
, assottigliando
a partire dal 2010, il numero dei nuovi accessi alla professione, soprattutto da parte
dei giovani.
Tale fenomeno
, si inserisce
quadro
Paese
di crescente riduzione
del contributo
i giovani
apporta
all’occupazione nazionale? Il
calo demografico
che ha
ridotto
la consistenza delle coorti giovanili, il crescente allontanamento dal lavoro
unitamente alla “crisi di vocazioni” che ha colpito tutto il mondo ordinistico e, più in
generale, il lavoro auto
nomo,
costituiscono
ulteriori elementi di valutazione e di
inquadramento delle dinamiche che hanno interessato la professione.
Tra 2011 e 2021, la quota di iscritti
under
è passata dal 32,6% al 14,5%, per effetto,
da un lato, dell’incremento della compo
nente
, cresciuta in 10 anni del 21,2%;
dall’altro lato, del sensibile ridimensionamento degli iscritti
under
, calati del
57,7%
(tab. 5)
Tab.
Variazione
degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età
genere, 2011
l. ass. e var. %
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Var. %
Genere
Donne
Uomini
Totale
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
La dinamica è stata particolarmente evidente tra le donne, che hanno assistito non
solo ad una diminuzione più significativa dei giovani iscritti (
58,9% contro una
variazione negativa
l 56,2% degli uomini), ma soprattutto ad un incremento più
vistoso delle
(+32,1% contro
13,2% degli uomini)? L’effetto combinato di tali
tendenze, è stata una più sensibile
riduzione della quota giovanile sul totale delle
iscritte, passata dal 37
,9% del 2011 al 16% del 2021
(fig. 6)
i ricorda che l’obbligatorietà del titolo di laurea quale requisito di accesso alla professione è stata
introdotta nel 2007, con l’
inserimento
dell’art
bis alla L
egge
12/1979. Tale modifica è divenuta
pienamente operativa nel 2010, essendo previsto un periodo transitorio di 3 anni che prevedeva, in
presenza di determinate condizioni (superamento esame abilitazione o iscritti a registro praticanti)
possibilit
à di iscrizione all’albo anche ai
onsulenti
che avessero conseguito l’abilitazione all’esercizio della
professione con il diploma di scuola secondaria superiore.
Fig. 6
Incidenza di under 40 sul totale degli iscritti all’Enpacl, genere, confronto 2011
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
anticipato,
riduzione del
partecipazione
giovanile
rappresenta una
tendenza comune
a tutte le professioni
Secondo il Rapporto Adepp,
tra 2011 e 2020
la quota di professionisti con meno di 40 anni iscritti alle Casse di previdenza è
passata da 36% del 2011 a 27% del 2020
. Parallelamente è cresciuta di misura la
quota di
rofessionisti
più a
dulti
fig. 7)
Andamento degli iscritti alle Casse di Previdenza, per età, 2010
(val. %)
Fonte: XI Rapporto Adepp sulla
previdenza privata
Donne
Uomini
Totale
Over 60
Under 40
In tale contesto, possono essere apprezzate le dinamiche più recenti che hanno
interessato i
Consulenti
Lavoro
ra 2017 e 2021
si è registrato
un incremento
importante dei nuovi accessi, soprattutto di giovani con m
eno di 40 anni. Questi sono
passati da 367 del 2017 a 579 del 2021, per un incremento del 57,7%
(fig. 8)
Se il dato necessita di ulteriore conferma per individuare una inversione di tendenza,
è però indicativo di una crescita di attrattività della profes
sione tra i laureati
Fig. 8
Andamento delle nuove iscrizioni all’Enpacl, per classe d’età, 2014
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
L’introduzione dell’obbligo di laurea per l’accesso alla professione, oltre a restringere
il potenziale bacino di reclutamento di giovani
onsulenti
slittamento in avanti dell’età media di iscrizione
di conseguenza, d
ell’età media
dei giovani.
Se ne
2011, quasi la metà (48,5%) degli iscritti
under
, aveva meno di
35 anni, nel 2021, tale quota si riduce al 35,1% e la maggioranza (64,9%) si colloca
nella fascia d’età tra i 35 e 40 anni
(fig. 9)
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Fig. 9
Distribu
zione degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per classe d’età, confronto 2011
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Entrando nel dettaglio territoriale dell’analisi, i dati
mostrano come l
a riduzione più
significativa di giovani si
registrata al Centro e al Sud
: entrambe le aree
hanno
visto “perdere” circa il 63% degli iscritti
under
e, di contro, aumentare
sensibilmente
la platea
over40
ud e del 20,1% al
Centro
(tab. 6)
Tab.
Variazione degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e area geografica, 2011
l. ass. e
var. %
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Var. %
ovest
Centro
Totale
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
fino a 30 anni
30-35 anni
35-40 anni
Di contro, al Nord, il fenomeno è stato leggermente più contenuto e
al tempo stesso,
meno spint
l’aumento della popolazione over 40: al Nord Ovest i giovani
diminuiscono del 37,6%, mentre al Nord Est del 41,4%.
Tali dinamiche risultano ancora più evidenti valutando l’incidenza dei giovani sul
totale degli iscritti. Al Sud, questa passa dal 41% al 1
5,8%, con
Regioni
che vedono
stravolgere il proprio profilo demografico: è il caso della Puglia, dove si passa dal
43,5% del 2011 al 14,8%, della Sicilia (dal 45,5% al 16,6%) e della Campania (dal
44,5% al 17,4%)
(fig. 10
e tab. 7
Al Centro, l’i
ncidenza giovanile passa dal 31,1% del 2011 al 12,1% del 2021, mentre
al Nord
si riduce
dal 23,2% al 14,6%
al Nord Ovest e
dal 24,1% al 14,7%
al Nord Est
Fig. 10
Incidenza di under 40 sul totale degli iscritti all’Enpacl,
area geografica
, confronto 2011
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Totale
Tab.
Incidenza di under 40 sul totale degli iscritti all
’Enpacl, per regione, confronto 2011
(val.
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto
Adige
Umbria
Val d’Aosta
Veneto
Totale
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
redditi dei professionisti
: si riduce, ma resta elevato,
il gap generazionale
Il divario reddituale tra lavoratori giovani e adulti rappresenta una delle
dimensioni
cardine della “questione giovanile” in Italia, alla base d
i comportamenti che, dalla
disaffezione verso il lavoro, alla fuga oltre confine in cerca di opportunità
occupazionali migliori, sempre più caratterizzano le giovani generazioni.
Anche t
ra le libere professioni il fenomeno è presente, a testimonianza di un fattore
“culturale” difficilmente scardinabile
, sebbene in presenza di
un modello lavorativo
che più di altri dovrebbe premiare merito, intraprendenza e dinamicità.
Al tempo stesso, la
diffusione, anche tra i professionisti, di
forme
occupazionali
ibrid
che sconfinano spesso
in fenomeni
“precariato professionale”, ha contribuito negli ultimi anni ad ampliare il divario
Anche tra i
Consulenti
Lavoro
si registra
un importante divario retributivo tra
giovani e “adulti”,
sebbene nel corso de
ll’ultimo
decennio questo si sia ridotto di
misura. Nel 2021, un giovane professionista ha guadagnato in med
ia poco più di
mila euro, ovvero circa 22
mila euro in meno di un adulto (53.314 euro). Il gap
2011,
quando era
l 48,4%
(tab. 8)
Ad incidere su tale dimensione è stata la differente dinamica che ha interessato i
redditi dei professionisti,
cresciuti del 30,2
tra i giovani, e in misura più ridotta
(+17,3%)
tra gli
Tab.
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età, confronto 2011
(val.
var. %
Meno di 40 anni
23.463
30.553
40 anni e oltre
45.440
53.314
21.977
22.761
% Gap
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
sacche di criticità importanti.
Nel 2021,
circa quattro iscritti
under
su dieci avevano un reddito inferiore a
18.594
mila euro
, valore
soglia di riferimento
corrispondente al contributo soggettivo
minimo? Di questi, l’11,3% non aveva reddito
mentre il 28,8%
pur guadagnando, si
Il dato esposto fa riferimento ad un campione di Consulenti che, iscritti al 31
.12.2011, hanno dichiarato
un reddito maggiore o uguale a zero nel 2014.
Alla data di estrazione della collettività oggetto di valutazione, circa 2.500 Consulenti iscritti al
collocava al di sotto del
valore
indicat
a gli over 40, la percentuale era del 18%,
mentre circa la stessa quota di iscritti (10,2%) non ha dichiarato redditi
(tab. 9)
Tab.
stribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe di reddito e classe d’età
(val. %)
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
Val. %
Val. %
Val. %
fino a 18.594
18.595
30.000
30.001
40.000
40.001
50.000
50.001
103.906
103.907 e più
Totale
100,0
21455
100,0
25083
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Fig. 11
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl, per classe di reddito e classe d’età
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
fino a 18.594
18.595 –
30.000
30.001 –
40.000
40.001 –
50.000
50.001 –
103.906
103.907 e più
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
A seguire, il 20,1% (contro il 13,1% degli iscritti con più di 40 anni), ha un volume di
reddito compreso tra i 18.595 euro e i 30.000, mentre il 12% (contro il 9,8% dei
più
adulti), si colloca tra i 30 e 40
mila euro.
Solo il 21,4% dei giovani, contro il 38,4% degli adulti, presenta un reddito superiore
mila euro, ma in gran parte, entro la soglia dei 50
mila.
n termini reddituali, i
l gap generazionale rappresent
il divario più significativo
nella
Categoria
a cui si sommano quelli di genere e territoriali, che risultano presenti fin
dalle prime fasi di avvio della professione.
Nell’approfondire
l’analisi sui giovani iscritti, si evidenziano differenze
importanti a
partire dal genere. Tra gli uomini, il 9,9% dichiara un reddito pari a zero, e il 24,4%
fino a 18.594, per un totale di poco più di un terzo (34,3%) collocato al di sotto di tale
soglia. Tra le donne la percentuale arriva al 45,6%, con il 12,7
% che non ha reddito e
il 32,9% al di sotto della soglia minima. Ancora più evidente è il divario con
riferimento alle classi reddituali più alte. Solo il 16,5% delle giovani professioniste
guadagna più di 40
mila euro, mentre tra gli uomini la percentuale
è del 26,7%
(tab.
Tab. 1
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per classe di reddito e genere
(val.
Donne
Uomini
Totale
fino a 18.594
18.595
30.000
30.001
40.000
40.001
50.000
50.001
103.906
103.907 e più
TOTALE
100,0
100,0
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Considerando il reddito medio, a fronte dei
25.599
euro
guadagnati dalle donne, gli
uomini ne guadagnano 35.870, con una differenza di circa 10
mila euro, che porta le
prime
a contare su un reddito
inferiore del 28,6%
quello di un uomo
(tab. 11
e fig.
L’unica nota
pur piccola
riduzione del divario rispetto ai professionisti più adulti,
mila euro e queste
ultime guadagnano in media il
31,1%
Tab. 1
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e genere
(val.
Donne
Uomini
Totale
% Gap
Meno di 40 anni
25.599
35.870
30.553
10.271
40 anni e oltre
43.016
62.470
53.314
19.455
Totale
40.180
58.780
49.895
18.600
17.417
26.601
22.761
% Gap
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl, per
classi d’età e genere,
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
25.599
35.870
30.553
43.016
62.470
53.314
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
Donne
Uomini
Totale
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Ma è soprattutto a livello territoriale che i divari interni alla professione appaiono
dei giovani professionisti (49,1%) ha un
reddito nullo o inferiore alla soglia minima, mentre solo il 13,3% degli iscritti supera
la soglia dei 40
mila euro annui
(tab. 12)
Tab. 1
Distribuzione degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per cla
sse di reddito e area
geografica
(val. %)
ovest
Centro
Totale
fino a 18.594
18.595
30.000
30.001
40.000
40.001
50.000
50.001
103.906
103.907 e più
TOTALE
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Regioni
che presentano maggiori criticità sono la Calabria, dove la soglia di iscritti
con reddito inferiore alla soglia minima supera il 60%, seguita, a distanza
da Molise,
(fig. 13)
Nord Ovest e 28,8% al Nord Est, mentre al Centro si colloca su un v
alore intermedio,
pari al 39,1%.
Specularmente, nelle
Regioni
professionisti con redditi medi elevati. Guadagna più di 40
mila euro all’anno il 30,6%
degli
under
al Nord Ovest e il 33,9% al Nord Est.
Anche l’analisi dei redditi medi mostra le stesse tendenze? Se al Sud, il reddito medio
di un giovane professionista è di circa 21
mila euro, pari al 72% del valore medio
nazionale, al Centro sale a 30
mila, valore corrispondente alla media Paese, per sali
mila al Nord Ovest (circa il 26% in più del reddito medio totale) e a 44
mila al
(fig. 14
e tab. 13)
Fig. 13
Quota
di iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni
con reddito inferiore a 18595 o nullo, per
regione
, 2021
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Fig. 14
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e area geografica
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Trentino AltoAdige
Veneto
Lombardia
Friuli Venezia Giulia
Piemonte
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Liguria
Totale
Marche
Lazio
Abruzzo
Sardegna
Campania
Basilicata
Sicilia
Puglia
Molise
Calabria
fino a 18.594
38.500
44.492
30.220
21.916
30.553
79.339
78.414
48.191
33.171
53.314
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
80.000
90.000
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Totale
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Tab. 1
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl, per classe d’età e area geografica
Val. indice,
Totale=100)
Meno di 40 anni
40 anni e oltre
Totale
ovest
Centro
Totale
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
L’elevata variabilità tra macro aree è ulteriormente amplificata a livello regionale? Il
divario massimo si raggiunge tra
Trentino Alto Adige, dove un giovane
professionista guadagna più di 66
mila
euro
Calabria, dove la soglia media
reddituale è d
mila euro
(fig. 15)
Fig. 15
Reddito medio degli iscritti all’Enpacl con meno di 40 anni, per classe d’età e
egione
, 2021
(val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
16.381
20.794
20.884
21.207
21.315
22.136
24.625
28.112
28.870
29.280
29.491
31.233
33.397
33.616
38.742
40.202
40.619
41.000
43.461
66.526
30.553
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
Calabria
Basilicata
Molise
Puglia
Sicilia
Campania
Abruzzo
Marche
Val d’Aosta
Toscana
Umbria
Lazio
Sardegna
Liguria
Lombardia
Piemonte
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Trentino AltoAdige
Totale
Sempre a livello territoriale
va inoltre evidenziato il caso del Nord Ovest, unica area
del Paese dove negli ultimi anni si è registrato un incremento del divario
generazionale sui redditi. Mentre in tutte le aree questo diminuisce, per effetto di
una dinamica più spinta di crescita de
over40
dell’area, dal 48% del 2014 al 52% del 2021
(fig. 16)
Fig. 16
Andamento del divario reddituale generazionale, per area geografica,
2021 (val. %)
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
avoro su dati Enpacl
Il dato esposto fa riferimento ad un campione di
consulenti
011, hanno dichiarato
un reddito maggiore o uguale a zero nel 2014.
Nord-ovest
Nord-est
Centro
L’abbandono precoce della professione tra i giovani
fenomeno da arginare
Tra le cause all’origine della riduzione del numero di iscritti
under
negli ultimi dieci
, oltre all’elevazione del titolo di studio di accesso alla professione,
va registrato
anche un
fenomeno
di abbandono prematuro della profe
ssione. Un fenomeno
complesso che trova ragione in una pluralità di fattori: da un lato le difficoltà che
molti giovani professionisti incontrano nello sviluppare
un’attività
“economicamente” sostenibile? dall’altro lato, la crescente attrattività sul mer
cato
di una professione che risponde sempre più al fabbisogno da parte delle aziende di
può spingere molti giovani,
soprattutto in aree del Paese dove la crescita
professio
nale è più faticosa a lasciare la libera professione per una più stabile
e sicura
occupazione alle dipendenze.
L’analisi dei dati
forniti dall’Enpacl, ed elaborati a partire dagli archivi
dell’Ente
sulle
cancellazioni,
evidenzia
la rilevanza di quelle
«volontari
» (non riconducibil
decessi o pensionamenti): dal 2011 al 2020 su una platea di circa 26
mila iscritti
all’Enpacl
(numero medio annuo)
sono registrate 4.285.
Si tratta di un fenomeno che
rileva per l’impatto ch
e ha sui processi di ricambio e
crescita dell’intera
Categoria
, ma che al tempo stesso
risulta in tendenziale
diminuzione negli ultimi anni
considerato che
l numero delle cancellazioni passa da
del 2011 a
del 2020
fig. 17)
Tale
fenomeno risulta interessare in misura maggior
le donne (61,4% del totale
delle cancellazioni) e i giovani, con bassa anzianità di iscrizione: su 100 cancellazioni
non ascrivibili a decessi o pensionamenti, più di 40 riguardano professionisti con
meno di
40 anni e un’anzianità di iscrizione inferiore ai 10 anni
fig. 18
Andamento delle cancellazioni volontarie di iscritti, 2011
2020
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Fig. 18
Distribuzione dei cancellati per genere, 2011
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Donne
Uomini
Donne
Uomini
Fig. 19
Distribuzione dei cancellati per età al momento della cancellazione, 2011
2020
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Fig. 20
Distribuzione dei cancellati per anzianità di iscrizione al momento
della cancellazione, 2011
2020
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
meno di 35 anni
35-39 anni
40-44 anni
45-49 anni
50-59 anni
60 anni e oltre
Fino a 5 anni
5-9 anni
10-14 anni
15-19 anni
20-24 anni
25 anni e più
Altro elemento caratterizzante le cancellazioni volontarie è la concentrazione nelle
egioni
del Mezzogiorno, dove si sono
registrat
il 58,7% d
i quelle
avvenute tra 2011
e 2020. Anche il tasso medio annuo di cancellazione (cancellati medi annui su totale
iscritti) appare in tale area più elevato: 2,3% contro l’1,5% del Centro e lo 0,9% del
tab. 14)
Tab. 1
Distribuzione dei cancellati per area geografica, 2011
2020
(val.
Cancellati 2011
2020 (val. ass.)
Cancellati 2011
2020
(val. %)
Tasso medio annuo di
cancellazione (cancellati su
iscritti)
Centro
Mezzogiorno
2.514
Totale
4.285
100,0
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
L’analisi dei volumi di
va antecedenti l’anno di cancellazione consente di
individuare la quota
ascrivibil
al mancato o ridotto sviluppo dell’attività
professionale. Tra i cancellati volontariamente tra 2011 e 2020, il 63,8% aveva un
volume nullo di
va e il 18,1% inferiore ai 10
mila euro
(fig. 21)
Fig. 21
Incidenza di cancellati con volume I
va nullo o inferiore a 10 mila euro nell’anno precedente la
cancellazione, 2011
2020
(val.
Fonte: elaborazione Enpacl
Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
su dati Enpacl
Nullo
fino a 10 mila
Tuttavia
negli anni tale situazione è andata cambiando, registrandosi
una riduzione
della quota di iscritti che l’anno prima della cancellazione non avevano fatturato
(50,2% nel 2020 contro il 79,2% nel 2011), o l’avevano molto esiguo?
Ciò suggerisce l’emergere di altre motivazioni nella scelta di abbandonare l’attività
ofessionale, legate presumibilmente alla presenza di altre opzioni lavorative, o alla
non necessità di mantenere l’iscrizione per il tipo di attività svolta?
Una breve indagine realizzata nel corso del
su un campione di ex iscritti alla
Cassa di Pre
videnza evidenzia come l
e motivazioni che portano
alla cancellazione
risied
no principalmente nelle difficoltà a portare avanti l’attività professionale? Il
38,7% lascia infatti per questo motivo, più specificatamente perché aveva grosse
difficoltà (19%),
perché la gestione dello studio era troppo faticosa (12,7%) e perché
i servizi offerti non avevano più riscontro sul mercato (7%)
(fig. 22)
A questa quota si aggiunge il 32,9% che invece lascia perché ha trovato un altro
lavoro, segno che la condizione p
recedente non era soddisfacente sotto il profilo
professionale.
Pesano però anche altr
i fattori nella scelta
. Il 20,3% degli intervistati afferma che
sono subentrate condizioni personali e/o famigliari che ostacolavano il
proseguimento dell’attività? Il 1
2% invece aveva un altro lavoro che rendeva
impossibile proseguire con l’attività di consulenza, mentre un altro 12% pur
essendosi cancellato, afferma di non aver mai abbandonato
tutto l’attività
professionale
i giovani
, l’opportunità di un altro lavoro,
alle dipendenze e
che consenta di
onsulente del
Lavoro
ragione
che più
spinge verso la cancellazione. Circa il 46% degli iscritti con meno di 45 anni
lascia per
questa ragione, mentre con l’avanzare degli anni, pesa relativamente di
la difficoltà a far fronte alle criticità nel portare avanti altre attività, oppure
l’insorgere di nuove situazioni famigliari o personali incompatibili con l’attività?
Fig.
I motivi dell’interruzione dell’attività libero professionale, per classe d’età
(val.
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
Ho trovato un altro lavoro
Avevo grosse difficoltà a
portare avanti l’attività
professionale
Situazioni personali /
famigliari
Avevo un altro lavoro
Fino a 45 anni
46 anni e oltre
l profilo degli intervistati
La parte di testo
che segue presenta nel dettaglio i risultati dell’indagine svolta
presso gli iscritti
Ordin
dei Consulenti del Lavoro
con meno di 40 ann
i tra il 26
ottobre e il 6 novembre
L’indagine è stata realizzata attraverso
la somministrazione di un questionario a
struttura chiusa per mezzo della piattaforma on line d
Fondazione Studi
Consulenti del Lavoro
anno partecipato
, compilando inte
gralmente il
questionario,
onsulenti del
Lavoro
su circa 4mila
contattati
, per un tasso di
adesione pari al
(tab. 15)
Le risposte fornite, sono state acquisite ed elaborate in forma anonima, nel pieno
Il profilo dei rispondenti ricalca quello dell’universo professionale con una presenza
femminile che si attesta al
% (gli uomini sono il 5
e una provenienza geografica
prevalente dal Sud Italia: risiede in tale area il 35% degli intervistati
mentre il 21,4%
al Centro, il 22,8% al Nord Ovest e il 20,7% al Nord E
La distribuzione del campione
per ampiezza demografica del
Comune
di residenza
vede quasi 6 rispondenti su 10 provenire dalle piccole realtà comunali
e solo il 15,3%
dalle
Per quanto riguarda la situazione familiare,
la maggioranza degli intervistati (73,6%)
vive
in coppia; il 39,2% con figli e il 34,4% senza figli. Più di un quarto del campione
si dichiara single: il 12,4% vive nella famiglia d’origine,
mentre il 13,2% da solo o in
un’altra condizione diversa da famiglia d’origine? Del tutto residuale è la presenza di
genitori soli con figli.
Se complessivamente 4 intervistati su 10 hanno dei figli, nella gran parte dei casi si
tratta di minori: è il 38
,9% del campione ad affermare di avere figli con meno di 15
anni.
Tab. 15
Il profilo degli intervistati (val. %)
Val. %
Genere
Donne
Uomini
Totale
100,0
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e isole
Totale
100,0
Ampiezza comune residenza
Grande Comune
Piccolo Comune
Totale
100,0
Nucleo famigliare
Single, che vive in famiglia d’origine
Single che vive da solo / altra condizione diversa da
famiglia
d’origine
Coppia senza figli
Coppia con figli
Genitore solo con figlio/i
Totale
100,0
Presenza figli con meno di 15 anni
Totale
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
nuovo
percorso
accesso alla professione
ORMAZIONE
ADEGUATA
SERVIREBBE PI
SPECIALIZZAZIONE
UNIVERSITÀ
Il percorso di accesso alla professione prevede un iter
complesso, che oltre al
conseguimento del diploma di laurea, divenuto obbligatorio nel 2007 con
l’introduzione dell’art? 8
bis alla Legge
12/1979, prevede 18 mesi di tirocinio
professionale e il superamento dell’esame di abilitazione?
La quasi totalità
i giovani
iscritti (87,5%) ha un titolo di laurea: triennale nel 50,5%
dei casi, specialistico nel 28,5%? L’8,5% ha una specializzazione
post lauream
presenza di diplomati
risulta molto contenuta (12,5%), con un’incidenza
maggiore
tra gli uomini (15
contro il 9% delle donne) e tra i residenti al Centro Sud
(tabb. 1
Tab. 1
Titolo di studio più elevato conseguito e diploma di laurea, per genere
(val. %)
Genere
Donna
Totale
Titolo di studio più
elevato conseguito
Diploma secondario
Diploma di laurea triennale
Diploma di laurea specialistica
Specializzazione post lauream
Totale
100,0
100,0
100,0
Tipo di diploma
Scienze
Politiche
Giurisprudenza
Economia
Altro
Totale
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
Consulenti
Lavoro
(48,6%). Proviene
invece
da una facoltà giuridica il 34,3% e
da scienze politiche il 16,1%. Fanno eccezione le regioni del Nord Ovest,
dove il
percorso di giurisprudenza risulta il più scelto tra i giovani
Consulenti
Lavoro
(45%), mentre solo il 38,1% proviene da una facoltà economica e il 15% da scienze
politiche
Le giovani professioniste presentano livelli di istruzione mediamente più elevati dei
colleghi: il 29,7% ha conseguito un diploma di laurea specialistica e il 9,6% una
specializzazione
post lauream
essioniste provengono da un percors
di studi giuridici (
39,8% contro il 28,7%
degli uomini)
Tab. 1
Titolo di studio più elevato conseguito e diploma di laurea, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Totale
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e
Isole
Titolo di studio più elevato conseguito
Diploma secondario
Diploma di laurea triennale
Diploma di laurea specialistica
Specializzazione post lauream
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Tipo di diploma
Scienze Politiche
Giurisprudenza
Economia
Altro
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
interessante peraltro notare come nel corso degli anni, i canali formativi di accesso
alla professione si sono trasformati. Se tra i laureati con più di 36 anni, il 18,3%
proveniva da un perc
orso di laurea in scienze politiche, tra i professionisti con meno
di 30 anni, l’incidenza di tale tipo di laurea è scesa al 10,4%? Di contro, è cresciuta
sensibilmente la già elevata quota di laureati in economia e commercio, passata dal
45,3% dei laureat
i con più di 36 anni ai 53,6% dei giovanissimi, mentre resta stabile,
attorno al 35%, l’incidenza della formazione di tipo giuridico
(fig. 23)
Distribuzione dei laureati per classe di età e indirizzo di laurea
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
l diploma di laurea costituisce
dal 2007, il titolo necessario per
l’esercizio della professione,
a cui
fa seguito un tirocinio di 18 mesi (D
137/2012) necessario pe
r poter sostenere l’esame di abilitazione? Si tratta di un
periodo di formazione pratica importante, che dovrebbe consentire di acquisire
quelle conoscenze e competenze utili al successivo esercizio professionale.
l Nord la percentuale arriva al 55%) afferma
che durante il tirocinio ha avuto modo di occuparsi, oltre che di aspetti
rapporti di lavoro (consulenza giuridica ed economica p
er il 57,5% degli iscritti), di
organizzazione del lavoro (35,3%), di relazioni sindacali (26,3%), di welfare aziendale
(14,7%)
(tab. 1
e fig. 24)
Quasi 4 iscritti su 10
39,6%) affermano invece di essersi occupati principalmente di
amministrazione del
personale, adempimenti e buste paga, mentre per una
minoranza
l’8,5%
le tematiche più trattate durante il tirocinio, sono state di natura
10,5% e 11,9%) e ridimens
ionata al Nord.
Solo il 5,1% dichiara di avere avuto poche occasioni di approfondire le materie
rilevanti ai fini dell’esercizio professionale
Scienze Politiche
Giurisprudenza
Economia
36 anni e oltre
31-35 anni
fino a 30 anni
Tab.
Valutazione dell’esperienza del tirocinio, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord
Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
avuto poche/nessuna occasione di
occuparmi di materie inerenti la
professione
Si è
occupato principalmente di
amministrazione del lavoro
Si è
occupato, oltre che di
amministrazione, anche di aspetti
consulenziali del lavoro
occupato principalmente di aspetti
fiscali
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
Materie oggetto di approfondimento durante il tirocinio
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
La valutazione su tale esperienza risulta nel complesso positiva. Anche se non
mancano margini di miglioramento.
Il 42,1% giud
ica infatti molto positivamente
Formazione
Selezione, formazione, politiche attive
Sicurezza sul lavoro
Welfare aziendale
Consulenza fiscale/finanziaria/societaria
Relazioni sindacali
Organizzazione del lavoro
Adempimenti fiscali, tributari, societari
Consulenza giuridica/economica sui rapporti di lavoro
Contrattualistica
Amministrazione del personale
l’esperienza fatta e il 48,2% abbastanza positivamente? I pareri negativi sono espressi
solo dal 9,7% del campione
(tab. 19)
Valutazione dell’esperienza del tirocinio a fini formativi e
professionali, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Molto positivamente
Abbastanza positivamente
Abbastanza negativamente
Molto negativamente
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
All’esperienza del tirocinio si accompagna frequentemente quella
della frequenza di
un corso di preparazione all’esame di stato? I
l 70,6% degli iscritti
ha seguito
organizzato dall’Ordine che è stato
considerato dalla maggioranza dei partecipanti
molto (59,7%) e abbastanza (30,5%) utile. Al Nord Est, la quota di giovani che ha
frequentato un corso di preparazione all’esame di abilitazione organizzato
dall’Ordine raggiunge quota 90,9%, anche se i giudi
zi sull’utilità dello stesso, pur nel
(tabb. 20
Partecipazione a corso di preparazione per esame di Stato, per area geografica
(val. %)
Area
geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Ha partecipato a corso di
preparazione per esame di
Stato?
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione
Studi Consulenti del lavoro, 2022
ovendo valutare l’insieme delle esperienze formative e pratiche finalizzate
all’accesso alla professione, i giovani
onsulenti
intervistati considerano abbastanza
adeguato il percorso intrapreso: cos
si esprime il 58,6% del campione? “Solo” il
12,3%
un giudizio del tutto positivo, considerandolo più che adeguato ai fini
dell’avvio dell’attività professionale?
Più
i un quarto esprime
invece
un giudizio critico, considerando l’insieme delle
perienze formative poco (25,8%) o per nulla (3,3%) adeguate: un valore che risulta
molto più alto tra gli uomini
, al Nord Est e al Sud Italia
(tab. 22)
Valutazione del
corso di preparazione per esame di Stato, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Utilità del corso
Molto
Abbastanza
Per nulla
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
Tab.
La valutazione del percorso formativo ai fini dell’accesso alla professione, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Più che adeguato
Abbastanza adeguato
Poco adeguato
Del tutto inadeguato
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
aderenza
del percorso formativo all’esercizio professionale
, viene indicata al primo
posto la necessità di co
rsi universitari più specialistici per la professione, magari con
indirizzo specifico in consulenza del lavoro (44,7%)
(fig.25)
Al secondo, ma distanziati, vengono segnalati pari merito, la possibilità di affrontare
gratuiti per i tirocinanti sulle materie più innovative della professione (36,3%).
Il 25%
segnala l’opportunità di rendere obbligatoria la formazione per l’accesso all’esame
di abilitazione.
Opzioni queste ultime segnalate soprattutto al Mezzogiorno.
Le proposte per migliorare il percorso formativo di accesso alla professione, per area
geografica
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
A SCELTA PROFESSIONALE
VINCONO SULLA VOGLIA D
I AUTONOMIA
superamento dell’esame di abilitazione, costituisce il passaggio obbligato di una
scelta
avvenuta
nel tempo,
che parte dalla conoscenza della professione alla
maturazione della volontà di intraprendere la strada professionale.
La passione p
er i contenuti del lavoro e le materie trattate è di gran lunga il fattore
che più ha inciso nella scelta di diventare
onsulente del
Lavoro
, maturata per gran
parte degli iscritti nel corso degli studi universitari, dove si è avuto modo di avere
a prima conoscenza di tale figura. Indica tale item il 47% dei giovani intervistati,
seguito a distanza, da altri due fattori caratterizzanti la professione, ma meno
Corsi universitari più
specialistici per la
professione
Possibilità di affrontare
una maggiore varietà di
materie nel tirocinio
Corsi gratuiti per i
tirocinanti sulle tematiche
più innovative
Corso di formazione
obbligatorio per accesso
all’esame di abilitazione
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
rte da una professione giovane e dinamica (31,4%) e la voglia di lavorare in
proprio (28,3%). Per circa due giovani su dieci, la scelta professionale è
invece
maturata grazie al verificarsi di circostanze positive (21,3%)
quindi abbastanza
casualmente, me
ntre un altro 20% desiderava portare avanti o sviluppare l’attività
di famiglia già avviata
(tab. 23)
Fattori che hanno inciso maggiormente nella scelta di diventare consulente del lavoro, per
area geografica
(val. %)
Area
geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Passione per i contenuti del lavoro
Valutazione delle buone
prospettive di crescita, economica
e professionale
Voglia di mettersi in
proprio, di
autonomia
Casualità, verificarsi di circostanza
positive/un’occasione
Desiderio di portare avanti attività
di famiglia già avviata
Possibilità di accedere al
praticantato e alla professione,
tramite conoscenza di
professionisti
Possibilità di accedere facilmente
alla professione una volta
conseguita la laurea
Necessità di lavorare, non sono
andati in porto altri
progetti
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
’effetto attrattivo dei contenuti professionali risulta ancora più importante per le
iscritti del Nord Est,
fig. 26)
Di contro tra gli uomini e tra i residenti al Sud, la voglia di autonomia risulta una
variabile più determinante in fase di scelta. Al Nord Ovest, emerge
una quota più
rilevante di giovani che scelgono la professione per portare avanti l’attività di
famiglia.
Fattori che hanno inciso maggiormente nella scelta di diventare consulente del lavoro, per
genere
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
La presenza di una tradizione famigliare è un elemento importante nel garantire la
continuità e la crescita della comunità professionale, ma non risulta poi cos
scritti con meno di 40 anni è figlio di un
Consulente
Lavoro
; a questa fetta si aggiunge il 6,3% che invece
può
“conta
un fami
liare
Consulente
Lavoro
. Ma la maggioranza (71,1%) è
approdata
alla pro
fessione del
tutto spontaneamente, senza avere alle spalle alcuna tradizione
famigliare
(tab. 24)
Ciò vale soprattutto per le donne: non ha parenti o amici consulenti il 74,5% di queste
contro il 67,8% degli uomini.
Per la
maggioranza
degli iscritti, qui
ndi, la conoscenza della professione è avvenuta
nel tempo, nel corso dell’esperienza formativa e professionale? Solo il 28,9% afferma
infatti di conoscere da sempre la professione, perché svolta da un fami
liare,
conoscente o per altri motivi.
Più di un q
uarto (26,5%), è entrato invece in contatto con la figura del
onsulente
avoro
per la prima volta attraverso proprie ricerche personali su possibili sbocchi
professionali del percorso di studi intrapreso, mentre il 9,5% in occasione di
specifiche attività di orientamento svolte all’università?
rilevante anche la quota di
giovani en
trata per la prima volta in contatto con un
onsulente
avoro
grazie a
rapporti professionali: il 20,7% degli iscritti afferma che è stato questo il primo canale
di conoscenza
(tab. 25)
Passione per i
contenuti del lavoro
Valutazione delle
buone prospettive di
crescita
Voglia di mettersi in
proprio
Casualità, verificarsi
di circostanza
Desiderio di portare
avanti attività di
famiglia
Donna
Presenza di parenti che svolgono l
a professione di consulente del lavoro, per genere e area
geografica
(val. %)
Un genitore
Entrambi i
genitori
parente
Nessuno
Totale
Genere
100,0
Donna
100,0
Totale
100,0
Area
geografica
Nord Ovest
100,0
Nord Est
100,0
Centro
100,0
Sud e Isole
100,0
Totale
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
La conoscenza della professione, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord
Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
La conosco da sempre perché la svolge
liare
Tramite mie ricerche su possibili sbocchi
lavorativi
Tramite contatto professionale con un
consulente del lavoro
Tramite esperienza di amici / conoscenti
svolgono tale professione
Tramite iniziative di orientamento /
presentazione della professione
(università, scuola secondaria, career
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
A livello territoriale è interessante notare come al Nord sia molto più rilevante
quota di iscritti
che ha conosciuto
la professione grazie ad iniziative di orientamento
a scuola o all’università (14% circa), mentre al Sud, quasi un terzo (32%) ha
“scoperto” la professione da solo, tramite ricerch
e sui possibili sbocchi universitari
dei corsi di laurea.
Tra le donne è p
iù elevata la quota di quante hanno avuto modo di partecipare ad
iniziative di orientamento, che hanno favorito un primo contatto con la figura del
Consulente
Lavoro
, o in occasioni di lavoro
(fig. 27)
La conoscenza della p
rofessione, per genere
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
l superamento dell’esame di abilitazione da parte dei giovani “aspiranti”
onsulenti
che rappresenta l’ultima tappa obbligata del percorso di acces
so alla professione,
si accompagna
immediatamente
alla scelta di iscriversi all’Ordine?
abbastanza contestualmente, entro 2 mesi. Ma per la maggioranza i tempi sono sta
più lunghi: il 30,3% si è iscritto dopo qualche mese, ma entro un anno dal
conseguimento dell’abilitazione, mentre circa un quarto (23,4%) si è iscritto
successivamente
(tab. 26)
La tendenza a procrastinare i tempi di iscrizione all’Ordine risulta par
ticolarmente
accentuata al Sud: solo il 37,6% si iscrive contestualmente, mentre il 31,5% dopo
immediatamente dopo il superamento dell’esame, e solo una minima parte do
po un
anno.
Nella maggior parte dei casi, il ritardo nell’iscrizione deriva da
una mancata
percezione della necessità di iscriversi all’Ordine:
il 33,7% dichiara
iniziato a
La conosco da sempre perché la svolge un famigliare
Tramite mie ricerche su possibili sbocchi lavorativi
Tramite contatto professionale con un consulente del
lavoro
Tramite esperienza di amici / conoscenti che svolgono
tale professione
Tramite iniziative di orientamento / presentazione
della professione (università, scuola secondaria,?
Donna
lavora
come collaboratore presso uno studio, per cui non era necessario iscriversi,
mentre il 19% non si è iscritto
finché
non ha avuto dei propri clienti. Il 16,8% ha
ritardato l’iscrizione perché ha provato a cercare o aveva un altro lavoro, mentre il
9,8% per
risparmiare sui costi di iscrizione. Il 7,1% infine, perché era impegnato in un
altro percorso formativo
(fig. 28)
Il tempo intercorso tra l’esame di abilitazione e l’iscrizione all’Ordine, per area geografica
(val. %)
Area
geografica
stata contestuale (entro 2 mesi)
Meno di un anno
Più di un anno
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
Lavoro
, 2022
Motivi del ritardo nell’iscrizione all’Ordine dei Consulenti del
avoro
(val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del
avoro, 2022
Motivi famigliari
Era impegnato in un percorso formativo
Voleva evitare i costi dell’iscrizione
Cercava/aveva un altro lavoro
Non aveva clienti
Pur lavorando come collaboratore non aveva
esigenza di iscriversi
l modello organizzativo della p
rofessione tra i giovani
SERCIZIO E ORGANIZZAZIONE DELL
ATTIVITÀ
SI AMPLIA IL DIVARIO TRA
NORD E SUD
Le modalità di organizzazione dell’attività professionale da parte dei giovani iscritti
da un lato
rispecchia
le tradizionali differenziazioni esistent
i all’interno del mondo
professionale
dall’altro lato
luce su
i possibili scenari di evoluzione dei
modelli organizzativi interni.
L’indagine sugli iscritti svolta nel 2021, già metteva in
evidenza
alcuni elementi
caratterizzanti l’esercizio dei giovani professionisti, lasciando emergere un
orientamento maggiore
enza
professionale, che rende preferibile, in fase di avvio della professione, condividere
responsabilità e oneri con altri colleghi, o acquisire esperienza all’interno di realtà
più strutturate, in una logica di collaborazione, che può essere propedeutica
all’avvio
di un’attività in proprio o in forma
aggregata
Alla richiesta di indicare le modalità di esercizio dell’attività professionale va
sottolineato
tuttavia che, anche tra i giovani
onsulenti
, continua a essere presente
un forte orienta
mento all’individualità? Il 44,5% è infatti titolare di studio individuale
(tab. 27)
Le modalità di esercizio della professione, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
In modo
individuale, come titolare di
studio
In forma associata/STP/cooperativa
solo con altri consulenti del lavoro
con altri professionisti anche non
consulenti
Come collaboratore presso studi
professionali
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
Solo il 16,1% esercita in forma associata, in
tp, cooperativa, con altri
Consulenti
Lavoro
(9,3%) o anche con altri professionisti (6,8%), mentre circa 4 giovani su 10,
sono collaboratori all’interno di studi professionali?
Tale ult
ima modalità costituisce una dimensione spesso transitoria, di passaggio ad
una condizione diversa, che caratterizza la fase iniziale dell’esercizio professionale, e
che risente molto delle condizioni di contesto, risultando più diffusa in quelle aree
Paese dove è più elevata la presenza di studi strutturati.
Ma rispecchia dall’altro lato anche la condizione di quanti, giovani
Consulenti
Lavoro
indicativo infatti che tra i giovani che esercitano in forma associata, quasi quattro
su dieci (il 38,3%) proviene da una tradizione famigliare consolidata, dal momento
che uno o entrambi i geni
tori (7%) sono
Consulenti
Lavoro
fig. 29)
ipotizzabile
che in questi casi, l’esercizio professionale avvenga in qualità di associato allo studio
di famiglia. Anche tra chi esercita in forma individuale, si registra più frequenteme
(25,7%) la presenza di un genitore consulente, mentre tra i giovani collaboratori, solo
il 13,3% si trova in questa condizione, mentre è l’80,2% a non avere alle spalle alcun
supporto famigliare.
Fig.
La presenza di fami
liari consulenti del lav
oro per modalità di esercizio dell’attività
professionale (val. %)
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
Professionista individuale
Professionista in forma
associata
Collaboratore di studi
professionali
Totale
Uno o entrambi i genitori
Un altro parente
Nessuno
Altro elemento da sottolineare è l’estrema variabilità di condizioni tra aree
geografiche. Mentre al Nord, la collaborazione presso
uno studio costituisce di gran
colloca in tale posizione), e la quota di quanti esercitano in forma individuale risulta
di poco superiore a chi lo fa in forma aggrega
ta, al Centro, e soprattutto al Sud, la
percentuale di giovani che esercita in forma individuale sale al 60,6%, doppiando il
del Nord) afferma di collaborare presso uno s
tudio di consulenti.
da evidenziare anche come tra le donne si riscontri una maggiore propensione ad
esercitare la professione in forma di collaborazione (46,9% contro il 32,1% degli
uomini) e meno in forma individuale, come titolare di studio (39,7% co
ntro 49,1%
degli uomini)
(tab. 28)
Le modalità di esercizio della professione, per genere
(val. %)
Genere:
Donna
Totale
In modo individuale, come titolare di studio
In forma associata/STP/cooperativa
solo con altri consulenti del lavoro
con altri professionisti anche non consulenti
Come collaboratore presso studi professionali
Totale
100,0
100,0
100,0
Fonte:
ndagine Fondazione Studi Consulenti del
degli studi in cui
operano
senza supporto strutturato di collaboratori o altro personale.
Ma tra i professionis
ti individuali la percentuale sale al 56,2%. La maggioranza, il
40,8% esercita in studi dove lavorano 1
5 persone, mentre circa un terzo (31,1%) in
studi più grandi. Ancora una volta, le differenze principali emergono a livello
geografico, con una maggiore
incidenza al Sud di giovani professionisti che sono
completamente soli nell’esercizio della professione
(tab. 29
Le dimensioni dello studio, per area geografica
(val. %)
Area geografica
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Nessun
oltre l’intervistato
2 persone
5 persone
Più di 5 persone
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte:
ndagine Fondazione Studi Consulenti del
Tab.
Le dimensioni dello studio, per modalità di esercizio della professione (val. %)
Modalità di esercizio della professione
In modo individuale
In forma
associata
Collaboratore di
studi
professionali
Totale
Nessuno oltre l’intervistato
2 persone
5 persone
Più di 5 persone
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi
Consulenti del Lavoro
I giovani che esercitano la professione in forma individuale sono riusciti nei pochi
fatturato molto diversificato, il cui meno del 25% deriva da u
n solo cliente.
Di contro, chi lavora come collaboratore presso altri studi, tende a concentrare le
proprie entrate su una o pochissime realtà: il 31,6% lavora per un solo studio, da cui
deriva il 100% del proprio fatturato. Per il 28,7% la quota di fattu
rato derivante dal
committente principale è molto alta, oscillante tra il 75% e
99% mentre solo il
23,9% si muove in una logica più professionale, lavorando con più studi (tab. 31).
Tab.
Quota di fatturato derivante dal principale cliente, per m
odalità di esercizio della
professione (val. %)
Modalità di esercizio della professione
In modo
individuale
In forma
associata
Collaboratore di
studi professionali
Totale
100%, ha un solo cliente
Meno del 25%
Totale
100,0
100,0
100,0
Fonte: indagine Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
IVERSIFICAZIONE DEI CONTENUTI
E PRIMATO DELLA MATERIA
LAVORISTICA SU FISCALE
COME CAMBIA LA PROFESSIONE TRA I
GIOVANI
La diversificazione dei contenuti dell’attività professionale e l’orientamento verso
una logica di maggiore collaborazione con altri
onsulenti del
Lavoro
, ma
soprattutto, professionisti di altra natura, costituiscono, come già messo in luce
nell’indagine del 2021, l’altro forte elemento di caratterizzazione dell’universo
Approfondendo gli ambiti di specializzazi
one dei giovani intervistati, emergono
infatti tre diverse spinte: una tendenza all’innalzamento della qualità dei servizi
erogati con un arricchimento
adulti
, di tutta la dimensione
“consulenziale” dell’attività
professionale; un più marcato orientamento verso
ambiti di attività nuove, che iniziano ad essere presidiate fin dall’inizio della
professione, in un’ottica di specializzazione dell
a stessa
? un’ accentuazione del peso
uelli economico fiscali.
Restano pertanto anche tra i giovanissimi centrali le attività
che, a fianco
all’amministrazione del personale (indicata come area di specializzazione dall’84,7%
degli intervistati) vedono consolidarsi anche la consulenza giu
ridica ed economica
nei rapporti di lavoro (74,4%) e la contrattualistica (73,9%)
(tab. 32)
Circa quattro su dieci (41,4%) si occupano di organizzazione del lavoro e, a seguire,
relazioni sindacali (31,7%) e welfare aziendale (25,6%): materie che entrano sempre
più nel bagaglio professionale del
Consulente
Lavoro
. Circa un te
rzo (34,3%) si
occupa invece di adempimenti fiscali, tributari e societari, e meno di un quarto degli
intervistati (23,3%) della consulenza in tale ambito.
Aree di specializzazione del professionista, per area geografica
(val. %)
Area geograf
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
Totale
Amministrazione del personale
Consulenza giuridica/economica sui
rapporti di lavoro
Contrattualistica
Organizzazione del lavoro
Adempimenti fiscali, tributari, societari
Relazioni sindacali
Welfare aziendale
Consulenza
fiscale/finanziaria/societaria
Politiche attive
Formazione
Pianificazione previdenziale
Sicurezza sul lavoro