
(AGENPARL) – lun 28 novembre 2022 0023 novembre 2022
LA REDISTRIBUZIONE
DEL REDDITO IN ITALIA
Nel 2022 si stima che l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%.
Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: (i) la riforma Irpef; (ii) l’assegno unico e universale per i figli a carico; (iii) le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; (iv) l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.
La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3 p.p.), sia monogenitori (-4,2 p.p.), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Per le famiglie monocomponenti (-2,1p.p.) e per gli ultrasessantacinquenni soli (-1,3p.p.) la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente.
L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.
La riforma dell’Irpef ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive pariall’1,5% per l’intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio-alti. Fra le famiglie che migliorano la propria situazione, il beneficio medio risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, caratterizzato dalla presenza di contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta.
Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale della riforma dell’Irpef che corrisponde al 2,3% del reddito familiare. Le famiglie che peggiorano la propria situazione, subiscono, invece, una perdita più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale.
Le analisi dell’attuale scenario distributivo tengono conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell’inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
La redistribuzione del reddito attraverso i trasferimenti e il prelievo
In Italia, la stima della diseguaglianza del reddito primario, rappresentata dall’indice di Gini,è pari nel 2022a 46,4%(Prospetto 1).
Prospetto 1. diseguaglianza prima e dopo L’INTERVENTO PUBBLICO, PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA.Anno 2022
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
Dopo i trasferimenti e il prelievo, la diseguaglianza del reddito disponibile risulta significativamente inferiore, pari a 29,6%: l’intervento pubblico riduce quindi la diseguaglianza di 16,8 punti percentuali. L’effetto dei trasferimenti è ben più rilevante (11,9p.p.) rispetto a quello del prelievo contributivo e tributario (4,9p.p.).
La diseguaglianza dei redditi primari è significativamente più alta nel Mezzogiorno (49,2%) rispetto al Centro (43,5%) e al Nord (42,7%). L’effetto redistributivo dei trasferimenti e del prelievo è relativamente più importante nel Mezzogiorno, dove determina una riduzione della diseguaglianza da 49,2%a 29,5%. La diseguaglianza del reddito disponibile tra le aree geografiche riflette quella del reddito primario, ma con distanze più contenute.
Le pensioni e gli altri trasferimenti pubblici costituiscono i principali strumenti per trasferire risorse alle persone anziane, disoccupate, inabili o minori. Le pensioni di vecchiaia, invalidità e per i superstiti costituiscono la quota prevalente dei trasferimenti monetari pubblici alle famiglie, pari a circa un quinto del loro reddito lordo, mentre le voci relative alle altre pensioni (2,5%) e le prestazioni sociali per la famiglia (2,7%) e per il lavoro (2,4%) rappresentano nell’insieme il 7,6%del reddito lordo del totale delle famiglie (Figura 1).
FIGURA 1. Reddito primario, PENSIONI PREVIDENZIALI (IVS), ASSISTENZIALI E ALTRI TRASFERIMENTI,PER quinti di reddito primario FAMILIARE equivalente.Anno 2022(in percentuale del reddito lordo familiare)
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
La distribuzione delle imposte dirette e dei contributi sociali per quinti di reddito disponibile familiare riflette il diverso grado di progressività delle specifiche forme di prelievo (Prospetto2). I contributi sociali sui datori e sui lavoratori sono la forma più rilevante, prelevando il 17,3% del reddito lordo delle famiglie, ma anche la meno progressiva. Le imposte dirette (Irpef, addizionali locali e tassazione separata di rendite finanziarie, liquidazioni e arretrati da lavoro, affitti) ammontano complessivamente al 13,9% del reddito lordo delle famiglie.
I contributi sociali sono generalmente proporzionali, né progressivi né regressivi, rispetto al reddito individuale da lavoro e, per questo motivo risultano quasi proporzionali anche rispetto al reddito familiare. L’applicazione di aliquote inferiori per le qualifiche più basse e gli sgravi contributivi sono gli unici elementi del prelievo contributivo che ne aumentano la progressività, al contrario i massimali e i minimali la riducono.
prospetto2. Contributi sociali E imposte dirette, PER quinti di reddito disponibile FAMILIARE equivalente.Anno 2022(in percentuale del reddito lordo familiare)
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
L’incidenza dei contributi a carico dei datori nei diversi quinti presenta variazioni contenute attorno alla media (11,3%). Il profilo distributivo è moderatamente progressivo nel passaggio dal quinto più povero (8,9%) al penultimo (13,3%) e leggermente regressivo nell’ultimo quinto, dove l’effetto dei massimali riduce il peso dei contributi sui datori al 10,7% del reddito lordo.
I contributi a carico dei lavoratori oscillano intorno alla media complessiva del 6%, assumendo valori più bassi nel secondo e nel terzo quinto della distribuzione. L’incidenza leggermente maggiore per le famiglie dei due quinti più ricchi (rispettivamente il 5,9% nel penultimo e il 6,3% nell’ultimo quinto) costituisce una lieve correzione progressiva. I minimali determinano una correzione di segno opposto: per il quinto più povero il prelievo risulta leggermente superiore alla media (6,3%).
L’Irpef è un’imposta progressiva rispetto ai redditi individuali sia per effetto delle aliquote crescenti, sia per quello delle detrazioni (per lavoro, carichi familiari, spese sanitarie, ecc.). L’incidenza dell’Irpef aumenta al crescere del reddito familiare lordo risultando più di cinque volte maggiore nell’ultimo quinto più ricco (16,2%) rispetto al primo, più povero (3,3%). Gli incrementi maggiori si osservano nel passaggio dal primo al secondo e dal quarto all’ultimo quinto. Sono moderatamente progressive anche le altre imposte dirette, la cui incidenza sul reddito lordo varia dall’1,3% del primo quinto al 3% dell’ultimo.
L’impatto delle politiche per le famiglie realizzate nel 2022: indicatori redistributivi e povertà
Il modello FaMiMod consente di analizzare gli effetti delle singole politiche per le famiglie adottate nel 2022, sia quelle strutturali quali la riforma dell’Irpef e l’assegno unico e universale per i figli, sia quelle temporanee di contrasto alla crisi energetica.
Le simulazioni con il modello FaMiMod includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: (i) la riforma dell’Irpef; (ii) l’assegno unico e universale per i figli a carico; (iii) le indennità di 200 e di 150euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.Gli effetti delle politiche sono calcolati “a parità di altre condizioni”, cioè misurati per differenza fra lo scenario precedente, che applica la legislazione del 2021 ai redditi dell’anno 2022, e lo scenario vigente nel 2022, comprensivo delle politiche adottate nel corso dell’anno.
Le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso dell’anno aumentano l’equità della distribuzione dei redditi disponibili. La diseguaglianza, misurata dall’indice di Gini, si riduce di quasi un punto percentuale, da 30,4% a 29,6%; il rischio di povertà diminuisce di quasi due punti percentuali, dal 18,6% al 16,8%, e il poverty gap di quasi un punto, da 5,2 a 4,4 (Prospetto 3).
prospetto 3. effetti sulla diseguaglianza e sulLa povertÀdelle misure adottate nel 2022(*).
Anno 2022
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat).
(a) percentuale di persone in famiglie con un reddito equivalente inferiore al 60% del reddito mediano.
(*) Oltre alla riforma dell’Irpef e all’assegno unico, si sono considerati i principali bonus per il contrasto alla crisi energetica, qualile indennità di 200 e di 150 euro, i bonus per le bollette dell’elettricità e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni per le ultime tre mensilità del 2022 e per la tredicesima.
La diminuzione del rischio di povertà riguarda tutte le classi di età. Dopo la riforma dell’Irpef e l’assegno unico, il rischio di povertà si riduce per tutte le classi di età sotto i 65 anni (Figura 2). I giovani da 0 a 24 anni sono i più favoriti, in particolare in seguito all’introduzione dell’assegno unico, grazie al quale il rischio di povertà si riduce di 3,8punti percentuali per la classe da 0 a 14 anni, di 2,5 per quella da 15 a 24 anni e di 2,4 per gli individui fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età.
FIGURA 2. RISCHIO DI POVERTÀ PRIMA E DOPO LE MISURE NEL 2022 (*), PER CLASSI DI ETÀ.
Anno 2022 (percentuali di individui)
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
(*) Oltre alla riforma dell’Irpef e all’assegno unico, si sono considerati i principali bonus per il contrasto alla crisi energetica, qualile indennità di 200 e di 150 euro, i bonus per le bollette dell’elettricità e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni per le ultime tre mensilità del 2022 e per la tredicesima.
Per effetto delle politiche adottate nel 2022 il rischio di povertà diminuisce significativamente per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3 punti percentuali), sia monogenitori (-4,2p. p.). Il rischio si riduce soprattutto per effetto dell’introduzione dell’assegno unico ma per le famiglie monocomponenti (-2,1p.p.) e per gli ultrasessantacinquenni soli (-1,3p.p.) la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e alla rivalutazione delle pensioni (Figura 3). Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta leggermente.
FIGURA 3. INDIVIDUI a RISCHIO DI POVERTÀ PRIMA E DOPO LE MISURE NEL 2022 (*), PER TIPOLOGIA DELLA FAMIGLIA DI APPARTENENZA. Anno 2022(percentuali di individui)
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
(*) Oltre alla riforma dell’Irpef e all’assegno unico, si sono considerati i principali bonus per il contrasto alla crisi energetica, qualile indennità di 200 e di 150 euro, i bonus per le bollette dell’elettricità e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni per le ultime tre mensilità del 2022 e per la tredicesima.
Effetti delle singole misure per le famiglie nel 2022
Nel complesso, l’introduzione dell’assegno unico mantiene inalterata la situazione reddituale per il 66,4% delle famiglie rispetto alla situazione precedente, caratterizzata dagli assegni per il nucleo familiare. Un numero significativo di famiglie (24,3%) migliora la propria situazione mentre un sottoinsieme più contenuto (9,3%) registra dei peggioramenti.
Il beneficio medio dell’assegno unico è stimato pari a 1.714 euro (circa 143 euro mensili) per le famiglie che migliorano la propria situazione economica. Gli importi medi più elevati si registrano per le famiglie appartenenti al secondo (2.085 euro) e al terzo quinto (1.949 euro) (Prospetto 4a). Tuttavia, la quota più ampia di famiglie beneficiarie appartiene ai primi due quinti che percepiscono anche la quota maggiore di spesa sul totale. Il beneficio in rapporto al reddito familiare è più elevato nei primi tre quinti.
Prospetto4. ASSEGNO UNICO,EFFETTI SULLE FAMIGLIE BENEFICIARIE PER QUINTI DI reddito disponibile FAMILIARE equivalente.
Anno 2022
4a – Assegno unico -Famiglie che migliorano
L’introduzione dell’assegno unico determina anche un peggioramento dei redditi per alcune tipologie di famiglie. Per questo sottoinsieme la perdita media è pari a 591 euro (circa 50 euro mensili) (Prospetto 4b). La perdita più elevata si ha nei due quinti più ricchi (rispettivamente 887 e 951 euro) e in quello più povero (752 euro). La percentuale maggiore di famiglie svantaggiate dalla misura e la maggiore quota di perdita sul totale si concentrano nei primi due quinti; la perdita, in rapporto al reddito familiare, è più elevata nel primo quinto. Si tratta di casi in cui l’assegno per il nucleo familiare aveva un importo maggiore del nuovo assegno unico.
4b – Assegno unico – Famiglieche peggiorano
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
La riforma dell’Irpef ha determinato una generalizzata diminuzione delle aliquote medie effettive a partire dal secondo quinto di reddito mantenendo il profilo di progressività precedente (in media -1,5 p.p., Figura 4).
FIGURA 4. ALIQUOTAmedia prima e dopo la riforma Irpef, per quinti di reddito familiare equivalente.
Anno 2022 (in percentuale del reddito complessivo individuale)
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
Per le famiglie che migliorano la propria situazione in seguito alla riforma dell’Irpef (64,9%), il beneficio medio è di 828 euro e risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, nel quale si concentrano i contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta. In questo quinto, infatti, il 28,3% delle famiglie registra un beneficio medio di 450 euro che corrisponde a una variazione media del 2,6% sul reddito familiare. Nel secondo quinto, dove più della metà delle famiglie risulta avvantaggiata (67,6%), il beneficio è pari a 588 euro. I contribuenti con i redditi medio-alti traggono i maggiori vantaggi dalla riforma. Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale (Prospetto 5a). Per queste famiglie il beneficio vale in media circa 1.030 euro e corrisponde al 2,3% del reddito familiare medio.
Prospetto 5. RIFORMA IRPEF, EFFETTI SULLE FAMIGLIE BENEFICIARIE PER QUINTI DI reddito disponibile FAMILIARE equivalente.
5a – Riforma Irpef – Famiglie che migliorano
Le famiglie che peggiorano la propria situazione (21,8%) subiscono una perdita media di 824 euro, più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si riscontra oltre la metà della perdita totale. In questo quinto il 32,6% delle famiglie registra una perdita media di 1.319 euro (Prospetto 5a). Per le famiglie nei primi due quinti la perdita corrisponde al 3,6% e al 2,2% del reddito familiare medio.
Le perdite determinate dalla riforma dell’Irpef sono dovute, soprattutto, all’abolizione delle detrazioni per i figli a carico che vengono compensate dall’assegno unico e universale solo per una parte delle famiglie con figli.
5b – Riforma Irpef – Famiglie che peggiorano
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
Delle misure adottate nel 2022, i bonus per l’elettricità e il gas e l’indennità di 150 euro sono quelli disegnati per aiutare le famiglie a più basso reddito mentre l’indennità di 200 euro riguarda anche individui con redditi superiori alla media.
I bonus, pari in media a 404 euro l’anno, riguardano tre quarti delle famiglie (75,6%) e sono concentrati nei due quinti più poveri, ai quali è destinato il 66,4% della spesa totale (Prospetto 6). I bonus hanno un marcato profilo redistributivo: nel quinto più povero il beneficio medio annuo è pari 749 euro, corrispondente al 4,4% del reddito familiare. L’importo medio dei bonus nei due quinti a reddito più alto è pari a circa mezzo punto del reddito familiare.
Prospetto6. BONUS PER LA CRISI ENERGETICA, EFFETTI SULLE FAMIGLIE BENEFICIARIE PER QUINTI DI reddito disponibile FAMILIARE equivalente(*).
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
(*) Le indennità di 200 e di 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas.
Per contrastare gli effetti negativi dell’inflazione e sostenere il potere d’acquisto delle pensioni è stata anticipata la rivalutazione delle pensioni per quattro mensilità del 2022. L’importo medio del beneficio è stimato pari a 113 euro. Il beneficio è più elevato nel terzo e nel penultimo quinto (rispettivamente 128 e 140 euro), dove si concentra più del 26% del beneficio totale. Nel quinto centrale si osserva il più alto numero di famiglie beneficiarie, pari al51,3% del totale(Prospetto 7).
Prospetto7. ANTICIPO DELLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI, EFFETTI SULLE FAMIGLIE BENEFICIARIE PER QUINTI DI reddito disponibile FAMILIARE equivalente(*).
Fonte: FaMiMod, modello di microsimulazione delle famiglie (Istat)
(*) L’anticipo della rivalutazione delle pensioni riguarda le ultime tre mensilità del 2022 e la tredicesima.
Appendice sulle politiche redistributive nel 2022
La riforma dell’Irpef
La legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234/2021) ha determinato una riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). La riforma ha ridisegnato gli scaglioni e le aliquote (art.1, comma 2) e ha rimodulato le detrazioni da lavoro dipendente, da lavoro autonomo e da pensione (art. 1, comma 3). Rimangono inalterati la base imponibile, le spese fiscali, i regimi forfettari per i lavoratori autonomi e le forme di tassazione separata dei redditi da attività patrimoniali. L’intervento persegue i seguenti obiettivi: (i) sostenere la ripresa dell’economia in una fase di ripartenza con un alleggerimento del prelievo sui redditi da lavoro; (ii) garantire il principio di progressività attraverso la riduzione graduale delle aliquote medie effettive, evitando le discontinuità più marcate; (iii) incentivare l’offerta di lavoro dei giovani e dei secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili.
Le aliquote legali passano da cinque a quattro, rimanendo inalterati i livelli delle aliquote minima (23%) e massima (43%). Scompare l’aliquota del 41%, mentre vengono ridotte sia quella relativa al secondo scaglione di reddito (dal 27 al 25%) sia quella del terzo scaglione (dal 38 al 35%), il cui limite superiore scende da 55.000 a 50.000 euro. L’ultimo scaglione riguarda i redditi sopra i 50.000 euro e l’aliquota è il 43%.
L’assegno unico e universale per i figli
L’assegno unico e universale per i figli a carico è stato istituito con il decreto legislativo n. 230 del 29/12/2021, in attuazione della delega al Governo della Legge n. 46/2021.La legge ha introdotto una radicale riforma delle attuali politiche di sostegno dei figli a carico, sostituite da una singola misura con criteri di universalità e progressività. L’obiettivo è razionalizzare e rafforzare il sistema di sostegno fiscale alle famiglie con figli a carico, sostenendo al contempo i livelli, particolarmente bassi, dell’occupazione femminile e del tasso di natalità.
Le misure abrogate sono: (i) la detrazione Irpef per i figli a carico, che veniva erogata sotto forma di taxexpenditure, e aveva il limite della mancata fruizione da parte dei contribuenti a più basso reddito, con un’imposta lorda inferiore al beneficio (incapienza); (ii) gli Assegni Familiari erogati dall’Inps e dai datori di lavoro a lavoratori dipendenti e pensionati da lavoro dipendente, esclusi quindi i lavoratori autonomi; (iii) l’Assegno per le famiglie numerose (3 o più figli); (iv) l’Assegno di natalità (c.d. bonus bebè); (v) il Premio alla nascita. Rimane in vigore il Bonus asili nido. Rispetto alle misure precedenti, il nuovo assegno può essere erogato a partire dal settimo mese di gravidanza e riduce l’età massima per essere considerati come figlio a carico, dai 24 ai 21 anni. L’importo viene ridotto a partire dai 18 anni mentre aumenta al crescere del numero dei figli, nel caso di disabilità e per le famiglie con due percettori di reddito da lavoro (articolo 4). Inoltre, il beneficio è ridotto in relazione a livelli di ISEE medio-alti, non concorre a formare il reddito complessivo e viene erogato ai cittadini dell’Unione europea e agli extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo o permesso di soggiorno per motivi di lavoro o ricerca di durata superiore ai sei mesi.
La riforma prevede un importo base di 50 euro mensili (600 euro annuali) per ogni figlio minore, indipendente dal reddito, e una quota aggiuntiva distribuita attraverso una formula “per scaglioni” di ISEE familiare. Sono previste delle maggiorazioni: per i figli minori ulteriori al secondo, per i figli disabili indipendentemente dall’età, per le madri di età inferiore a 21 anni, per le famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano, per i nuclei con 4 o più figli.
Per ogni figlio a carico dai 18 ai 21 anni il beneficio è ridotto a poco meno della metà. Inoltre, se la famiglia percepisce il Reddito di cittadinanza, la quota attribuibile ai figli viene dedotta dall’assegno universale (articolo 7). Per tenere conto di possibili effetti negativi nel passaggio al nuovo sistema rispetto al precedente, la legge 230/2021 prevede delle compensazioni temporanee che, tuttavia, si riducono gradualmente nei primi tre anni di applicazione della misura fino ad annullarsi (articolo 5). Gli effetti considerati nelle microsimulazioni includono le minori entrate per le famiglie, dovute all’abolizione delle precedenti misure per i figli nonché le maggiori uscite (Irpef e addizionali regionali e comunali) dovute all’abrogazione delle detrazioni per i figli sotto i 21 anni (articolo 10).
Le indennità di 200 e di 150 euro, i bonus per elettricità e gas e la rivalutazione delle pensioni
Per fronteggiare le conseguenze economiche dell’incremento dei costi dell’energia, nel 2022 sono state istituite due indennità una tantum: la prima, pari a 200 euro, per lavoratori, disoccupati e pensionati con un reddito complessivo fino a 35.000 euro; la seconda, pari a 150 euro, per lavoratori, disoccupati e pensionati con reddito complessivo fino a 20.000 euro. Inoltre, sono stati incrementati i bonus per il pagamento delle bollette dell’elettricità e del gas per i nuclei meno abbienti ed è stata anticipata la rivalutazione delle pensioni per le ultime tre mensilità del 2022 e per la tredicesima.
Nota metodologica
I modelli di microsimulazione hanno l’obiettivo primario di studiare gli effetti redistributivi delle politiche. ll principale vantaggio di tali modelli, rispetto ad altri metodi disponibili, è l’utilizzo di informazioni contenute in un campione di individui rappresentativo della popolazione. Questo approccio è migliore rispetto a quello basato su “figure-tipo”, come per esempio i lavoratori dipendenti, i pensionati etc., che di fatto costituiscono un elenco limitato di esempi delle possibili conseguenze di una politica. I risultati delle microsimulazioni non sono perfettamente comparabili con gli aggregati di Contabilità Nazionale, che includono redditi che non è possibile rilevare con indagini oppure da fonti amministrative.
Le stime presentate in questa pubblicazione sono ottenute con il modello di microsimulazione FaMiMod dell’Istat. Il modello consente di replicare il funzionamento del sistema di tasse e benefici per un campione rappresentativo delle famiglie residenti in Italia. FaMiMod è basato sull’utilizzo congiunto dei dati amministrativi del Ministero delle Finanze, dell’INPS e dell’indagine Istat sui redditi e le condizioni di vita (Eu-Silc).
FaMiMod appartiene alla classe dei modelli di microsimulazione statici, che stimano gli effetti “d’impatto” delle politiche a parità di altri fattori (coeterisparibus). Vengono quindi ignorate eventuali modifiche del comportamento degli individui indotte dai cambiamenti della normativa (per es. una riduzione dell’offerta di lavoro provocata da un aumento delle imposte). La stima degli effetti consiste nella differenza fra i redditi individuali e familiari in due scenari alternativi, che descrivono la distribuzione dei redditi prima e dopo l’adozione di una riforma, come per esempio la variazione delle aliquote e degli scaglioni dell’imposta sui redditi o una ridefinizione degli assegni familiari. Il modello permette di simulare ex ante gli effetti delle riforme, siano esse modifiche degli strumenti esistenti o nuove misure.
FaMiMod integra la base dati e la aggiorna costantemente per tener conto delle variazioni intercorse nel passaggio dal tempo T, ovvero l’anno al quale si riferiscono i dati di base, al tempo T+j, che rappresenta l’anno corrente. In particolare, l’aggiornamento consiste: (i) nella proiezione in avanti delle variabili monetarie, sulla base dei dati macroeconomici più recenti di Contabilità Nazionale o delle previsioni effettuate con il modello macroeconometrico dell’Istat, MeMo-It; (ii) nella calibrazione dei pesi, con riferimento ai totali noti più recenti sulla struttura della popolazione per sesso, età e condizione professionale(occupati, dipendenti e indipendenti, disoccupati) per area geografica; (iii) l’aggiornamento della normativa in modo da avere, rispetto alle riforme di cui si vogliono simulare gli effetti, uno scenario di confronto comprensivo di tutte le politiche vigenti.
Nella versione più recente del modello vengono considerati i redditi, la normativa e i livelli di occupazione dell’anno 2022. Il reddito delle famiglie include i guadagni da lavoro e da capitale, i trasferimenti monetari pubblici, il fitto imputato dell’abitazione principale, il reddito di cittadinanza, le indennità una tantum di 200 e 150 euro e i bonus per la bolletta dell’elettricità e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Le imposte sul reddito includono l’Irpef, le addizionali locali e la tassazione separata.
Glossario
Reddito primario: reddito guadagnato sul mercato prima dell’intervento pubblico
Reddito lordo: reddito primario più i trasferimenti pubblici, incluse le pensioni
Reddito disponibile: reddito lordo al netto dei contributi sociali e delle imposte sui redditi
Reddito familiare equivalente: il reddito viene reso equivalente dividendo il reddito monetario per la scala di equivalenza OECD “modificata” (uno per il primo adulto; 0,5 per ogni altro adulto e 0,3 per ogni minore).
Aliquota media effettiva: rapporto tra l’imposta e il reddito complessivo
Rischio di povertà: percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile equivalente inferiore a una soglia di rischio di povertà, fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito disponibile equivalente. Il reddito netto considerato per questo indicatore include i fitti imputati per l’abitazione di proprietà.
Bibliografia
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Per chiarimenti tecnici e metodologici
Marco Di Marco
Paola Tanda