(AGENPARL) – ven 25 novembre 2022 “Medicina legale fondamentale nell’evidenziare la violenza sulle donne, ma servono più specialisti nelle sedi di primo soccorso”, la testimonianza di cinque medici legali della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (SIMLA).
Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU, gli spunti delle professioniste impegnate sul campo della prevenzione e della segnalazione degli abusi: dal lavoro per registrare i casi di femminicidio all’attività nelle sedi di primo soccorso fino all’impegno per intercettare le violenze anche nei ricoveri per altre ragioni.
Il ruolo prioritario della medicina legale nel definire i casi di violenza contro le donne è acclarato dai risultati ottenuti sul campo, sul fronte della diagnostica, della raccolta delle prove e anche nei rapporti di interlocuzione e supporto con l’autorità giudiziaria. Una presenza che è ben identificata dalla professoressa Antonella Argo, vicepresidente SIMLA e direttrice dell’Unità operativa di medicina legale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Giaccone” di Palermo:“Operiamo nei contesti delle aree di pronto soccorso, di emergenza e urgenza, del pronto soccorso ostetrico ginecologico con diverse figure specializzate in un ambito inter e multidisciplinare per tutelare la salute della donna nel momento in cui è vittima di un attentato alla libertà sessuale”.
Un ruolo che potrebbe diventare maggiormente incisivo con una presenza più massiccia degli specialisti: “Le donne vittime di violenze finiscono due volte più frequentemente al pronto soccorso, pertanto se vogliamo fare prevenzione e un detecting perfetto della violenza di genere, la medicina legale deve stare nelle sedi di primo soccorso: dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter operare”. La professoressa Cristina Cattaneo, ordinaria di Medicina Legale all’Università di Milano, sottolinea il grande rilievo degli specialisti di medicina legale nell’ambito della medicina della violenza per valutare la natura della lesione, la modalità e la dinamica che hanno molteplici declinazioni, a partire dall’importanza di rilevare gli elementi giusti in maniera scientifica perché “sappiamo – ha proseguito la professoressa – che dal 50 al 70% i casi giudiziari per violenza domestica o violenza sessuale poi finiscono nel nulla perché c’è una mancanza di prove”.
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