
(AGENPARL) – lun 21 novembre 2022 LE STRUTTURE RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE |
AL 31 DICEMBRE 2020
Diminuiscono gli ospiti per effetto della pandemia
Al 31 dicembre 2020 sono 12.630 i presidi residenziali attivi nel nostro Paese, con un’offerta di circa 412mila posti letto, sette ogni 1.000 persone residenti.
L’offerta è maggiore nel Nord-est, con 9,9 posti letto ogni 1.000 residenti, mentre nel Sud del Paese supera di poco i tre posti, con appena il 10% dei posti letto complessivi.
Gli ospiti nelle strutture residenziali ammontano complessivamente a 342.361, ultrasessantacinquenni in tre casi su quattro.
Più di 343mila i lavoratori impiegati in queste attività, ai quali vanno aggiunti oltre 35mila volontari.
La quota di strutture residenziali gestite da organismi di natura privata
Gli enti non profit rappresentano il 51%. +43%
L’aumento dei decessi tra gli ospiti anziani nel 2020 rispetto all’anno precedente 39%
Quota di stranieri fra gli ospiti minori non accompagnati
Nel 2015 era il 46%.
In calo gli ospiti nelle strutture residenziali
Al 31 dicembre 2020 risultano attivi in Italia 12.630 presidi residenziali. Le “unità di servizio” che operano al loro interno ammontano a 15.354 e dispongono complessivamente di 411.992 posti letto, sette ogni 1.000 residenti. Confrontando l’offerta con quella dei cinque anni precedenti si osserva un aumento nel periodo 2015-2018 (+7,6%) quando il numero di posti letto raggiunge il picco di 420.329. L’offerta, si contrae nei due anni successivi, nei quali si registra un decremento annuale dell’1%.
Le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie hanno risentito fortemente della situazione emergenziale dovuta al Covid-19 e hanno dovuto affrontare nuove sfide organizzative al fine di fronteggiare le emergenze del periodo.
Gli ospiti totali al 31 dicembre 2020 sono 342.361, il 10% in meno dell’anno precedente. Il 75% degli ospiti è ultrasessantacinquenne, il 20% ha un’età tra i 18 e 64 anni e il restante 5% è composto da minori.
Tra il 2015 e il 2020 i bambini e i ragazzi ospitati sono diminuiti di 2.300 unità. Si è ridotta la presenza dei minori stranieri che ha sempre rappresentato una quota consistente degli ospiti minori: nel 2015 i minori stranieri rappresentavano il 46% del totale degli ospiti di pari età, nel 2020 tale percentuale è scesa al 39%. Resta invece stabile la quota di adulti ospitati nelle strutture residenziali.
Dal 2015 il tasso di ricovero degli ospiti anziani ha avuto un andamento piuttosto stabile, circa 21 ricoverati per 1.000 residenti. Nell’ultimo anno osservato, invece, la presenza degli ultra-sessantaquattrenni ha subito una sensibile riduzione, con un decremento del 13% (circa 38mila anziani in meno), a fronte di una variazione percentuale che nei cinque anni osservati non aveva mai superato la soglia del 2%. A diminuire sono soprattutto gli anziani non autosufficienti di sesso maschile, per i quali si osserva un calo del 16% nel Nord-ovest e del 20% nelle Isole.
Il quadro pandemico che ha caratterizzato il nostro Paese nel corso del 2020 ha determinato un considerevole incremento dei decessi all’interno delle residenze: in questo periodo, infatti, tra gli ospiti anziani i decessi sono aumentati del 43% (oltre 32mila in più rispetto all’anno precedente).
POSTI LETTO E OSPITI NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE AL 31 DICEMBRE. Anni 2015-2020. Valori assoluti
Nord-ovest 144.834 156.809 155.431 155.236 155.661 153.028
Nord-est 106.458 108.827 112.631 119.579 115.419 114.776
Centro 63.787 68.044 64,.36 66.074 65.651 66.178
Sud 40.528 44.386 44.108 44.555 45.313 45.198
Isole 35.081 34.905 35.513 34.885 34.280 32.812
ITALIA 390.689 412.971 412.518 420.329 416.324 411.992
Nord-ovest 144.222 148.615 147.514 147.889 148.170 125.619
Nord-est 102.418 100.015 103.940 110.548 105.568 96.258
Centro 61.539 60.361 58.059 59.688 59.298 55.381
Sud 39.683 38.782 38.595 39.130 39.514 37.513
Isole 34.772 30.425 30.670 30.299 29.828 27.591
ITALIA 382.634 378.197 378.778 387.554 382.378 342.361
Posti letto dedicati in larga parte all’assistenza socio-sanitariaDelle oltre 15mila unità di servizio la maggior parte è di tipo socio-sanitario. Le “unità di servizio” che erogano assistenza socio-sanitaria sono infatti 8.976 per un ammontare di circa 319mila posti letto (il 77% dei posti letto complessivi). L’offerta residenziale si riduce sensibilmente per le “unità di servizio” che svolgono prevalentemente funzione di tipo socio-assistenziale: le unità così classificate ammontano a 6.378 e dispongono in totale di 93.070 posti letto, pari al 23% dei posti letto complessivi.
Le unità socio-sanitarie assistono prevalentemente utenti anziani non autosufficienti, destinando a questa categoria di ospiti il 75% dei posti letto disponibili, mentre agli anziani autosufficienti e alle persone con disabilità sono destinati, rispettivamente, il 9 ed il 7% dei posti letto. La quota residuale è rivolta alle altre tipologie di utenza.
Le unità di tipo socio-assistenziale forniscono prevalentemente accoglienza e tutela a persone con varie forme di disagio: il 41% dei posti letto è indirizzata all’accoglienza abitativa, il 39% alla funzione socio-educativa che ospita principalmente minori di 18 anni. Il 15% viene invece impiegato nelle unità che assolvono per lo più una funzione tutelare, volta a supportare l’autonomia dei propri ospiti (anziani, adulti con disagio sociale, minori) all’interno di contesti protetti. La percentuale residua è dedicata alle altre tipologie di accoglienza.
L’offerta residenziale è rivolta a un’utenza abbastanza diversificata, anche se tre posti letto su quattro sono destinati alla popolazione ultrasessantacinquenne.
Il Nord si distingue per servizi fortemente concentrati sugli anziani non autosufficienti, il doppio rispetto al Mezzogiorno; il Centro ha una quota maggiore, rispetto al dato nazionale, di posti letto per anziani autosufficienti e per adulti con disagio sociale. Al Sud, invece, si trova una quota maggiore di posti letto dedicati a persone con disabilità o con patologie psichiatriche. Nelle Isole, infine, si riscontra un livello di offerta maggiore per minori e persone con patologie psichiatriche, pari al doppio della media nazionale, e agli stranieri/immigrati, sei volte maggiore rispetto alla media (Figura 1).
FIGURA 1. POSTI LETTO DEI PRESIDI RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER TIPOLOGIA DI UTENZA PREVALENTE E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA.Valori percentuali. 31 dicembre 2020
Offerta residenziale più elevata nel Nord-est
La disponibilità di offerta più alta si osserva nel Nord-est, pari a 9,9 posti letto ogni 1.000 residenti, la più bassa nel Sud del Paese, dove i posti letto sono poco più di 3 ogni 1.000 residenti.
Le differenze geografiche si riscontrano anche analizzando la distribuzione delle strutture per dimensione. Il Nord-est presenta una percentuale doppia (30,8%) rispetto al dato nazionale (15,6%) di residenze piccole (massimo sei posti letto). Il Centro (43,1%) e il Mezzogiorno (Sud 50,7%, Isole 58,1%) sono invece i territori in cui la maggioranza delle strutture ha una dimensione media (tra i 16 e i 45 posti letto). Il Nord-ovest è maggiormente caratterizzato da residenze con più di 80 posti letto (16,4% contro un valore medio nazionale del 9%) (Figura 2).
Le differenze territoriali sono evidenti anche in relazione alla tipologia di utenza assistita. L’offerta di posti letto per anziani non autosufficienti è molto elevata nelle regioni del Nord (28 posti letto ogni 1.000 residenti anziani al Nord-ovest, 31 al Nord-est). Nelle altre ripartizioni la quota di posti letto destinata a questa tipologia di utenti risulta molto inferiore e raggiunge il suo valore minimo al Sud, con meno di 6 posti letto ogni 1.000 residenti.
Soprattutto enti non profit nella gestione delle strutture residenziali
La titolarità delle strutture è in carico a enti non profit nel 44% dei casi, a enti pubblici nel 20%, a enti privati for profit in circa il 24% dei casi e nel 12% a enti religiosi. Nell’88% delle residenze sono i titolari a gestire direttamente il presidio, mentre nel 10% i titolari danno in gestione le loro strutture ad altri enti; nei restanti casi (2%) il presidio viene gestito in forma mista.
La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a organismi di natura privata (75% dei casi), soprattutto di tipo non profit (51%); il 12% delle residenze è gestita da enti di natura religiosa e circa il 13% dal settore pubblico.
I comportamenti dei titolari sono diversificati sul territorio, soprattutto per quanto concerne la gestione delle strutture pubbliche. Infatti, al Nord sette strutture pubbliche su 10 sono gestite direttamente o indirettamente da enti pubblici, il 26% da enti non profit.
La percentuale di strutture pubbliche gestite da enti non profit è molto più alta sia al Centro (41%) che nel Mezzogiorno (36%). Riguardo le strutture che hanno un altro ente titolare si riscontra una preferenza, su tutto il territorio, verso una gestione diretta o affidata a enti con la stessa natura giuridica. Nel 4% dei casi le strutture profit del Nord affidano la gestione a imprese non profit, quota che scende a meno dell’1% nelle altre ripartizioni.
FIGURA 2. STRUTTURE RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE PER CLASSE DI POSTO LETTO E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Valori percentuali. 31 dicembre 2020
Nelle strutture residenziali molte le qualifiche professionali impiegate
In Italia nei 12.630 presidi residenziali lavorano 343.497 unità di personale alle quali vanno aggiunti oltre 35mila volontari.
Il personale sanitario, organizzato in otto qualifiche professionali, rappresenta più del 63,8% della forza lavoro impegnata all’interno delle strutture residenziali. Poco più del 57% si concentra in tre qualifiche professionali, di cui oltre 118mila sono assistenti socio-sanitari (34,4% del totale del personale retribuito). Le altre due principali figure sono: altri addetti assistenza alla persona (38.827, pari all’11,3%) e professioni sanitarie infermieristiche (39.107; 11,4%).
Per quanto concerne l’orario di lavoro, nella sua organizzazione il settore fa largo uso del part time. A essere impiegati con un regime di orario a tempo pieno sono infatti solo il 58% dei dipendenti. Le differenze sono però significative guardando le singole professioni. La quota di part time oscilla tra un minimo del 28% tra gli operatori sociosanitari (28,0%) e un massimo del 78,2% tra i mediatori culturali.
All’interno di questa forbice emerge in modo evidente che le figure professionali addette alla gestione della struttura e all’assistenza diretta dell’ospite sono quelle che più frequentemente hanno un orario di lavoro a tempo pieno. Al contrario, i professionisti socio-sanitari, il personale addetto alla riabilitazione o alla formazione e i mediatori sono quelli che, rispondendo a bisogni specifici e in alcuni casi temporanei, lavorano più frequentemente in regime di part time (Figura 3).
FIGURA 3 PERSONALE RESTRIBUITO NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE PER PROFILO PROFESSIONALE E ORARIO DI LAVORO. Valori percentuali. 31 dicembre 2020
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Anziani nelle strutture: in prevalenza ultra-ottantenni e donne
In Italia sono oltre 255mila gli anziani ultra-sessantaquattrenni ospiti delle strutture residenziali, poco più di 18 per 1.000 anziani residenti; di questi, oltre 14 sono in condizione di non autosufficienza (per un totale di 202.174 anziani non autosufficienti). La componente femminile prevale nettamente su quella maschile: su quattro ospiti anziani, tre sono donne.
Oltre i due terzi degli anziani assistiti nelle strutture residenziali (76%) ha superato la soglia degli 80 anni di età, quota che si attesta al 77% per i non autosufficienti e si riduce al 70% per gli anziani autosufficienti.
Gli ultraottantenni costituiscono quindi la quota preponderante degli ospiti anziani, con un tasso di ricovero pari a 63 ospiti per 1.000 residenti, oltre 14 volte superiore a quello registrato per gli anziani con meno di 75 anni di età, per i quali il tasso si riduce a 4,4 ricoverati per 1.000 residenti.
Più forte il ricorso all’istituzionalizzazione nelle regioni del Nord
Nelle residenze del Nord-est il tasso di ricovero si attesta ai livelli più alti con 28 ospiti per 1.000 anziani residenti e raggiunge valori massimi nelle Province Autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 34 e 36 per 1.000 abitanti di pari età). Di contro, le regioni del Sud presentano un livello di istituzionalizzazione più basso: otto ogni 1.000 anziani residenti. Il valore minimo si registra in Campania, cinque anziani per 1.000 residenti, contro i 18 registrati a livello nazionale.
Le differenze territoriali si riscontrano in ugual misura se si osserva la distribuzione degli anziani non autosufficienti e sono ancora più marcate tra le donne. Per questa tipologia di ospiti, infatti, si registrano tassi di ricovero molto alti nelle residenze del Nord, con oltre 30 anziane non autosufficienti per 1.000 residenti della stessa età. Nelle altre ripartizioni il tasso di ricovero diminuisce sensibilmente, passando da 12 per 1.000 nelle regioni del Centro, a otto per 1.000 nelle Isole fino a sei per 1.000 residenti nel Sud del Paese.
Per gli anziani autosufficienti la distribuzione dei ricoveri è più omogenea sul territorio, con tassi leggermente più alti della media nazionale nelle Isole e nelle regioni del Centro (4,0 contro 3,8 per 1.000 abitanti di pari età).
FIGURA 4. ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI OSPITI DEI PRESIDI RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER GENERE E RIPARTIZIONE. Valori per 1.000 abitanti di pari età. 31 dicembre 2020
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Ospiti adulti in prevalenza uomini
Gli adulti ospiti dei presidi residenziali sono 68.436, circa due ogni 1.000 residenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni. Il tasso di ricovero è più alto nelle regioni del Nord-est (due adulti ogni 1.000 residenti) e si riduce nel Sud del Paese con un ospite per 1.000 residenti. Le Province Autonome di Bolzano e Trento e la Liguria ospitano la più alta quota di adulti (rispettivamente cinque, tre e quattro per 1.000) mentre la Campania registra un tasso inferiore all’1‰.
Tra gli ospiti adulti vi è una prevalenza di uomini, circa 43 mila, il 63% del totale degli ospiti, pari a 2,3 ogni 1.000 uomini residenti, mentre le donne sono circa 25mila (il 37%, pari a 1,4 ogni 1.000 residenti). Gli uomini presentano prevalentemente problemi dovuti a disabilità o patologie psichiatriche (il 66%) ma è rilevante anche la presenza di dipendenze (alcolismo/tossicodipendenza), che riguarda circa il 14% dell’utenza di sesso maschile.
Tra le donne prevale anche un disagio legato a patologie psichiatriche o disabilità, che riguarda il 73% delle ospiti, mentre per il 7% si tratta di gestanti o madri maggiorenni con figli a carico. Le donne vittime di violenza sono poco più di 500 e rappresentano circa il 2% del totale delle utenti.
Gli stranieri adulti accolti nelle strutture residenziali sono circa il 13% sul totale degli utenti tra i 18 e i 64 anni. Di questi, il 14% presenta una disabilità o una patologia psichiatrica, il 12% è rappresentato da gestanti o madri maggiorenni con figli a carico, il 63% ha una problematica diversa dalle precedenti (senza fissa dimora, nomadi, adulti con difficoltà socio-economiche).
La maggiore concentrazione di ospiti è nella classe 45-64 anni, circa 40.000 utenti, seguita dalla classe 25-44 con circa 21.000 utenti.
Gli ospiti adulti sono accolti prevalentemente in strutture di carattere comunitario: il 92% degli adulti (1,9 adulti ogni 1000 abitanti).
Il 64% è assistito in unità di servizio ad integrazione socio sanitaria, il 18% in unità socio educative e, infine, il 10% in accoglienze prevalentemente abitative.
FIGURA 5. ADULTI OSPITI NEI PRESIDI RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER GENERE E TIPOLOGIA DI DISAGIO. Valori percentuali. 31 dicembre 2020
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Più ragazzi che ragazze tra i minori
Al 31 dicembre 2020 sono 18.772 gli ospiti minori complessivamente accolti nelle strutture residenziali, il 2‰ dell’intera popolazione minorenne in Italia.
Le strutture residenziali ospitano ragazzi con problematiche di varia natura, che provengono da contesti molto diversi: la maggior parte (il 52%) non presenta specifici problemi di salute, si tratta prevalentemente di minori stranieri privi di una figura parentale di riferimento o di ragazzi allontanati da un nucleo familiare non in grado di assicurare loro adeguata cura. Un terzo degli ospiti invece è composto da giovani con problemi di dipendenza che hanno intrapreso un percorso riabilitativo, mentre la quota residua, il 16% degli ospiti, è costituita da minori con problemi di salute mentale o con disabilità che necessitano di specifiche cure o assistenza.
Qualunque sia il tipo di disagio, la componente femminile risulta più contenuta, due ragazzi accolti su tre sono maschi; tale proporzione, in linea con la composizione per genere dei flussi migratori, aumenta tra i minori stranieri, raggiungendo il 69%.
L’accoglienza dei minori in strutture residenziali risulta più diffusa nei territori in cui è più alto il numero di giovani “stranieri non accompagnati” come accade per esempio in Sicilia, dove si registra un tasso di presenza quasi doppio rispetto al dato medio nazionale. Il Sud ha invece la quota più bassa di minori accolti, poco più di un minore per ogni 1.000 residenti nella stessa fascia di età, contro i due del dato medio nazionale. Nelle altre aree del paese si riscontra una distribuzione abbastanza omogenea dei giovani ospiti.
Gli ospiti con meno di 18 anni sono in prevalenza adolescenti: il 60% ha infatti un’età compresa tra gli 11 e 17 anni; altrettanto cospicua la quota di bambini con meno di 11 anni, che si attesta al 40%, tra questi i più piccoli, i bambini con meno di cinque anni, costituiscono il 23% degli ospiti complessivi.
FIGURA 6. MINORI OSPITI NEI PRESIDI RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER GENERE E TIPO DI DISAGIO. Valori per 1.000 abitanti di pari età. 31 dicembre 2020
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Un minore su tre accolto per problemi nel nucleo familiare di origine
Sono molteplici le motivazioni che possono condurre un minore all’interno di una struttura residenziale. Nel 2020, sono più di un terzo gli ospiti con meno di 18 anni accolti per problemi economici, incapacità educativa o problemi psico-fisici dei genitori. Una percentuale rilevante (23%) è rappresentata invece da minori accolti con il proprio genitore. Consistente, quasi 3mila unità (16%), è anche la quota di ragazzi che entrano in comunità perché stranieri privi di assistenza o di rappresentanza da parte di un adulto.
La permanenza dei minorenni nelle strutture di accoglienza dipende dagli obiettivi presenti nel progetto che i servizi sociali elaborano, in genere non dovrebbe superare i 24 mesi salvo eventuali proroghe disposte dal tribunale per i minori per casi particolari.
Nel 2020, tre minori su quattro sono stati ospitati per meno di due anni; tra coloro che sono rimasti per un periodo superiore, l’8,5% ha una permanenza di oltre quattro anni. Queste lunghe permanenze potrebbero riguardare situazioni di maggiore vulnerabilità che non riescono a trovare una soluzione prima del compimento della maggiore età (Figura 7).
Non sempre il rientro in famiglia per i minori dimessi
La presa in carico dei minori da parte dei servizi residenziali non si esaurisce con l’ingresso nella struttura e comprende anche la gestione dell’uscita che può prevedere il rientro o l’inserimento in famiglia ma anche il sostegno per una vita autonoma.
Nel corso del 2020 gli ospiti minori dimessi ammontano complessivamente a più di 12mila. Il 25% di essi risulta rientrato presso la famiglia di origine mentre una piccola parte è stata data in affido o adottata. Complessivamente i minori reinseriti in una famiglia sono a più di 4mila (il 33% dei dimessi).
Per alcuni minori il percorso di recupero non risulta però concluso: più di 2mila (il 21% dei dimessi) sono trasferiti in altre strutture residenziali e poco meno di 1.300 (il 10,5%) si allontanano spontaneamente. I giovani che, invece, raggiunta la maggiore età, si rendono autonomi grazie ai percorsi di inserimento lavorativo e di vita indipendente, sono soltanto 1.100 e rappresentano il 9% dei dimessi.
FIGURA 7. MINORI OSPITI NEI PRESIDI RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER DURATA DELLA PERMANENZA NELLA STRUTTURA E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Valori percentuali. 31 dicembre 2020
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Nelle strutture per minori anche ragazzi maggiorenni
Nei casi di maggiore vulnerabilità, i ragazzi possono essere accompagnati verso l’autonomia e la vita indipendente proseguendo l’accoglienza fino al compimento del ventunesimo anno di età. Questa deroga ha lo scopo di non vanificare quanto di positivo sia stato costruito durante il percorso di accoglienza e di non abbandonare gli ospiti divenuti maggiorenni, qualora non sia stato ancora individuato un contesto adeguato che li accolga fuori dalla comunità.
Al 31 dicembre 2020 sono 715 i ragazzi maggiorenni accolti nelle strutture per minori, per la maggior parte stranieri; quasi l’80% di questi giovani vive un disagio di tipo sociale: si tratta di ragazzi provenienti da ambienti familiari particolarmente complessi e problematici per i quali si rende necessario progettare specifici percorsi di accompagnamento all’autonomia che li conducano a un progressivo inserimento nella società. I ragazzi con patologie psichiatriche o gravi disabilità, che permangono in struttura oltre il compimento del diciottesimo anno d’età, sono invece il 20%.
Ancora molti i minori in strutture di grandi dimensioni
I posti letto dedicati al target dei minori sono 21mila, localizzati in strutture di varia natura che svolgono diverse funzioni in base alle esigenze dei ragazzi. Non prevedono prestazioni medico-sanitarie o garantiscono soltanto l’assistenza sanitaria di base, in quanto si rivolgono soprattutto a un’utenza in buone condizioni di salute.
Le strutture sono caratterizzate per lo più da un’organizzazione di tipo “comunitario” anche se sono spesso di piccole dimensioni: più dell’80% delle residenze per minori dispone al massimo di 10 posti letto.
La quota più ampia degli ospiti, il 64%, è inserita in presidi che svolgono una funzione di tipo socio-educativa, fornendo tutela e assistenza a minori temporaneamente allontanati dal nucleo familiare; molti meno, solo il 14%, sono i ragazzi accolti in strutture che svolgono una funzione di tipo tutelare indirizzata a giovani con diversi tipi di disagio sociale. I restanti ospiti si distribuiscono quasi equamente in residenze che offrono accoglienza abitativa, accoglienza di emergenza o prestazioni di tipo socio-sanitario.
Le strutture ospitano prevalentemente ragazzi minori provenienti dalla stessa regione in cui si trova la struttura (78,7% degli ospiti minori), residuali quelle che hanno ospiti provenienti da fuori regione (9% degli ospiti minori), la restante quota è composta da ospiti provenienti dall’estero (12% ospiti minori).
FIGURA 8. MINORI OSPITI DELLE STRUTTURE RESIDENZIALI SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI PER PROVENIENENZA E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Valori percentuali. 31 dicembre 2020
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Glossario
Funzione di protezione sociale – Accoglienza di emergenza: riferita a una struttura che ha la funzione di rispondere con immediatezza ai bisogni urgenti e temporanei di ospitalità e tutela, in attesa dell’individuazione di soluzioni più adeguate da parte dei servizi sociali territoriali.
Funzione di protezione sociale – Educativo-psicologica: riferita a una struttura che eroga assistenza educativa, terapeutica e riabilitativa per i minori in situazione di disagio psicosociale e con disturbi di comportamento. Ha finalità educative, terapeutiche e riabilitative volte al recupero psicosociale ed è a integrazione sanitaria.
Funzione di protezione sociale – Prevalente accoglienza abitativa: riferita a una struttura che offre ospitalità, assistenza e occasioni di vita comunitaria. Può essere rivolta all’accoglienza di immigrati o adulti in condizioni di disagio o ad anziani autosufficienti. In relazione al tipo di utenza fornisce aiuto nelle attività quotidiane, stimoli e possibilità di attività occupazionali e ricreativo-culturali, di mantenimento e riattivazione.
Funzione di protezione sociale – Prevalente funzione tutelare: riferita a strutture che svolgono le seguenti funzioni:
Osservazione sociale, si fa carico del disagio e dell’emarginazione dell’individuo, senza la predisposizione di un progetto individuale, ma offrendo prestazioni specifiche e attivando un punto di osservazione per monitorare ed arginare lo sviluppo della marginalità;
Accompagnamento sociale, è l’accoglienza rivolta a ospiti che hanno concordato un progetto di assistenza individuale e sono in fase di acquisizione dell’autonomia. I tempi di permanenza sono strettamente correlati e funzionali al progetto individuale;
Supporto all’autonomia, è l’accoglienza in alloggi privi di barriere architettoniche e attrezzati con tecnologie e servizi per offrire una permanenza sicura e funzionale finalizzata al mantenimento dell’autonomia dell’utente; ad esempio: alloggi protetti con servizi per anziani o persone con disabilità con una buona condizione di autosufficienza.
Funzione di protezione sociale – Socio-educativa: riferita a una struttura che tutela e fa assistenza educativa di carattere professionale a minori temporaneamente allontanati dal nucleo familiare.
Funzione di protezione sociale – Socio-sanitaria: riferita a una struttura che offre ospitalità ed assistenza, occasioni di vita comunitaria, aiuto nelle attività quotidiane, stimoli e possibilità di attività occupazionali e ricreativo culturali, di mantenimento e riattivazione. Viene garantita l’assistenza medica, infermieristica e trattamenti riabilitativi per il mantenimento e il miglioramento dello stato di salute e di benessere. Destinata ad accogliere temporaneamente o permanentemente persone anziane non autosufficienti o adulti con disabilità. Rientrano in questa categoria esclusivamente i moduli per i quali vi è una compartecipazione alla spesa da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Livello di assistenza sanitaria – Alto: prestazioni erogate in nuclei specializzati (Unità di Cure Residenziali Intensive) a pazienti non autosufficienti richiedenti trattamenti Intensivi, essenziali per il supporto alle funzioni vitali come ad esempio: ventilazione meccanica e assistita, nutrizione enterale o parenterale protratta, trattamenti specialistici ad alto impegno (tipologie di utenti: stati vegetativi o coma prolungato, pazienti con gravi insufficienze respiratorie, pazienti affetti da malattie neuro-degenerative progressive, etc.).
Livello di assistenza sanitaria – Basso: prestazioni di lungo-assistenza e di mantenimento, anche di tipo riabilitativo, erogate a pazienti non autosufficienti con bassa necessità di tutela Sanitaria (Unità di Cure Residenziali di Mantenimento).
Livello di assistenza sanitaria – Medio: prestazioni erogate in nuclei specializzati (Unità di Cure Residenziali Estensive) a pazienti non autosufficienti con elevata necessità di tutela sanitaria: cure mediche e infermieristiche quotidiane, trattamenti di recupero funzionale, somministrazione di terapie endovenosa, lesioni da decubito profonde etc. Sono comprese in questa categoria anche le prestazioni erogate in nuclei specializzati (es. Nuclei Alzheimer) a pazienti con demenza senile nelle fasi in cui il disturbo mnesico è associato a disturbi del comportamento e/o dell’affettività che richiedono trattamenti estensivi di carattere riabilitativo.
Modulo: l’unità di servizio di un presidio identificata da una tipologia di assistenza per un determinato target di utenza prevalente.
Ospiti del Presidio: sia gli ospiti effettivamente presenti il 31/12/2020, sia le persone temporaneamente assenti per eventuali rientri in famiglia, vacanze, soggiorni presso altri nuclei familiari, ecc.
Personale retribuito – Addetto all’assistenza personale: assiste, nelle istituzioni o a domicilio, le persone anziane, in convalescenza, persone con disabilità, in condizione transitoria o permanente di non autosufficienza o con problemi affettivi, le aiuta a svolgere le normali attività quotidiane, a curarsi e a mantenere livelli accettabili di qualità della vita (ricordiamo tra queste figure quella dell’operatore socio assistenziale –OSA).
Personale retribuito – Addetto alla preparazione e distribuzione di cibi: cucina grandi quantità di cibi per la ristorazione collettiva di scuole, ospedali, mense aziendali o altre istituzioni seguendo menu predefiniti; confeziona cibi precotti o crudi a base di vegetali, carni o altri prodotti. Cura la conservazione degli alimenti e sovrintende all’igiene dei luoghi e delle attrezzature.
