
(AGENPARL) – gio 03 novembre 2022 OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
L’ITALIA A TESTA IN SU:
SPERA NELLE PIOGGE MA TEME IL RISCHIO ALLUVIONI
MASSIMA ATTENZIONE LUNGO LA RETE IDRAULICA
ED APPELLO A COMPORTAMENTI RESPONSABILI
In una situazione di caldo anomalo e diffusa aridità l’Italia guarda con apprensione alle annunciate ed
agognate piogge: crisi climatica, nonché terreni secchi ed ormai impermeabili accentuano la fragilità del
territorio, esponendolo ad un aumentato rischio idrogeologico.
“I Consorzi di bonifica monitorano costantemente i corsi d’acqua secondo le proprie competenze, ma la
circoscritta localizzazione ed estremizzazione degli eventi meteo rende complessivamente insufficiente
l’attuale rete idraulica, esponendo le comunità ad imprevedibili rischi come purtroppo ripetutamente
dimostrato – dichiara Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la
Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Accanto all’ennesima richiesta di
opportuni finanziamenti per adeguare le strutture idrauliche e per le quali abbiamo presentato da anni
un Piano con 858 progetti di efficientamento pressoché cantierabili, non possiamo che invitare la
popolazione a responsabili comportamenti di grande prudenza: è necessario assumere la consapevolezza
che le risorse idriche vanno salvaguardate, ma che dall’acqua bisogna anche sapersi difendere soprattutto
in contingenze critiche come le attuali.”
Le situazioni più problematiche si registrano in Centro Italia, dove permane una forte siccità.
Esemplare è la condizione delle Marche, i cui livelli fluviali sono tornati ai livelli estivi pre-alluvione: Esino,
cm.7; Sentino, ben 27 centimetri sotto lo zero idrometrico (fonte: Protezione Civile Marche).
Anche i fiumi della Toscana si mantengono sui valori tipici delle estati più siccitose: indicativi
dell’emergenza sono soprattutto l’Arno (mc/s 5,64 contro una media novembrina di mc/s 47,48) ed il
Serchio, la cui portata (mc/s 3,50) è inferiore di oltre 3 metri cubi al secondo al Deflusso Minimo Vitale
(fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
In Umbria permangono critici i livelli del lago Trasimeno (m.-1,17 sullo zero idrometrico), mentre si
stabilizza il fiume Tevere, che anche nel Lazio si mantiene sui livelli degli anni passati. Non è così né per
l’Aniene, la cui portata arriva praticamente dimezzata alle porte di Roma, né per l’invaso lacustre di
Nemi, che continua a calare. Cerveteri continua a confermarsi “deserto d’Italia” con soli 138 millimetri di
pioggia, caduti da inizio d’anno; nel siccitosissimo 2017 erano stati mm. 237!
In Campania non si è registrata la cosiddetta “Piena dei Morti”, poichè i livelli idrometrici dei principali
fiumi (Sele, Sarno, Volturno, Garigliano) sono in calo come i rispettivi affluenti ed i bacini del Cilento, che
trattengono comunque volumi idrici maggiori dell’anno scorso.
Continua la “grande sete” della Basilicata, il cui territorio necessita di circa 1 milione di metri cubi d’acqua
al giorno; minore è la richiesta idrica dall’agricoltura della Puglia, i cui invasi hanno comunque distribuito
“Per capire l’attuale condizione dei terreni in numerose zone d’Italia, basti pensare che in un periodo
tradizionalmente riservato al riposo delle campagne ed alle semine, si è costretti ad irrigare per
permettere ai semi di attecchire nel terreno e ciò sta interessando anche colture generalmente non
idroesigenti come il grano – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Il Piano Invasi,
presentato nel 2017 con l’allora Struttura di Missione #italiasicura ed il Piano Laghetti, proposto pochi mesi
fa con Coldiretti, rappresentano l’anello di congiunzione tra i crescenti bisogni idrici del Paese e l’obbiettivo
dell’autosufficienza alimentare, indicato dal Governo. Senza acqua non può esserci agricoltura e quindi
cibo.”
Al Nord i livelli di grandi bacini naturali si mantengono stabili, ma solo il lago di Como è sopra la media
stagionale (60,6% di riempimento).
In Valle d’Aosta, dove le precipitazioni di Ottobre sono state abbondanti solamente lungo la linea di confine
con la Francia, è in calo il torrente Lys e la Dora Baltea vede ridursi la portata di oltre 70 metri cubi al
secondo.
Analogamente si riducono le portate di tutti i fiumi piemontesi (in particolar modo della Sesia), sulla cui
regione sono mediamente caduti 7 millimetri e mezzo di pioggia in una settimana, ma molte zone sono
rimaste “all’asciutto”; a beneficiare delle precipitazioni sono stati soprattutto i bacini di Ticino (mm.31,4),
Toce (mm.21) e Dora Baltea (mm. 15,9).
Altalenante è la portata del fiume Po, condizionata dall’andamento degli apporti pluviali da monte: in calo
nel Piemonte, si riprende in Lombardia ed Emilia Romagna, ma verso la foce rimane al 60% della media.
In Lombardia si ridimensiona la portata del fiume Adda (mc/s 172 contro mc/s 272 della settimana
scorsa), ma le piogge sui laghi alpini e prealpini (+74% d’acqua stoccata negli invasi) ristorano le riserve
idriche, che restano comunque a -44,2% rispetto alla media.
Tornano a calare anche i corsi d’acqua del Veneto, dove il fiume Bacchiglione è ai livelli minimi in anni
recenti, così come la Livenza, che vede prosciugata una delle due sorgenti.
Infine, restano in grave sofferenza idrica i fiumi dell’Emilia Romagna, alcuni dei quali continuano ad avere
portate prossime allo zero e per tutti è molto marcato il deficit rispetto alla media di Novembre: in
Ottobre non è mai piovuto nel Nord della regione ed a Sud non si sono raggiunti i 10 millimetri di pioggia
con l’unica eccezione dei bacini montani, dal Parma al Trebbia.
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