
(AGENPARL) – lun 31 ottobre 2022 Vorrei oggi affrontare sotto diversi punti di vista il tema degli studenti “fuorisede” a Bologna. Ultimamente se ne è parlato solo in termini di mancanza di alloggio, ma c’è molto di più. Gli ultimi dati disponibili, riferiti all’Anno Accademico 2021/2022, segnalano la presenza di oltre 88.500 studenti, di cui 28.250 matricole, per il 57% fuorisede, in una città che conta in tutto 391.000 residenti. Ognuno di questi si calcola spenda in media 900€ al mese per mantenersi: uno stipendio. Si stima, inoltre, che generino un impatto sulla città, in termini di indotto, di circa tre milioni di euro al giorno. Questo per dare la misura di quanto pesino economicamente. Oggi non vorrei soffermarmi solo sul tema degli alloggi, già ampiamente dibattuto, quanto su tutto il contorno.
Se immaginassimo Bologna senza studenti, dovremmo pensare a una città vuota e decadente. Magari più pulita e più silenziosa, di certo più povera e meno vivace. Dal canto suo, l’Università ha abbassato notevolmente le tasse per le fasce di reddito più basse, arrivando ad avere la no tax zone più ampia d’Italia. Ma questo non basta. Gli studenti fuorisede cominciano a diventare sempre più pendolari, modificando così l’impatto economico sulla città e anche quello ambientale. Io penso che gli studenti si debbano vedere come una ricchezza per la nostra città, in assoluto. Ma se non offriamo loro una vita culturale degna di questo nome, anche al di fuori dalle aule accademiche, attireremo solo studenti che si accontentano di un divano, non pagano tasse, si ubriacano in piazza Verdi. Se offriamo catapecchie, saremo ricambiati dal disprezzo per la città. La qualità del nostro Ateneo dipende senz’altro dai docenti e dall’organizzazione, ma è fortemente connessa anche con la tipologia di studenti e con quello che la città è in grado di offrire. Se li attiriamo con la promessa del divertimento e dello sballo libero, sceglierà Bologna solo chi la vede come una città da usare, da sfruttare per gli anni degli studi e via. Se, invece, vogliamo contrastare l’aumento inesorabile dell’età dei bolognesi, se vogliamo contrastare il cosiddetto degrado, a questi studenti dobbiamo offrire un progetto di vita. Devono poter trovare una casa, muoversi agilmente, in sicurezza, devono poter trovare un lavoro che corrisponda alle proprie aspettative e servizi sanitari e di welfare, ma anche educativi, che li facciano pensare a Bologna come alla città dove crescere i loro figli. Solo così gli studenti fuorisede non saranno solo, passatemi il termine, “polli da spennare”, ma un investimento per il futuro della nostra città. E, mi si permetta la chiosa finale, sono del tutto d’accordo che possano votare a Bologna, se iscritti all’Università e regolarmente domiciliati qua.
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