
(AGENPARL) – mer 26 ottobre 2022 COMUNICATO STAMPA
TERZIARIO DI MERCATO, L’IMPATTO DELLA CRISI INFLAZIONISTICA E DEI RINCARI ENERGETICI. IL CONSIGLIO GENERALE FISASCAT CISL A CONFRONTO SUL RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE.
GUARINI. «RINEGOZIARE IL MODELLO CONTRATTUALE E RINNOVARE I CONTRATTI NAZIONALI PER APPORTARE BENESSERE NELLA VITA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI»
Roma, 26 ottobre 2022 – I settori del terziario di mercato sono al centro di una tempesta perfetta, esposti al rischio di stagnazione economica con le dinamiche inflattive ai massimi storici, alimentate prima dalle strozzature dell’offerta dovute alle repentine riaperture post Covid, poi dalla crisi energetica sostenuta dal conflitto in Ucraina e dalla speculazione finanziaria. La triplicazione dei costi delle bollette rischia di far abbassare le saracinesche di 120mila imprese e di mettere alla porta oltre 370mila lavoratrici e lavoratori secondo le associazioni imprenditoriali di settore, che pure stimano 5 miliardi di consumi in meno nell’ultima parte dell’anno per effetto dell’impennata inflazionistica e del caro bollette.
L’analisi di scenario è stata proposta in occasione del Consiglio Generale della Fisascat Cisl, l’ultimo del 2022, convocato a Roma per adempimenti statutari in presenza del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.
Per la federazione cislina la crescita esponenziale dei prezzi al consumo, trainata da quella dei beni energetici, ripropone l’importanza strategica della politica dei redditi e del ruolo della contrattazione, che negli ultimi 20 anni si è adeguata a tassi di inflazione prossimi allo zero.
La federazione cislina accoglie l’esortazione dell’Istat, che nel suo rapporto annuale sull’inflazione ha voluto precisare come vi sia incoerenza tra i prezzi al consumo e quelli all’importazione di beni energetici, invitando le Parti Sociali ad una verifica dei criteri utilizzati per il calcolo degli aumenti economici contrattuali.
«Nel contesto di mutate condizioni economiche e di fronte alle dinamiche inflattive a due cifre – ha sottolineato Guarini – non possiamo che prendere coscienza del fatto che il modello contrattuale richiede un’opera di manutenzione e un ripensamento delle logiche di adeguamento dei salari che hanno guidato la contrattazione dal 2009 ad oggi».
Nel dettaglio, per il sindacalista, «l’indice Ipca non può più essere ritenuto in grado di assicurare coerenza tra gli aumenti salariali e il costo della vita, che è la funzione centrale della parte economica di qualsiasi contratto nazionale». Non solo. Per Guarini «la revisione del parametro deve inserirsi in una strategia di più ampio respiro tesa a rinegoziare l’intero modello contrattuale e a correggerne le inefficienze», a partire «dai ritardi strutturali dei rinnovi contrattuali e dagli atteggiamenti volutamente dilatori delle controparti datoriali, finalizzati esclusivamente a pagare in ritardo gli incrementi dovuti e per questa via basare la concorrenza sul risparmio del costo del lavoro anziché sugli investimenti in produttività». La «scarsa diffusione della contrattazione decentrata, aziendale e territoriale – ha poi aggiunto il sindacalista – vanifica l’unico strumento collettivo in grado di redistribuire la produttività tra imprese e lavoratori, incrementando in questo modo il potere di acquisto dei salari», uno strumento da supportare «con una legislazione di sostegno che semplifichi la disciplina e renda gli sgravi più strutturali e fruibili».
Guarini ha sollecitato un intervento del Governo anche sul fronte dei rinnovi contrattuali», da legare, per esempio, a «sgravi ed incentivi alle imprese coinvolte dai rinnovi, in modo tale che siano le aziende stesse a fare pressione sulle rispettive associazioni al fine di siglare il contratto anziché assistere ad atteggiamenti dilatori finalizzati a risparmiare sul salario». Guarini ha invitato le Parti Sociali «a concertare un meccanismo disincentivante che sia in ogni caso utile a recuperare la perdita di potere di acquisto subita dalle lavoratrici e dai lavoratori nei periodi di vacanza contrattuale».
Il segretario generale della Fisascat ha poi rilanciato sull’urgenza di definire i rinnovi contrattuali di settore, attesi da più di 5 milioni di lavoratori, ricordando l’impegno del sindacato ai tavoli di confronto aperti sui nuovi contratti applicati alle centinaia di migliaia di addetti della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, delle imprese pulizie artigiane, delle aziende termali, delle cooperative sociali e del comparto del lavoro domestico. Molteplici anche i tentativi di interlocuzione sul rinnovo dei contratti del commercio e del turismo applicati complessivamente ad oltre 4milioni di addetti. «Settori che più di altri hanno pagato prima il prezzo della crisi pandemica e ora di quella energetica, emergenze che hanno pregiudicato gli equilibri economici settoriali e bruciato le risorse necessarie per condurre ai rinnovi», per i quali il sindacalista «sollecita un decisivo intervento dello Stato per incentivare la contrattazione collettiva tramite tagli contributivi da legare agli aumenti contrattuali e sgravi fiscali per le lavoratrici e i lavoratori».
«Spetta a noi – ha concluso Guarini – il difficile compito di sbloccare gli stalli contrattuali, nella consapevolezza responsabile e pragmatica che la contrattazione sia la strada maestra per portare nella vita delle lavoratrici e dei lavoratori maggior benessere, l’unico faro che orienta l’azione contrattuale della nostra federazione».
FISASCAT-CISL
Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali Affini e del Turismo
Aderente a UNI, UITA e ITF