
(AGENPARL) – mar 25 ottobre 2022 Per I medici dell’emergenza urgenza l’atto di indirizzo CCNL Sanità uno specchietto per le allodoleSe si pensa che i drammatici problemi dei medici possano essere risolti investendo il 4% del monte salari quando l’inflazione è già oggi all’8%, allora sarebbe meglio avere il coraggio di smantellare tutto e dire subito ai cittadini che inizino a cercarsi delle buone assicurazioni sanitarie.
E’ questa la lapidaria conclusione di un articolo a firma Stefano Simonetti su ”Il Sole 24 Ore” dell’11 ottobre, sul tema dell’ Atto di Indirizzo per il rinnovo del contratto 2019-2021 dell’Area Sanità. Simonetti è un esperto di economia sanitaria, abituato quindi a guardare i numeri più che le buone intenzioni, e non ha difficoltà ad esprimere un giudizio così negativo. Nell’atto di indirizzo in questione vengono infatti espresse a più riprese le ben note preoccupazioni relative alla situazione drammatica della Medicina d’Emergenza, alla carenza di giovani specialisti, all’esodo di professionisti verso il settore privato senza che vengano prese misure concrete per correggere tali criticità! Se si considera che l’Italia è al terzultimo posto in Europa per il livello medio della retribuzione dei medici (davanti a Grecia e Portogallo, dove il costo della vita è diverso) e che l’incremento salariale in busta paga, a gennaio 2021, per un medico ospedaliero sotto i 5 anni di anzianità, è stato di 35€ (lordi!!) al mese, c’è da chiedersi veramente se le dichiarazioni di principio espresse nell’Atto di Indirizzo non siano un puro e semplice specchietto per le allodole.
Specchietto per le allodole che pare peraltro avere qualche efficacia, almeno in base a quanto leggo sulle dichiarazioni abbastanza soddisfatte espresse del segretario di CGIL-medici e da quello di UGL- salute. Maggiore attenzione ai contenuti hanno fatto la FIMEUC ed i sindacati specificamente medici, come SMI, CIMO ed ANAAO, i cui esponenti hanno infatti espresso seria preoccupazione per la evidente mancanza, nell’Atto di Indirizzo, di interventi concreti a livello economico ed operativo atti ad arrestare il perniciosissimo declino del nostro Sistema Santario Nazionale.
Lo SPES, in quanto sindacato specifico per il personale dedicato alla Emergenza Medica, ha il dovere di evidenziare ulteriormente la totale inadeguatezza dei provvedimenti presi a difesa della professione, e ciò in particolare per quel settore che più di tutti gli altri è oggi in grave sofferenza, cioè quello dell’Emergenza. Nemmeno una parola viene spesa, ad esempio, per il problema della violenza sugli operatori e sull’ormai generalizzato ricorso alle cooperative per coprire i turni in Pronto Soccorso.
In effetti il Pronto Soccorso viene citato in tre diverse occasioni nel documento ed i servizi di Pronto Soccorso sono individuati come prioritari per l’utilizzo dei fondi di perequazione. Tuttavia all’esame dei numeri l’entità degli stessi si rileva del tutto insufficiente e/o oggetto di provvedimenti già in atto o che in atto dovrebbero essere (come ad esempio gli emolumenti per il rilascio dei certificati INAIL).
In conclusione, pur prendendo atto positivamente del fatto che il problema ormai più che macroscopico dell’Emergenza Medica è evidente a tutti a livello nazionale, non si ravvisano nell’Atto di Indirizzo elementi concreti per combattere efficacemente tale involuzione. Si tratta quindi di intraprendere una battaglia sindacale più che necessaria, addirittura essenziale per il bene del Paese. Anche perchè non è necessario essere dei geni in economia per capire che mentre la missione delle assicurazioni sanitarie è il profitto, quella di un Servizio Sanitario Nazionale è la Salute della Gente. E dato che ormai, nel 2022, in Italia, chiunque stia male appena un po’ più seriamente (ed a volte anche meno) viene portato dal 118-115 in Pronto Soccorso, non ci vuole molto più che fare 2 più 2 per capire che lasciare ad una qualsiasi assicurazione sanitaria – e tantomeno ad una cooperativa privata – un servizio di questo tipo, equivale al disastro.
