
(AGENPARL) – mar 25 ottobre 2022 COMUNICATO STAMPA
Chirurgia, un «cerotto cellulare» alternativa al trapianto di cuore
Graziano (Hbw): il sistema Rigenera funziona grazie a micro-innesti
NAPOLI – «In pochi minuti, con il nostro dispositivo Rigenera, siamo in grado di frammentare e
polverizzare ogni tipo di tessuto. Un pezzettino di pelle, ad esempio, lo facciamo in pezzettini così
piccoli che possano passare dalla cruna di un ago. Poi utilizziamo questa “polverina” che abbiamo
ottenuto in pochi minuti, per curare una ferita o una frattura. Come? Spruzzandola direttamente
sulla zona che dobbiamo rigenerare. I risultati sono garantiti e le applicazioni sono potenzialmente
infinite».
A dirlo è Antonio Graziano, scienziato napoletano e Ceo di Hbw-Rigenera, nel corso di una
intervista al programma «Barba&Capelli» in onda questa mattina su Radio Club 91.
«Abbiamo brevettato quella che per noi è la dimensione ideale per questo tipo di applicazioni
rigenerative: tra i 70 e gli 80 micron. Quindi, frazioni decisamente più piccole di un millimetro ma
che allo stesso tempo riescono a tenere tutte le capacità vitali e rigenerative una volta disperse sulla
zona interessata».
Il dispositivo Rigenera è stato applicato anche in ambito chirurgico come forma alternativa al
trapianto di cuore. Spiega Graziano: «Sono già diversi anni che sono in corso collaborazioni tra la
nostra società e l’università di Helsinki, che ha preso in carico lo sviluppo cardio-rigenerativo della
procedura. Fino a oggi sono stati trattati circa 20 pazienti che avevano delle disfunzioni del
miocardio come conseguenza di una ischemia».
Il funzionamento? «Attraverso la nostra tecnologia è stato preso un frammentino di cuore
microscopico, un frammentino che non ha provato ulteriori problemi al paziente; è stato disgregato
ed è stata ottenuta questa sorta di polverina poi applicata sulla superficie del muscolo cardiaco come
uno speciale “cerotto”. Questa membrana, creata direttamente usando cellule del cuore del paziente,
ha cominciato a guarire e a rigenerare la parete che appunto era stata lesionata dall’infarto e ha
migliorato nettamente le performance dell’organo al punto da non dover rendere necessario al
momento il trapianto».
«Siamo riusciti, mediante una tecnologia semplice, affidabile, italiana a dare una speranza in più in
questo campo dove ad oggi esistono ben poche strategie, tra le quali appunto il trapianto, e sono
tutte strategie terapeutiche estremamente invasive. A differenza della nostra».
Napoli, 25 ottobre 2022