
(AGENPARL) – ven 21 ottobre 2022 Sarà redatto un documento finale da presentare alle Istituzioni e ai Governi
Press Material
Venerdì 21 ottobre 2020
21/10/2022 |Press Release|
DONNE: SI SONO CONCLUSI IERI A ROMA I LAVORI DEDICATI. ALL’INTERMEDIAZIONE DIPLOMATICA DEI CONFLITTI
ROMA. Si sono conclusi nel pomeriggio di ieri a Roma, i lavori della Conferenza Internazionale Multilaterale dedicata al ruolo delle donne nell’intermediazione diplomatica dei conflitti.
I vari esperti, intervenuti nella Capitale per esaminare gli aspetti politici, diplomatici, giuridici, economici e sociali relativi all’universo femminile nelle numerose zone dove ancora tutte le crisi mettono a rischio il vivere civile.
Un tavolo di lavoro, dunque, predisporrà un documento finale che sarà pubblicato su supporto digitale e cartaceo e trasmesso all’ECOSOC ai Governi dei Paesi che hanno partecipato alla Conferenza, alla Commission on the status of Women (Nazioni Unite) e messa a disposizione del pubblico nazionale e internazionale.
Nel pomeriggio di mercoledí, i vari relatori hanno affrontato il tema sull’impegno delle donne per portare pace e sicurezza nei vari Paesi.
Il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia ha ragionato su come nella quotidianità avvenga il cambiamento.
La relatrice, a questo proposito, ha utilizzato come esempio un’immagine dell’Università di Gerusalemme.
“Donne, madri, giovani, cristiane e musulmane che studiano in biblioteca – ha spiegato la Di Segni – e allattano i propri figli, insieme. Così per me portano avanti un messaggio di pace”.
Nel suo intervento Magbule Sadri-Shkodra, Fondatrice Women with Impact Kosovo, ha affermato che “il suo Paese è il più giovane nel mondo”.
Sono già state elette, alla Presidenza della Repubblica, due donne.
“In questi casi è cruciale il ruolo della società, delle donne che in prima persona decidono di andare oltre le barriere imposte – ha proseguito la relatrice – e diventano indipendenti, a partire dall’economia”.
La nota cantante israeliana NOA, ha sottolineato “la necessità di smettere di pensare alle donne come elemento di tentazione, meno forti, più vulnerabili, come le Sirene nell’Antica Grecia che tentavano e seducevano gli uomini”. E facendo riferimento al sempre vivo conflitto Israelo-palestinese, l’artista ha aggiunto: “Anche io posso lottare con la mia vita per la pace. Anche io, come donna, come persona, voglio riuscire ad affermare una pace che sia globale”.
Isabel Recavarren, Direttrice CEFIAL – UE & Panoràmica Latino-America, del Perù, ha analizzato tutto il percorso effettuato nei rapporti tra Europa e America Latina contro la disuguaglianza di genere. La relatrice ha, inizialmente, incentrato il suo intervento sul tema della povertà, e Recavarren ha evidenziato come la povertà sia collegata alla disuguaglianza.
Oggi“ – ha proseguito la relatrice – è stata creata una rete Euroamericana di donne, perché è stata riscontrata una necessità di essere maggiormente operativi. Chi meglio delle donne può capire cosa significhi subire una violenza, vivere nelle disuguaglianze e agire per risolverle”.
Nicole Bwatshia Ntumba, Vicedirettrice del Gabinetto del Presidente, incaricata delle questioni politiche, giuridiche e diplomatiche della Repubblica Democratica del Congo, si è soffermata sulla differenza tra stato giuridico e socio culturale di norme a tutela delle donne. “Essere utilizzata per abbellire”, questa è la resistenza culturale e sociale di cui ha parlato la relatrice.
Ntumba si è domandata il perché vengano sottoscritte risoluzioni che poi restano lettera morta.
Eduard Tschan, rappresentante del Libano, IMC – International Medical Campus degli USA, nel suo intervento conclusivo della giornata ha parlato del ruolo delle Organizzazioni non Governative (ONG) in contesti di pace e sicurezza e del ruolo delle donne.
“A partire dall’Illuminismo – ha spiegato il relatore – le donne hanno iniziato a distinguersi nella società. Oggi l’Ucraina ha il 22% del personale femminile impiegato nel conflitto contro i russi”. Oggi, le priorità nell’ambiente internazionale sono “sicurezza e protezione” e l’”empowerment” delle donne.
Nella sessione pomeridiana della Conferenza sono intervenuti altri relatori ed esperti che hanno discusso di diplomazia formale e informale a livello internazionale. Il focus è stato fatto sul posizionamento delle donne professioniste nelle statistiche dei Paesi target e su quali azioni si possono intraprendere.
La Dottoressa Ilhamallah Chiara Ferrero, già Segretario Generale CO.RE.IS – Comunità Religiosa Islamica d’Italia ha concentrato il suo intervento sulla mediazione diplomatica e il coinvolgimento delle donne in contesti internazionali di crisi e di guerra. “Il cambiamento del punto di vista con cui si guarda il mondo rende naturale il fatto che ci disorienti – ha dichiarato la relatrice – per questo è importante conoscersi, affinché questo disorientamento non venga strumentalizzato per imporre le proprie regole e la propria cultura”.
Durante il suo intervento, Ferrero ha posto l’accento a livello socio-culturale sulla questione del velo sottolineando come “in questi anni si siano creati dei problemi nel legare l’empowerment femminile della donna musulmana solo con la libertà di poter togliere il velo. Quest’ultimo potrebbe rimanere una bandiera identitaria”. Inoltre, la Dottoressa Ferrero ha anche affrontato la questione della leadership femminile. “Le donne musulmane oggi si confrontano con una maggiore visibilità rispetto al passato”, ha ricordato l’ospite durante il suo discorso, sottolineando l’importanza di conservare il patrimonio che si rappresenta e raccomanda di “fare attenzione a non confondere la visibilità di una funzione pubblica con i cambiamenti che auspichiamo per la nostra società”.
“Le religioni, Islam compreso, possono diffondere contenuti positivi perché custodiscono naturalmente una ricchezza semantica e concettuale. – ha aggiunto la relatrice – Da un lato si assiste a un ritorno agli Stati confessionali che, con la scusa di difendere le religioni cercano di affermarsi a livello internazionale; dall’altro, invece, la delegittimazione dei rappresentanti religiosi che devono corrispondere a categorie quantitative e di rappresentatività numerica dei fedeli”.
Oggi, c’è la tendenza a politicizzare la religione. Le diverse divisioni tra i popoli e la strumentalizzazione delle religioni per fini di potere hanno deteriorato gli scambi che rappresentano la ricchezza di ogni civiltà. In un panorama così complesso i cittadini italiani musulmani possono promuovere una cultura della pace, che passi anche attraverso il contrasto alle violenze alle discriminazioni delle donne.
L’On. Mimoza Hajdarmataj, CEO e coofondatrice WPS-Women in Public Service in Albania, si è focalizzata sulla situazione nel suo Paese, ricordando come esso abbia “attraversato la dittatura più dura d’Europa, sia riuscito a diventare membro della NATO e sia molto vicino ad aprire un negoziato con l’UE”.
“Tuttavia – ha aggiunto la relatrice – nonostante i risultati storici degli ultimi 30 anni, dobbiamo ancora affrontare i numerosi problemi che caratterizzano la nostra democrazia. Credo fermamente che le donne abbiano un potenziale incredibile al fine di favorire la crescita dell’Albania; tutto ciò di cui hanno bisogno è supporto, responsabilizzazione e visibilità”.
“La mia lunga esperienza nell’amministrazione, in politica e ora nel settore della società civile, così come quelle che ho visto e affrontato quotidianamente dai continui contatti con donne e ragazze del mio Paese, mi hanno reso realista e pessimista allo stesso tempo”.
Con il 45,5% di donne in posizioni ministeriali, l’Albania è tra i primi 10 paesi al mondo in questa particolare classifica. I dati empirici suggeriscono che più le donne occupano posizioni di potere, più il dialogo politico diventa civile e collaborativo, con un maggiore rispetto per la diversità e gli oppositori e una ricerca più sistematica di un terreno comune su questioni che riguardano le persone vivono al di là delle divisioni politiche.
Ma penso che non siamo ancora dove dovremmo essere, volete che vi dica cosa ancora succede in Albania?
Persistono ampi divari di genere riguardo alle opportunità economiche, vi è uno scarso coinvolgimento nella forza lavoro.
Le donne svolgono, inoltre, quasi quattro volte in più rispetto agli uomini lavori non retribuiti, e nel settore “formale” il divario retributivo di genere è del 10,1% a favore degli uomini.
La violenza contro donne e bambine rimane una delle questioni più urgenti nella società albanese. I dati disponibili mostrano che almeno una donna su due ha subito una qualche forma di violenza, comprese violenze domestiche o sessuali, molestie, violenze da parte del partner, matrimoni infantili e/o forzati e reati assimilabili al concetto di stalking.
L’anno 2021 è stato un anno triste per le donne albanesi. Perché i livelli di povertà, disoccupazione, violenza e pressione nei loro confronti, la diminuzione del sostegno economico, le scarse opportunità educative stanno crescendo.
Molte famiglie emigrano ogni giorno per mancanza di possibilità di costruire il loro futuro nel loro paese.
Occorre, dunque, varare riforme efficaci al fine di uscire da questa situazione. Qui la cooperazione di genere deve superare ogni sfida, uomini e donne dovrebbero collaborare di più, perché lo sviluppo e l’empowerment delle donne contribuisce allo sviluppo e all’empowerment del Paese.
Nello specifico, si parla di diritti quali lavoro, istruzione e partecipazione politica.
Nelson Mandela ha affermato che l’istruzione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo, non diversamente da un proverbio africano dice: “Se educhi un uomo, educhi una persona, ma se educhi una donna, hai educato una nazione”.
L’On. Mbagnick Ndiaye, ex ministro della Cultura e della Comunicazione del Senegal, durante il suo intervento ha spiegato come il suo Paese abbia compiuto numerosi passi avanti nel campo della parità di genere nel corso dei suoi 60 anni di indipendenza. “Il Senegal è un Paese pioniere nel mantenimento della pace. – ha specificato il Ministro – Le donne sono integrate nelle Forze di Sicurezza e di Difesa. La donna è nel cuore del sistema di sicurezza e occupa posizioni strategiche estremamente importanti”.
I progressi fatti dal Senegal nel campo dell’emancipazione femminile sono rilevanti in un contesto come quello africano, largamente dominato dagli uomini.
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