(AGENPARL) – mer 19 ottobre 2022 Apre il MUSA: il museo ideato, e realizzato dall’Università di Milano con il fondamentale contributo della professoressa Cristina Cattaneo, per illustrare i progressi della ricerca scientifica nella ricostruzione della memoria e dell’identità dei corpi violati e raccontare l’impegno della medicina legale nella tutela dei diritti umani.
E’ stato inaugurato oggi a Milano il Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani, un progetto patrocinato dalla Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni, che avrà come protagoniste le discipline che si occupano di studiare il corpo in tutte le sue forme per ricostruirne passato, remoto o recente, attraverso l’esame del cadavere, dello scheletro e del vivente.
MILANO – Un museo che coniuga ricerca scientifica e sensibilizzazione su alcuni dei temi più decisivi della contemporaneità: dalla ricerca dell’identità dei cadaveri “senza nome” – tra cui migranti, vittime dei conflitti armati e di crimini violenti – alla tutela dei vivi garantita dagli strumenti che la medicina e le scienze forensi mettono a disposizione per individuare i casi di violenza o maltrattamento. Si chiamerà MUSA – Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani – e ripercorre il lavoro e le battaglie più significative della sua fondatrice, la professoressa Cristina Cattaneo, membro del Consiglio Direttivo SIMLA e Presidente GIAOF (Gruppo Italiano Antropologi Forensi), docente di Medicina legale e Antropologia presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano e responsabile scientifico del Labanof, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense della Statale, che da 25 anni è impegnato nella didattica e nella ricerca scientifica su tematiche forensi come l’identificazione, il sopralluogo, la criminalistica e il maltrattamento.
“Un’iniziativa unica nel panorama culturale e scientifico internazionale delle scienze forensi – spiega il dott. Franco Marozzi, vicepresidente e responsabile della comunicazione SIMLA -, come Società Scientifica abbiamo seguito e appoggiato l’intero percorso compiuto dalla professoressa Cattaneo perché lo riteniamo un progetto prioritario per far conoscere e divulgare il ruolo fondamentale della scienza, in particolare di quella forense, non solo nella soluzione di intricati casi criminali ma anche nell’enorme contributo che questa può fornire in ambiti sociali assai più vasti come quelli che si riferiscono ai diritti umani.
Noi medici legali siamo costantemente in prima linea in casi di violenza e nelle catastrofi umanitarie per il nostro ruolo che ci vede impegnati nella ricerca di informazioni preziose e fondamentali per le vittime, le loro famiglie e la corretta amministrazione della Giustizia”.
Il Museo, che avrà sede a Milano, in Via Ponzio, 7, nasce dalla consolidata esperienza del Labanof e si erige sulla CAL – Collezione Antropologica del Labanof, costituita nel 2017 come collezione osteologica da UNIMI e poi riconosciuta dalla Regione Lombardia nel 2018 come raccolta museale. Si tratta di una delle collezioni scheletriche più grandi al mondo e dal fascino unico, essendo costituita da circa 10mila scheletri dell’area meneghina e lombarda di ogni epoca storica. Un lavoro che si è concretizzato grazie alla collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Archeologici, la Regione Lombardia, il Comune di Milano, la Procura della Repubblica di Milano e ATS. Tra gli elementi di maggiore interesse ci sono anche scheletri provenienti da necropoli antiche che sono ospitati assieme ad altri provenienti da cimiteri moderni e da resti non reclamati.
Attualmente a disposizione del pubblico di esperti e di appassionati ci sono sei sezioni che contengono tutti gli strumenti e i supporti necessari per vivere pienamente l’esperienza museale – diorami, pannelli, animazioni, esposizioni, QR code per gli approfondimenti – ed è prevista un’area anche per i non vedenti. Gli appassionati di crime potranno usufruire, solo su prenotazione, di un archivio digitale che consente la consultazione guidata di casi giudiziari nazionali e internazionali con materiale multimediale a corredo.
Le sezioni alternano aspetti scientifici e didattici, senza trascurare anche gli aspetti della denuncia e della sensibilizzazione al rispetto dei diritti umani. Una prima parte introduttiva illustra, con un’animazione e dei diorami, lo studio dei resti umani in riferimento alla datazione, determinazione del sesso, dell’età, etnia, malattie e segni di violenza. Si prosegue con la sezione storico-archeologica, che racconta la storia di Milano attraverso duemila scheletri, dall’epoca romana a quella contemporanea, passando per l’alto e basso medioevo, e per la parte moderna. Si prosegue con i delicati aspetti legati all’identità, non solo sul fronte dell’identificazione scientifica, ma anche dando particolare attenzione al tema della perdita ambigua che avviene in quelle famiglie che spesso vivono nell’impossibilità di poter appurare con sufficiente certezza la morte di un familiare. Altra sezione di sicuro interesse è la cosiddetta Crime, dedicata specificatamente alle tematiche della medicina legale e, in generale, delle discipline forensi, in quanto si racconta l’importante supporto che viene fornito alla giustizia tramite il sopralluogo e l’autopsia, le indagini di laboratorio e il dibattimento. Ai vivi è dedicata la sezione successiva, in quanto si esplicita il ruolo che la scienza medica può avere nella denuncia dei maltrattamenti o delle violenze, su umani e animali. Ultimo capitolo è dedicato a un angolo “immersivo” che denuncia una delle più grandi tragedie recenti dell’epoca umana: il naufragio del 18 aprile del 2015 di un peschereccio al largo della Libia che determinò mille vittime tra adulti e adolescenti.
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