
(AGENPARL) – mer 19 ottobre 2022 Affrontare una partitura come il Don Giovanni del genio salisburghese è certamente una grande sfida e responsabilità.
Il Don Giovanni presenta una modernità di scrittura senza precedenti e si può definire una partitura polistilistica. Nei vari numeri musicali infatti si alternano momenti da opera seria, arie buffe e danze popolari. La grande scena delle maschere del finale primo è impressionante per la capacità di fondere tre danze contemporaneamente in un’architettura unitaria. Sono colpito da una caratteristica in particolare nella partitura, e cioè il forte contrasto musicale, dinamico e di orchestrazione nei diversi momenti dell’opera. L’esempio più lampante è già nell’ouverture, in cui gli accordi perentori riferiti al Commendatore (come saranno poi in Tosca quelli riferiti a Scarpia) fanno da contrasto con il mondo più spensierato, ma ombreggiato da scatti improvvisi, del molto allegro.
Fin da bambino sono sempre stato affascinato dall’inizio dell’opera, caratterizzato dalla morte del Commendatore, da cui poi, con un rilassamento graduale della tensione musicale, scaturisce tutta la vicenda. La morte del Commendatore è sottolineata in una scala cromatica dei legni, il cui disegno discendente anticipa lo sprofondamento di Don Giovanni alla fine dell’opera. Con riferimento alla figura del Commendatore mi impressiona la linea condotta per salti melodici con cui egli si rivolge a Don Giovanni prima della morte di quest’ultimo. Alcuni musicologi vi hanno visto un’anticipazione del procedimento dodecafonico, ma se anche questo non fosse stato l’intento, questa tecnica testimonia la grande modernità di un compositore che scrisse alla fine del ‘700 già proiettato secoli avanti. Come sempre Mozart è un mago dell’orchestra, ma nel Don Giovanni scatena tutto il suo genio: l’uso dei tromboni legati all’apparizione ultraterrena del Commendatore, il mandolino per la serenata di Don Giovanni e l’uso sapiente di mescolanze di timbri diversi in base alla situazione e alle relazioni tra i personaggi. Nell’allestimento che presentiamo vengono inserite le due arie che Mozart scrisse per la ripresa viennese: “Dalla sua pace” di Don Ottavio e “Mi tradì quell’alma ingrata” di Donna Elvira.








