
(AGENPARL) – lun 17 ottobre 2022 OSSERVATORIO NAZIONALE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO.
L’unico osservatorio che monitora i morti sul lavoro in Italia.
Aperto 15 anni fa il 1° gennaio 2008 chiuderà il 31 dicembre 2022
17 OTTOBRE
Incontro Con il Cardinale di Bologna e Presidente CEI Matteo Zuppi “Per non morire lavorando”
L’evento Il 29 ottobre nella Cappella Farnese di Bologna
Se si vuole che questo importante incontro non sia il solito rituale che alla fine servirà a poco, bisogna analizzare il triste fenomeno nella sua complessità e attivarsi per fare proposte concrete perché diventi solo un cattivo ricordo.
Io me ne occupo da 15 anni e posso dire di essere diventato un esperto del tema. Ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008 e da allora ho registrato tutti i morti sul lavoro in tabelle excel, classificati per giorno, mese e anno della tragedia, con Provincia e Regione dell’infortunio mortale, identità della vittima, età, professione, nazionalità e cenni sulla disgrazia.
I dati dell’osservatorio comprendono tutti i morti sul lavoro. INAIL raccoglie SOLO le denunce che arrivano dal territorio dei suoi assicurati. ANMIL e un altro Osservato riprendono i morti di questo Istituto, ma sono parziali. Il problema vero è che ci sono oltre 4 milioni di lavoratori che non hanno INAIL come assicurazione. Molte categorie non sono assicurate con Inail e tante persone che muoiono in nero non sono registrate da nessuno, se non da noi.
Un’altra cosa che voglio sottolineare è che tantissimi agricoltori schiacciati dal trattore sono anziani che per arrotondare le pensioni continuano (per fortuna dell’Italia) a coltivare i propri terreno. Ne sono già morti 144 anche quest’anno, anche loro sfuggono a ogni statistica. Da quando ho aperto l’Osservatorio sono morti oltre 2000 agricoltori in questo modo atroce.
È per questo che il numero di morti sul lavoro monitorati dall’Osservatorio è molto più alto di quello che diffonde INAIL. Non sono numeri campati in aria, ma sono ricavati della registrazione dei morti ogni giorno.
Negli ultimi anni riguardo ai morti in tarda età, se si escludono i morti sulle strade e in itinere, che INAIL mette insieme nei numeri che diffonde, risulta scioccante che un morto su cinque sui LUOGHI DI LAVORO ha più di 60 anni: non si può far svolgere lavori pericolosi a anziani che hanno riflessi poco pronti, calo di vista, sordità e altri acciacchi dovuti all’età. L’allungamento generalizzato dell’età per andare in pensione ha fatto aumentare i morti in tarda età; negli ultimi giorni sono morti tre edili che avevano 73, 77 e 79 anni, ovviamente in nero. Ora muoiono anche tanti giovani, alcuni addirittura in scuola/lavoro. Ma la libertà di licenziamento introdotta col Jobs Act e i lavori a tempo determinato, costringe tanti a svolgere lavori pericolosi, senza potersi opporre pena il licenziamento.
Il 30% dei morti sui luoghi di lavoro sono in agricoltura, intorno al 20% i morti in edilizia, con le cadute dall’alto che uccidono per l’80% questi lavoratori.
L’autotrasporto ha quest’anno il 14% dei morti: sono aumentati notevolmente in questi ultimi anni per il fenomeno degli acquisti on line che sottopone questi lavoratori “falsi autonomi” a ritmi forsennati. Anche i rider muoiono numerosi, giovani uomini e donne.
Nelle industrie di tutte le categorie, sui luoghi di lavoro sono morti quest’anno l’8% di lavoratori: dove ci sono rappresentanti dei lavoratori e imprenditori che dialogano sulla Sicurezza, i morti si contano sulle dita di una mano, nonostante milioni di addetti; quelli che muoiono in queste realtà sono esclusivamente lavoratori in appalto nell’azienda stessa, e questi non hanno nessuna tutela sindacale, lavoratori che non hanno gli stessi contratti dei dipendenti.
Cambia tutto nelle piccole e piccolissime aziende e tra gli artigiani che muoiono numerosissimi: in fabbrica su una macchina, anche donne alle quali sono stati modificate le macchine per aumentare la produzione, come Luana D’ Orazio a Prato o Laila El Harim a Reggio Emilia. Muoiono magazzinieri guidando i muletti, tornitori, elettricisti, installatori, manutentori, idraulici, ecc. tantissimi gli artigiani.
Occorre aver chiaro che sulle strade ci sono altrettanti morti, come per esempio il povero giovane di 19 anni al suo primo giorno di lavoro, come Faier Benadini morto insieme a un suo collega: il loro camion si è scontrato con una betoniera. Ma tantissimi muoiono sui luoghi di lavoro o sulle strade in trasferta a centinaia di km da casa.
Descrivere tutte le casistiche delle morti in poche righe è impossibile. Ma ricordiamoci anche del terribile contributo di sangue che pagano i lavoratori stranieri che rappresentano il 12% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (due su quattro a Bologna dall’inizio dell’anno).
I morti sul lavoro non sono quindi una tragica fatalità causata da un destino avverso. Nella provincia di l’Aquila quest’anno non c’è stato nessun morto sui luoghi di lavoro, eppure L’Aquila ha un numero enorme di cantieri aperti nel post terremoto. Qui lo Stato è efficiente, come tutte le Istituzioni, locali e nazionali; controllo sulle infiltrazioni mafiose sulle aziende che operano nel territorio, con i lavoratori che devono avere tutti i dipendenti in regola, con controlli diffusi e attrezzature adeguate; qui controllano anche il subappalto. Occorre esportare questo modello nel resto del Paese.