
(AGENPARL) – ven 07 ottobre 2022 COVID E DISABILITÀ:
STUDIO MULTICENTRICO
E TESI DI LAUREA
Una giovane fisiatra dell’Istituto ha presentato i dati preliminari di un progetto unico in Italia
che l’ospedale si appresta a concludere | Coinvolti anche l’IRCCS Sacro Cuore Don
Calabria – Negrar di Verona e le aziende sanitarie universitarie Friuli Centrale di Udine e
Careggi di Firenze
Imola, 7 ottobre 2022 – La manifestazione del Covid19 non è differente nelle persone con
lesione midollare e, nella maggior parte dei pazienti, l’infezione da SARS-CoV-2 non è
altro che un evento intercorrente che non peggiora l’esito funzionale finale: sono alcune
delle importanti e interessanti conclusioni contenute nella tesi di laurea di Francesca
Ciardulli, giovane fisiatra del MRI, che ha presentato i dati preliminari di un importante
studio multicentrico – autofinanziato – che l’Istituto sta concludendo assieme all’IRCCS
Ospedale Sacro Cuore Don Calabria – Negrar di Verona e le aziende sanitarie
universitarie Friuli Centrale di Udine e Careggi di Firenze su pazienti mielolesi di entrambi i
sessi (maschi 82%, femmine 18%) di età media di poco superiore ai 59 anni.
«Lo studio – scrive Ciardulli – è nato per colmare le scarse evidenze in letteratura
neuroriabilitativa; le risultanze preliminari attestano anche che il tasso di mortalità nei
soggetti mielolesi è apparentemente superiore rispetto alla popolazione generale,
fattispecie che andrà approfondita con ulteriori studi dalla maggior numerosità
campionaria, e che non sono stati individuati, tra le manifestazioni del Covid19 fattori
predittivi di un peggioramento funzionale, cosa che invece è avvenuta per le complicanze
legate alla malattia».
Dallo studio, unico nel suo genere in Italia, emerge inoltre che circa la metà dei pazienti
soggetti ha presentato almeno una complicanza legata all’infezione, la più frequente delle
quali è stata la polmonite virale (35%), seguita dalla batteriemia nel 25%: una polmonite
batterica è stata riscontrata nel 14% dei pazienti, mentre in 3 casi (5%) il quadro
respiratorio si è complicato con un’Acute Respiratory Distress Syndrome (ARDS). In 5