
(AGENPARL) – gio 06 ottobre 2022 Prot. n.______ Federico Marini
SOMMERSO – In Sardegna 126mila “fantasmi” mettono in difficoltà
16mila imprese. Meccanici, muratori, estetisti, impiantisti e giardinieri: quasi
1 lavoratore su 5 è abusivo o irregolare. Lai e Serra (Confartigianato
Sardegna): “Preoccupati perché questa forma illecita di attività danneggia
13mila imprese artigiane, i dipendenti e tutti i cittadini”.
Associazioni Più di 126mila pericolosi “fantasmi” si aggirano per la Sardegna: sono gli
Territoriali operatori e gli occupati non regolari che popolano il sommerso, quel mondo parallelo
Sud Sardegna che in Sardegna “vale” più di 2 miliardi di euro e rappresenta il 6,6% del valore
Cagliari
Via Riva Villasanta 241
aggiunto regionale in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese,
Oristano
è la stima dei soggetti irregolari, ovvero operatori abusivi che si spacciano per
Via Campanelli, 41 imprenditori, ma che di regolare non hanno nulla, e ben 94mila occupati che con il loro
operato minacciano più di 16mila imprese, di cui oltre 13mila artigiane nei vari settori
Nuoro più coinvolti.
Via Brig.Sassari, 37
Sono come fantasmi ma riparano auto, ristrutturano case, curano acconciature,
realizzano foto e video per i matrimoni, mettono in ordine i giardini e trasportano mobili.
Sassari
Via Alghero, 30
Tutto rigorosamente in nero, senza garanzie per i loro dipendenti e clienti.
Gallura Olbia
Confartigianato Imprese Sardegna sul “Sommerso e concorrenza sleale
Via Sangallo 67 dell’abusivismo degli indipendenti irregolari”, sui dati ISTAT.
Per questo l’Associazione degli Artigiani della Sardegna lancia l’allarme sulla
minaccia del sommerso per le attività dei piccoli imprenditori.
“L’abusivismo è un fenomeno che contrastiamo e combattiamo da sempre con forza
e determinazione – afferma Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna – e siamo molto preoccupati che l’Isola sia al sesto posto in Italia per
l’irregolarità degli indipendenti, che il tasso di illegalità sia del 17,3% (quasi 1 su 5) e
che questo “sommerso” metta in difficoltà oltre 13mila imprese artigiane che sono sotto
stress a causa di 2 anni di pandemia, della guerra, dell’aumento delle materie prime e
del boom dei costi energetici”. “La nostra deve essere una tolleranza zero nei confronti
di chi opera fuori dalle regole – aggiunge Daniele Serra, Segretario di Confartigianato
Sardegna – più volte abbiamo richiamato l’attenzione sul tema, che colpisce non solo le
imprese ma la comunità tutta”. “A pagare le conseguenze di questa forma illecita di
attività – prosegue il Segretario – sono in prima battuta soprattutto i consumatori che si
mettono nelle mani di operatori improvvisati. Tra le categorie più colpite ci sono quelle
legate al Benessere, ovvero Acconciatura ed Estetica: non a caso, nel corso della
pandemia abbiamo più volte invitato i consumatori a rivolgersi solo a saloni e centri
estetici regolari, perché solo lì è garantito un servizio all’altezza, grazie a personale
qualificato e opportunamente preparato”. “Ma anche in altri ambiti c’è da chiedersi se
Confartigianato Imprese Sardegna
vale davvero la pena di rischiare la propria sicurezza per pochi euro – rimarca la Lai –
per esempio affidando manutenzione e revisione della propria auto, o la realizzazione
degli impianti di casa, o la sistemazione del giardino, rivolgendosi a maestranze dal
sapere improvvisato e che non forniscono alcun tipo di garanzia sul lavoro svolto. La
caccia al risparmio non è certo questa, anche perché spesso, a fronte di un lavoro mal
fatto, ci si deve poi rivolgere a veri professionisti”.
In particolare, i rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono le 13mila
imprese artigiane, soprattutto nei settori dell’edilizia (2.800), dell’acconciatura ed
estetica (3.000), dell’impiantistica (1.600), dell’autoriparazione (2.300), della riparazione
di beni personali e per la casa (1.800), del trasporto taxi (650), della cura del verde (500),
della comunicazione (280), dei traslochi (8).
Dei 32mila soggetti irregolari stimati, oltre 10mila entità si trovano per la
maggior parte nel nord Sardegna, segue Cagliari con 8.700, Sud Sardegna con 5.800,
Nuoro con 4.700 e Oristano con 3.200.
“Questo è un fenomeno che dobbiamo combattere e che, nel frattempo, sottrae
lavoro e reddito ai piccoli imprenditori e risorse finanziarie allo Stato, oltre a
minacciare la sicurezza e la salute dei consumatori – conclude la Presidente Lai – ma in
questa battaglia ci devono essere anche i cittadini”.
A tale scopo l’Associazione Artigiana ha lanciato la campagna nazionale di
informazione contro l’abusivismo dal titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone
mani’.
Tre gli obiettivi dell’iniziativa: mettere in guardia i consumatori dal rischio di
cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, durata, rispetto delle
norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani, richiamare le Autorità ad
un’azione di controllo e repressione e di contrasto all’evasione fiscale e contributiva.
Sommerso, tra ricerca del prezzo più basso e restrizioni di offerta durante la
pandemia.
La ricerca del prezzo più basso è la maggiore determinante per la domanda di
servizi offerti da lavoratori indipendenti irregolari. Come evidenziato nella rilevazione di
Eurobarometro sul lavoro non dichiarato (Commissione europea, 2020), la motivazione
del prezzo più basso per l’acquisto di servizi che incorporano lavoro sommerso è rilevata
nel 64% dei casi in Italia, a fronte del 48% della media dell’Unione europea. Questa
determinante si accentua nella crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19,
che ha pesantemente colpito i redditi e i consumi: nel 2021 il reddito disponibile delle
famiglie si è ridotto del 3,8% accompagnato da una caduta dei consumi di 66,5 miliardi di
euro, pari a 7,0% in meno (Istat, 2022a). Durante la pandemia è stata segnalata una
intensificazione dell’abusivismo nell’acconciatura ed estetica, con pesanti ricadute
economiche (Confartigianato 2021a e 2020), in un settore particolarmente colpito dalla
crisi: l’analisi dei risultati della quinta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie
italiane di Banca d’Italia (2021) condotta alla fine di aprile 2021, prima dell’allentamento
delle misure per il contenimento della diffusione del virus, evidenzia che la spesa
effettuata nell’ultimo mese per servizi di cura della persona è inferiore rispetto a prima
della pandemia per sette famiglie su dieci (72,1%), di cui il 38,5% ha smesso di ricorrere
Confartigianato Imprese Sardegna
a questa tipologia di servizi o l’ha fatta molto meno spesso e il 33,6% e ha fatto ricorso
un po’ meno spesso.
Sono diversi i meccanismi della concorrenza sleale del sommerso: i) le imprese
che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato i competitor
regolari, generando una pressione verso il basso delle dinamiche retributive; ii) l’evasione
fiscale rende difficile condurre politiche fiscali espansive di riduzione delle aliquote
fiscali applicate alle imprese regolari; iii) si inibisce la crescita dimensionale delle
imprese in quanto le imprese che evadono hanno minor propensione all’investimento e
all’ampliamento del volume d’affari e al contempo spiazzano gli investimenti delle
imprese regolari che non raggiungono spesso la redditività adeguata per crescere.
L’abusivismo aumenta la pressione fiscale sui contribuenti onesti – Il sommerso
produce effetti distorti sul sistema di prelievo, generando un aumento della pressione
tributaria e contributiva a carico dei contribuenti onesti. Per definizione le entrate dello
Stato non includono l’evasione mentre il PIL comprende l’economia non osservata
stimata dall’Istat: se depuriamo il PIL da questa componente, pari, come prima visto,
all’11,3% ipotizzandola stabile, la pressione fiscale reale pagata dal sistema economico
emerso, rispettoso delle regole su fisco e contributi, stimata per il 2022 è pari al 46,4%,
con un gap di 5,2 punti rispetto al 41,2% di pressione fiscale effettiva3 indicata nel DEF
2022 pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (2022). Nel 2020 la Guardia
di finanza (2021) ha scoperto 3.546 evasori totali – erano stati 9.020 nel 2019 (Guardia di
finanza, 2020) – molti dei quali operanti nell’e-commerce, un canale di vendita che negli
ultimi anni ha registrato una forte crescita, accelerata nella pandemia.
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