ARIANNA LION L’ARTISTA ALLA RICERCA DELLA MEMORIA DEGLI OGGETTI E DELLA LORO POETICA
(AGENPARL) – Roma, sabato 20 Agosto 2022 – ARIANNA LION
“La mia ricerca è legata alla memoria degli oggetti e alla loro poetica, come sostiene Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore italiano, la memoria delle immagini si deposita in noi ed è quella a cui leghiamo i sentimenti. Nelle nostre borse, può esserci una corrispondenza affettiva che fa parte di un bagaglio comune, evidenziata dal rivestimento degli interni con stoffe damascate. Infatti, credo che la stoffa dei nostri vestiti o dei rivestimenti dei nostri oggetti, armadi, bauli, cassetti siano un mezzo per farci rivivere attimi del nostro passato. I tessuti possono essere un esercizio della memoria per avvalorare il senso di appartenenza. La scultura per me è un contenitore di oggetti che ci rappresenta sotto forma di metafore. Nei bassorilievi gli oggetti della memoria, sono inseriti dentro stanze-teatrini intarsiati prospetticamente. Dalle aperture si intravedono degli spazi chiusi foderati di stoffe, ambienti surreali dove molte volte i contenitori diventano stati d’animo”.
Sculture disegni e poetica di Arianna Lion Arianna Lion Nasce a Finale Ligure (SV) nel 1981.
“Ho studiato al Liceo Artistico A. Martini di Savona e all’Accademia delle Belle Arti di Perugia. Con una borsa di studio sono andata per sei mesi a Bilbao nei Paesi Baschi. All’Accademia di Brera a Milano ho preso l’abilitazione all’insegnamento e oggi insegno Discipline plastico-scultoree per la scenografia al Liceo Artistico Giordano Bruno di Albenga. Importante per il mio percorso artistico, nel 2005, è stato l’incontro con Milena Milani in occasione di un convegno su Lucio Fontana ad Albisola.
Partendo dal Manifesto del Surrealismo di André Breton, ho scritto le sensazioni poetiche da cui nascono le mie sculture, influenzate anche dal Realismo magico e dai Valori plastici di Arturo Martini. Vicini al mio sentire sono anche gli scritti e le opere di tre artiste Louise Bourgeois, Meret Oppenheim e Cordelia von den Steinen.”
“Ho costruito un linguaggio legato alla memoria simbolica. I temi sono legati agli oggetti che racchiudono e testimoniano un momento di vita che attraverso la cultura rimane eterno. Riproduco borse da viaggio, valigie, contenitori, pieni di ricordi e sentimenti, che possono appartenere a tutti noi. La poesia mi aiuta molto perché narra delle storie soggettive che hanno dei collegamenti universali.
Attualmente sto facendo delle ricerche sull’umorismo del quotidiano di Jacques Tati.”
“Utilizzo tutte le argille, di tutti i colori. Parto dalla progettazione fino alla realizzazione tridimensionale oppure a bassorilievo del pezzo. Faccio una cottura tradizionale poi patino il biscotto con pigmenti e cera (tecnica ad incausto).” Spesso rivesto gli interni delle superfici con stoffe damascate, per avvalorare il senso della memoria e il senso di appartenenza.
“Nel 2008 alla mostra ‘Saturniali d’autore’, a cui sono stata invitata dalla Milani, ho presentato una borsa in terra bianca, ‘Guardami sono io’, e una maschera fatta con legno, cotone sintetico, vetro e specchi che invitavano a guardarsi dentro. Ho partecipato a esposizioni in Francia, Spagna e in Italia, citerò solo l’ultima, dal 1 giugno al 4 luglio di quest’anno, ‘A proposito di donne…’ alla Galleria Conarte, a cui sono stata presente con cinque opere: ‘Gabbia di Venere’, ‘Borsa Ziggurat’, ‘Acquolina’, ‘Piccolo sogno di una grande apolide’, ‘Dialogo di un viaggio’.
Il Fiore dell’abbraccio di Elisa
Resina,ceramica dipinta, legno, fiori veri
Dimensione scultura 89 cmx 150cm x h 150cm
Installazione piccoli quadri fiori dimensioni variabili anno 2021
L’opera Il fiore dell’abbraccio di Elisa parla di un abbraccio spirituale a tutte le persone che non ci sono più ma vivono nel nostro cuore e se ci ascoltiamo in profondità vivono in noi. E’ un dono a mia mamma e a tutte le mamme del mondo che danno luce con il loro sorriso e la loro forza creatrice del loro abbraccio. L’opera è un racconto, un caleidoscopio di simboli che richiamano la spiritualità accentuata dalla bellezza simbolica dei colori. Il fiore dell’abbraccio di Elisa è anche un ricordo di un vissuto personale, che rappresenta l’anima di una sensibile e preziosa bambina, ed è il simbolo del valore di ciascuno di noi. La connessione fra colore e vita psichica è intuizione antica. L’opera è costituita da 4 punti importanti : un erbolario una raccolta di fiori raccolti e custoditi in cornici oro appesi dietro la figura della bambina, una bambina oro dai capelli blu, un tappeto scultoreo azzurro con inciso un mandala tibetano e un fiore organico color lilla posato al centro dello spazio azzurro. La bambina è poggiata su un tappeto scultoreo azzurro, come i fiori del Plumbago, colore delle potenze che abitano il cielo e delle architetture che ne costituiscono la dimora. Sul tappeto è inciso il disegno di un Mandala Tibetano, simbolo spirituale e rituale che rappresenta l’universo di color azzurro l’eternità, la verità, la devozione, la fede, la purezza, la castità, la pace, la vita spirituale e intellettuale. Nel buddhismo tibetano i mandala vengono disegnati con sabbie colorate poi lasciati liberi di volare trasportati dal vento, a simboleggiare l’impermanenza del mondo materiale, qui il mandala è inciso ma ha un colore immateriale che lo porta a rimanere agganciato al suo originario significato. Al centro del tappeto scultoreo, la bambina, osserva un fiore organico color lilla che vuole comunicare una nuova nascita evocando l’idea di un movimento in via di formazione. Il colore del fiore lilla è il colore della lavanda, lo connette all’intero universo, una sfumatura delicata di viola, con un tocco di calore rispetto al tono pieno, è decisamente molto femminile, estremamente morbido e incomparabilmente romantico. Il fiore sembra racchiude, come uno scrigno prezioso, un significato profondo di estro creativo e di vigorosa forza spirituale, favorendo l’ispirazione, la meditazione è una sorta di oggetto purificatore stimolatore delle qualità intuitive. La bambina invece è immersa nel colore oro è l’immagine del sole, il simbolo dei principi divini, il segno della gloria terrena e celeste. L’espressione della gioventù dorata. Il corpo della bambina è oro ma i suoi capelli sono color blu. L’immagine del Buddha dalle chiome blu invita alla meditazione e la bambina è immersa in questo spazio meditativo è un richiamo all’infinito all’appartenenza al tutto è un immersione nella profondità meditativa. L’opera accompagna l’osservatore assicurandogli un viaggio sicuro e spirituale un abbraccio infinito con l’energia dell’universo.
Resina,legno
Dimensione scultura 50cmx 50cm x h 120cm
anno 2022
I poeti lavorano di notte
(Alda Merini)
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
“La Musa della notte”, sorride ed è un sorriso dolce, sognante, di chi è
immerso in una dimensione conosciuta, rasserenante. Anche gli occhi chiusi
sorridono sereni, quasi paghi di una consapevolezza riconquistata nella purezza
dell’infanzia, dove i sogni diventano, talvolta, realtà magica e perfetta.
Non c’è, qui, sofferenza o timore dell’ignoto; la forma dei capelli e delle spalle in
quest’opera sono semicerchi che si allontanano, forse immagine di mondi immersi in
uno spazio infinito e proiettato nel mistero dell’universo.
E lì inizia il viaggio, onirico, fatto di libri, di parole, di emozioni, alla riscoperta o
scoperta di sé per riconoscersi scintilla di luce viva pur nell’oscurità della notte.
M.Fausta Pansera
Resina,legno
Dimensione scultura 50cmx 50cm x h 120 cm anno 2022Il colore azzurro degli alberi
nella corteccia rovente,
il colore piano del muschio
protetto da ogni dolore,
il colore chiaro del legno
che alza il suo cuore cantando
nell’inno dei cieli,
quel colore che si leva nel vento
e parla col tuo Signore
l’antico messaggio segreto
della creazione del caos,
la parola nuda del servo
che inneggia al Dio salvatore,
e le piccole pieghe ed i ricci
e ciò che cade
dall’albero antico,
fortifica tutte le zolle
che hai dentro al cuore,
fortifica tutte le cose
le cose d’amore.
(Alda Merini)
“La Musa del giorno” tende, a ricomporre in due semicerchi la forma della
terra delimitata dai capelli della musa e dalla linea delle sue spalle; questi semicerchi
appaiono come due blocchi che si incastrano perfettamente fra loro per dar origine al
mondo da cui nasce la vita, qui rappresentata da un rigoglioso albero proteso verso
l’alto.
Sono proprio le radici di quest’albero, specchio di una mirabile trasfigurazione
panica, ad assumere la sostanza di capelli che contornano il viso della fanciulla dai
lineamenti delicati; essa ha gli occhi aperti e pare osservare, con sottile e statica
malinconia, il reale. Forse per questo non trapela in lei il cenno di un sorriso di fronte
ad una realtà ignota e problematica in cui pare non ci sia modo di intervenire.
M.Fausta Pansera
Piccolo sogno di una grande Apolide
Il piccolo sogno di una grande Apolide” , appartiene a una ricerca legata all’ironia ispirata a Jacques Tati. L’opera vuole far riflettere sul paradosso di certi valori sociali comportamentali ed estetici di una cultura. In questo caso, su alcune imposizioni di bellezza orientali ad es la fasciatura dei piedi e la predilezione dei cinesi per i piedi piccoli che risale a tempi lontanissimi e venne espressa poeticamente ancor prima dell’era di Confucio (551 – 479 a.C.). Il camminare a passi corti e misurati rientrava in un canone di comportamento femminile che valorizzava la grazia e l’equilibrio.
(In un manuale del XIX secolo si legge: “Quando cammini, non girare la testa; quando parli, non aprire la bocca; quando siedi, non muovere le ginocchia; quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere forte; quando sei arrabbiata, non alzare la voce”.)
“Il piccolo sogno di una grande Apolide” esprime l’idea del sogno di libertà di una bimba costretta in una “gabbia” estetica.
Giochi russi
I giochi della poesia parlano di ermetiche scatole,
aperte a pensieri,
suoni di carillon formano incastri metaforici
come delle matrioske,
giochi russi,
che fanno pensare all’infanzia,
tutto racchiuso nella mia valigia di ricordi.
Arianna Lion
GIOCHI RUSSI
L’oro di Lucia
2014 legno, resina, pigmenti naturali 65x20x10
L’opera dedicata a Santa Lucia raffigura una bambina con gli occhi bendati e con le mani atte a proteggere la sua verginità. Il poeta Dante, nella Divina Commedia, riserva a Santa Lucia il compito di illuminare la strada dell’uomo nel suo cammino verso Dio. Il mio lavoro sviluppa l’idea di un cammino spirituale. Il corpo diventa con la veste un dondolo, sospeso in equilibrio su di un piccolo comodino con cassetti, il cui interno richiama degli oggetti simbolici protetti all’interno del mobile, simbolo che custodisce l’identità e l’intimità di un’anima.
— presso Montevergini Galleria Civica Arte Contemporanea Siracusa.
La valigia del Papa
La valigia del Papa (2005)
Ceramica policroma, stoffa damascata (65x45x90 cm)
Testimonianza critica di Anna Maria Faldini :
Arianna Lion, giovane artista di Finale Ligure, racconta la memoria. I ricordi, fuoriuscendo da contenitori ceramici in evoluzioni invisibili, rivelano un profondo sentire, documentati anche dai versi dell’artista. Le sue opere, solo apparentemente statiche, evocano ricordi e sentimenti comuni: dalle bocche delle borse, quasi fossero parlanti, salgono emozioni che si sviluppano, seguendo disegni o plastiche realizzazioni ceramiche, i cui colori volutamente opachi danno il senso visivo della morbidezza del cuoio o del tessuto. Nelle borse e nei contenitori della Lion si può guardare dentro, spiare per immaginare la figura e il pensiero del loro possessore, ma anche leggere nel proprio riflesso e, specchiandosi, immergersi nel proprio profondo sé.
Ne “La valigia del Papa”, una colomba bianca riposa e guarda verso l’esterno, a significare non solo la sua preziosa e simbolica santità, ma anche la solitudine e la prigionia di un uomo che deve fronteggiare un mondo che appare impermeabile al bene.
Colomba,
prezioso simbolo del mondo,
guardi indifesa dentro una valigia che ti protegge,
in attesa di liberarti,
forza che mi fortifica il cuore e la mente ….
Buffa valigia credi d’ingannarmi, con quel damasco pregiato?
abbatti le tue pareti che chiudono in una cella il mio cuore e liberati nell’aria.
Arianna Lion