
(AGENPARL) – ven 12 agosto 2022 Se l’anticipazione dell’11 agosto del “Los Angeles Times” è corretta (https://www.latimes.com/entertainment-arts/story/2022-08-11/getty-returning-orpheus-sculptures-italy-stolen?fbclid=IwAR2iKf1-owz0ZABcpfN9wJAkEhDJlANKEQbupLWUMWgS2VJcvzZ0kojdSUs), sta per essere recuperato al patrimonio nazionale un capolavoro assoluto della plastica magno-greca del IV secolo a.C.: il gruppo in terracotta policroma costituito dal giovane Orfeo, seduto, intento a suonare la cetra, e due Sirene stanti, una delle quali micante anch’essa: una possibile traduzione della sfida che oppose lo straordinario cantore alle creature mitologiche dal busto umano e corpo d’uccello, che, allocate alle porte dell’Ade, nell’immaginario classico univano il suono dei loro strumenti e il loro canto a quello dei parenti dei defunti, accompagnandone la discesa agli inferi. A luglio 2020, eccezionalmente (poiché la percentuale di risposta del MiC alle mie interrogazioni è inferiore al 10%), Franceschini sostenne che la rivendicazione dei tre manufatti esposti nel “J.P. Getty Museum” di Los Angeles, asseritamente acquistati nel 1976 (prima, cioè, che gli Stati Uniti ratificassero, nel 1983, la Convenzione UNESCO di Parigi del 1970), era scientemente rallentata in attesa di sciogliere il nodo di altre quattro restituzioni attese dallo stesso museo, “al fine di onorare i principi di leale e reciproca collaborazione ai quali gli accordi bi- e multi-laterali si ispirano”. Principi che, come commentai allora, sembrano valere solo per gli italiani. In realtà, la provenienza del gruppo scultoreo ‘tarantino’ dal mercato illegale dell’arte è certa, com’è certa la sua esportazione illecita dopo il recupero, anch’esso clandestino, in un sito ignoto della Magna Grecia. Lo attestano le polaroid che un famigerato “spoliatore” di siti archeologici inserì nel suo catalogo di proposte ai potenziali acquirenti, mostrate al pubblico anche in una puntata memorabile della trasmissione “Petrolio – Ladri di bellezza” andata in onda a dicembre 2018. La richiesta di restituzione di quell’opera di straordinaria fattura ed eccezionale stato di conservazione pende, perciò, da oltre vent’anni: era già parte dei 52 capolavori richiesti al “Getty Museum” dall’inizio degli anni 2000, poi scesi a 46. Nel 2006 fu deciso il rientro di 26 reperti, mentre alcuni dei 20 rimasti sono tornati in Italia a partire dal 2007 ma il museo californiano ha sempre opposto particolare resistenza a rilasciare il gruppo ‘tarantino’, conscio della sua unicità. Ora, finalmente, sembra prossimo il momento in cui il museo statunitense – a settembre, secondo il “Los Angeles Times” – restituirà a Roma il ‘maltolto’, così proseguendo la lenta opera di ripulitura della propria reputazione di museo troppo spesso disattento ai principi etici cui dichiara di ispirarsi. Ma aspettiamo il Getty Museum alla ‘prova’ dell’Atleta di Fano…
Margherita Corrado (Senato – Gruppo Cal – Commissioni Cultura e Antimafia)


