
(AGENPARL) – lun 18 luglio 2022 Lirica all’Arena, torna a fiorire la cultura del bel canto con la stagione post pandemica. Intervista al Maestro Marco Armillato.
Di Emma Evangelista
Ogni sera uno spettacolo, ogni rappresentazione una storia che e tante emozioni diverse per una stagione lirica, quella dell’Arena, adatta ad un pubblico eterogeneo e sempre diverso. I turisti, finalmente tornati per assistere agli spettacoli ed invadere le strade di Verona, sono la gran parte degli spettatori in Arena e si crogiolano di note e gorgheggi. In attesa degli spettacoli di Roberto Bolle e della esibizione di Placido Domingo, rispettivamente il 20 luglio e il 25 agosto, la lirica ogni sera offre uno spettacolo coinvolgente. Un calendario, quello della stagione 2022 ricco di opere ‘popolari’, fatte per tutti i tipi di pubblico, con una attenzione particolare all’Aida, che già ha segnato con qualche polemica fuori luogo, un percorso disegnato per riavvicinare la cultura del bel canto alla gente. L’Arena mostra il suo volto migliore allestita con le scenografie e i costumi disegnati dal grande maestro Franco Zeffirelli che qui ha lasciato un segno indelebile trasportando le opere shakesperiane e verdiane sul grande schermo, per poi riproiettarle nei disegni della scena teatrale della città. Un’opera ad uso e consumo dei turisti, in larga parte americani, tornati per vedere anche più di uno spettacolo e per questo il calendario è composto da trittici: tre sere, tre spettacolo differenti. Un lavoro immane per le maestranze che smontano e montano a tempo di record le enormi scene: scale, templi, interni di meravigliosi palazzi di fine ‘800, tutto per offrire uno spettacolo di grande impatto in una scenografia d’eccezione, dove ogni sera si vive un’emozione diversa, si ascolta una musica nuova. Nella serata di rappresentazione de” La Traviata” una nota di brillantezza è stata regalata dalla soprano Nina Minasyan, e soprattutto dal direttore d’orchestra, il maestro Marco Armillato che ha raccontato ad Agenparl le sue impressioni nella stagione post pandemica:
Tre rappresentazioni diverse in tre sere, un esercizio impegnativo per gli artisti e tutte le maestranze
“Questa sera (15 luglio ndr) è la seconda di un trittico interessante, con Carmen, Traviata e Aida, domani sera. E’ impegnativo però sempre eccitante, la musica dà energia, dà gioia…”
“Quale delle tre opere ama di più?”
“Che domanda difficile! Siamo in mondi diversi, con gente diversa, vocalità diverse, suoni di orchestra diversi… sono tre opere splendide, quindi è difficile dire quale io preferisca. Tendenzialmente direi Traviata, ma poi penso, ‘perché non Carmen? O Aida? Aida a Verona è sempre molto emozionante, l’arena è stata praticamente costruita intorno all’Aida, quindi possiamo dire che sia un po’ “l’opera principe” di questo teatro, una costante che si ripete da molti anni. Oggi abbiamo avuto anche questa piccola sorpresa che ha spiazzato un po’ tutti e poi il vento che ha portato tutti i coriandoli nella fossa, è stato bellissimo! Sono gli incidenti che possono capitare quando si fanno spettacoli dal vivo.”
“Qual è l’opera che lei preferisce in assoluto?”
“Ce ne sono talmente tante! Sceglierne solo una è difficile…Io sono un romanticone quindi mi piacciono molto le opere Pucciniane come Fanciulla del West, Manon Lescaut,… molto passionali, che mi coinvolgono emotivamente. Però adoro anche la scrittura di Verdi, come si può non amare Falstaff, o Otello?Queste opere così completee meravigliose. Ma anche tutte le altre…dirne solo una ne esclude un’altra, quindi per me è sempre difficile dire quale sia veramente la mia opera preferita in assoluto. Solitamente quella che sto facendo al momento diventa la mia preferita.”
“Che cosa significa tornare sul palco dopo due anni di pandemia?”
“Beh, questa è una grande gioia, una grande vittoria perché per noi è stato veramente duro. Noi viviamo per trasmettere qualcosa al pubblico, se questo manca, manca anche l’unione nel fare musica insieme, manca il contatto fisico, quasi ‘viscerale’, bisogna essere tutti assieme per il pubblico. Già mancava il pubblico, in più non ci si poteva nemmeno toccare, quindi è stata una tragedia gigante! Recuperarla è stata dura, diciamo che questo è il primo anno che ci ritroviamo a fare l’opera come nel periodo pre-pandemia (ormai si deve parlare di ‘pre-pandemia’ e ‘dopo-pandemia’).”
“Sono tornati gli stranieri…”
“Si, sono tornati gli stranieri e i turisti, fortunatamente, perché anche questa è stata una grande perdita in tutti i settori e ovviamente per noi in particolar modo. Io ho sempre pensato che il teatro, l’opera e tutte le manifestazioni artistiche e di spettacolo fossero l’ultimo ‘step’ a ripartire dopo il problema, perché ovviamente prima si pensa alle cose più ‘terrene’, ‘pratiche’, più ‘logiche’, come la vita quotidiana, poi, se si aggiungono anche l’arte e il teatro, tanto meglio, però è un qualcosa ‘in più’. Noi lo facciamo per vivere e quindi è un problema, ma è assolutamente razionale questa cosa. Bisogna quindi viverla bene e aspettare che passi e tutto piano piano torna alla normalità, come sta succedendo.”
“Si vive di cultura e si fa cultura per farla vivere”
“Esattamente, sono assolutamente d’accordo, perché la cultura è parte di noi e si deve sviluppare per far crescere anche i giovani e le persone che non si sono mai avvicinati all’Opera, a questa meravigliosa forma di spettacolo così completa, dove c’è ballo, canto, recitazione, teatro,… è tutta una composizione di cose che vanno agglomerate l’una con l’altra creando questa magia. Gli strumentisti che suonano dal vivo, un direttore che li dirige e li guida, i cantanti che devono seguire quello che il compositore ha scritto e rispettare quello che è stato fatto perché era quello il bello che hanno imparato e che dobbiamo divulgare alle prossime generazioni. Questa è la nostra missione, in un certo senso, ed è molto importante che avvenga.”
“Lei vive di sogni e crea sogni ogni giorno, qual è il suo prossimo sogno?”
“Beh, la prossima cosa che devo fare… domani l’Aida. Sarà quello il mio sogno!”
EMMA EVANGELISTA
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