Editoriale. La Cina sta approfittando delle sanzioni occidentali alla Russia? Crisi energetica o crisi di ignoranza?
(AGENPARL) – Roma, 06 luglio 2022 – Quando l’amministrazione Trump impose le sanzioni al Venezuela e all’Iran, ‘stranamente’ la Cina è diventata il più grande acquirente di petrolio greggio di questi due paesi nonostante i ripetuti avvertimenti da parte di Washington.
Oggi, la Cina è diventata anche il più grande acquirente di petrolio dal più grande esportatore mondiale, nonostante le sanzioni imposte questa volta sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea.
E tutto questo avviene quando i prezzi del petrolio nella maggior parte del mondo stanno aumentando mentre in Cina stanno diminuendo.
Bloomberg ha riferito questa settimana che l’Iran ha dovuto tagliare il prezzo del suo greggio già scontato per poter competere con il greggio russo inviato in Cina. Il mercato è importante per l’Iran, poiché è uno dei pochissimi in cui il suo greggio è accettato tra le sanzioni statunitensi ancora in corso.
L’unica concorrenza esistente oggi è tra i barili iraniani e russi che potrebbero finire in Cina, il che andrebbe interamente a vantaggio di Pechino, ha affermato Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights a Singapore. «È probabile che ciò metta a disagio anche i produttori del Golfo, vedendo i loro mercati pregiati conquistati da greggio fortemente scontato», scrive Bloomberg.
Una situazione che potrebbe far nascere probabilmente delle nuove divergenze all’interno dell’OPEC+, anche se ci vorrà del tempo prima che si manifestino tali differenze.
Il prezzo del petrolio iraniano è stato di quasi 10 dollari al barile al di sotto dei future sul Brent per metterlo alla pari con quello degli Urali che dovrebbero arrivare in Cina nel mese di agosto.
I principali acquirenti di greggio iraniano e russo sono le raffinerie private in Cina, le cosiddette teiere. A differenza delle major statali che devono muoversi con prudenza intorno alle sanzioni e che hanno quote di esportazione di carburante, le teiere sono orientate a rifornire il mercato interno e la recente ondata di lockdown da Covid non ha fatto nulla di buono per la domanda interna di carburante .
Anche prima delle sanzioni che hanno colpito la Russia, la Cina stava divorando barili iraniani e venezuelani che praticamente nessun altro voleva.
E’ chiaro che in una situazione del genere, Pechino sta facendo la parte del leone e questo si vede dalla maggiore quantità di accaparramento di petrolio in corso dovuto soprattutto ai forti sconti praticati.
Ricordiamoci che il Venezuela ha una capacità di produzione limitata e i piani dell’Iran per aumentare la sua capacità dipendono da un nuovo accordo nucleare con l’Occidente.
Il paradosso di questa situazione è che la Cina è emersa come il più grande acquirente di tutto il petrolio (russo) sanzionato, beneficiando del greggio a prezzi (fortemente) scontati, mentre il presidente degli Stati Uniti è costretto ad andare dai produttori del Medio Oriente a chiedere di aumentare la produzione….
Ciò che è ancora più importante è che mentre è probabile che la Cina continui a ricevere tutti i volumi di petrolio russo, iraniano e venezuelano di cui ha bisogno, ci sono buone probabilità che la visita di Biden in Arabia Saudita non si traduca in una produzione extra di petrolio dal Regno o dei suoi colleghi membri dell’OPEC del Medio Oriente. E questo a causa della cosiddetta capacità di riserva.
La notizia, diffusa all’inizio di questo mese da Reuters, che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti potrebbero non avere la capacità di produzione inutilizzata stimata da agenzie come EIA e IEA, ha suscitato notevoli ondate nel mercato petrolifero, poiché ha aggravato i timori che l’offerta di petrolio non aumenterà in modo significativo in tempi brevi.
I prezzi del petrolio hanno continuato a salire, anche se controllati dai crescenti timori di una recessione globale, rendendo i carburanti ancora più costosi per gli automobilisti europei e nord americani.
Ma tutto questo non sta avvenendo però in Cina, perché i prezzi dei carburanti in Cina sono attualmente in calo dopo diversi mesi caratterizzati dagli aumenti. Tuttavia, rispetto all’aumento dei prezzi del carburante negli Stati Uniti e nell’UE, l’aumento dei prezzi in Cina è insignificante e potrebbe avere a che fare con i barili di petrolio che arrivano da Venezuela, Iran e Russia.
Scriveva George Orwell in Nineteen Eighty-Four «La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza».
Scriveva ancora Orwell «La nuova aristocrazia era formata per la massima parte da burocrati, scienziati, tecnici, sindacalisti, esperti in pubblicità, sociologi, insegnanti, giornalisti e politici di professione».
Forse non c’è alcuna crisi energetica, ma solo una forte crisi di ignoranza…
Ed in Italia?