(AGENPARL) - Roma, 30 Giugno 2022(AGENPARL) – gio 30 giugno 2022 [Testo alternativo]
Carissimi,
vi ricordo che fino al 7 agosto è possibile visitare negli spazi dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici la mostra annuale dei pensionnaires della Villa. Vi ricordo che sono a disposizione per approfondimenti e interviste con i singoli borsisti e le loro opere e progetti in corso.
Ringraziandovi per un riscontro, vi auguro buon lavoro!
Elisabetta Castiglioni
(ufficio stampa per l’Italia Villa Medici)
Étincelles / Scintille
Mostra dei borsisti di Villa Medici
15 giugno – 7 agosto 2022
Con i borsisti di Villa Medici:
Kaouther Adimi, Iván Argote, Charlie Aubry,
Théodora Barat, Samir Boumediene, Nidhal Chamekh, Aude Fourel, Marta Gentilucci, Noémie Goddard, Evangelia Kranioti, Marielle Macé, Benoît Maire,
Hèctor Parra, Julie Pellegrin, Mathieu Peyroulet Ghilini, Guy Régis Jr.
Curatore: Saverio Verini
Curata da Saverio Verini, Étincelles / Scintille riunisce le realizzazioni dei sedici artisti, autori e ricercatori nell’ambito della residenza annuale di creazione, sperimentazione e ricerca a Villa Medici.
Questo appuntamento rappresenta un punto d’incontro tra diverse pratiche, dalle arti plastiche alla composizione musicale, passando per la letteratura, l’architettura, il teatro, la storia e la teoria dell’arte.
La mostra si presenta come la restituzione di 16 progetti che testimoniano un momento unico nel percorso dei borsisti: la residenza come laboratorio di sperimentazione. Che cosa può nascere dal rapporto e dall’incontro di diverse individualità e pratiche? Dallo spazio dello studio a quello espositivo, come si dà forma a un’idea, a una ricerca? Queste domande accompagnano un percorso di proposte poliedriche, scandite da un allestimento che offre uno spazio indipendente a ogni progetto, pur preservandone l’unità.
Il titolo, Étincelles / Scintille, suggerisce l’idea della creazione artistica, ma allude anche al conflitto (“fare scintille”) o, al contrario, all’intesa (“la scintilla è scoccata”). Si tratta di una parola fortemente visiva, legata alla luce e al fuoco, capace di esprimere la vitalità dei progetti dei borsisti e di evocare l’inevitabile temporaneità di un anno di residenza che si sta per concludere, insieme al desiderio dei borsisti di restituire le ricerche condotte durante il soggiorno a Roma. Étincelles / Scintille si presenta come un percorso fatto di corrispondenze – alcune evidenti, altre più sottili – tra progetti che affrontano questioni ricorrenti: la tendenza all’accumulazione compulsiva, la reiterazione di gesti e segni, la riflessione su temi politici, la rappresentazione del corpo, la relazione tra paesaggio naturale e artificiale. Sono queste alcune delle costanti che affiorano nelle ricerche dei borsisti, che si presentano negli spazi di Villa Medici secondo un ritmo che vuole sottolineare possibili dialoghi e affinità tra i vari interventi.
Durante un’estate, le sale espositive di Villa Medici si trasformano in uno spazio di riflessione e sperimentazione che accoglie proposte libere nelle forme più diverse, siano esse espositive o performative, compiute o incompiute. Questi interventi ci portano nei luoghi – immaginari o fisici, a partire da Roma – che alimentano la creazione più contemporanea e si estendono oltre la mostra.
Étincelles / Scintille è accompagnata da un catalogo che riunisce i progetti dei borsisti dell’Accademia di Francia a Roma. La pubblicazione includerà inoltre una serie di pagine dedicate ai dialoghi e agli scambi tra i borsisti, lasciando spazio a incursioni, approfondimenti e libere associazioni su temi diversi che hanno segnato l’esperienza dei borsisti a Villa Medici.
I BORSISTI DI VILLA MEDICI 2021/2022
Kaouther Adimi, scrittrice
Nata nel 1986 ad Algeri, Kaouther Adimi è una scrittrice, drammaturgo e sceneggiatrice. Dopo i suoi primi due romanzi ossia Des ballerines de papicha (Le ballerine di papicha – Premio della Vocazione 2011) e Des pierres dans ma poche (Sassolini nella mia tasca), riscuote un notevole successo con il libro Nos richesses (La libreria di rue Charras – Premio Renaudot dei liceali e Prix du style), pubblicato nel 2017 dalle Éditions du Seuil, evocazione del leggendario libraio ed editore Edmond Charlot. Il suo quarto romanzo, Les petits de décembre (I bambini di Dicembre – Premio del romanzo meticcio dei liceali) è stato pubblicato nel 2019.
Il suo lavoro mescola archivi e finzione, realtà e immaginazione, appropriandosi dei luoghi per trasformarli, riesumando storie dimenticate per reinserirle nella narrazione.
Kaouther Adimi collabora a numerose riviste e scrive per il teatro e il cinema.
A Villa Medici lavora al suo quinto romanzo, Au vent mauvais, in cui, attraverso i destini intrecciati di tre personaggi, dipinge un grande affresco dell’Algeria, che abbraccia quasi un secolo, dalla colonizzazione alla lotta per l’indipendenza, fino all’estate del 1992, quando il Paese precipita nella guerra civile. Au vent mauvais sarà pubblicato nel settembre 2022 dalle Éditions du Seuil.
Direttamente ispirata dalla sua residenza a Villa Medici, Kaouther Adimi ha immaginato il pavone rosa, un racconto scritto per il programma “OLI” di France Inter, musicato per la Notte bianca (novembre 2021) da Hèctor Parra e Imma Santacreu.
Iván Argote, arti plastiche e regia
Nato nel 1983 a Bogotá (Colombia), Iván Argote è un artista plastico.
Attraverso le sue sculture, installazioni, film e interventi, Iván Argote interroga il nostro rapporto intimo con gli altri, le istituzioni, il potere e i sistemi di credenze. Sviluppa strategie basate sulla tenerezza, l’affettività e l’umorismo grazie alle quali suggerisce approcci critici dei racconti storici dominanti e tenta di decentrarli. Nei suoi interventi sui monumenti, le sue installazioni su larga scala e le sue perfomance, Iván Argote propone nuovi usi simbolici dello spazio pubblico. Il suo lavoro fa parte di numerose e prestigiose collezioni in tutto mondo tra cui quelle dei seguenti musei e istituzioni: Guggenheim Museum (New York, Stati Uniti), Centre Pompidou (Parigi, Francia), ASU Art Museum (Phoenix, Stati Uniti), Cisneros Fontanals Art Foundation (Miami, Stati Uniti), Colección de Arte del Banco de la República (Bogota, Colombia), Fondazione Kadist (San Francisco, Stati Uniti) e MACBA (Barcellona, Spagna).
Il suo progetto a Villa Medici è radicato nell’eredità della città di Roma e nella sua particolarità di possedere il più grande numero di obelischi del mondo: otto dell’antico Egitto, cinque dell’epoca romana e innumerevoli altri moderni. Durante la sua residenza a Villa Medici, Iván Argote si consacra ai loro percorsi sia temporali che geografici. Il suo progetto si divide in due parti: un film documentario nel quale un piccione ci porterà alla scoperta dei vari obelischi di Roma e una serie di installazioni in situ a Villa Medici attorno all’obelisco che vi si trova.
Charlie Aubry, arti plastiche e musica
Nato nel 1990 a Lillebonne (Francia), Charlie Aubry è un artista plastico.
Charlie Aubry si è laureato con lode in arti plastiche (DNAP, 2012) ed espressione plastica (DNSEP, 2014) presso la Scuola Superiore delle Belle Arti di Tolosa (ISDAT). Sviluppa una pratica intorno all’elettronica, attraverso la quale interroga l’errore come metodo di apprendimento. Questo lavoro inizia dapprima con la rivisitazione di oggetti elettronici che diventano rapidamente per lui veri e propri strumenti di creazione sonora e visiva.
A partire dal 2013, collabora regolarmente con la compagnia Maguy Marin: nel 2014, compone la colonna sonora dello spettacolo BiT quindi quella di DEUX MILLE DIX SEPT (DUEMILADICIASETTE) suonata dal vivo durante la rappresentazione. Inoltre, firma la musica e la scenografia dell’ultima creazione della compagnia, Ligne de Crète (Linea di Cresta).
Il suo progetto a Villa Medici gli permette di proseguire le ricerche, avviate con l’installazione p3.450, intorno ai rapporti tra tecnologia, usi e arte. L’installazione p3.450 è un’utopia critica, uno scenario di anticipazione che mette in risalto alcuni usi tecnologici e i suoi limiti. Secondo Charlie Aubry, questo genere di scenario speculativo rappresenta la materializzazione concreta dei possibili cambiamenti – siano essi tecnologici o societali – tramite oggetti o dispositivi. L’installazione e le ricerche dell’artista interrogano i comportamenti e gli permettono di gettare uno sguardo critico su fenomeni di società. Durante la sua residenza, Charlie Aubry vuole scrivere nuovi scenari d’uso e protocolli, apportandovi contributi teorici e facendoli coabitare con la sua pratica della scultura e del dispositivo rappresentato da installazioni.
Théodora Barat, arti plastiche e regia
Nata nel 1985 nella regione parigina, Théodora Barat è un’artista plastica.
Théodora Barat ha studiato presso le Belle Arti di Nantes prima di frequentare il Fresnoy – Studio Nazionale delle Arti Contemporanee. Attualmente, elabora una tesi di ricerca e creazione nell’ambito del programma di dottorato RADIAN. Ha vinto, tra l’altro, il Premio Audi talents (2016), la borsa FACE / Étant Donnés dell’AIC (2020), nonché quella del programma di sostegno alla ricerca e alla creazione dell’Istituto di Fotografia (2021).
Il suo lavoro mescola scultura, film, installazione, video e fotografia ed è stato presentato nelle seguenti istituzioni museali e non: K11 – Musea (Hong Kong), Cneai, Emily Harvey Foundation e Elizabeth Foundation for the Arts (New York), Nuit Blanche, Friche de la Belle de Mai, Mains d’Œuvres, Glassbox, CAC Vilnius (Lituania). Inoltre, ha fatto parte della programmazione video del Palazzo di Tokio, museo d’arte moderna di Parigi e di numero festival internazionali.
Il suo progetto a Villa Medici si concentra sullo studio e la ricerca intorno alla possibilità di una scultura documentaria. Come infondere a una scultura un valore documentario senza che essa diventi una ricostituzione? Come restituire un contesto storico senza che si tratti di un’illustrazione? Il progetto è originato dalle costruzioni che occupano gli sfondi dei film di Fellini, nonché dalle centrali nucleari italiane smantellate e dall’architettura razionalista. Sono tutte varie incarnazioni della modernità, vari testimoni delle sue transizioni o mutazioni. Il progetto tende a rivelare la storicità e il valore documentario di queste costruzioni. Partendo da questo corpus, Théodora Barat realizzerà una serie di sculture, sistemate e messe in scena nella periferia romana. In questo modo, le frontiere si confonderanno tra riprese, cantiere di costruzione e ricostruzione. Questo passato riportato in vita e questi racconti riattivati faranno scontrarsi violentemente varie temporalità. Ma stavolta, le vestigia saranno fittizie.
Samir Boumediene, ricercatore e narratore
Nato nel dipartimento della Mosella (Francia) nel 1985, Samir Boumediene è storico dei saperi e delle arti. Attualmente è borsista dell’Accademia di Francia.
Ricercatore presso il CNRS, titolare di una laurea in storia moderna, ha pubblicato, nel 2016, la sua tesi intitolata La colonisation du savoir. Une histoire de plantes médicinales du Nouveau Monde (La colonizzazione del sapere. Una storia di piante medicinali del Nuovo Mondo).
Il suo progetto di ricerca a Villa Medici è dedicato a un’espressione: « La verità è figlia del tempo » ovvero « Veritas Filias Temporis », molto usata nell’arte italiana del XVI, XVII e XVIII secolo. Analizzando dipinti, incisioni, disegni, sculture e arazzi che evocano quest’idea, si tratta di capire l’importanza che acquisisce la tematica della scoperta nella storia culturale, sociale e politica delle arti. In Italia, questo tema viene infatti associato a varie riflessioni sulla novità dei tempi, l’invenzione, i conflitti tra artisti e la pratica del segreto politico. Attraverso questo motto, è quindi possibile documentare il contributo italiano alle tensioni che hanno animato l’Europa, tra nuovo e antico, segreto e menzogna, visione del progresso e paura della fine.
Allo stesso tempo, Samir Boumediene sta conducendo progetti all’interfaccia tra le arti culinarie e visive. Come estensione delle sue ricerche sulle pratiche di fermentazione e sull’uso delle spezie, approfittò della sua residenza a Roma per scrivere un documentario sul soffritto.
Chiamato anche sofregit in catalano o sofrito in castigliano, il soffritto è la base di molti piatti e salse della cucina mediterranea. Dietro le sue infinite variazioni, si presenta come la combinazione di una sostanza grassa e di un rappresentante del genere alium (in particolare cipolla, aglio, scalogno). Anche se non ha un equivalente nel vocabolario della cucina francese, gioca in realtà un ruolo altrettanto fondamentale. Questo vale anche per molte altre cucine in Asia, Africa e America, dove, nonostante gli occhi lacrimosi e il rischio di lesioni, la preparazione dei piatti inizia con il taglio di un bulbo pungente.
Ripercorrendo la storia del soffritto e delle sue ricomposizioni nell’epoca della cucina fusion, questo documentario vuole evidenziare l’attenzione agli ospiti che caratterizza il gesto culinario e che dà a tanti piatti (risotto, caponata, ratatouille, salsa catalana, salsa mirepoix, ecc.) l’essenza del loro sapore.
Nidhal Chamekh, arti plastiche
Nato nel 1985 a Dahmani (Tunisia), Nidhal Chamekh è un artista plastico.
Nidhal Chamekh si è laureato presso l’Istituto Superiore delle Belle Arti di Tunisi e l’Università della Sorbona di Parigi. Continua a lavorare e vivere in entrambe queste città. Il suo lavoro artistico si situa all’incrocio tra biografismo e politica, vissuto e storicità, evento e archivio. Frammenta, disfa e disseziona la costituzione della nostra identità contemporanea.
Le sue opere sono esposte in tutto il mondo (Biennale di Venezia, Triennale di Aïchi, Biennale di Architettura di Orléans, Incontri di Bamako, Biennal Videobrasil, Biennale di Dakar, Biennale Dream City di Tunisi) e sono state presentate ai quattro angoli del mondo: Istituto de Mondo Arabo di Parigi, Drawing Room di Londra, FM Contemporary Art Center di Milano, MAC Lione, Kunsthaus Hamburg, CCA Lagos e Hood Museum.
Il suo progetto a Villa Medici si intitola «E se Cartagine non fosse stata distrutta?». Si tratta di prendere alla lettera questa domanda di Édouard Glissant e di dispiegare le sue potenzialità storiche, artistiche e simboliche. Si delineerà attraverso la sopravvivenza e la risonanza storica nell’attualità dei rapporti tra Roma ed il Nordafrica e tutto quello che comporta in termini di «crisi» migratorie e tensioni geopolitiche.
Il suo progetto artistico mira a introdurre il patrimonio archeologico romano e la produzione culturale marginalizzata degli esuli in un processo di montaggio dove il presente e il passato si definiscono a vicenda.
Aude Fourel, cineasta
Nata nel 1978 a Saint-Étienne (Francia), Aude Fourel è una cineasta.
Aude Fourel lavora usando soprattutto pellicole super 8 che confronta alle tecnologie digitali al fine di penetrare nelle fragilità e le instabilità dell’immagine. Realizza, monta e produce i suoi film a metà strada tra documentario di creazione e film d’arte. I principali temi delle sue creazioni sono le traversate, camminare e filmare, i racconti e gli impegni politici anonimi. La sua filmografia comprende video performativi, nonché corto e mediometraggi. Aude Fourel insegna le pratiche cinematografiche e il cinema documentario presso l’Università Grenoble-Alpes (Francia).
Il suo progetto a Villa Medici, intitolato Récits d’Elissa (Racconti di Elissa), racconta le resistenze quotidiane in Palestina attraverso vari personaggi e un burattino, ognuno custode di una storia racchiusa in un pezzo di archivio. Frammenti di pellicole 16 mm conservati a Roma, filmini di famiglia abbandonati, registrazioni anonime, chilometri di attraversate, questi racconti hanno un forte odore di sale – marino o di denaro – e di aranci. Aude Fourel viene quindi a Roma per lavorare negli archivi della regista Monica Maurer, cercare bobine di pellicole messe da parte e camminare accanto a questi personaggi, al presente.
Marta Gentilucci, compositrice
Nata nel 1973 a Gualdo Tadino (Italia), Marta Gentilucci è una compositrice.
Marta Gentilucci ha studiato il canto in Italia e la composizione in Germania sotto la direzione di Marco Stroppa. Inoltre, è dottoressa in composizione dell’Università di Harvard (Stati Uniti) nella quale ha seguito i corsi di Chaya Czernowin e Hans Tutschku.
Infine, ha effettuato una residenza artistica presso l’Ircam, l’Experimentalstudio della SWR e lo studio di elettronica dell’Akademie der Künste di Berlino. La sua musica è stata suonata in tutto il mondo e la sua musica elettronica è stata selezionata da prestigiosi festival come il Seoul International Computer Music Festival e il New York City Electroacoustic Music Festival e da varie edizioni dell’International Computer Music Festival (ICMC). Marta ha vinto il «Best Paper Award» dell’ICMC nel 2018, e il «Best Piece – Regional, Europe» nel 2019. Nel 2018-2019, è stata borsista dell’Harvard Radcliffe Institute (Stati Uniti).
Recentemente, l’Ircam e le Neue Vocalsolisten le hanno commissionato due nuovi pezzi per voce e elettronica, entrambi creati durante il Festival Manifeste (Parigi, 2020) e presentati durante il Festival Eclat (Stoccarda, 2021).
Il progetto di Marta Gentilucci a Villa Medici la porterà a realizzare un’installazione sonora-visiva in collaborazione con la fotografa americana Susan Meiselas. Questo progetto collaborativo nasce dal desiderio di creare l’immagine di un corpo di una donna che invecchia, visto attraverso i nostri occhi e il nostro ascolto, sotto forma di «cartografie del corpo» – disegnando una mappa della pelle, delle rughe, delle espressioni che parlano di una vita vissuta, ancora piena di energia e di possibilità.
Noémie Goddard, architettura d’interni
Nata nel 1985 a Chambéry (Francia), Noémie Goddard è architetta di interni.
Dopo aver seguito una formazione di Arti Applicate presso la Scuola Boulle quindi presso la Scuola Magistrale Superiore di Cachan, la sua pratica architettonica e pluridisciplinare instaura un dialogo tra architettura, architettura di interni e design di mobili.
Socia e Direttrice della Creazione e della Comunicazione in un’agenzia di architettura parigina dal 2009, usa e mette in pratica le proprie riflessioni in un’ampia gamma di applicazioni: dalle attrezzature pubbliche alla microarchitettura, passando per la ristrutturazione. Nel 2015, cofonda un laboratorio dedicato all’architettura d’interni nell’ambito del quale viene sviluppata una metodologia di progettazione singolare e unificante che agisce a favore della riconciliazione delle scale e all’incrocio delle discipline, valorizzando i mestieri d’arte e avviando le collaborazioni all’interno del progetto architettonico.
Il suo progetto a Villa Medici mira a studiare, in modo esteso, la questione dell’interno e dell’interiorità, il che porterà a superare l’abitare per fare emergere nuove arti di vivere. Il progetto si colloca a Roma – esempio paradossale della capacità di reinventare il paesaggio edilizio e dei disastri legati all’urbanizzazione eccessiva, al fine di affrontare la questione della riorganizzazione degli spazi interni come via per il futuro di fronte all’eccessivo sfruttamento delle risorse dovute alle nuove costruzioni. Sotto forma di indagine, che riunisce cronache e ricerche applicate all’interno di un’opera, il progetto propone una rilettura storica e critica dei dispositivi interni. L’interno, adattabile e sempre in divenire, potrebbe quindi rappresentare la garanzia della nostra capacità di abitare il mondo di domani? Se interni e individui interagiscono reciprocamente, quale nuove articolazioni immaginare tra involucri edilizi, paesaggi interni e coloro che li abitano?
Evangelia Kranioti, arti plastiche e regia
Evangelia Kranioti è un’artista e regista greca residente in Francia. Ha studiato legge (Università Nazionale di Atene), arti visive (École nationale supérieure des arts décoratifs de Paris) e cinema (Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains, Atelier Scénario – La Fémis). Vincitrice di numerose borse di studio e premi, Evangelia Kranioti sviluppa un lavoro artistico che abbraccia la fotografia, il cinema e la videoinstallazione.
Il suo primo documentario Exotica, Erotica, Etc. (2015 Berlinale Forum) è stato selezionato in diversi festival internazionali (tra cui IDFA, BFI London FF, Göteborg IFF, Thessaloniki IDF, Karlovy Vary IFF, Sarajevo IFF) dove ha ricevuto numerosi riconoscimenti, oltre a due premi Iris dalla Hellenic Film Academy. Anche il suo secondo film Obscuro Barroco (2018 Berlinale Panorama, TEDDY Jury Prize) gli è valso diversi premi, tra cui due Iris della Hellenic Film Academy, oltre a diverse nomination (American Society of Cinematography Documentary award, Cinema Eye Honors, Glashütte Original Documentary Award, Sheffield Doc/Fest Art Award, tra gli altri). Nel 2019, la sua mostra Les vivants, les morts et ceux qui sont en mer (“I vivi, i morti e quelli in mare”), presentata alla 50ª edizione dei Rencontres de la Photographie di Arles, è stata acclamata dalla stampa internazionale e premiata con il Prix Madame Figaro.
Il suo progetto fotografico e filmico a Villa Medici, intitolato Les messagers, esplora il tema delle migrazioni nel Mediterraneo attraverso la figura di Ermes e il prisma del mito.
Marielle Macé, scrittrice
Nata nel 1973 a Paimboeuf (Francia), Marielle Macé è una ricercatrice e una scrittrice.
Direttrice di Ricerca presso il CNRS e Direttrice di Studi presso l’EHESS (Parigi), Marielle Macé è anche professoressa invitata a Chicago, New York (NYU), Berkeley ed è stata autrice associata presso il Teatro degli Amandiers di Nanterre.