
(AGENPARL) – mer 29 giugno 2022 Govoni: "La scuola e la ricerca restituiscono sempre, con ampi interessi, ogni investimento compiuto. Avremo bisogno nei prossimi anni di competenze e di professionalità, alcune delle quali ancora neppure interamente definite”
CAMERA DI C0MMERCIO, OSSERVATORIO DELL’ECONOMIA:
NEI PRIMI TRE MESI DI QUEST’ANNO INDICATORI CONGIUNTURALI IN RALLENTAMENTO. PESANO GLI EFFETTI DELLA CRISI ENERGETICA, LE CRESCENTI TENSIONI GEOPOLITICHE E LA MANCANZA DI MATERIE PRIME
Nel primo trimestre 2022 la produzione manifatturiera al +4,6% e fatturato al +8,9. Nelle costruzioni il volume d’affari cresce del +4,5% e nel commercio le vendite aumentano del +2%. Le esportazioni in valore registrano ancora una crescita a due cifre. Nelle previsioni il valore aggiunto provinciale ridurrà la crescita dal 5,3% al 2,4%. È quanto è emerso nella riunione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio tenutosi ieri mattina (29 giugno) alla presenza delle Istituzioni, dei vertici delle associazioni di categoria e di Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna.
Gli indicatori del commercio estero, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti ai primi tre mesi 2022, confermano la ripresa rilevata per tutto lo scorso anno, accelerando rispetto agli ultimi mesi del 2021, con una variazione tendenziale trimestrale del +21,5%. Il dato finale del trimestre, oltre 742 milioni di euro supera il massimo della serie storica del periodo raggiunto nel 2018.
“Sono i nostri giovani a pagare in misura maggiore il prezzo della crisi. Allo storico – e sempre più intollerabile – deficit di occupazione femminile, si sovrappone una grave difficoltà all'ingresso delle giovani generazioni nel mercato del lavoro. Non riuscire a valorizzare adeguatamente il nostro capitale umano provoca un grave danno per l’intero territorio ferrarese”. Così Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio, che ha aggiunto: “Il potenziamento delle conoscenze, delle competenze, della formazione rappresenta una priorità fortemente connessa al lavoro. La scuola e la ricerca restituiscono sempre, con ampi interessi, ogni investimento compiuto. Avremo bisogno nei prossimi anni di competenze e di professionalità, alcune delle quali ancora neppure interamente definite: dobbiamo farci trovare pronti, e, nel frattempo, formare i giovani affinché acquisiscano quelle condizioni qualificate di cui vi è sempre bisogno”.
Di seguito, i principali dati diffusi dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio
SCENARIO INTERNAZIONALE
A causa della guerra in Ucraina, peggiorano le previsioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) sull'economia mondiale. Nell'aggiornamento del suo World Economic Outlook, diffuso il 19 aprile, il Fondo ha rivisto in forte ribasso le stime di crescita dell’economia mondiale, sottolineando che i danni economici causati dal conflitto contribuiranno a un significativo rallentamento della crescita globale nel 2022 e si aggiungeranno alla crescente inflazione. I prezzi sia di carburante che di cibo sono aumentati rapidamente, colpendo più duramente le popolazioni vulnerabili nei paesi a basso reddito. Si prevede un rallentamento della crescita globale dal 6,1% nel 2021 al 3,6% nel 2022 e nel 2023. Si tratta di 0,8 e 0,2 punti percentuali in meno per il 2022 e il 2023 rispetto alle proiezioni di gennaio, quando l‘incremento atteso per l’anno in corso era del 4,4%.
Gli aumenti dei prezzi delle materie prime indotti dalla guerra e le crescenti pressioni sui prezzi hanno portato a proiezioni di inflazione del 2022 del 5,7% nelle economie avanzate e dell'8,7% nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo. Rispetto alle proiezioni di gennaio, quindi, l’inflazione è aumentata di 1,8 e 2,8 punti percentuali. Questa crisi avviene in un momento in cui l'economia globale non si è ancora pienamente ripresa dalla pandemia. Anche prima della guerra, l'inflazione in molti Paesi era aumentata sia a causa degli squilibri tra domanda e offerta, sia per via delle misure a sostengo della sanità e dell’economia per affrontare l’emergenza Covid-19, portando a una stretta della politica monetaria. In questo contesto, oltre l'immediato e tragico impatto umanitario, la guerra rallenterà ulteriormente la crescita economica e aumenterà l'inflazione. I rischi economici complessivi sono aumentati enormemente. Rimangono essenziali gli sforzi multilaterali per rispondere alla crisi umanitaria, prevenire un'ulteriore frammentazione economica e mantenere la liquidità globale.
Per l’area Euro la crescita nel 2022 era ipotizzata al 2,8%, con una riduzione della previsione di 1,1 punti percentuali.
Per gli Stati Uniti l’impatto della guerra era stimabile in 0,3 punti percentuali in meno di crescita (+3,7% la variazione del PIL prevista quindi per il 2022), la Russia nel 2022 vedrà diminuire il proprio PIL dell’8,5%, l’Ucraina del 35%.
Lo scenario internazionale, le economie principali – FMI World Economic Outlook ed. aprile 2022
Le assunzioni alla base delle previsioni del Fondo monetario internazionale ipotizzavano che il conflitto rimanesse circoscritto nei confini ucraini, che le sanzioni non riguardassero il comparto energetico e che la pandemia rallentasse la sua corsa.
Il mondo pagherà un duro prezzo per la guerra della Russia contro l'Ucraina". Così inizia il rapporto di previsione economica dell'Ocse di giugno, da un'inevitabile riflessione sulla "crisi umanitaria che ha stroncato migliaia di vite e costringe milioni di rifugiati a lasciare il proprio Paese", con il corollario che sta "mettendo a repentaglio la ripresa dell'economia, che era appena iniziata dopo due anni di pandemia".
Il taglio delle previsioni di crescita risulta quindi inevitabile, primo riflesso del conflitto e della spirale di rincari delle materie prime che ha generato. Per l'Organizzazione parigina "l'economia globale è destinata a registrare un notevole indebolimento. Stimiamo che la crescita globale sarà del 3% nel 2022 – in calo rispetto al 4,5% previsto lo scorso dicembre – e del 2,75% nel 2023". Raddoppia la previsione sui prezzi: "Le proiezioni per il 2022 indicano attualmente un'inflazione pari quasi al 9% nei Paesi dell'Ocse, il doppio rispetto alle precedenti previsioni". Nel documento si scorge il pericolo di una stretta alle spese delle famiglie, come reazione ai rincari: "L'inflazione elevata in tutto il mondo sta erodendo il reddito disponibile reale e il tenore di vita delle famiglie, pesando a sua volta sui consumi. Il clima di incertezza scoraggia gli investimenti delle imprese e probabilmente indebolirà l'offerta per diversi anni. Al contempo, la politica "zero COVID" adottata dalla Cina continua a offuscare le prospettive globali, frenando la crescita del Paese e provocando interruzioni delle catene di approvvigionamento internazionali".
L’Ocse ha rivisto quindi al ribasso le previsioni di crescita economica anche per l’Italia. Dopo il balzo del 6,6% del Pil nel 2021, le stime per il 2022 indicano un +2,5%, mentre per il 2023 si prevede un ulteriore rallentamento a +1,2% nel 2023. “Le persistenti pressioni inflazionistiche legate alla guerra e l'incertezza frenano i consumi delle famiglie, rallentando la ripresa dei servizi. Nuovi incentivi per il settore privato e il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza attenueranno parte dell'impatto negativo delle interruzioni dell'approvvigionamento e dell'incertezza sugli investimenti. Poiché il gas costituisce il 42 % del consumo totale di energia, i principali rischi per le prospettive economiche sono rappresentati dai prezzi e dalle forniture di energia. La crescita potrebbe essere rallentata anche da un netto incremento dei rendimenti obbligazionari", si legge nel capitolo dell’Economic Outlook dedicato all’Italia.
Lo scenario internazionale – OECD edizione giugno 2022
Nel documento relativo alle prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023, anche l'Istat rivede al ribasso le proprie previsioni di crescita per l'Italia. L'Istituto di statistica prevede che il Pil italiano continui a crescere sia nel 2022 (+2,8%) sia nel 2023 (+1,9%), seppur in rallentamento rispetto al 2021. L’aumento sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali) mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo nel 2022 (-0,4 punti percentuali) a cui seguirebbe un contributo nullo nel 2023. Le scorte in entrambi gli anni non avrebbero un peso determinante. Gli investimenti assicureranno un deciso sostegno alla crescita con una intensità più sostenuta nell’anno corrente (+8,8%) rispetto al 2023 (+4,2%). I consumi delle famiglie segneranno un miglioramento più contenuto (+2,3% e +1,6%).
L’evoluzione dell’occupazione sarà in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 (+2,5%) rispetto al 2023 (+1,6%). Il progressivo incremento dell’occupazione è atteso riflettersi anche sul tasso di disoccupazione che scenderebbe sensibilmente quest’anno (8,4%) e, in misura più contenuta, nel 2023 (8,2%).
Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento.
SCENARIO REGIONALE E PROVINCIALE
Anche gli scenari delle economie locali realizzati da Prometeia aggiornati ad aprile 2022 si basano su un quadro che ipotizza il conflitto in Ucraina non esteso ad altri paesi, ma prosegua comportando ulteriori tensioni sui prezzi dei beni energetici, delle materie prime, di molti prodotti intermedi, blocchi dei rapporti commerciali, oltre a disfunzioni e interruzioni nelle filiere produttive. Gli effetti inflazionisti del conflitto hanno accentuato le precedenti tensioni sui prezzi che caratterizzavano la forte espansione negli Stati Uniti e che sostengono l’ipotesi di un aumento dei tassi USA di due punti entro la fine del 2022. Ciò comporterà effetti negativi sull’attività economica, i mercati finanziari e il clima di fiducia. La Bce ha invece una posizione meno restrittiva e in Europa si farà fronte alle attuali difficoltà con una politica di bilancio più espansiva.
Per quanto riguarda la provincia di Ferrara, dopo la buona ripresa del 2021 (+6,2%), la crescita del valore aggiunto nel 2022 è stimata al 2,4%, con una perdita di 2,9 punti percentuali nel confronto con le valutazioni di gennaio, mentre a livello regionale nella revisione di Prometeia, il ridimensionamento è stato di 1,7 punti. Secondo le valutazioni di inizio anno, l’incremento di Ferrara sarebbe stato il quarto miglior risultato tra tutte le province italiane. Ma l’aumento dei costi energetici e, più in generale, dell’inflazione stanno avendo un impatto diffuso che coinvolge tutti, imprese e i cittadini. Per alcune aziende a questi effetti negativi se ne aggiungono altri, connessi alla loro attività. Nello specifico, a essere maggiormente penalizzata è l’industria ceramica fortemente dipendente dall’’importazione di materie prime dall’Ucraina, in particolare l’argilla e il caolino.
Danni ingenti anche per la metalmeccanica che deve fronteggiare l’aumento del costo dei metalli e la difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime essenziali per alcune filiere, dall’automotive all’elettronica. Oltre il 30% del grano commercializzato a livello mondiale proviene da Russia e Ucraina, così come altri prodotti cerealicoli, provocando forti ripercussioni anche nell’industria agroalimentare emiliano-romagnola. Nella moda, 1.220 imprese dell’Emilia-Romagna realizzano sul mercato russo quote rilevanti del loro fatturato, così come le oltre 200 aziende ferraresi che ogni anno commercializzano con Russia e Ucraina.
La guerra sta rallentando, ma non fermando la ripresa avviatasi lo scorso anno. Il trend di crescita ferrarese appare per il momento in linea con quanto rilevato in l’Emilia-Romagna e appena superiore alla media italiana (+2,2%), il rallentamento dell’economia frena quindi il recupero che il sistema produttivo ferrarese aveva avviato, così i livelli di attività pre COVID-19 non saranno ancora raggiunti nel 2022. A fine anno il valore aggiunto ferrarese, rispetto al 2019, dovrebbe essere inferiore di 2,5 punti percentuali, mentre quello regionale lo supererà raggiungendo il massimo della serie storica.
Scenari e previsioni per Ferrara. Prometeia, Unioncamere Emilia-Romagna ed. aprile 2022
I settori
Nel 2022 la ripresa dell’attività nell’industria quasi si arresterà, proseguirà un po’ più contenuta rispetto al 2021 nei servizi e continuerà, non più esplosiva, ma sempre sostenuta per le costruzioni, l’unico settore che ha già superato ampiamente lo scorso anno i livelli di attività del 2019 e che continuerà a trarre vantaggio dalle misure adottate a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.
In dettaglio, nel 2021 la ripresa a “V” dell’attività ha condotto a una crescita del valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto ferrarese del 11,8%. Nel 2022, le difficoltà nelle catene di produzione internazionali l’aumento delle materie prime e dei costi dell’energia e le conseguenze del conflitto quasi azzereranno la crescita del valore aggiunto reale prodotto dall’industria che dovrebbe registrare appena il +0,2%.
Grazie ai piani di investimento pubblico e alle misure di incentivazione adottate dal governo a sostegno del settore, della sicurezza sismica e della sostenibilità ambientale, il 2021 ha registrato un vero boom del valore aggiunto reale delle costruzioni (+26,5%), che ha trainato la ripresa complessiva. Anche nel 2022 per le stesse ragioni ci sarà un’ulteriore crescita del comparto, seppur con una sensibile riduzione della dinamica (+10,2%).
Dopo avere risentito più a lungo e duramente degli effetti negativi dello shock da coronavirus, il settore dei servizi nel 2021 ha avviato la ripresa (+3,8%), più contenuta rispetto agli altri macro settori. La dinamica dell’inflazione e l’incertezza porranno un freno alla ripresa dei consumi che insieme con lo stop alla crescita industriale conterranno la tendenza positiva dei servizi nel 2022.
LA CONGIUNTURA
Nel primo trimestre 2022 iniziano a rilevarsi gli effetti della complessità del momento per la manifattura che affronta da un alto l’impatto negativo dell’invasione russa in Ucraina, dall’altro l’impennata dei prezzi che trascina verso l’alto i listini.
A due anni dal diffondersi dell’epidemia Covid e a due mesi dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, le prospettive di crescita a livello mondiale sono incerte con l’interruzione della ripresa e del processo di aggiustamento dell’economia globale che aveva caratterizzato il 2021. L’impennata dell’inflazione, per effetto dei rincari energetici, rischia di compromettere il potere d’acquisto dei consumatori.
Nonostante questa difficile situazione internazionale nei primi tre mesi del 2022 la manifattura ferrarese riesce a mettere a segno una crescita della produzione industriale del +4,6% sul trimestre precedente (l’incremento era stato del +11,1% alla fine del 2021). I risultati in crescita sono sostenuti anche da due fattori: la positiva eredità del 2021 e un allungamento del portafoglio ordini, a causa della difficoltà di approvvigionamento che impediscono alle imprese di rispettare i programmi di produzione.
In termini economici, i dati dell’indagine congiunturale di questo periodo registrano poi aumenti più rilevanti, ma sempre meno accentuati dello scorso anno, per fatturato e ordinativi.
Il 2022 per l’industria manifattura ferrarese si è aperto registrando ancora l’aumento dei principali indicatori congiunturali, ma il rallentamento colto già dalla fine dello scorso anno, ha accelerato la frenata, più evidente per le imprese minori e il settore artigiano.
L’indagine congiunturale camerale tra le imprese manifatturiere fino a 500 dipendenti, nel primo trimestre dell’anno registra una produzione al +4,6%, crescita inferiore di sei punti e mezzo rispetto al trimestre precedente e al di sotto del risultato della regione Emilia-Romagna (+8,0%). Il risultato finale dell’impresa manifatturiera non si differenza molto tra le due dimensioni aziendali prese in considerazione (da 1 a 9 dipendenti e quella con 10 e oltre dipendenti), pur rilevando il trend migliore per le imprese con più di 10 dipendenti e un andamento meno brillante per le artigiane.
Il grado di utilizzo degli impianti si è incrementato di qualche decimale ed è arrivato al 75%, eguagliando il livello del secondo trimestre del 2021, ma soprattutto è rimasto ad una quota superiore alla media del 2019 (72%).
Gli ordinativi continuano a crescere ad un ritmo più accelerato rispetto alla produzione. Il rallentamento al confronto con i mesi precedenti è meno evidente (+7,9%) anche se lo scorso anno si sono registrate variazioni a due cifre per ben tre trimestri; la differenza con la produzione risulta meno accentuata per imprese artigiane e per quelle di minori dimensioni.
Trend simile si registra per il fatturato, che cresce del +8,9% (inferiore solo di tre punti percentuali rispetto all’aumento dell’ultimo trimetre 2021), mentre per quello estero si rilevano le variazioni più elevate tra gli indicatori presi in considerazione, attestandosi al +14,6% e superando di 5 punti il dato dell’Emilia-Romagna. In questo caso la crescita oltre ad essere trainata dalle aziende di maggior dimensione (+14,8%), si rileva consistente anche per le imprese artigiane che esportano, con una variazione molto elevata rispetto al fatturato totale (+3,6%), differenza un po’ meno accentuata per le imprese con meno di 10 dipendenti.
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta stazionario rispetto al trimestre precedente, senza raggiungere le 10 settimane (in regione sfiora le 12), ma in aumento al confronto con il 2019.
Settore manifatturiero – Produzione serie storia dei tassi tendenziali al 1° trim 2022
CONGIUNTURA Settore manifatturiero (Variazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente)
1° trimestre 2022 Media anno 2021
Totale 1-9 addetti >10 addetti Artigianato Totale 1-9 addetti >10 addetti Artigianato
Produzione +4,6 +4,9% +4,5% +2,0% +12,4% +6,9% +13,6% +6,6%
Fatturato +8,9 +5,6% +9,6% +3,6% +12,6% +6,5% +14,0% +6,8%
Ordinativi +9,4 +4,6% +8,5% +2,5% +11,9% +6,9% +13,1% +7,2%
Fatt. Estero +9,6 +9,7% +14,8% +14,6% +17,2% +7,6% +17,6% +10,1%
I settori industriali
A livello settoriale, la produzione risulta ancora in aumento nella maggior parte dei settori; solo il «Sistema moda», dopo un 2021 caratterizzato da tre trimestri in recupero, torna a registrare un indicatore in calo, mentre il comparto delle «Macchine elettriche ed elettroniche» per il quale già alla fine del 2021 si rilevava una diminuzione della produzione, segna un leggero calo. Tutti gli altri settori registrano crescite, anche se in ridimensionamento. L’«Industria dei Metalli» ha raggiunto sempre il risultato migliore (+7,6%, 15 punti in meno rispetto al trimestre precedente), seguita dall’«Agro-alimentare» (+6,8%) e dal gruppo «Altre Industrie» (+4,8%) che comprende la chimica e le ceramiche.
La quota di imprese che per il primo trimestre ha stimato un aumento di produzione, fatturato ed ordini al confronto con il trimestre precedente (andamento congiunturale) si sta riducendo, mentre aumenta la quota di intervistati per i quali gli indicatori risultano in calo; l’incidenza prevalente rimane per la stazionarietà che appare ancora più frequente nelle previsioni per i prossimi tre mesi. L’orientamento, considerate le condizioni di approvvigionamento delle materie prime e la situazione geo-politica, è infatti ancora più prudente, senza lasciar intravedere segnali di miglioramento, con la quota di chi prevede, o spera, per il secondo trimestre 2022 la conferma dei livelli raggiunti nei primi tre mesi dell’anno che varia di poco tra le variabili analizzate e si assesta sui due terzi del campione.
Settore manifatturiero – I COMPARTI PRODUTTIVI
Andamenti tendenziali 1° trim. 2022 (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno)
(*) Valori non significativi
Nel primo trimestre 2022 tre settori (agro-alimentare, sistema moda e soprattutto macchine elettriche) segnano saldi negativi a due cifre per la propria produzione, il che significa che la percentuale di imprese che ha stimato un aumento è di gran lunga inferiore alla percentuale di chi l’ha valutata in diminuzione. Negativo è anche il saldo per il gruppo altre industrie, con un valore molto più ridotto che purtroppo rimane inferiore a zero anche per quanto riguarda le previsioni per il secondo trimestre, così come accade per l’elettronica, con la sola grande differenza che il 90% del primo comparto prevede una certa stazionarietà della produzione, mentre per il settore macchine elettriche la conferma del livello è registrata solo per il 4 imprese su 10. Sempre in termini previsivi, la differenza torna positiva per agro-alimentare e sistema moda, così come si rileva per tutti gli altri settori. Da segnalare una previsione di produzione stazionaria per l’industria dei metalli per il 76% delle imprese intervistate.
La chiave di lettura per leggere questi giudizi previsivi non ancora del tutto negativi per il secondo trimestre 2022, sta nel ricordare che le previsioni fanno riferimento ad una scadenza temporale breve e la produzione probabilmente sta ancora beneficiando della coda di ripresa post-Covid. Le imprese di fatto hanno già in casa gli ordini, pur con tutte le differenze da settore a settore. Il problema, semmai, è riuscire ad evaderli, non solo per incassare, ma soprattutto per evitare che si deteriorano ulteriormente le condizioni operative (costi aziendali) rispetto ai contratti già stipulati.
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, le attive dell’industria in senso stretto regionale, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine maggio 2022 risultavano 2.310 (pari al 7,6% delle imprese della provincia, quando a livello regionale la quota è maggiore di tre punti percentuali), con una diminuzione corrispondente a 103 imprese (-4,3%) rispetto all’anno precedente. Le imprese attive nell’industria in senso stretto nazionale hanno subito una riduzione inferiore (-1,5%), mentre l’Emilia-Romagna segna un +0,9%. Ad un calo così consistente potrebbe aver contribuito il procedimento di cancellazione d’ufficio avvenuto nel mese di aprile al Registro delle imprese di Ferrara. Il confronto fatto a marzo, rilevava infatti un calo fisiologico di sole 36 imprese.
Anche per l’artigianato manifatturiero la ripresa è proseguita a ritmo decelerato. La produzione ha continuato a crescere, seppur più rallentata rispetto all’intero settore: rispetto allo stesso trimestre del 2021 risulta aumentata del +2, segnando per il quinto trimestre consecutivo una variazione positiva. Il fatturato del comparto sembra avere qualche spinta in più (+3,6%), che risulta sempre più accelerata per le imprese che esportano, considerato che il fatturato estero cresce più del doppio (+16,6%).
I giudizi delle imprese sull’andamento della produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente permettono di valutare la diffusione della tendenza in corso. La quota delle imprese che hanno rilevato un incremento supera ancora quella relativa a chi intravede una diminuzione, con un saldo che lentamente si riduce. Chi considera la produzione invariata rappresenta la prevalenza e sta crescendo mentre l’incidenza di chi ha visto la produzione aumentare è diminuita di 6 punti percentuali rispetto allo scorso trimestre. Il trend è ancora più evidente se il confronto viene svolto con il trimestre precedente: in questo caso il saldo tra le quote diventa addirittura negativo (-18 punti), con una quota di imprese che hanno visto ridurre la produzione rispetto agli ultimi tre mesi del 2021 che supera un terzo del campione.
Una nota parzialmente positiva per il futuro deriva dagli ordini (+2,5%), sempre in crescita, ma in netto ridimensionamento. A questo lento miglioramento del processo di acquisizione ordini ha contribuito molto incisivamente la componente estera, che per il quarto trimestre rileva variazioni percentuali a due cifre (+14,8%).
Nel primo trimestre 2022 le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini sono risultate 7,4 (quasi due in più al confronto con lo scorso anno) e le imprese hanno indicato un grado di utilizzo degli impianti al 71,5%, indicatori che per l’intera industria manifatturiera sono un po’ più elevati, quasi dieci settimane e 75,0% la capacità produttiva utilizzata.
Le imprese manifatturiere ferraresi e l’approvvigionamento di energia, materie prime e semilavorati
Il problema più sentito è quello che riguarda i costi dell’energia e il settore che in generale sembra aver registrato gli aumenti più consistenti nel primo trimestre dell’anno è la manifattura, dove solo il 5% delle imprese sembra non aver rilevato aumenti, quota che sale al 19% nel commercio.
La quota di imprese dell’industria che ha registrato incrementi superiori al 25% si avvicina alla metà del campione (46%) e si alza con il crescere della dimensione aziendale.
Fra i settori che hanno maggiormente risentito di questa criticità si segnalano il Sistema Moda (anche se un 11% del settore sembra non ne averne rilevati a fronte di altri due terzi che li hanno registrati superiori al 25%) e la Metalmeccanica.
Anche per quanto riguarda le materie prime il 95% del campione relativo alla manifattura ha registrato aumenti nei prezzi e il 70% li ha riscontrati superiori al 10%. Solo 1 impresa su 10 del sistema moda o della metalmeccanica non ha rilevato incrementi nei loro acquisti.
Fra i settori che hanno maggiormente risentito il trend di crescita delle materie prime, l’industria metallurgica rileva aumenti non inferiori al 10% nel 90% dei casi.
Problemi nell’approvvigionamento delle materie prime sono stati rilevati da tutti i settori, per l’alimentare il problema appare meno rilevante. 1 impresa su 5 ha registrato problemi per un valore degli acquisti superiore al 25%.
Alla domanda se nel 1° trimestre del 2022 l’azienda avesse registrato aumenti dei prezzi dei semilavorati necessari per l’attività, circa un terzo del campione manifatturiero ha risposto di non aver riscontrato aumenti o li ha ritenuti di lieve entità (al massimo del 5%), per i restanti due terzi la crescita dei prezzi dei semilavorati è stata più consistente, in particolare per le imprese di media dimensione (da 10 a 50 dipendenti).
L’industria dei metalli, le imprese meccaniche e del legno hanno registrato gli aumenti dei costi dei semilavorati più rilevanti, mentre per il sistema moda si segnalano le difficoltà minori.
I problemi di approvvigionamento di semilavorati non hanno riguardato 4 imprese manifatturiere su 10, mentre il problema è stato più risentito sono state coinvolte le imprese del comparto metalmeccanico.
Commercio estero
Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo trimestre del 2022 continuano a registrare incrementi in valore rilevanti.
Nel primo trimestre 2022 i dati mensili delle esportazioni ferraresi confermano la ripresa rilevata per tutto lo scorso anno, accelerando rispetto agli ultimi mesi del 2021, con una variazione tendenziale trimestrale del +21,5%. Il dato finale del trimestre, oltre 742 milioni di euro supera il massimo della serie storica del periodo raggiunto nel 2018.
Nel primo trimestre 2022, le esportazioni dell’Emilia-Romagna mostrano ancora una crescita sostenuta, con una variazione del 24,0%, qualche punto in più rispetto a quanto registrato a livello nazionale (+22,9%). Il trend tra province si differenzia molto. Se Ferrara rileva nel periodo una delle performance migliori (+21,5%), a Parma le vendite all’estero sono aumentate ad una velocità quasi tripla e a Piacenza sono risultate in lieve calo.
Il contributo all’export regionale da parte della provincia si attesta sul 3,6%, mentre a livello di partecipazione alla variazione positiva regionale del trimestre, l’incidenza si ferma al 3,3%, lasciando i primi posti a Parma, Modena, Bologna e Reggio nell’Emilia.
L’aumento dell’export ferrarese colloca la provincia nel gruppo che ha registrato un trend di poco superiore alla media nazionale.
Il contributo alla variazione nazionale è incisivo, Ferrara sta nel penultimo quartile. La provincia della regione Emilia-Romagna che determina il contributo maggiore è Parma.
Esportazioni – Contributo dei settori alla variazione complessiva, 1° trimestre 2022
L’aumento tendenziale del valore delle esportazioni di Ferrara nel primo trimestre dell’anno, oltre 131 milioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (nel primo trimestre 2021 l’incremento era stato poco più della metà), si è diffuso in molti settori, concentrandosi soprattutto nei principali comparti per il commercio internazionale ferrarese. La prima voce per incidenza torna ad essere quella relativa ai di macchinari crescono di oltre il 36%, fornendo il contributo maggiore all’incremento complessivo con una variazione assoluta di oltre 59 milioni di euro, seguita dal comparto dei prodotti chimici aumentato del 22,8% (circa 39 milioni in più). Incrementi determinanti si registrano anche per i prodotti alimentari e il gruppo «articoli in gomma, materie plastiche e lavorazione dei minerali non metalliferi». L’incremento relativo più consistente, escludendo la voce residuale degli altri prodotti manifatturieri che risente del forte aumento relativo dei prodotti «pasta-carta, carta e cartone», si registra per la voce riferita al trattamento dei rifiuti, che rappresenta ora il 3,1% dell’export provinciale. In crescita con variazioni sempre a due cifre apparecchi elettronici e sistema moda. Diminuiscono invece i valori delle esportazioni di prodotti agricoli e automotive.
L’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi evidenzia anche questo trimestre valori in aumento per la maggioranza dei principali mercati osservati, fatta la prevedibile eccezione della Russia e quella meno scontata del Belgio. Le variazioni positive delle vendite verso USA, Francia, Austria e Spagna hanno contribuito maggiormente da sole a più della metà del risultato finale. Oltre all’ancora forte recupero sui mercati europei (+17%) che rappresentano il 68% del totale, da segnalare soprattutto la crescita delle vendite negli Stati Uniti (+47,8%) che contribuiscono al buon risultato del trimestre con un aumento di oltre 30 milioni di euro. Di poco inferiore anche la crescita in termini assoluti dell’export in Francia (con quasi 95milioni di euro, 22 in più rispetto allo stesso periodo del 2021), mentre la Germania, nostro primo partner, si mantiene su livelli di poco superiori a quelli dello scorso anno. Anche la Cina evidenzia un aumento consistente ma il saldo con l’import in questo caso è negativo. Le frenate più rilevanti si rilevano poi per Mozambico, Costa d’Avorio, Marocco e Malaysia che perdono dai 7 ai circa 2 milioni di euro ciascuno, destinazioni che comunque rappresentano un’incidenza molto bassa dell’export complessivo.
Import Export per aree geografiche 1° trimestre 2022, valori in migliaia di euro
Si registrano aumenti anche per le importazioni (+43,2%) percentualmente più consistenti rispetto alle esportazioni ma sempre più basse, così da produrre un saldo positivo per oltre 300 milioni di euro. Gli acquisti esteri provengono per l’85% da paesi europei e se la variazione più consistente si rileva per le importazioni dalla Russia (+132%), in termini di incidenza sul totale al 31 marzo 2022 sono passate dal 3,4% dello scorso anno all’1,9%.
Il primo trimestre del 2022 segna un leggero rallentamento dei segnali di recupero nel settore delle costruzioni, rilevati per tutto il 2021.
Il volume d’affari risulta aumentato del 4,5%, mentre il dato regionale è maggiore di qualche decimale (5,2%). L’indicatore riferito all’artigianato rileva anche a Ferrara un incremento meno accentuato ed inferiore al dato dell’Emilia-Romagna. Le previsioni relative al volume d’affari mostrano un saldo tra chi lo stima in aumento e chi ne prevede una diminuzione, maggiore per le imprese di più piccole dimensione che considerano soprattutto stabile l’evoluzione della propria attività nei prossimi dodici mesi (così lo registra circa il 75% del campione delle imprese del settore da 1 a 9 dipendenti e dell’artigianato).
Decisamente più elevata l’incidenza di imprese di più grande dimensione che stimano la propria attività in sviluppo (quasi doppia), mentre risulta molto bassa la quota del campione che ne prevede una diminuzione.
Limitata è anche l’incidenza di chi si ritira dal mercato, fenomeno che per il momento coinvolge solo le imprese più grandi.