
(AGENPARL) – lun 20 giugno 2022 “Anziché continuare a discutere quanto sia giusto o meno sostenere l’Ucraina di fronte all’aggressione russa, ritengo più opportuno concentrarci sui problemi energetici. L’Italia non può sottrarsi ai suoi obblighi internazionali. Dobbiamo lavorare per abbandonare Gazprom il prima possibile e non mettere in discussione l’invio di armi all’Ucraina o le misure restrittive adottate fino ad oggi nei confronti di Mosca. Oltre agli accordi bilaterali con i Paesi del Mediterraneo, l’Italia deve investire nei talenti e nella ricerca per progettare nuovi scenari di energia green. Nuove idee atte a raggiungere una nostra indipendenza energetica vanno sostenute. Come la proposta di Eni di sfruttare la fusione a condizionamento magnetico, capace di generare energia infinita e scorie inesistenti. Citando il presidente, ora è il tempo della sperimentazione e l’Italia deve candidarsi a diventare sede di impianti pilota di energia nucleare da fusione. In questa fase inoltre, ritengo utile riprendere l’estrazione di gas nell’Adriatico, evitando contraddizioni per cui Croazia, Grecia, Albania attingono dagli stessi giacimenti di cui l’Italia non usufruisce. La guerra portata avanti dalla sinistra alle estrazioni, seppur per preoccupazioni e motivazioni condivise, dovrà essere portata avanti nelle sedi internazionali, e non unilateralmente, una volta superata la crisi. La decisione di Gazprom di fornire solo il 50% di gas concordato con Eni rischia di far precipitare una situazione già complicata. Nonostante l’attivismo del presidente Draghi con l’aumento di forniture da Algeria, Tap e l’incremento dei rigassificatori, ad oggi, un eventuale stop totale del gas russo comporterebbe un impatto ingente per la nostra economia e sicurezza”. Lo afferma la senatrice Marinella Pacifico (Coraggio Italia, cdx, Gruppo Misto), componente Esteri e segretario del Comitato parlamentare Schengen, Europol ed Immigrazione, commentando la possibilità del Governo di dichiarare lo stato di allarme mentre alcune forze politiche preparano risoluzioni contro l’invio di armi difensive a Kiev.