
(AGENPARL) – mar 14 giugno 2022 SANITA’, FACCI (LEGA): GRAVE RITARDO DELLE PRESTAZIONI CHIRURGICHE, LA GIUNTA POTENZI LE STRUTTURE PER CONSENTIRE IL RECUPERO
BOLOGNA, 14 GIU – Nel 2023 gli standard regionali pre Covid per le prestazioni specialistiche sanitarie saranno recuperati. Lo ha detto regionale alla sanità, Raffele Donini, rispondendo a una interrogazione del consigliere regionale della Lega, Michele Facci, che con il collega Daniele Marchetti ha presentato alla Giunta per chiedere contro dei ritardi nell’espletamento della attività chirurgica. “Nell’area di Bologna – ha detto Facci – sono quasi 14.000 i pazienti in attesa di una visita medica oltre i tempi massimi previsti”. Facci ha detto che si sarebbe aspettato una soluzione più adeguata per far fronte al grande ritardo causato dalla pandemia da Covid, dal momento che “in linea con l’obiettivo di mandato amministrativo, ogni cittadino deve accedere alle cure più efficaci indipendentemente dalla propria situazione economica, dalla propria condizione sociale e civile, dal proprio territorio di residenza”. I dati forniti “dalla giunta in risposta a un nostro atto ispettivo sono impressionanti: nella sola area sanitaria di Bologna, quasi il 61% dei pazienti in lista d’attesa ha già superato il tempo massimo previsto per ricevere la prestazione (13.873 pazienti su un complessivo di 22.826), e di questi 1.184 sono di classe A, ovvero ‘casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti o comunque da recare grave pregiudizio alla prognosi’, e che dovrebbero ricevere la prestazione entro un tempo massimo di 30 giorni”. Per Facci e Marchetti “è improcrastinabile conoscere come il Servizio sanitario regionale intenda operare per garantire il rispetto dei tempi stabiliti a livello normativo. Ci saremmo aspettati – ha concluso Facci – che venisse individuata una situazione pratica per quanto riguarda la chirurgia. Ci sono sale operatorie che non sono utilizzate tutti i giorni. Bene dunque che le prestazioni siano monitorate, ma serve una diversa organizzazione delle attività. Se poi dobbiamo assumere una quota superiore di sanità privata parliamone, ma una soluzione va trovata”.
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