
(AGENPARL) – gio 09 giugno 2022 IL REAL SITO DI CARDITELLO
E IL RESTAURO DELLE FONTANE MONUMENTALI CON OBELISCO
Cenni storici
Il Real Sito di Carditello che si trova nel comune di San Tammaro, a metà strada tra Capua e Aversa, nel cuore della Campania Felix, comprendeva una vasta porzione, in parte acquitrinosa, della pianura delimitata: a settentrione dal fiume Volturno, a oriente dal monte Tifata e dai suoi colli, a meridione dall’antico fiume Clanio (oggi Regi Lagni) e a occidente dal mar Tirreno.
La Reale tenuta di Carditello, detta anche Real Sito di Carditello oppure Reggia di Carditello, faceva parte di un gruppo di 22 siti, proprietà della dinastia reale dei Borbone di Napoli che comprendevano anche il Palazzo Reale di Napoli, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e la Reggia di Caserta. Questi luoghi non erano solamente dedicati allo svago della Famiglia Reale Borbonica e della sua corte, ma in alcuni casi costituivano vere e proprie aziende, espressione dell’imprenditoria ispirata alle idee illuministiche in voga a quei tempi.
La Reggia di Carditello fu costruita dall’architetto Francesco Collecini (Roma 1723 – Caserta 1804), allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli (Napoli 1700 – Caserta 1773).
Destinata originariamente da Carlo di Borbone alla caccia e all’allevamento di cavalli, con una superficie complessiva di 2.150 ettari, per volere di Ferdinando IV di Borbone, venne successivamente tramutata in una delle più importanti aziende agricole illuministe europee, modello per la coltivazione del grano e per l’allevamento di razze pregiate di bovini e cavalli.
Con la caduta della dinastia borbonica e i saccheggi da parte dei soldati francesi durante la rivoluzione del 1799, ne iniziò il lento declino.
Nel 1860 la Reggia venne occupata dai garibaldini e dopo l’Unità d’Italia passò alla Casa Reale dei Savoia. Dopo essere stata inserita tra i beni del Demanio dello Stato, dal 1919 la proprietà fu ceduta all’Opera Nazionale Combattenti e successivamente occupata dalle truppe tedesche e americane. Nel secondo dopoguerra divenne proprietà del Consorzio generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, fino all’acquisto del complesso da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in data 8 gennaio del 2014.
La palazzina centrale e il corpo orientale della scuderia furono in parte restaurati nel 2000 dal MiBAC con i fondi del Gioco del Lotto.
Successivamente, il Real Sito di Carditello è stato oggetto di uno specifico accordo di collaborazione stipulato tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Regione Campania, il Prefetto di Caserta e il sindaco di San Tammaro, che ha consentito, il 25 febbraio del 2016, la nascita della Fondazione Real Sito di Carditello.
Il complesso architettonico
La tenuta di Carditello è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico che possedeva il titolo di Reale Delizia perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva un piacevole soggiorno al Re e alla sua corte, soprattutto in virtù delle ricche battute di caccia che si tenevano nelle sue numerose aree boschive.
La Reggia di Carditello si sviluppa con un orientamento est-ovest e copre oggi un’area di circa 75.000 metri quadrati. L’impianto planimetrico è definito dall’alternarsi di lunghi corpi bassi e otto torri ottagonali negli snodi dei corpi di fabbrica; al centro domina il Casino Reale sormontato da un loggiato e da un belvedere.
L’area antistante l’edificio, di 26.896 metri quadri, è percorsa da una pista per cavalli dallo sviluppo lineare di oltre 650 metri. Caratteristica preponderante del Real Sito è infatti ancora oggi la presenza dei cavalli di Razza Governativa di Persano, la razza pregiata dei cavalli di Stato nati nel 1744 per volontà del Re Carlo di Borbone, frutto di un incrocio ben riuscito tra stalloni turchi e giumente del Regno di Napoli.
L’ampio galoppatoio ellittico, originariamente in terra battuta, richiama la forma dei circhi romani ed è abbellito nei due fuochi dell’ellisse da due fontane con obelisco. Al centro della pista è presente il piccolo tempio circolare posto su un basamento a gradinata. Il Casino Reale, il galoppatoio e le corti posteriori sono recintati da una cortina muraria perimetrale alta oltre due metri e con uno sviluppo lineare di circa 1.100 metri, interrotta dai tre accessi principali costituiti da cancelli in ferro retti da pilastri rivestiti di marmo a bugne. A sud, lungo il lato interno del muro sono addossati dei gradoni in pietra di tufo dove le persone potevano assistere agli spettacoli equestri.
Le fontane con obelisco
Le due fontane con obelisco di Carditello furono realizzate dallo scultore sorrentino Paolo Persico e dal napoletano Gaetano Salomone e suggeriscono una chiara ispirazione all’arte egizia, mescolata a diversi elementi della cultura classica. Sono costituite da una vasca ellittica, al centro della quale si eleva il monolite composto da grandi blocchi di marmo, al cui vertice spicca una punta piramidale.
La base di ognuno degli obelischi è decorata con quattro grandi aquile che poggiano su una valva di conchiglia. Le vasche ellittiche sono rialzate dalla quota del galoppatoio tramite un basamento ovale a due gradini.
Da un punto di vista iconografico l’obelisco è il simbolo della fermezza del Re e della saldezza del suo regno, mentre l’aquila personifica il sovrano, unico essere che avesse la facoltà di avvicinarsi al sole senza danno, quale mediatore fra il cielo e la terra.
Il reCUPERO delle fontane con obelisco
Le fontane con obelisco, elemento iconico del Real Sito, versavano in un cattivo stato conservativo, in particolar modo in corrispondenza delle vasche e delle sculture dove si potevano osservare macchie e aloni oltre alla proliferazione di muschi e licheni che avevano provocato vistose alterazioni cromatiche di colore bruno. Le quattro grandi aquile in marmo bianco erano interessate da una diffusa perdita di coesione del materiale lapideo e da incrostazioni di diverso spessore. Ulteriori numerose lacune interessavano i gradini della base, la pavimentazione esterna e il catino delle fontane. Gli elementi metallici a vista presentavano diffusi fenomeni ossidativi, inoltre, l’impianto idrico inattivo da tempo era vecchio e caratterizzato da degrado diffuso.
Nel 2021 – grazie all’importante contributo messo a disposizione da FAI e Intesa Sanpaolo nell’ambito del censimento “I Luoghi del Cuore” e al sostegno di Ferrarelle Società Benefit – si è quindi dato avvio al recupero delle fontane intervenendo inizialmente alla pulitura delle stesse con applicazione di trattamenti ad azione biocida (sostanze chimiche che non interferiscono con la superficie) e alla successiva rimozione della vegetazione superiore. Si è poi proceduto al consolidamento delle fessurazioni mediante iniezioni di resina e al distacco dei frammenti pericolanti e al loro successivo riassemblaggio con l’inserimento di perni in titanio.
Dopo la fase di pulitura si è potuto procedere con le operazioni di stuccatura, mediante stesura di malte a base di calce, affini per colorazione e granulometria alla pietra originale. Successivamente si è passati all’integrazione delle parti mancanti dei gradini, con blocchi di materiale analogo agli originali. La protezione finale è stata eseguita con un prodotto idrorepellente e resistente alle radiazioni UV, attraverso una composizione idonea, tale da non alterare le proprietà cromatiche delle superfici lapidee.
La parte interna delle vasche è stata impermeabilizzata con utilizzo di prodotti della stessa colorazione della pietra.
Il nuovo e moderno impianto idrico ha infine finalmente permesso una efficace rifunzionalizzazione delle fontane, con un criterio di risparmio idrico ed energetico; al fine di recuperare l’acqua della fontana è stato infatti installato un sistema di pompaggio e filtrazione che permette il ricircolo dell’acqua. Particolare attenzione è data alla qualità dell’acqua perché da essa dipende la conservazione dei materiali strutturali e delle parti ornamentali delle fontane.




