
(AGENPARL) – Roma, 25 aprile 2022 –
In occasione delle celebrazioni per il 77° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo,
la Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento,
Senatrice Caterina Bini, partecipa alla cerimonia ufficiale presso il Comune di Pistoia.
Di seguito il discorso integrale della Sottosegretaria:
“Sindaco,
rappresentante della provincia, autorità tutte civili e militari,
associazioni combattentistiche e dell’arma, Cudir e Anpi,
Sua Eccellenza, la Dott.ssa Licia Donatella Messina, nuovo prefetto della città di Pistoia,
Dott.ssa Olimpia Abbate, nuovo questore,
è bello vedere due donne ai massimi vertici istituzionali, una gran bella tendenza che speriamo cresca sempre di più,
Cittadine e cittadini tutti.
Un 25 aprile diverso quest’anno.
Un 25 aprile carico dei significati di sempre e colmo di nuovo senso, di nuovi interrogativi, di nuove battaglie.
Una liberazione ricordata, una liberazione sempre più attuale.
Una libertà conquistata in passato a cui diciamo grazie. Una libertà che chiede di essere protetta, conservata, donata. Una resistenza che fu, che ci aiutò a liberarci dagli oppressori, dai nazifascisti che dobbiamo chiamare con il loro nome, una resistenza che dobbiamo rispettare anche quando in gioco non siamo noi stessi.
Liberazione come conquista della libertà. Libertà come tutela dei diritti, libertà come assenza di egoismi, libertà e rispetto. E pace. E pace. Libertà e pace.
Quanto amiamo queste due parole. Quanto significato portano con sé, quanto pesano nelle nostre vite oggi.
La domanda io credo sia anche: quanto ci siamo abituati a queste parole? Molto. Forse le diamo per scontate? Probabilmente. E io credo che da qui oggi si debba partire. Dalla libertà e dalla pace. Dalla loro presenza che rende la vita migliore. Dal fatto che con il tempo forse ci siamo abituati a pensarle come cose “normali”.
Un 25 aprile diverso quest’anno, dicevo.
Ci stiamo liberando dalle regole stringenti legate alla pandemia, a questa tragedia che spesso abbiamo negli ultimi due anni definito guerra, e non solo per il numero di vittime, ma per come ha cambiato le nostre vite, per come è stato per noi difficile capirne le evoluzioni e trovare le soluzioni. Proprio come in una guerra.
Ci stiamo liberando anche se ancora non siamo liberi. E proprio ora che per un attimo abbiamo pensato di poter tornare ad una nuova normalità, alle porte dell’Europa scoppia una guerra.
Putin e la Russia attaccano e invadono con violenza inaudita una Nazione, l’Ucraina, disseminando morte e terrore. Vediamo le immagini, vediamo i bambini, vediamo le donne, i civili, vediamo la strage di Bucha, i bombardamenti di Kiev e di Mariupol. Vediamo il popolo ucraino combattere e resistere. Per la propria libertà, ma forse non solo per la loro.
Vediamo e pensiamo che forse non è una guerra particolarmente preoccupante – anche se tutte le guerre ovviamente lo sono – soltanto perché vicina, soltanto perché con le sanzioni fa aumentare i prezzi delle materie prime e dell’energia, decisive per la nostra economia. Tutte cose fondamentali. Tutte cose decisive.
Forse questa guerra ci preoccupa così tanto perché tornano alla mente, vedendo quelle immagini, le violenze di una guerra che sembra tanto lontana nel tempo, ma che invece è ancora molto vicina.
E Giuliana, 92 anni, guardando la tv vede le immagini e mi dice: “Vedi bimba? La guerra non dovrebbe mai esserci, io l’ho passata, le ho viste le bombe, la fame, ho visto i tedeschi e i fascisti, ho visto come ci trattavano, ho visto morire amici e parenti. La guerra è la cosa peggiore che ci sia.”
E allora voglio dirlo. Quando sento dire: “il fascismo e il nazismo, tutte storie, sono passati 77 anni, basta con queste cose ridicole…” e si sentono fare questi discorsi, si sentono fare spesso, si sentono fare anche qui, vicino a noi, voglio dire che le violenze, le dittature, le guerre, tornano, sono sempre vicine, sono più vicine di quanto si pensi.
Ora ce lo mostra l’Ucraina e tutti quelli che fino a pochi mesi fa pensavano Putin come modello ora sono costretti a ricredersi, domani può non chiamarsi Putin e può chiamarsi in altro modo. Il concetto non cambia. Alla guerra, alla violenza, alla dittatura, ai soprusi c’è un solo antidoto. Si chiama democrazia, si chiama libertà. Si chiamano diritti, diritto di scegliere, di parlare, di esprimersi, di amare chi si vuole. Diritti aldilà del colore della pelle e del sesso. Diritti fondamentali.
Guardiamole queste democrature che vanno tanto di moda oggi. Si vota anche lì come da noi. Ma gli omosessuali sono perseguitati, i diritti dei lavoratori non possono essere difesi, non si può manifestare e dissentire. Non si può leggere sui giornali e in tv più voci. Di voci ce n’è una sola. Unica. Quella di chi comanda. Quella del regime. Non è possibile avere la propria idea, formarsela autonomamente, criticare. E questo ci riporta alla mente quello che avveniva qui da noi, durante il fascismo, durante la Seconda guerra mondiale, durante l’occupazione tedesca nazista.
E quindi grazie agli alleati, grazie ai partigiani.
Grazie a chi ha combattuto per la nostra libertà, grazie a chi ci ha liberato dagli invasori, versando sangue innocente.
A quella liberazione diciamo grazie, a questa libertà diciamo che la vogliamo trattare con cura, non con indifferenza, dando per scontato che ci sia e sia per sempre e per questo poniamo attenzione, quando esercitiamo i nostri diritti, poniamo attenzione a che non possa succedere di nuovo.
Al popolo ucraino siamo vicini, siamo vicini alla loro lotta di liberazione, siamo vicini insieme alle forze della Nato, con l’Europa, con tutti i mezzi che possiamo per contrastare l’invasore. Siamo vicini con la solidarietà del nostro popolo, con la generosità di chi si era visto privato della propria libertà e oggi che l’ha riconquistata la rispetta e vuole tutelarla anche per chi è vicino. E questa festa la dedichiamo anche e soprattutto a voi, cittadini ucraini.
Buon 25 aprile a tutte e tutti voi.
Viva la festa di liberazione.
Viva la democrazia e la libertà.
Viva la pace.
Viva l’Italia.”
