
(AGENPARL) – mer 20 aprile 2022 ANNO 43 – NR.81 Mercoledì 20 aprile 2022
(agenzia umbria notizie)
Polsoci10
27 persone con disabilità non hanno il loro posto in treno: un
episodio che deve fare cultura nell’opinione pubblica
(aun) – perugia, 20 apr. 022 – Se ci sdegniamo, se ci uniamo al
coro della vergogna riguardo il fatto delle 27 persone con
disabilità lasciate senza il proprio legittimo posto in treno da
un gruppo di turisti, dovremmo farlo non solo ieri, non solo oggi,
non solo domani, ma dovremmo fare in modo di ricordare ogni giorno
quanto e quali diritti non vengono riconosciuti e resi esigibili
per le persone disabili: lo afferma la presidente
dell’Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con
disabilità in merito ai recenti fatti di cronaca che hanno
coinvolto delle persone con disabilità.
Qualora ci fermassimo, qualora l’opinione pubblica e le
istituzioni si fermassero ad una mera “pietas”, un episodio come
questo non servirebbe a fare cultura dell’inclusione, ma solo a
qualche like in più sui social dettato dalle nostre coscienze.
Quando parliamo di “cultura” parliamo di una seria e
appropriata consapevolezza, radicata e diffusa, nel considerare la
disabilità non più come una condizione soggettiva, ma come una
condizione che dipende in gran parte dall’ambiente in cui si vive
e dalla sua capacità di essere accessibile ed inclusivo.
L’accessibilità è un diritto che riguarda tutti, perché se un
mezzo pubblico, un edificio, ed anche una informazione non è
accessibile in maniera universale, comunque una parte della
comunità viene tagliata fuori dal suo utilizzo e/o dalla sua
fruizione.
Occorre che certi episodi servano a richiamare un percorso
comune di condivisione che educhi tutti noi a pensare a diritti e
non più a bisogni quando si approccia la disabilità, affinché la
“cultura” aiuti a rimuovere gli ostacoli non solo materiali, ma
anche relazionali che impediscono il pieno rispetto della persona
nella sua interezza. Imparando a parlare lo stesso linguaggio e a
condividere la medesima cultura dell’inclusione, istituzioni,
sistema sanitario e società civile possono garantire un progetto
di vita personale e il più autonomo possibile ad ogni persona con
disabilità.
Questo dovrebbe essere il messaggio più profondo da cogliere
dall’episodio di Genova.
Redcom