
(AGENPARL) – gio 14 aprile 2022 Signor Presidente, Onorevoli Deputati, Onorevoli Senatori,
ringrazio le Commissioni quinta della Camera e quinta del Senato per
avere invitato la Banca d’Italia a questa audizione, nell’ambito dell’esame
del Documento di economia e nanza 2022. Mi soffermerò inizialmente
Il quadro macroeconomico
La guerra in Ucraina è un fattore di eccezionale incertezza in un
quadro macroeconomico internazionale già offuscato da diffuse strozzature
della pandemia in Cina. L’invasione dell’Ucraina, avvenuta dopo mesi di
tensioni crescenti sul suo conne orientale, ha indotto una larga parte della
sanzioni nei confronti della Russia, che hanno raggiunto una severità senza
Le ripercussioni sull’attività economica globale dipenderanno in larga
misura dall’evoluzione del conitto. A oggi si sono principalmente riesse
una quota rilevante del mercato mondiale. Tra i paesi avanzati le conseguenze
del conitto potranno essere più accentuate per le economie europee, che
intrattengono rapporti commerciali relativamente più intensi con la Russia,
emergenti e quelli meno sviluppati sono esposti a strozzature nell’offerta, in
Inoltre i rischi di una trasmissione lungo altri canali sono signicativi.
I principali organismi internazionali stanno rivedendo al ribasso le valutazioni
non avesse avuto luogo.
Nell’area dell’euro le tensioni connesse con la guerra in Ucraina hanno
contribuito a innalzare l’inazione che a marzo ha raggiunto il 7,5 per cento.
Hanno inoltre causato una caduta del clima di ducia delle famiglie e, in misura
l’attività economica, già frenata nei primi mesi dell’anno dalle preesistenti
difcoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, oltre
che dalla diffusione delle varianti del Covid-19. A marzo, in uno scenario
ottimistico che ipotizzava la rapida risoluzione del conitto, le previsioni
della BCE indicavano un’espansione del prodotto dell’area del 3,7 per cento
nel 2022, del 2,8 nel 2023 e dell’1,6 nel 2024, con una revisione al ribasso
delle stime precedenti pari a mezzo punto percentuale per l’anno in corso
e a oltre un punto per il prossimo; la BCE segnalava inoltre che in scenari
avversi – resi più probabili dagli eventi successivi – l’impatto del conitto
avrebbe potuto sottrarre alla crescita circa un ulteriore punto percentuale in
media nel biennio 2022-23. L’aggiornamento delle previsioni è previsto per
L’interscambio commerciale della Russia è fortemente orientato verso i
paesi europei, che assorbono circa il 40 per cento delle sue vendite all’estero.
Le importazioni provenienti dalla Russia provvedono a una quota signicativa
la quota supera il 45 per cento in Italia. Inoltre la Russia assorbe lo 0,6 per cento
del valore aggiunto prodotto in Italia e lo 0,9 di quello prodotto in Germania,
quote superiori a quelle medie dei paesi avanzati ed emergenti (0,3 e 0,4 per cento
A fronte di queste signicative ripercussioni economiche, il Consiglio
necessarie per garantire la stabilità dei prezzi e quella nanziaria. Nella
la sua normalizzazione in maniera graduale e aperta a diverse opzioni sulla
base dell’evoluzione del quadro macroeconomico.
programma di acquisto di attività nanziarie (APP) per i prossimi mesi indicando
a giugno. Nella riunione di aprile il Consiglio ha annunciato che le informazioni
concludano nel terzo trimestre; ha ribadito che qualsiasi modica dei tassi di
interesse di riferimento avverrà qualche tempo dopo la conclusione degli acquisti
di stabilità dei prezzi.
Prima dello scoppio del conitto ci attendevamo che in Italia l’attività
economica si sarebbe riportata al livello precedente la pandemia intorno alla
variante Omicron, dell’incremento dei costi dell’energia, delle strozzature
dal lato dell’offerta. Valutiamo che la produzione industriale sia diminuita
difcoltà di approvvigionamento degli input, e che la spesa delle famiglie
si sia indebolita, penalizzata dal rialzo dei contagi, dalla perdita di potere
del clima di ducia seguito allo scoppio della guerra. Nel complesso, sulla
Le opinioni delle imprese sulla situazione economica generale e sulle
condizioni per investire rilevate dalla nostra indagine trimestrale sono peggiorate
in connessione con l’inizio della guerra. Le imprese intervistate non dichiarano
però al momento di avere rivisto sostanzialmente i piani di investimento per l’anno
in corso. Gli indici dei responsabili degli acquisti nell’industria e nei servizi (PMI)
sono scesi dalla ne del 2021, pur rimanendo a marzo su livelli ancora elevati.
Il clima di ducia è marcatamente peggiorato per le famiglie, soprattutto nella
(DEF) prevede una crescita del PIL del 2,9 per cento nell’anno in corso e del 2,3
espandersi rapidamente già dopo l’estate, quando recupererebbe i livelli pre-
ridimensionamento delle tensioni che vi sono associate. Su entrambi questi
elementi l’incertezza è al momento elevatissima. Il quadro programmatico del
DEF si differenzia in misura contenuta da quello tendenziale: la crescita del
Nel quadro tracciato dal Governo, simile allo scenario “favorevole”
sono orientati considerevolmente al ribasso; lo conferma anche il confronto
con le indicazioni fornite da altri previsori, in alcuni casi formulate nella prima
che evidenziano come ulteriori forti rincari delle materie prime ed eventuali
rilevanti, comprimendo la crescita del prodotto no a tassi appena positivi.
Qualitativamente queste valutazioni sono non dissimili da quelle contenute
per stime puntuali che non escludono sviluppi ancora più sfavorevoli.
Il DEF considera anche scenari in cui il prolungamento delle ostilità si
accompagnerebbe a un ulteriore inasprimento delle sanzioni e all’interruzione, a
dalla Russia. Nelle valutazioni del Governo le conseguenze sull’attività economica
ricorrendo a fonti e fornitori alternativi. Anche nel caso di piena compensazione
lo sforzo di diversicazione degli approvvigionamenti, soprattutto se diffuso anche
agli altri paesi europei, comporterebbe comunque un marcato aumento del prezzo
dell’energia – quello ipotizzato per il gas sarebbe il doppio di quanto incorporato
nel quadro tendenziale – che frenerebbe l’attività economica, portando la
crescita del Paese appena sopra il 2 per cento quest’anno e all’1,3 per cento il
complessive fosse pari a circa il 18 per cento nel 2022 e al 15 nel 2023 l’espansione
del prodotto nel biennio sarebbe pari in media a circa mezzo punto percentuale.
Impatti negativi aggiuntivi a quelli considerati dal Governo potrebbero derivare
clima di incertezza, fattori che negli episodi di crisi del passato hanno frenato in
misura non trascurabile l’attività economica.
I conti pubblici nel 2021
Nel 2021 la forte ripresa dell’economia e il connesso aumento delle
entrate (9,2 per cento) hanno consentito un notevole miglioramento dei conti
cento). Il disavanzo primario è sceso al 3,7 per cento del prodotto (dal 6,1
del 2020). La spesa per interessi in rapporto al PIL è rimasta stabile al 3,5
della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inazione e interrompendo così un
La pressione scale è aumentata di oltre mezzo punto al 43,5 per cento.
Le entrate scali sono cresciute di circa 64 miliardi (9,0 per cento). Sono aumentate
raggiungendo un livello superiore a quello del 2019, presumibilmente anche per
nominale, sono stati registrati anche dai contributi sociali (6,7 per cento) e dalle
La spesa primaria si è collocata su un livello superiore al 50 per cento del
precedente la diffusione del Covid-19 (intorno al 45 per cento del PIL). Nel
complesso del biennio 2020-21 le spese primarie (pari a circa 810 miliardi nel 2019)
sono aumentate di oltre 110 miliardi, principalmente in connessione con maggiori
erogazioni per prestazioni sociali e trasferimenti in conto capitale alle imprese.
Nel 2021 le uscite primarie sono cresciute di 36 miliardi, in seguito all’aumento
sia di quelle correnti (soprattutto consumi intermedi e altre poste minori) sia di
quelle in conto capitale. Per queste ultime la dinamica particolarmente sostenuta è
connessa con gli investimenti pubblici e con i contributi a quelli privati, nonché con
le misure di sostegno alle imprese legate alla pandemia, inclusi gli accantonamenti
a fronte delle garanzie statali sui prestiti (7,4 miliardi).
o a quella europea ammontavano a quasi 250 miliardi. Per convenzione statistica,
l’aumento del loro valore capitale connesso con l’evoluzione degli indici dei prezzi
2021 questa componente abbia contribuito alla spesa per interessi per circa mezzo
punto percentuale del PIL.
Dopo la crescita di oltre 20 punti percentuali nel 2020, lo scorso anno
eccezionalmente favorevole tra tasso di crescita del prodotto nominale e
onere medio del debito, che ha più che compensato il disavanzo primario.
Al calo del rapporto tra il debito e il PIL nel 2021 ha contribuito la differenza tra
“componente stock-ussi”) negativa per circa 1,3 punti percentuali del prodotto in
standardizzate e i ussi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza.
di nanza pubblica attuate per mitigarne le conseguenze, il debito pubblico è
aumentato di quasi 268 miliardi. Nello stesso periodo gli acquisti di titoli pubblici
titoli pubblici italiani acquistati dal resto dell’Eurosistema). Inoltre il nostro Paese
ha potuto accedere a prestiti dell’Unione europea nell’ambito dello strumento
di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di
emergenza (SURE) e del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (complessivamente
circa 43 miliardi).
È proseguita la crescita dell’ammontare delle garanzie pubbliche, in
connessione principalmente con la proroga degli interventi per sostenere la
liquidità delle imprese nel corso dell’emergenza sanitaria. Tali garanzie, che
in quanto passività potenziali non sono incluse nel debito pubblico, alla ne
del 2021 ammontavano al 15,9 per cento del PIL (dal 13,0 per cento di ne
Complessivamente nell’ultimo biennio lo stock di garanzie pubbliche in
rapporto al prodotto è aumentato di oltre 11 punti percentuali (quasi 200 miliardi,
superando 280 miliardi alla ne del 2021). Sono cresciute soprattutto le garanzie
estensione dell’operatività del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie
imprese. L’accantonamento a fronte di tali garanzie – che secondo le regole
2020 e nel 2021. Le garanzie di natura one-off, che hanno un impatto sul disavanzo
solo al momento della loro eventuale escussione, sono raddoppiate nel biennio,
raggiungendo quasi il 6 per cento del PIL; vi hanno contribuito il trasferimento
al Ministero dell’Economia e delle nanze di una parte delle esposizioni di SACE
S.p.A. derivanti dall’attività di sostegno all’esportazione (per poco meno di 2 punti
percentuali del prodotto) e l’avvio del programma “Garanzia Italia”, gestito da
SACE S.p.A. (per 1,6 punti percentuali del PIL).
L’aumento delle garanzie pubbliche nel corso della pandemia ha riguardato
anche gli altri principali paesi europei. Secondo i più recenti dati disponibili,
riferiti alla ne del 2020, le garanzie sono aumentate di 5,7 punti percentuali
del PIL in Spagna (raggiungendo il 10,7 per cento), di 5,5 in Francia e di 4,4 in
entrate, ma anche delle spese. Corrispondentemente è risultata più ampia
nella NADEF (4,4 punti percentuali anziché 2,1) è stato ottenuto nonostante una
andamento più favorevole della componente stock-ussi. Nel DEF viene rilevato che
su quest’ultimo fattore ha pesato, tra l’altro, il ridimensionamento o il posticipo di
alcune operazioni di natura nanziaria, quali gli impieghi di Patrimonio Destinato
e l’acquisto di SACE da parte del Ministero dell’Economia e delle nanze.
Il disavanzo pubblico nel quadriennio 2022-25
Il Documento aggiorna le stime a legislazione vigente per il triennio
NADEF e indica un disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL alla ne del
Nonostante il peggioramento del quadro
macroeconomico le nuove previsioni a legislazione vigente sono più
diminuire negli anni successivi, no al 2,7 per cento nel 2025.
Il nuovo quadro dei conti incorpora anche la revisione del prolo temporale
dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Con riferimento
al Dispositivo per la ripresa e la resilienza, nel DEF si prevede infatti che la
Inoltre le previsioni tengono conto dei provvedimenti varati nel primo
trimestre dell’anno in corso, nalizzati principalmente a contrastare le ricadute
valutazioni ufciali tali provvedimenti includono misure espansive per poco
meno di un punto percentuale del PIL quest’anno (0,1 punti all’anno nel biennio
successivo) e individuano coperture di ammontare analogo, principalmente
derivanti da interventi di riduzione delle spese e da un prelievo straordinario
Il saldo primario, che nel 2022 viene previsto in disavanzo per 1,6 punti
percentuali del prodotto, migliorerebbe ogni anno, no a ritornare in avanzo
convergerebbe nei prossimi anni verso il livello pre-pandemico; nel triennio
linea con la dinamica registrata prima della pandemia (inferiore a quella
osservata prima della crisi economico-nanziaria).
Tra il 2023 e il 2025 gli investimenti pubblici si collocherebbero
intorno al 3,5 per cento del PIL, superando i livelli osservati prima del
biennio successivo. Questi andamenti presuppongono una tempestiva e piena
per via dei tassi attesi più elevati e della maggiore rivalutazione dei titoli
indicizzati all’inazione. La spesa rimarrebbe al 3,5 per cento del PIL
quest’anno, per poi collocarsi nel triennio successivo intorno al 3 per cento.
I programmi. –
successivo (no al 2,8 per cento nel 2025). Come nel quadro tendenziale, il
saldo primario migliorerebbe gradualmente, no a tornare leggermente in
avanzo alla ne dell’orizzonte previsivo. Il Governo ha annunciato di volere
volto principalmente a ripristinare gli stanziamenti di bilancio dei Ministeri
e a varare ulteriori misure per attenuare l’impatto sull’economia dei rincari
strutturale è stato rivisto al rialzo per mezzo punto quest’anno e poco più di 0,1
punti in media all’anno nel biennio successivo. Il Governo, contestualmente al DEF,
ha quindi presentato al Parlamento una Relazione – che dovrà essere approvata
a maggioranza dei componenti delle due Camere – per chiedere l’autorizzazione
medio termine.
Nella Relazione al Parlamento viene indicato che l’aumento del disavanzo
3,2 nel 2024 e 2,2 nel 2025. Nel DEF viene precisato che la parte destinata a
ripristinare gli stanziamenti di bilancio dei Ministeri nel 2022 ammonta a
per gli enti territoriali, dell’incremento dei costi dell’energia e dei carburanti e
per sostenere la liquidità delle imprese (rinanziando il Fondo di garanzia per
le piccole e medie imprese); saranno inoltre accresciuti gli stanziamenti per
compensare il maggiore costo delle opere pubbliche connesso con l’aumento dei
prezzi dell’energia e delle materie prime, per l’accoglienza dei profughi ucraini e
Governo ha scelto di disporre nuove misure di sostegno mantenendo tuttavia
un orientamento volto al graduale consolidamento della nanza pubblica.
Sui programmi gravano principalmente i rischi connessi con il conitto in
pubblici occorrerà rendere i prossimi interventi di sostegno all’economia più
Escludendo misure straordinarie eventualmente imposte dall’emergenza,
del Governo – qualsiasi altro nuovo intervento trovi adeguata copertura.
“politiche invariate” (ad esempio il rinnovo dei contratti pubblici o il
rinanziamento delle missioni internazionali) mediante la revisione della spesa
corrente. Il Documento stima che gli oneri connessi con tali politiche ammontino
a circa lo 0,2 per cento del PIL l’anno prossimo e allo 0,3 in ciascun anno del
La dinamica del debito pubblico
triennio successivo, collocandosi al 141,4 per cento nel 2025. A fronte di un
saldo primario in graduale miglioramento ma in avanzo solo nell’ultimo anno
di programmazione, questo risultato sarebbe raggiunto grazie a un tasso di
di crescita del PIL nominale è stato sempre inferiore all’onere medio del debito
no al 2020: la differenza prima della crisi pandemica è stata pari in media a
1,9 punti percentuali; nel 2020 si è poi portata su valori straordinariamente alti
(10,2 punti). Con la ripresa economica del 2021 la situazione si è rovesciata,
diventando favorevole per la dinamica del rapporto tra il debito e il PIL: il tasso
di crescita è risultato superiore all’onere medio per 4,7 punti percentuali.
come in autunno, il Governo programma per il 2022-24 una riduzione del peso
ritorno dell’incidenza del debito sul PIL su livelli pre-pandemici entro la ne
Nel breve termine la vita media residua del debito, salita a 7,6 anni,
e il PIL sono connessi in primo luogo con quelli relativi alle previsioni di
A questo proposito il DEF presenta una stima dell’evoluzione del debito nello
scenario che include una riduzione delle forniture di gas al nostro Paese. In quel
caso il rapporto tra il debito e il prodotto aumenterebbe sia nell’anno in corso sia
delle condizioni macroeconomiche. Il peso del debito si collocherebbe così su
livelli più elevati di quelli indicati nel quadro programmatico, per oltre 7 punti
percentuali nel 2023 e circa 4 nel 2025.
di crescita, per assicurare una discesa continua e signicativa dell’incidenza
del debito pubblico la politica di bilancio dovrà garantire un adeguato
miglioramento del saldo primario, che tenga conto anche delle pressioni
esercitate sulle nanze pubbliche dall’invecchiamento della popolazione. Lo
sforzo sarà tanto minore quanto maggiore sarà la crescita dell’economia; un
contributo importante dovrà derivare dalla piena realizzazione dei programmi
di riforma e investimento previsti dal PNRR.
ssati per il periodo 2022-25, in assenza di una successiva correzione dei conti
il rapporto tra il debito e il PIL tornerebbe ad aumentare e si collocherebbe al
150 per cento nel 2033. Nello stesso anno il rapporto sarebbe invece più basso
di circa 20 punti percentuali nel caso in cui, tra il 2026 e il 2033, il disavanzo
strutturale si riducesse gradualmente (di quasi mezzo punto in media all’anno),
no ad annullarsi.
previsioni per i conti pubblici sono migliorate grazie ai risultati del 2021,
più favorevoli delle attese.
espansive che verranno denite con un prossimo provvedimento d’urgenza.
Verrebbe comunque mantenuto l’orientamento al graduale consolidamento
della nanza pubblica: nel 2025 sarebbero conseguiti un avanzo primario e
Alla ne dell’orizzonte di programmazione verrebbero riassorbiti quasi
due terzi dell’ampio aumento del rapporto tra debito e prodotto registrato
livelli pre-pandemici entro il 2030. Il divario tra crescita economica e onere
medio del debito, eccezionalmente favorevole nel 2021, resterebbe positivo
condizioni nanziarie e di crescita, la politica di bilancio dovrà garantire
un adeguato avanzo primario, contrastando le pressioni esercitate sui conti
pubblici dall’invecchiamento della popolazione. Lo sforzo sarà tanto minore
quanto maggiore sarà la crescita dell’economia; un contributo importante
dovrà derivare dalla piena realizzazione del PNRR.
del conitto è troppo ampia per una previsione afdabile su eventuali ulteriori
necessità di intervento. Le misure di sostegno all’economia dovranno essere
indirizzate a favore delle famiglie più bisognose e delle imprese più colpite
emergenza, la situazione dei conti pubblici richiede che qualsiasi altra nuova
misura trovi adeguata copertura.
una risposta comune. Questa potrà tuttavia avere conseguenze molto diverse
pandemia – evidenzia la necessità di dotare l’Unione di un bilancio comune
di dimensioni e essibilità adeguate. In ogni caso, e in particolare in assenza
di una convergenza di intenti su questo fronte, i paesi con spazi di bilancio più
limitati dovranno tenere conto delle proprie condizioni di nanza pubblica
nell’affrontare questa fase difcile.
Tavola 1
Quadro macroeconomico nei più recenti documenti ufficiali
(variazioni percentuali)
aggiornamento
quadro programmatico
quadro tendenziale
quadro programmatico
PIL reale
Importazioni
Consumi famiglie e ISP
Spesa PA
Investimenti
Esportazioni
Deatore dei consumi
Tavola 2
Principali indicatori di bilancio delle Amministrazioni pubbliche
(in percentuale del PIL)
Entrate
di cui:
interessi
Avanzo primario (3)
Fabbisogno complessivo
dismissioni mobiliari
Debito
126,5
132,5
135,4
135,3
134,8
134,2
134,4
134,1
155,3
150,8
Fonte: per le voci del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, elaborazioni su dati Istat. (cfr. Istat,
Conto
, Statistiche ash, 5 aprile 2022).
(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) In questa voce sono
registrati, con il segno negativo, i proventi della cessione di beni immobili del patrimonio pubblico. – (3) Un segno
negativo indica un disavanzo.
Tavola 3
Entrate delle Amministrazioni pubbliche
(in percentuale del PIL)
VOCI
Imposte in c/capitale
Pressione tributaria
Contributi sociali
Pressione scale
Produzione vendibile
e per uso proprio
Altre entrate correnti
Altre entrate in c/capitale
Totale entrate
Fonte: per le voci del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, elaborazioni su dati Istat. (cfr. Istat,
Conto
, Statistiche ash, 5 aprile 2022).
(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.
Tavola 4
Spese delle Amministrazioni pubbliche
(in percentuale del PIL)
Redditi da lavoro dipendente
Consumi intermedi
Prestazioni sociali in natura
Prestazioni sociali in denaro
Interessi
Altre spese correnti
Totale spese correnti
di cui:
interessi
Investimenti ssi lordi
Altre spese in conto capitale
Totale spese in conto capitale
Totale spese
di cui:
interessi
Fonte: per le voci del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, elaborazioni su dati Istat. (cfr. Istat,
Conto
, Statistiche ash, 5 aprile 2022).
(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.
Tavola 5
Fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche
(miliardi di euro)
Primi 2 mesi
155,8
Fabbisogno complessivo
155,8
FINANZIAMENTO
di cui: raccolta postale
Titoli a breve termine (e)
-11,9
Titoli a medio e a lungo termine (f)
134,1
Prestiti di IFM (g)
Prestiti di Istituzioni europee (h)
Altre passività (2) (i)
Variazione delle disponibilità liquide del Tesoro (3) (j)
Amministrazioni pubbliche. – (2) La serie include le operazioni di cartolarizzazione, i debiti commerciali ceduti con la
clausola pro soluto dalle imprese fornitrici delle Amministrazioni pubbliche agli intermediari nanziari non bancari, le
operazioni di partenariato pubblico-privato (PPP) e le passività connesse con i prestiti in favore di paesi della UEM erogati
attraverso l’EFSF. – (3) Un valore negativo indica un aumento delle disponibilità liquide del Tesoro.
Tavola 6
Quadro programmatico e tendenziale nei più recenti documenti ufficiali
(in percentuale del PIL)
aggiornamento
quadro programmatico
quadro tendenziale
quadro programmatico
Avanzo primario
Spesa per interessi
Debito
153,5
149,4
147,6
146,1
150,8
146,8
145,0
143,2
150,8
147,0
145,2
143,4
Crescita del PIL
(1) Nel Documento Programmatico di Bilancio 2022 l’avanzo primario è stato rivisto a
Tavola 7
Stock di garanzie pubbliche
(in percentuale del PIL)
Garanzie one-off
Garanzie standardizzate
10,0
Totale
13,0
15,9
di cui: relative alle misure di contrasto al Covid-19
10,1
Fonte: per l’ammontare delle garanzie, Eurostat (per il biennio 2018-19),
Documento di economia e nanza 2021
Documento di economia e nanza 2022
(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Include le garanzie concesse
dal Fondo centrale di garanzia per le PMI, quelle concesse da SACE S.p.A. nell’ambito del programma “Garanzia Italia”
e sulle assicurazioni di crediti commerciali a breve termine e quelle relative al Fondo di garanzia per la prima casa. –
(3) Pari agli accantonamenti a fronte delle garanzie concesse.
Figura 1
Diagramma degli estremi e dei quartili delle previsioni di crescita del PIL
Previsioni per il 2022
Previsioni per il 2023
Figura 1
Diagramma degli estremi e dei quartili delle pr
evisioni di crescita del PIL
Gli intervalli sono basati sulle proiezioni dei principali analisti privati censiti da Consensus Economics a marzo. Le
stime degli analisti c
he hanno aggiornato le previsioni ad aprile sono incluse solo ove esse siano disponibili
pubblicamente. Sono incluse le proiezioni di Allianz, Banca Nazionale del Lavoro, Bank of America, Barclays, Centro
Europa Ricerche, Commerzbank, Confindustria, Deutsc
(1) Gli intervalli sono basati sulle proiezioni dei principali analisti privati censiti da Consensus Economics a marzo. Le stime
degli analisti che hanno aggiornato le previsioni ad aprile sono incluse solo ove esse siano disponibili pubblicamente.
Sono incluse le proiezioni di Allianz, Banca Nazionale del Lavoro, Bank of America, Barclays, Centro Europa Ricerche,
UniCredit, Zürcher Kantonalbank.
Figura 2
Debito delle Amministrazioni pubbliche
(in percentuale del PIL)
Figura 1
Diagramma degli estremi e dei quartili delle pr
evisioni di crescita del PIL
Gli intervalli sono basati sulle proiezioni dei principali analisti privati censiti da Consensus Economics a marzo. Le
stime degli analisti c
he hanno aggiornato le previsioni ad aprile sono incluse solo ove esse siano disponibili
pubblicamente. Sono incluse le proiezioni di Allianz, Banca Nazionale del Lavoro, Bank of America, Barclays, Centro
Europa Ricerche, Commerzbank, Confindustria, Deutsc
Fonte: per il PIL, Istat (stima diffusa lo scorso 4 aprile).
Figura 3
Fabbisogno cumulato degli ultimi dodici mesi
(dati mensili; miliardi di euro)
igura
Fabbisogno cumulato degli ultimi dodici mesi
(dati mensili; miliardi di euro)
Fonte: Ministero dell’Economia e delle finanze
Figura 4
Tasso lordo dei BOT e dei BTP decennali, onere medio
e vita media residua del debito
(valori percentuali e anni)
igura
Fabbisogno cumulato degli ultimi dodici mesi
(dati mensili; miliardi di euro)
Fonte: Ministero dell’Economia e delle finanze
Fonte: Istat, per la spesa per interessi.
(1) Rapporto tra la spesa per interessi nei 4 trimestri precedenti e la consistenza del debito alla ne del corrispondente
trimestre dell’anno precedente. – (2) Rendimento all’emissione calcolato come media ponderata, sulla base delle quantità
assegnate, dei tassi composti di aggiudicazione alle aste di emissione regolate nel mese. – (3) Media mensile del
rendimento a scadenza del titolo benchmark scambiato sul mercato telematico dei titoli di Stato. – (4) Scala di destra.
Graca a cura della Divisione Editoria e stampa della Banca d’Italia