(AGENPARL) - Roma, 12 Aprile 2022(AGENPARL) – mar 12 aprile 2022 Messaggio augurale del Vescovo Gugliemo Borghetti per la Santa Pasqua
di Risurrezione 2022
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
1. la sfolgorante luce della Risurrezione del Signore illumina i
sentieri bui della nostra attualità; gli scenari di guerra presenti
nel mondo inquietano le nostre coscienze e ci fanno toccare con mano
come il cuore dell’uomo sia restio a piegarsi al bene accogliendo il
Principe della Pace che è Cristo Risorto, il Divino Viandante che
accompagna la vicenda umana sulla strada della storia, vicenda ben
rappresentata dai discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35). Se gli occhi
del cuore non riescono a riconoscere il Risorto che cammina con noi e
pensiamo ormai che la speranza di un mondo diverso costruito da uomini
nuovi sia tramontata per sempre, il gemito mesto “speravamo fosse lui
a liberare Israele” (v. 21), sale dal profondo delle coscienze e
attesta che Cristo è ‘invisibile’ ai più. Non sarà questa la grande
tragedia del tempo attuale? Il Divino Viandante non è riconosciuto,
colui che è il ‘Sinodo’ per eccellenza, ‘colui che cammina con noi’
non interpella più le coscienze e si aprono così cammini di tristezza
umana e malinconia ecclesiale.
2. In questi giorni in cui atrocità d’ogni genere accompagnano i
nostri pasti, balzando fuori dal televisore o inondando le prime
pagine dei quotidiani, i nostri tablet e cellulari, sicuramente ci
siamo chiesti: “Perché? Com’è possibile?” Le altre volte, mi riferisco
ad altre guerre, più lontane (?),non avevamo visto che qualche rapido
servizio di un inviato speciale; una cosa veloce; ora c’è una vera e
propria presa diretta prolungata che ci permette di considerare ogni
aspetto e ogni brutalità. Eppure di guerre ve ne sono state e ce ne
sono tante: Caritas Italiana, nel volume dedicato al settimo rapporto
sui conflitti dimenticati, riporta i dati di un’indagine demoscopica
che mostra come un italiano su due non conosce le guerre attualmente
in corso nel mondo! Eppure, nel 2020, erano 21 quelle ad alta
intensità. Tra le più gravi: nello Yemen, la Siria, il Sud Sudan. Con
il conflitto nella regione etiopica del Tigray salgono a 22 nel 2021.
Contando tutte le crisi e le ‘escalation’ violente si calcolano 359
conflitti nel 2020. Sono aumentate le persone che hanno bisogno di
aiuti umanitari, il 40% in più tra 2020 e 2021, pari a 235 milioni di
persone coinvolte! Sono più che raddoppiati in dieci anni gli sfollati
e i rifugiati, raggiungendo la cifra di ben 82,4 milioni!
Se le cose le ‘vediamo’ sono vere; se non le vediamo, semplicemente
non ci sono o non sono rilevanti e non toccano il cuore. L’attuale
conflitto russo-ucraino è spaventoso, fa cadere i veli su ciò che
l’uomo è capace di fare al suo simile; l’uomo sembra non cambiare mai,
per questo ci interroghiamo con angoscia e apprensione. Mi sono venute
in mente le parole di un grande poeta italiano, premio Nobel per la
letteratura, Salvatore Quasimodo, in una sua nota poesia:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
(Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo, in: Giorno dopo giorno,1947).
3. È un’amara riflessione su come scienza e tecnica non sono in grado
di migliorare il comportamento umano. Il progresso tecnico-scientifico
ha reso tutto più facile e moderno, ma gli uomini continuano a far
guerra come facevano un tempo, quando si usavano la pietra e la
fionda. L’uomo ha mantenuto una mentalità da cavernicolo, nonostante
le armi e le tecnologie sofisticate: “T’ho visto: eri tu, con la tua
scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo! ”Ma
come potrebbero scienza e tecnica curare, guarire il cuore dell’uomo!
4. È mia profonda convinzione ed è il filo conduttore della Bibbia e
del pensiero cristiano, che la guerra origina dal cuore dell’uomo. È
l’uomo che uccide, e non la pietra o la fionda e neppure le sue armi
più sofisticate! L’origine dei conflitti è nella sregolatezza del
cuore, della coscienza: “Allorché essa chiama bene o male ciò che
intende scegliere in base ai suoi interessi materiali o alla sua
volontà di potenza. La stessa complessità dell’esercizio del potere
non impedisce che vi sia sempre una responsabilità della coscienza
individuale nella preparazione, nello scatenamento o nell’estensione
di un conflitto”. Sono parole di san Giovanni Paolo II scritte nel
1984 nel Messaggio per la XVII Giornata Mondiale della Pace, che
continuano, profetiche, così: “Al di là dei sistemi ideologici
propriamente detti, sono d’altra parte molteplici le passioni che
sviano il cuore umano e lo spingono alla guerra. Per questa ragione,
gli uomini possono lasciarsi trascinare fino a un senso di superiorità
razziale e all’odio verso gli altri, o anche alla gelosia, alla brama
della terra o delle risorse altrui o, in generale, alla volontà di
potenza, all’orgoglio, al desiderio di estendere il proprio dominio su
altri popoli, da essi disprezzati”.
5. La guerra nasce davvero nel cuore dell’uomo che pecca: nel cuore
dell’uomo che si allontana da Dio e, per conseguenza, dal fratello:
nella coscienza dell’uomo in cui la gelosia e la violenza si sono
impadronite del suo cuore, come mostra con chiarezza la vicenda di
Caino e Abele all’alba della storia umana: “Quando il fratello disse
all’altro fratello: «Andiamo ai campi»”. Questa è la radice! Il
ritorno alla pace sarà di breve durata e del tutto illusorio, se non
ci sarà un vero cambiamento del cuore e delle coscienze. Tornando alle
domande da cui siamo partiti: “Perché? Com’è possibile?”, possiamo
dire che se gli attuali sistemi generati dall’uomo si rivelano
incapaci di assicurare la pace significa che è il ‘cuore’ dell’uomo
che deve essere rinnovato per rinnovare poi i sistemi, le istituzioni
e i metodi. La fede cristiana ha una parola precisa per indicare il
rinnovamento radicale del cuore: la ‘conversione’. Noi cristiani
riconosciamo nel Cristo Risorto Colui che ha distrutto con il dono
supremo di sé il peccato e offre all’uomo la vita nuova effondendo il
suo Spirito, primo dono ai credenti: è la redenzione, è la salvezza! È
il Risorto che fa nuove tutte le cose e rende nuovo il cuore
dell’uomo. Accogliere il Risorto dopo averlo riconosciuto Vivente in
mezzo a noi, immergerci nella sua morte e risurrezione, nell’avventura
magnifica della Fede, è entrare nella vita nuova dei figli di Dio!
Ogni scelta di ripudio del peccato produrrà un avanzamento nella
costruzione della città della Pace. Se siamo ancora quelli della
pietra e della fionda significa che il cuore non è convertito, Dio è
lontano, Gesù Cristo un estraneo! Le strategie per la pace o partono
da qui o non partono proprio.
6. Mentre prego perché la Risurrezione di Cristo celebrata nella
letizia possa essere accolta e vissuta, perché i nostri occhi si
aprano e riconoscano il Divino Viandante sulla strada della nostra
storia complessa e tormentata, a tutti: malati, anziani, famiglie,
giovani, bambini, sacerdoti, religiosi e religiose, auguro un futuro
pieno di speranza nell’amicizia con Cristo Risorto!
+ Guglielmo Borghetti, vescovo
Janet Brooks-Gerloff, Discepoli di Emmau Olio su tela (1992)
-Monastero di San Cornelio, Aquisgrana (D)

