
(AGENPARL) – ven 08 aprile 2022 La proposta dei medici legali italiani: missione di pace in Ucraina per
obiettivare le violenze denunciate
Introna, presidente di SIMLA: “Disponibili a essere garanti del lavoro dei colleghi ucraini sotto
l’egida dell’Unione Europea”
ROMA. Rendere giustizia alle vittime del conflitto ucraino supportando coloro che già operano nei
teatri di guerra per stabilire, in maniera scientifica e obiettiva, le cause e le modalità delle morti,
anche in funzione dei futuri provvedimenti che la comunità internazionale deciderà di intraprendere
nei confronti dei responsabili dei massacri di civili. Si articola in questi termini la proposta della
Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni all’Unione Europea, un’iniziativa da
concretizzarsi nella costituzione di un team internazionale di medici legali osservatori, sul
modello delle organizzazioni sovranazionali con compiti di controllo e tutela, per svolgere, sotto
l’egida comunitaria, un’attività di garanti dell’obiettività delle autopsie svolte in Ucraina.
“Ci rendiamo disponibili a strutturare un team composto da medici legali dei vari Paesi europei –
spiega il Prof. Francesco Introna, presidente della Società Italiana di Medicina Legale e delle
Assicurazioni (SIMLA) – perché riteniamo che in questa fase catastrofica sia necessaria un’analisi
obiettiva delle numerosissime vittime del conflitto. Consideriamo doveroso svolgere una azione
terza, di garanzia, volta al controllo delle informazioni ed alla obiettivazione degli scenari che
vedano coinvolti casi di interesse medico legale, dalle fosse comuni ai massacri, alle violenze su
donne e bambini, alle esecuzioni di civili, al fine di acquisire elementi utili per determinare le
azioni che la comunità internazionale vorrà intraprendere nei confronti dei responsabili”.
La proposta della SIMLA mira a sensibilizzare la comunità internazionale sull’esigenza del
supporto di professionisti qualificati in un processo delicato e complesso come quello
dell’analisi e della raccolta dei dati di postmortem in uno scenario devastante e cruento. Si tratta
di un lavoro di eccezionale rilievo perché deputato alla definizione di materiale prezioso per
contribuire a fornire alle vittime un corretto trattamento legale in seguito alla tragedia vissuta. I
medici legali italiani, una scuola qualificata e di grande rilevanza a livello mondiale, metterebbero a
disposizione le proprie competenze e la propria autorevolezza per garantire quell’oggettività di
giudizio e di analisi necessarie nell’ambito di un conflitto che viaggia anche lungo i binari
della disinformazione e della mistificazione.
“Operiamo da decenni ormai su terreni delicati e rischiosi – prosegue il prof.Introna –, dal lavoro
sul riconoscimento dei migranti morti nel Mediterraneo all’esperienza in altri teatri di guerra, fino
ai disastri naturali. Noi medici legali non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle condizioni più
avverse, consapevoli del nostro ruolo e della cura che si richiede alla nostra professione nel
trattamento di informazioni preziose e fondamentali”.
L’operazione costituirebbe un unicum nel panorama della storia della medicina legale italiana
e potrebbe tuttavia costituire l’ossatura di riferimento per l’avvio di un progetto comune a livello
europeo in termini di coordinamento di medici legali che agirebbero di concerto con le
professionalità locali nei contesti dei disastri umanitari.
“L’operatività della nostra azione – conclude il presidente Introna – consisterebbe nella
suddivisione in squadre di quattro medici per un servizio di 15 giorni. Il riconoscimento delle cause
e delle modalita’ di morte costituisce sempre il primo passo per operare nella direzione corretta nel
rispetto delle vittime, al di là che poi si possa concretizzare, come si spera, nella individuazione dei
responsabili. Augurandoci che questa tragedia si concluda al più presto, al momento consideriamo
la nostra proposta una necessità per il rispetto della memoria degli scomparsi e per dare conforto,
in termini di giustizia, a coloro che sono rimasti”.
Il progetto da coordinare sotto l’egida della Comunità europea, implica che ci sia la volontà politica
dell’Ucraina a volerlo realizzare.