
(AGENPARL) – mar 05 aprile 2022 +++++
L’analisi delle modalità attraverso cui si procede alla copertura dei posti di lavoro vacanti, cioè attraverso cui si realizza l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, ci consente di svolgere alcune considerazioni sul funzionamento dei meccanismi di allocazione nel mercato del lavoro.
1.La prima considerazione che si può fare riguarda la percentuale di utilizzo dei diversi canali attraverso cui si realizza la copertura dei posti vacanti. Possiamo fare una prima distinzione tra canali formali e canali informali. Tra i primi includiamo gli enti e le organizzazioni che abbiano come compito istituzionale quello di svolgere la funzione di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, tra i secondi includiamo tutto il resto. Sono quindi da considerarsi canali formali principalmente i Servizi Pubblici per l’Impiego, le Agenzie di lavoro interinale, le Società di ricerca e selezione del personale e Consulenti del Lavoro, le Scuole, le Università, gli Istituti di formazione e i Concorsi Pubblici; tra i canali informali troviamo principalmente le reti di amici, parenti e conoscenti, le autocandidature (invio c.v., autopresentazioni alle imprese), contatti all’interno dell’ambiente professionale lavorativo, etc.
Dall’indagine INAPP -Plus svolta nel 2021 risulta che i canali di intermediazione attraverso cui gli attuali occupati hanno trovato lavoro negli ultimi 10 anni sono stati per il 56% quelli informali, contro il 44% per i canali formali. Il 23,3% degli occupati ha trovato lavoro attraverso amici, parenti e conoscenti, seguito da un 18,2% che ha fatto ricorso a forme di autocandidature e da un 9,5 che ha trovato occupazione attraverso contatti all’interno dell’ambiente professionale e lavorativo. Nettamente inferiore l’intermediazione dei canali formali; in particolare solo il 4,1% ha trovato occupazione attraverso i Servizi Pubblici per l’Impiego, il 6,4% attraverso le Agenzie di lavoro interinale e il 10% attraverso concorsi pubblici; c’è anche un 5% attraverso Università e istituti di formazione e un 5,6% attraverso risposte agli annunci sulla stampa o on line.
Una osservazione interessante riguarda l’evoluzione storica di tale distribuzione. Il dato più evidente, rispetto a una precedente audizione dell’Istituto, è la tendenza crescente del ricorso ai canali informali tra il decennio precedente il 2011 e quello seguente. Il canale che, in termini di effettiva intermediazione, in questo lasso di tempo è cresciuto maggiormente è l’autocandidatura, passata dal 13% al 18%, probabilmente anche a causa del ruolo crescente svolto dai Social media. Tra i canali formali, invece, si registra la significativa riduzione del ruolo dei concorsi pubblici (10% dopo il 2011, sette punti percentuali in meno), chiaro effetto della riduzione del perimetro del settore pubblico e del blocco del turn-over nella PA. L’intermediazione dei Servizi pubblici (Centri per l’impiego) è rimasta su livelli costanti. Si potrebbe pensare che il mancato sviluppo della loro intermediazione sia anche dovuto al crescente ruolo, dalla legislazione loro attribuito, in merito al cosiddetto upsklilling e reskilling, piuttosto che alla funzione principale di matching diretto. Infine, si registra il ruolo crescente del ricorso a servizi privati e ai Job Center delle istituzioni scolastiche e formative, che va dal 3% al 6% dopo il 2011; il trend, in parte, può spiegarsi anche con la loro più recente istituzionalizzazione.
Canali di accesso all’occupazione negli ultimi 10 anni e prima del 2011
2. La relazione delle retribuzioni annue lorde con i canali di accesso all’occupazione consente di svolgere una seconda osservazione. Essa mostra che la retribuzione più alta (36.570 E.) si ha tra coloro che hanno trovato lavoro attraverso contatti nell’ambiente professionale lavorativo e tra coloro che sono stati assunti mediante concorsi pubblici (32.106 E.), mentre notevolmente più basso è il livello medio della retribuzione per coloro che hanno trovato lavoro attraverso amici parenti e conoscenti (23.726 E.), mentre il livello più basso in assoluto (22.805) è quello di coloro che anno trovato lavoro attraverso i Servizi Pubblici per l’Impiego. Questi dati sono indicativi del fatto che l’attività di intermediazione tra domanda e offerta da parte dei SPI si svolge nei segmenti di posizioni lavorative meno retribuite e non riesce quindi ad intercettare le occupazioni più qualificate; indicazione confermata anche dalla minore presenza di laureati tra coloro che hanno trovato lavoro attraverso i SPI (18%, la quota più bassa dopo quella degli intermediati dalle Agenzie interinali: 17%). Al contrario, la maggiore presenza di laureati si registra tra coloro che hanno trovato occupazione attraverso concorsi pubblici e attraverso Università e istituti di formazione (36%) e, a seguire, attraverso contatti nell’ambiente professionale lavorativo (26,6%). La più alta quota di laureati in assoluto si ha tra coloro che hanno utilizzato App e social networks (41,6%); ma questi rappresentano soltanto l’1,8 % degli attuali occupati.
Questi dati rivelano il perfetto incontro tra riluttanza delle imprese a comunicare posti vacanti di elevata qualità ai SPI e riluttanza delle persone più qualificate a cercare occupazione rivolgendosi ai SPI. Eppure, i servizi per l’impiego, date le caratteristiche di trasparenza e contendibilità sia dei posti di lavoro che dei lavoratori da essi intermediati, dovrebbero dare più garanzie di allocazione efficiente della forza lavoro. Il fatto che tale possibilità sia menomata da questa convergente sfiducia sui Servizi Pubblici per l’Impiego da parte di entrambi i lati del mercato del lavoro rivela l’urgenza di attuare il piano di rafforzamento dei CPI e di superare il limite del mero incremento numerico del personale con interventi radicali sul piano della chiarezza delle funzioni da svolgere, delle competenze degli addetti e della efficienza organizzativa. Un meccanismo di incentivi a favore dell’utilizzazione di questo canale di intermediazione sarebbe utile per aumentarne la diffusione.
3. Una terza osservazione concerne la relazione tra canali di accesso all’occupazione e presenza di impieghi non standard. La più alta percentuale di posizioni lavorative non standard si trova in relazione ai canali di accesso costituiti da Scuole, Università e istituti di formazione (39%) autocandidature (35%) e anche concorsi pubblici (31%).In queste categorie si ha anche una maggior presenza di laureati: appare evidente il ruolo giocato in questo campo dalla sotto-occupazione intellettuale (molto frequente nei casi di stages presso studi professionali, finte partite iva, contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione continuativa). La più bassa presenza di posizioni lavorative non standard si ha tra gli accessi attraverso i contatti in ambito professionale lavorativo (16%) e attraverso le Agenzie di lavoro interinale (24%).
Caratteristiche degli occupati per canale di intermediazione (E/anno, % e v.a.)
Reddito lordo annuoImpieghi non standardDiploma LaureaMaster e PhD OccupatiQuota su occupati1. Centri per l’impiego o servizi pubblici in generale (anche on-line) 22.805 28% 44,5% 18,0% 4,9% 358.376 4,1%
2. Agenzie di lavoro interinale23.135 24% 45,0% 17,0% 3,0% 551.786 6,4%
3. Società di ricerca e selezione del personale e Consulenti del lavoro 27.226 34% 50,0% 24,2% 10,7% 238.038 2,8%
4. Scuole, Università e Istituti di formazione 26.715 39% 33,8% 36,0% 15,4% 433.624 5,0%
5. Sindacati e organizzazioni datoriali25.030 38% 50,0% 26,7% 8,1% 82.127 0,9%
6. Lettura di offerte di lavoro sulla stampa (anche on-line) 27.180 29% 60,9% 20,5% 3,2% 500.669 5,8%
7. Attraverso contatti all’interno dell’ambiente professionale lavorativo 36.570 16% 45,0% 26,6% 8,2% 820.540 9,5%
10. Concorsi pubblici (partecipazione o domanda) 32.106 31% 37,7% 36,0% 18,5% 868.031 10,0%
11. Iniziative legate all’avvio di una attività autonoma 32.304 9% 34,2% 16,4% 5,5% 260.934 3,0%
12. Stage, tirocinio, pratica prof., scuola o formazione 28.758 29% 36,7% 44,0% 14,3% 145.489 1,7%
13. Utilizzo di APP/Social Network per la ricerca di lavoro 25.810 32% 40,7% 41,6% 11,3% 158.544 1,8%
14. Nessuno32.142 19% 45,5% 20,5% 4,1% 634.042 7,3%
4. Analizzando poi il fenomeno per dimensione d’impresa e il settore di attività economica si evidenzia la progressiva riduzione dell’incidenza dei canali informali al crescere della dimensione d’impresa. Va rimarcato che l’occupazione generata dalle piccole imprese private (1-5 e 6-10 addetti) è particolarmente ampia (40% del totale settore privato) e che queste ultime utilizzano in maniera consistente l’intermediazione informale (oltre il 60%). Il settore dei servizi è quello meno esposto all’informalità, mentre commercio, costruzioni e agricoltura impiegano oltre il 60% degli occupati con canali informali.
Caratteristiche degli occupati per canale d’intermediazione (ultimi 10 anni), dimensione azienda privata in addetti e settore economico (ateco 5), % .Dimensione aziende private, numero addetti Settore attività economica Ateco 5
1-5 6-10 11-15 16-25 26-50 51-100 +100 Agri-colturaIndustriaCostruzioniCommercio & RistorazioneSer-vizi1. Centri per l’impiego o servizi pubblici 2,6% 4,5% 2,4% 2,9% 7,0% 4,9% 3,4% 4,8% 4,7% 3,0% 4,1% 3,9%
2. Agenzie di lavoro interinale1,7% 2,7% 4,4% 5,5% 9,8% 10,3% 7,5% 2,7% 9,1% 2,9% 4,1% 3,7%
3. Soc. ricerca e selezione e Consulenti del lav. 2,4% 1,6% 1,4% 1,5% 2,9% 3,4% 3,6% 1,8% 3,3% 1,3% 3,0% 2,0%
4. Scuole, Università e Istituti di formazione 2,9% 4,2% 3,1% 3,1% 2,7% 3,7% 3,5% 1,8% 3,2% 2,7% 2,7% 5,4%
5. Sindacati e organizzazioni datoriali1,4% 1,6%,9% 3,1% 2,4% 1,2% 2,3%,8% 2,0% 3,5% 1,6% 1,5%
6. Lettura di offerte di lavoro sulla stampa 5,8% 7,5% 11,6% 8,2% 7,9% 6,5% 6,1% 2,7% 8,3% 10,3% 7,0% 5,4%
7. Contatti all’interno dell’ambiente lavorativo 7,4% 11,2% 11,2% 7,6% 8,6% 9,5% 12,6% 4,9% 10,8% 8,7% 7,0% 8,9%
8. Amici, parenti, conoscenti31,4% 31,3% 27,0% 28,6% 26,0% 22,3% 19,5% 33,0% 25,8% 32,0% 27,8% 18,2%
9. Auto candidature 10,9% 14,8% 17,0% 19,7% 17,6% 22,7% 22,4% 11,1% 17,1% 13,5% 19,1% 13,7%
10. Concorsi pubblici 2,0% 3,7% 4,5% 4,8% 2,2% 4,5% 3,6% 5,6% 2,1% 2,5% 2,2% 22,2%
11. Iniziative avvio di una attività autonoma 12,8% 3,1% 1,5% 1,0%,4%,6%,5% 8,5% 1,0% 7,5% 8,4% 2,1%
12. Stage, tirocinio, pratica prof., scuola 2,1% 1,4%,9% 1,2% 3,0% 2,8% 2,4%,7% 1,7% 1,3%,7% 2,2%
13. APP/Social Network per la ricerca di lavoro ,7% 1,1%,6% 1,8%,6% 2,2% 1,8% 2,7% 1,1%,3% 1,0% 1,1%
14. Nessuno15,8% 11,4% 13,4% 11,0% 8,9% 5,5% 10,9% 18,9% 9,8% 10,6% 11,4% 9,6%
Canali informali63,3% 61,4% 57,4% 58,7% 53,2% 57,2% 56,8% 60,3% 55,8% 61,9% 63,3% 44,1%
Quota sull’occupazione (settore privato) 24,9% 15,3% 7,6% 8,7% 11,0% 8,5% 24,0% 3,0% 14,8% 6,0% 14,0% 62,1%
5. Quanto detto fin qui riguarda la descrizione dei canali attraverso cui hanno avuto accesso al lavoro gli attuali occupati. È importante prendere in considerazione quali siano i canali cui le persone intervistate nell’indagine INAPP-PLUS in cerca di occupazione al momento dell’intervista stiano facendo ricorso nei 30 giorni precedenti l’intervista; precisamente nel periodo marzo-luglio 2021.
Le strategie di ricerca in corso mostrano, ancora una volta, il prevalente ricorso a canali di ricerca informali. Ricorrono ai servizi pubblici e privati per l’impiego soprattutto le persone più mature e con istruzione più bassa. Guardando le strategie di ricerca rispetto al livello di istruzione, i dati mostrano che il ricorso all’informalità è inversamente proporzionale al livello di educazione formale: la quota del canale Amici, parenti e conoscenti va dal 27% tra le persone che hanno un titolo medio inferiore, al 13% tra quelle con un titolo Post-Laurea. Infine, il genere non sembra pesare nelle scelte tra i diversi canali (si segnala solo una leggera propensione nel ricorso ai concorsi per le donne, a conferma di quanto già rilevato).
Canale di ricerca utilizzato negli ultimi 30 gorni dalle persone attualmente in cerca di occupazione (%)
Totale18-29
anni 30-39
anni 40-49
Anni. 50-64
anni MedieinferioriDiploma
LaureaPost
laureaMaschiFemmineCentri per l’impiego11% 7% 8% 12% 17% 13% 10% 7% 6% 10% 11%
Agenzie per il lavoro11% 9% 10% 15% 13% 12% 11% 9% 6% 11% 11%
Soc. di ricerca e cons. del lavoro 3% 3% 2% 2% 3% 2% 3% 3% 7% 3% 2%
Scuola, università, ist. Formazione 3% 5% 3% 2% 2% 3% 3% 7% 5% 4% 3%
Sindacati e org. datoriali2% 2% 3% 2% 2% 3% 2% 1% 2% 3% 2%
Offerte sui giornali16% 14% 20% 19% 14% 17% 16% 13% 13% 16% 16%
Contatti ambiente lavorativo5% 4% 5% 4% 6% 5% 4% 5% 7% 7% 3%
Amici parenti e conoscenti23% 21% 20% 22% 28% 27% 21% 15% 13% 22% 24%
Autocandidature20% 27% 21% 16% 13% 15% 24% 25% 26% 18% 22%
Concorsi pubblici4% 5% 6% 4% 1% 2% 4% 10% 12% 3% 5%
Avvio attività autonoma1% 1% 1% 1% 1% 0% 1% 1% 2% 1% 1%
Stage tirocinio pratica prof. 1% 2% 0% 0% 0% 0% 1% 3% 1% 1% 1%
100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Dall’indagine INAPP si può anche ricavare qualche dato interessante sulle proposte di lavoro ricevute dalle persone in cerca di occupazione nel periodo marzo – luglio 2021. Secondo l’indagine, le persone al momento in cerca di occupazione hanno ricevuto un’offerta di lavoro nell’11% dei casi, e in circa 4 casi su 10 pensano di accettare la proposta ricevuta. I rifiuti sono motivati per circa il 40% dei casi da proposte contrattuali inadeguate/insoddisfacenti, per il 15% da retribuzioni troppo basse, per il 19% da orario di lavoro ritenuto eccessivo rispetto alla propria disponibilità, nel 12% dei casi poiché era necessario trasferirsi e, infine, nel 12% dei casi perché l’offerta riguardava impieghi in nero o irregolari.
Fra le tante criticità del mercato del lavoro la transizione scuola-lavoro è una delle più gravi. I giovani segnalano le seguenti difficoltà (risposte multiple): non ci sono servizi di inserimento adeguati (42%), offerte contrattuali scadenti o brevi (52%), impreparazione o inadeguatezza per il lavoro (33%), sotto-inquadramento o mansioni modeste (37%).
Tra i motivi più generali di mismatch si segnalano (risposte multiple): i lavori disponibili richiedono una formazione inferiore a quella che possiede (23%), i lavori disponibili richiedono una formazione superiore alla sua (55%), è necessario trasferirsi (50%), mancanza d’esperienza (50%), è stato penalizzato dall’età (57%), è stato penalizzato dal genere (27%), offerte economiche non soddisfacenti (53%), offerte contrattuali non soddisfacenti (56%), mancanza di offerte di lavoro con orario flessibile o part time (44%), servizi di informazione carenti (40%) e, infine, caratteristiche culturali, tratti somatici particolari, usanze e abbigliamento non tradizionale.
6. Breve conclusione: I dati Inapp mostrano la grande rilevanza dei canali di ricerca informali nel mercato del lavoro italiano, sia quando si osserva l’incidenza sull’occupazione totale, sia quando si analizzano le scelte delle persone in cerca di occupazione. Peraltro, il fenomeno nel corso degli anni è andato aumentando e l’intermediazione digitale (l’utilizzo dei Social-Media) potrebbe ulteriormente amplificarne l’utilizzo. Questa caratteristica nel nostro paese è alimentata anche dalla struttura produttiva, che registra una quantità rilevante dell’occupazione in imprese di dimensioni piccole e piccolissime che utilizzano in maniera massiccia l’intermediazione informale. Le persone più esposte all’informale hanno retribuzioni basse e modesti livelli scolastici, mentre i più giovani (coloro hanno trovato una occupazione negli ultimi 10 anni) hanno fatto ingresso in un mercato del lavoro caratterizzato complessivamente da una più bassa qualità dell’occupazione. Per un miglioramento complessivo del funzionamento del mercato del lavoro i Centri per l’Impiego devono essere “potenziati” non soltanto “in sé”, ma nella loro interconnessione con i servizi dell’orientamento, con i servizi formativi, con gli altri organismi operanti nell’intermediazione tra domanda e offerta e con tutti gli altri strumenti e soggetti delle politiche del lavoro.