
(AGENPARL) – Roma, giovedì 01 Aprile 2021 – Ci sono due categorie di giornalisti, quelli che traducono, copiano, incollano inchieste e articoli, ed aggiungono fake news e quelli che scrivono inchieste serie. Quando si vuole creare il caso a tutti i costi.
Un settimanale on line italiano traducendo dalla rivista on line francese Mediapart, un’ inchiesta pubblicata nel luglio 2020 , “sulla presenza all’interno di corpi delle forze armate di alcuni soldati che sarebbero simpatizzanti dell’ideologia nazista e che fanno carriera nell’esercito francese” sta facendo discutere.
Il Ministero della Difesa francese interpellato dai cronisti, dopo accertamenti avrebbe precisato che “questi comportamenti condannabili sono una questione di deriva individuale”, e che i militari coinvolti nell’ inchiesta, non sarebbero 50 ma molti di meno. Lo stesso documento è stato ripubblicato a marzo 2021 su un altro quotidiano francese ed infine ripreso forse con “qualche aggiunta” da un settimanale on line italiano. In precedenza anche in Germania la rivista on line francese aveva segnalato le stesse cose un anno fa, quando venne pubblicata un’indagine interna dell’esercito tedesco. Del caso si è occupato in Italia, anche l’Osservatorio sul Fascismo a Roma. La notizia è che, in seguito alle segnalazioni il Ministro della Difesa tedesco avrebbe avviato il parziale scioglimento e la completa riforma delle forze speciali KSK (Kommando Spezialkräfte).
Queste sono le notizie riportate dal giornalista nella prima parte dell’articolo tradotto dal settimanale italiano. Fin qui tutto regolare.
Nella seconda parte il settimanale on line italiano, comincia ad elencare dei casi, descrivendo vari individui senza far comprendere al lettore, se queste persone siano soggetti o meno di indagine. Il documento è un po’ ambiguo.
Non è chiaro se gli uomini di cui si parla siano realmente tutti militari, se questi sono in servizio o in congedo; in una nota stampa del Ministero dalla Difesa francese, si dichiara che l’anno scorso c’erano alcuni militari in servizio che avevano postato delle foto, altri uomini avevano da tempo lasciato l’esercito, e uno o due di questi uomini risultavano sconosciuti ; insomma c’è molta confusione.
Nell’ articolo in questione, si descrivono però con precisione, caratteristiche fisiche degli individui citati, si pubblicano i nomi per intero (reali?) e iniziali di cognomi; nelle foto descritte e non riportate nell’ articolo, si fa menzione di tatuaggi che riprodurrebbero simboli nazisti ed il saluto fascista o romano.
Il giornalista del settimanale on line italiano si limita a descrivere persone. Nell’ inchiesta originaria invece ci sono foto a corredare l’articolo; ad un certo punto il giornalista afferma che il social network Instagram sia stato fondamentale e primaria fonte di ricerca per scovare i neonazisti, poi afferma che dopo le indagini dei cronisti, i propri profili sono stati chiusi al pubblico o soppressi. Nell’ articolo si dichiara che: “ l’indagine, è condotta essenzialmente utilizzando fonti aperte (cioè consultando le pubblicazioni sui social network accessibili a tutti) con i mezzi di un giornale e non quelli dello Stato, non può essere esaustiva”.
Lecito e meritevole realizzare un’inchiesta.
Le fonti citate dal giornalista dalla testata italiana citate sono certe e attendibili ed inequivocabili?
Il motivo per cui viene da porre il quesito è, che, ad un certo punto, leggendo l’articolo di questo settimanale, salta all’ occhio un nome italiano Danilo P. un Legionario francese dal nome Danilo P. in questi ultimi giorni è sorta una polemica su questo caso. Chi è Danilo P? L’articolo dice questo:
“Il legionario Danilo P. ama postare foto su Instagram mostrando i suoi tatuaggi inequivocabili: sullo stomaco, una croce celtica; sulla spalla, lo slogan “White Pride”; tra le scapole, un’aquila che sormonta un sole nero. Popolare tra i neonazisti, specialmente tra quelli con un’inclinazione mistica ed esoterica, il sole nero era presente sulla copertina del manifesto di Brenton Tarrant, il terrorista australiano che ha ucciso 51 persone in due moschee a Christchurch, Nuova Zelanda. “Il sole nero, composto dalle dodici lettere “Sig” dell’alfabeto runico, le stesse lettere che formano l’emblema delle SS, è stato in particolare raffigurato sul pavimento di marmo del castello di Wewelsburg in Germania, acquistato da Heinrich Himmler nel 1934 come centro di sviluppo delle teorie razziali naziste e come sito cerimoniale delle SS, che egli guidava.”
“Non è solo sul suo corpo che Danilo mostra il suo fascino. Nell’ appartamento dell’uomo che ha appena lasciato la Legione, una tazza e un piattino con la parola “SS” stanno accanto a una figurina di Benito Mussolini e una bottiglia di birra con l’effigie di Adolf Hitler…”
“Contattato, Danilo P., dopo essere stato informato delle nostre domande, ci ha informato che non “desidera rispondere” e ci ha “proibito” di diffondere le sue foto.”
Un certo Danilo Pagliaro l’ho conosciuto, è un ex soldato ed uno scrittore discretamente conosciuto in Italia”. Faccio un’indagine e l’unico Danilo P. che ho trovato sui Instagram e Fb è proprio Danilo Pagliaro scrittore, e soldato della Legione Straniera Francese, ben noto negli ambienti militari e civili, e che ha presentato i suoi libri in numerose occasioni, in manifestazioni pubbliche, svolte in Italia dal 2016 ad oggi.
Danilo Pagliaro, ha effettivamente lasciato da poco la Legione dopo 25 anni di servizio per andare in pensione, è tatuato anche se come affermano numerosi testimoni, ha un solo tatuaggio sul braccio e non rappresenta simboli neonazisti. Su una delle foto pubblicate sui profili social, tiene un boccale di birra in mano, ma non si vede nessun simbolo esoterico. Danilo Pagliaro edotto del caso, ha dichiarato pubblicamente, di non essere mai stato contattato da nessun giornalista in merito a tale vicenda, è estraneo all’inchiesta ed intende sporgere denuncia, richiedendo che vengano condotte indagini sul caso.
La conclusione dovrebbe essere palese, Danilo Pagliaro e Danilo P. non sono la stessa persona, malgrado molti particolari in comune, il primo è un personaggio pubblico, un uomo stimato, che non ha mai fatto affermazioni o gesti che lo qualificassero come appartenente ad una certa area, l’altro chi è? C’è un altro? Un profilo falso creato in precedenza da chi?
Le cose sono due: o c’è un errore grossolano compiuto dal giornalista professionista, o c’è chi cavalca la strategia dell’equivoco che fa comodo a certi ambienti, creando un caso che sollevi scalpore.
Un vero giornalista dovrebbe raccontare la verità dei fatti in modo imparziale evitando confusioni ed equivoci. La questione è grave, si è volutamente creato un equivoco per inventare IL CASO, usando una descrizione ambigua e poco dettagliata di una persona, per attribuirgli appartenenze ideologiche non sue.
Il cronista fa finta di non sapere che la persona citata nell’ articolo è un’altra, e non si sforza di fare nessuna precisazione eppure è un direttore di un settimanale, uno che nel suo curriculum scrive: professionista . Il giornalista negligente ha creato il “bersaglio umano da colpire”, lo ha messo alla pubblica gogna, e lo ha danneggiato. Attribuire un comportamento che costituisce reato a qualcuno, senza avere una documentazione o prove reali in mano, denota negligenza ed imperizia, e se lo ha fatto per un suo credo politico o ideologico è in mala fede, esattamente al pare dei neonazisti che cita! La deriva morale che stà subendo il giornalismo italiano espone tutta la categoria al pubblico scherno. I giornalisti seri non affermano, ma studiano indagano, acquisiscono fonti prove, documenti e solo dopo accurate indagini decidono di pubblicare.
Il caso di Danilo Pagliaro, a sua volta scrittore e soldato, è un esempio, fra molti di pessima cronaca quello che la gente chiama giornalismo spazzatura. Gli utenti non sono stupidi, ma stanchi delle notizie date con approssimazione, irritati dagli equivoci e disgustati dalle bugie.
La situazione che si è venuta a creare per colpa dell’atteggiamento di certi individui porta ad attirarci da parte della gente, scherno e cattivi giudizi. L’onestà intellettuale tanto sbandierata da alcuni è solo un mero principio, che se non applicato è sterile. In Italia oramai i giornalisti offendono altri giornalisti, perché non seguono lo stesso gregge. Esistono i giornalisti ricchi e pasciuti e giornalisti disprezzati, considerati di seconda categoria, che magari a differenza loro, scrivono per poco, ma dicono il vero, senza cercare per forza di voler “essere primi” a tutti i costi, inventando storie per compiacere la politica o il potente di turno, verso il quale si pongono come servi sciocchi.
La vanagloria e la scorrettezza di pochi deliranti individui, sta distruggendo la nostra professione. E’ giunto il momento per chi ama questa nobile professione, di sollevare una “nuova questione morale sul giornalismo” senza necessariamente scrivere compendi che nessuno legge o blaterare fiumi di parole che nessuno ascolta.
Il giornalismo in Italia va riformato, va rifondato con altra mentalità ma per farlo abbiamo bisogno di gente coraggiosa, e questo va fatto prima che la gente ci sommerga di spazzatura!