
(AGENPARL) – Roma, 06 gen 2020 – Caro Direttore, il Recovery Plan è davvero un’occasione irripetibile. Grazie all’Europa disporremo di 209 miliardi, dei quali 82 di sovvenzioni a fondo perduto, per la ricostruzione post-covid: siamo di fronte al Piano Marshall del XXI secolo.
Non è dato sapere come intenda utilizzarli il governo Conte, ammesso che il suo percorso continui, ma è lecito pensare che la strada scelta sia quella della spesa dispersiva e orientata al consenso. Noi ne proponiamo un’altra, opposta: quella di un grande progetto di rilancio del nostro Paese, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.
Il nostro piano si fonda su tre grandi riforme strutturali e propedeutiche al resto: riforma della pubblica amministrazione, riforma del fisco, riforma della giustizia.
Senza uscire dall’oppressione fiscale, dall’oppressione burocratica, dall’oppressione giudiziaria l’Italia non potrà mai proiettarsi davvero verso la modernità. La sfida del Recovery è quella di coniugare riforme oramai improcrastinabili come pre-condizione dalla quale far discendere i progetti da finanziare con le risorse a disposizione. È necessario un cambio di paradigma nel rapporto fra pubblico e privato, basato sulle centralità della persona soggetto di diritti e di beni che lo Stato può sottrarre solo con limiti rigidi e per ragioni di stretta necessità.
Da qui l’urgenza di una riforma della pubblica amministrazione, basata sulla semplificazione in materia di appalti e di regimi autorizzativi, sulla digitalizzazione, sul risarcimento dei ritardi nei pagamenti.
Da qui anche la necessità di una rivoluzione fiscale, che da una parte mette alle spalle il sistema passato, attraverso la pace fiscale fra Stato e imprese, dall’altro mette in cantiere il sistema futuro. Per futuro intendiamo uno dei punti identitari contenuti nel nostro programma e cioè il passaggio dalle aliquote attuali a un’unica aliquota (la flat tax) per rilanciare il Paese.
Da qui, inoltre, il grande tema della giustizia. Abbiamo parlato tante volte del tema delle garanzie per il cittadino e della disparità di condizioni fra accusa e difesa. È evidente che l’inefficienza del sistema giudiziario, oltre ad essere in sede civile un grave danno soprattutto per le imprese, riduce anche la possibilità in sede penale di ottenere giustizia equa in tempi ragionevoli. Il rafforzamento dell’organico dei magistrati togati, la crescita dell’informatizzazione, gli investimenti funzionali alla creazione di sezioni specializzate sono condizioni essenziali per avere una giustizia più efficiente, più rapida e quindi più equa.
Naturalmente non tutti questi interventi potranno riferirsi direttamente al Recovery Fund, che ha dei limiti di impiego ben definiti dall’Europa, ma fanno parte di un’idea complessiva sul futuro dell’Italia. E per essere in grado di non perdere un solo centesimo nel rigoroso rispetto del cronoprogramma imposto dall’Ue proponiamo una forte «governance attuativa»: un meccanismo di vigilanza sui progetti con l’immediato subentro dell’autorità centrale in caso di ritardi.
La nostra idea di futuro è rivolta come è logico soprattutto ai giovani, che sono il fil rouge che tiene insieme le nostre proposte. Quindi essenziali sono gli investimenti sulla formazione professionale, gli interventi per il lavoro con la introduzione dei voucher; il sostegno all’occupazione femminile e giovanile sia nel settore delle attività innovative e tecnologiche, sia nelle attività più tradizionali; incentivi fiscali e contributivi per le nuove assunzioni.
Ancora, non c’è futuro senza natalità. L’Italia è in profonda crisi demografica: ne deriva il crollo del sistema previdenziale, del welfare, dei consumi, del sistema sanitario nazionale. Abbiamo pensato ad un piano di almeno 30 miliardi per rilanciare la natalità. Poi ovviamente la scuola, statale e paritaria, che è il luogo decisivo del nostro futuro, e la formazione come accompagnamento verso il lavoro e la realizzazione dell’individuo. Largo spazio trova nel nostro progetto l’impresa, per quella che definiamo la “nuova rivoluzione industriale” del terzo millennio, prevedendo grandi investimenti in ricerca e sviluppo, facilitando il rafforzamento patrimoniale e l’accesso al credito, rilanciando la siderurgia, sostenendo l’automotive e la mobilità green, puntando sulle opportunità che derivano dalla cosiddetta «economia dello Spazio».
Poniamo un grande accento sulla sostenibilità ambientale. Essa non è in contrasto con un modello di sviluppo armonico, che comprenda innanzitutto un coraggioso e ambizioso piano infrastrutture (con la centralità del Ponte sullo Stretto di Messina), un piano edilizia e periferie, oltre a un piano casa, ma anche una scelta senza esitazioni per l’economia circolare in ogni ambito di possibile applicazione. A questo è strettamente legato un grande impegno per l’agroalimentare e per il turismo. Infine, ma non ultimo, il terzo settore, il cui straordinario valore sociale non deve farci dimenticare la grande rilevanza economica e occupazionale delle imprese che vi operano. Le nostre proposte sono sul tavolo, grazie al grande lavoro di Antonio Tajani, dei dipartimenti coordinati da Giorgio Mulè, dei gruppi parlamentari e dei loro responsabili. Ora attendiamo che gli altri, a partire dal governo e dalle forze di maggioranza, facciano la loro parte. L’importante è che lo facciano in fretta, mettendo da parte le tattiche di sopravvivenza politica. L’Italia e l’Europa non possono aspettare.