
Great Reset: l’Unione europea trama per rafforzare i “legami transatlantici” con Joe Biden. Il ruolo dell’Agenda Verde
(AGENPARL) – Roma, 11 dicembre 2020 – L’Unione europea sta cercando dei modi per ripristinare i legami transatlantici, dopo il periodo isolazionista di Trump, con gli Stati Uniti, partendo dal presupposto che l’ex vicepresidente di mentalità globalista Joe Biden venga eletto alla Casa Bianca.
Gli eurocrati si sono incontrati lunedì a Bruxelles per discutere le strategie per lavorare con un’eventuale presidenza Biden, su questioni relative all’agenda verde «Build Back Better» e la pandemia cinese.
«Con l’elezione di Joe Biden, come nuovo presidente americano, ci sono molte grandi opportunità che noi come Europa vogliamo cogliere», ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.
Il presidente della riunione, il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha dichiarato all’Associated Press che l’obiettivo del raduno era quello di stabilire «un nuovo inizio riveduto e corretto del nostro impegno con gli Stati Uniti».
In un documento pubblicato la scorsa settimana, intitolato «Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale», la Commissione UE ha affermato che cercherà di «rafforzare e riformare l’Organizzazione mondiale della sanità» con Biden.
Come è noto, all’inizio di quest’anno, il presidente Trump ha tolto gli Stati Uniti dall’organismo delle Nazioni Unite a causa delle forti preoccupazione che l’OMS fosse compromessa con i suoi stretti legami con il Partito comunista cinese.
«L’UE vuole lavorare con gli Stati Uniti per garantire finanziamenti per lo sviluppo e un’equa distribuzione globale di vaccini, test e trattamenti, sviluppare capacità congiunte di preparazione e di risposta, facilitare il commercio di beni medici essenziali e rafforzare e riformare l’Organizzazione mondiale della sanità» ha riferito la Commissione.
Ci sono anche speranze nell’UE che una presidenza a guida Biden vedrebbe gli Stati Uniti rientrare negli accordi di Parigi sul clima, mantenendo così una promessa elettorale.
Facendo eco al linguaggio dei sostenitori del Grande Reset, l’UE ha chiesto la creazione di una «agenda verde transatlantica».
Il blocco continentale del potere ha affermato che mentre il coronavirus cinese continua a porre «sfide significative», le questioni del «cambiamento climatico e della perdita di biodiversità rimangono le sfide principali del nostro tempo».
Il piano vedrebbe gli Stati Uniti insieme ai paesi europei impegnarsi a ridurre le emissioni nette entro il 2050, oltre a massicci investimenti nella cosiddetta energia verde.
L’UE ha inoltre affermato che il blocco e gli Stati Uniti condividono un «interesse fondamentale» nella promozione della democrazia in tutto il mondo e nel rispetto dei diritti umani. Tuttavia, il documento non indicava la Cina, che è uno dei più eclatanti trasgressori dei diritti umani al mondo, nonché uno dei meno democratici.
La scorsa settimana, i dati di Eurostat hanno rivelato che in mezzo alla pandemia globale causata dai fallimenti dello Stato cinese, la nazione comunista ha superato gli Stati Uniti come principale partner commerciale dell’UE.
Durante i primi nove mesi di quest’anno, tra la Cina e l’Unione Europea sono stati scambiati 425,5 miliardi di euro (514 miliardi di dollari), circa 13 miliardi di euro in più rispetto a quelli scambiati con gli Stati Uniti.
Parlando in vista delle elezioni presidenziali di novembre, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso l’UE e consigliere per la campagna di Biden, Anthony Gardner, ha affermato che, se eletto, Biden annuncerebbe una«dichiarazione di sostegno all’Unione europea».
«Se Biden viene eletto, credo presto, forse il primo giorno, [ci sarà] una dichiarazione di sostegno all’Unione europea, di sostegno all’integrazione europea, di sostegno a favore della NATO, fulcro dell’alleanza transatlantica, che è stata indebolita a causa delle politiche di questa amministrazione», ha detto Gardner
In netto contrasto con Joe Biden, il presidente Trump è stato spesso in contrasto con gli eurocrati globalisti, in particolare per il fallimento di molti paesi europei della NATO – leggasi Germania – nel pagare la loro giusta quota della spesa per la difesa.
Gli ultimi dati dell’alleanza militare hanno mostrato che la Germania ha speso solo l’ 1,38% del PIL per la difesa nel 2019, molto al di sotto del 2% richiesto che la più grande economia europea si era impegnata a raggiungere nel 2014.
La pressione del presidente Trump è stata tuttavia accreditata dal segretario generale dell’alleanza Jens Stoltenberg, che nel 2019 ha affermato che il ” messaggio chiaro ” di Trump ha contribuito a garantire 100 miliardi di dollari in più di investimenti dai membri della NATO.
In sostanza l’agenda verde è uno dei tanti ‘mezzi’ a disposizione del Great Reset. E uno dei pochi leader politici a capirlo è stato proprio il presidente degli USA Donald Trump.
In un video della Casa Bianca trasmesso durante il vertice del Gruppo dei 20, ospitato dall’Arabia Saudita, ha detto chiaramente che l’accordo di Parigi sul clima «non è stato progettato per salvare l’ambiente». È stato progettato per uccidere l’economia.
Se gli Stati Uniti avessero firmato, avrebbero ceduto un enorme vantaggio competitivo ad economie come India e Cina ma soprattutto senza alcuno scopo utile, per non parlare del fatto che come ha calcolato una volta Bjorn Lomborg (ambientalista e accademico danese, noto per le posizioni scettiche sul problema del riscaldamento globale, da lui espresse nel 1998), anche se ogni paese del mondo rispettasse gli obiettivi di riduzione del carbonio concordati a Parigi, lo scenario migliore è che si potrebbe ridurre il riscaldamento globale entro la fine del secolo di 0,170 gradi C. È una differenza così piccola che sarà appena misurabile e certamente non percettibile, con un costo per l’economia globale che si aggirerebbe attorno ai 1,5 trilioni di dollari all’anno.
Eppure Joe Biden – nel caso in cui diventasse presidente – ha promesso che trascinerà di nuovo gli Stati Uniti in questo accordo frivolo, distruttivo e incredibilmente costoso.
La domanda a questo punto è «perché?».
Proviamo a rispondere.
Nel Regno Unito, l’amministrazione «conservatrice (?)»di Boris Johnson ha decretato che le auto diesel e a benzina devono essere gradualmente eliminate dal 2030, come parte di un piano stilato in 10 punti per una «rivoluzione industriale verde» che include più parchi eolici, più «finanza verde», più soldi spesi per i trasporti pubblici e le piste ciclabili, più «investimenti» in tecnologie finora altamente infruttuose come la «cattura del carbonio».
E queste sarebbero le politiche conservatrici?
Va sottolineato che parte della classe operaia hanno votato per i conservatori nel 2019, molti dei quali è stata la prima volta.
La domanda che sorge spontanea è: ma erano consapevoli che Johnson avrebbe aumentato le bollette del riscaldamento o addirittura avrebbe confiscato le loro auto a benzina, costringendoli a comprare quelle elettriche che non avrebbero mai potuto permettersi a causa dell’alto costo?
Suona male. E’ una nuova ricetta per una rinascita economica: tasse più alte, più sussidi governativi, dopo il crollo causato dalle politiche di blocco draconiane del governo UK?.
Se hai risposto “sì” a una di queste domande, allora entra immediatamente in un autosalone e compra un’ auto elettrica a buon prezzo, sempre se la trovi.
Come Matt Ridley argomenta in modo convincente qui , ci potrebbe essere un modo più efficace di uccidere il futuro post-Brexit della Gran Bretagna che è quello di attuare la rivoluzione verde di Boris Johnson.
«La mia paura è che realizzando il piano in 10 punti promesso da Boris, paralizzeremo la nostra economia , rovineremo i nostri paesaggi anche quelli marini, e poi a metà del 2030 arriveranno reattori a fusione economici, piccoli e sicuri. L’industria eolica offshore, ormai così piena di sussidi che possono permettersi di esercitare pressioni su politici e giornalisti ancor più di quanto non facciano oggi, si succhierà i denti e dirà: “no, no, no – ignorate la folla fusion. Siamo sul punto di risolvere il problema dell’affidabilità e non preoccuparti, il costo alla fine scenderà. Promesso!»
«Boris, questa non è la strada per la terra promessa, specialmente quando il Governo prende in prestito 300 miliardi di sterline a causa del covid. L’elettricità ad alto costo impedirà al Regno Unito di avere successo con la Brexit. Ci farà fallire nel breve periodo, ci renderà meno competitivi nel lungo periodo e comunque non taglierà molto le emissioni».
Una teoria che circola vuole che tutto dipenda dall’influenza della fidanzata attivista verde di Boris, Carrie Symonds, del suo potente amico alla Camera dei Lord Zac Goldsmith , e dal Cancelliere del Ducato di Lancaster, Michael Gove, che è stato memorabilmente raffigurato l’anno scorso con un un gruppo di colleghi parlamentari ecologisti che sbavano attorno a Greta Thunberg.
Ma questa è un’altra storia.
La realtà è molto più sinistra e globale di così.
Non è solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito che si sta abbracciando l’agenda verde.
Sta accadendo in tutta Europa e in tutto il mondo, dall’Australia al Canada.
In termini di salvaguardia dell’ambiente non ha senso neanche quello di offrire un mondo migliore agli elettori: significherà solo più restrizioni, tasse più alte, bollette energetiche più alte, meno viaggi all’estero, meno libertà e così via.
Quello che bisogna capire è che la presunta «crisi climatica» di cui abbiamo sentito parlare fino alla nausea almeno dal Vertice della Terra di Rio del 1992 era in realtà solo un pretesto per il tipo di presa di potere globalista ora condotta dai nostri governi al passo con la The Great Reset del World Economic Forum e l’Agenda 2030 parallela delle Nazioni Unite (un aggiornamento della sua famigerata Agenda 21).
Il riscaldamento globale provocato dall’uomo non è mai stato una minaccia plausibile esistente solo nelle proiezioni modellate al computer di scienziati (attivisti di parte). E sappiamo tutto su di loro, e potrebbe saperlo bene il “Professor Lockdown” alias Neil Ferguson.
Per decenni, è stato un utile pretesto per un’azione concertata da parte dei governi di tutto il mondo, sotto gli auspici di organizzazioni come le Nazioni Unite e i suoi vari vertici sul clima della COP, per aumentare artificialmente i prezzi dell’energia e aumentare le norme e i regolamenti statali, e arricchire quindi gli amici lobbisti, con la scusa che tutto è stato fatto per salvare il pianeta….
Ma qual è l’obiettivo finale di questi globalisti? E perché l’ambientalismo è una parte così fondamentale del loro piano?
Per questo bisognerà aspettare i prossimi articoli, quando si pubblicherà lo studio di questo fenomeno da quando è iniziato nei primi anni Settanta.
Sfortunatamente, i pazzi che sostengono questo Great Reset sono fin troppo seri.
Hanno i soldi, hanno il potere e hanno dalla loro parte i MMS.
Hanno solo bisogno di un po’ più di tempo per realizzare la loro ‘creatura’ sinistra…
A meno che, ovviamente, non ci informiamo su cosa stanno facendo e prendiamo misure preventive prima che sia troppo tardi.
Comunque bisogna avere fiducia. Lentamente le persone si stanno svegliando….
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