
Sono stati tratti in arresto a Buenos Aires dal locale Interpol, dalla Polizia Federale e
dalla Gendarmeria Nacianal argentini, coordinati dalla locale Procunar:
– Ferdinando SARAGO’, nato a Rosarno (RC) il 12.05.1941, corriere e uomo di
fiducia della ‘Ndrangheta che faceva la spola tra il Sudamerica e la Calabria: a lui
si rivolgevano le cosche per le varie necessità operative e per il trasporto di
documenti segreti. Ha incontrato in Argentina Carmelo AGLIOTI (uno dei 45
soggetti arrestati a novembre) in occasione di un viaggio finalizzato alla
risoluzione di una mancata importazione di droga per conto delle famiglie
PESCE e BELLOCCO;
– Giovanni DI PIETRO, nato a Roma il 24.06.1956, alias Massimo PERTINI,
residente a Buenos Aires, costituiva il front office fra le cosche italiane e i fornitori
sudamericani di droga, occupandosi anche direttamente dell’esportazione delle
sostanze stupefacenti. Da un’intercettazione è risultato che abbia informato lo
stesso AGLIOTI di un’indagine a suo carico dell’Autorità giudiziaria argentina.
Aveva partecipato, nel 1978, al rapimento ad Acireale di Franz Trovato, figlio di un
industriale locale, terminato poi con la tragica uccisione del ragazzo dopo ventuno
giorni di prigionia a bastonate e con quattro colpi di pistola mentre tentava di
fuggire. Nel settembre del 1979 Di Pietro viene arrestato in Argentina per rapina,
furto e falsificazione di documenti. La polizia gli sequestrò una serie di documenti
che tiravano in ballo il suo coinvolgimento nella terribile storia di Franz Trovato. Di
Pietro non agì da solo, anche se ammise all’Interpol che lo bloccò una seconda
volta nel 1990 a Buenos Aires, di esser stato uno dei promotori della banda
composta da dieci persone che ideò il sequestro. Quelle persone furono tutte
individuate e arrestate. Il 10 maggio 1979 arrivò la sentenza di condanna,
confermata in appello il 6 maggio 1981 e resa definitiva dalla Cassazione che il 28
gennaio 1981 respinse il ricorso degli imputati. Due di loro furono condannati
all’ergastolo, gli altri a pene pesantissime. Tra di loro c’era Di Pietro, dichiarato
colpevole in contumacia. Una volta condannato, però, la sentenza non gli è stata
notificata mai. Giovanni Di Pietro ha atteso che il tempo passasse a Buenos Aires.
Sono decorsi i 30 anni entro i quali la condanna doveva essere messa in
esecuzione.
– Fabio POMPETTI, nato in Argentina il 12.09.1966, era un interlocutore
privilegiato dello stesso AGLIOTI e di Francesco MORANO, detto Gianfranco,
anch’egli arrestato nell’operazione del novembre 2019, perchè problem
solving man: grazie alla sua rete di relazioni in loco e alle sue indicazioni
venivano aggirati i sistemi antiriciclaggio e venivano elusi i controlli
doganali. Per anni è stato il portavoce dei fornitori sudamericani nei confronti
della ‘Ndrangheta.
Con la colllaborazione dell’OCN Interpol di San José in Costa Rica è stato arrestato a
Jaco’ D’Agapiti Franco nato a Velletri il 21/04/1946 compropietario dell’Hotel Casino
Amapola di San Josè de Costa Rica che si era stabilito nel paese sudamericano e
fungeva da punto di riferimento per gli esponenti della cosca. Il suo ruolo era quello di
agevolare l’ingresso di cocaina in Italia, mettendo a frutto da oltreoceano la fitta rete di
contatti e conoscenze e offrendo ospitalità e appoggio logistico agli ‘ndranghetisti,
grazie alla disponibilità della struttura alberghiera di sua proprietà.
Tratto in arresto in Albania Bujar SEJDINAJ, nato lì il 29.03.1959, detto “lo zio”,
avamposto della ‘Ndrangheta in quell’area balcanica, ed in particolare della ‘Ndrina
“Bellocco”, tratto in arresto a Tirana dal locale Inteerpol e dalla Polizia di Stato
albanese. Ha partecipato insieme ad altri all’organizzazione dell’acquisto in Spagna di
circa 20 kg di cocaina.
I cinque latitanti catturati seguono l’arresto di Adrian CEKINI, nato in Albania il
17.03.1972 avvenuto ad Elbasan in Albania già il 26 maggio scorso, anch’egli resosi
irreperibile a seguito dell’operazione Magma 2007.
L’operazione di oggi, coordinata con il Segretariato Generale dell’OIPC-INTERPOL, le
forze di polizia dell’Argentina, dell’Albania e del Costa Rica, testimonia come
l’approccio globale alla ‘Ndrangheta, realizzato attraverso il progetto I–CAN e la
cooperazione internazionale di polizia, sia la strada maestra per combattere una
minaccia che in modo silente ha inquinato l’economia di oltre 30 Paesi del mondo e
che va contrastata attraverso una potente azione di rete. (News&Com)